Il faggio degli stavoli Palas
Approfittando delle giornati miti che questa metà febbraio ci sta regalando abbiamo compiuto un'escursione di mezza giornata alla scoperta del mondo degli stavoli sopra Alesso. La sentieristica era un tempo fitta, bisogna immaginare la zona, fino agli anni 50 e oltre, sfalciata e curata dalla popolazione che in quota portava a pascolare gli animali appoggiandosi ai numerosissimi stavoli.
Col terremoto del '76 gli stavoli, già abbandonati, hanno avuto il colpo di grazia e si sa, caduto il tetto il resto segue presto. Ora in qualche punto si stenta a riconoscere la traccia in quanto i noccioli e la sterpaglia stanno avendo il sopravvento. Ma noi avevamo il nostro asso della manica: la guida d'eccezione Luigi Stefanutti, una miniera di informazioni sulla vita dei tempi che furono e divulgatore generoso di testimonianze, nato e cresciuto ad Alesso: Ha scritto sulla storia degli stavoli e conosce praticamente ogni metro della zona.
Siamo passati quindi per stavoli Pradas, dalla cucina economica corrosa dalla ruggine, salendo poi a Garmoran e più in alto Palas. Tutti diroccati, avevano diverse cisterne per la raccolta dell'acqua di cui ogni proprietario era geloso.
Il faggio monumentale davanti agli stavoli Palas (un faggio sicuramente ultracentenario che misura oltre 4,5 di diametro) purtroppo due anni fa è stato abbattuto dal vento. Presenta ora un moncone enorme dal legno corroso ed esausto. Il resto del fusto invade completamente il vialetto di collegamento tra uno stavolo e l'altro.
Estese colonie di funghi rivestono le superfici legnose.
Col terremoto del '76 gli stavoli, già abbandonati, hanno avuto il colpo di grazia e si sa, caduto il tetto il resto segue presto. Ora in qualche punto si stenta a riconoscere la traccia in quanto i noccioli e la sterpaglia stanno avendo il sopravvento. Ma noi avevamo il nostro asso della manica: la guida d'eccezione Luigi Stefanutti, una miniera di informazioni sulla vita dei tempi che furono e divulgatore generoso di testimonianze, nato e cresciuto ad Alesso: Ha scritto sulla storia degli stavoli e conosce praticamente ogni metro della zona.
Stavoli Pradas |
Siamo passati quindi per stavoli Pradas, dalla cucina economica corrosa dalla ruggine, salendo poi a Garmoran e più in alto Palas. Tutti diroccati, avevano diverse cisterne per la raccolta dell'acqua di cui ogni proprietario era geloso.
lI faggio secolare abbattuto dal vento |
Il faggio monumentale davanti agli stavoli Palas (un faggio sicuramente ultracentenario che misura oltre 4,5 di diametro) purtroppo due anni fa è stato abbattuto dal vento. Presenta ora un moncone enorme dal legno corroso ed esausto. Il resto del fusto invade completamente il vialetto di collegamento tra uno stavolo e l'altro.
Estese colonie di funghi rivestono le superfici legnose.
Per la discesa ci siamo fatti guidare verso lo stavolo Folchiar, lungo il pendio est della cima Sompalis.
Percorso ripidissimo. Durante il periodo di necessità nella seconda guerra mondiale c'era un capofamiglia che lo percorreva in salita col fieno per gli animali sulle spalle fino agli stavoli Palas. Ah, non è tutto. Era inverno e con gli scarpes sarebbe scivolato. Creati dei tappi sulla neve dura, effettuava la salita con i calzettoni.
Lago di Cavazzo dalle pendici del Folchiar |
Percorso ripidissimo. Durante il periodo di necessità nella seconda guerra mondiale c'era un capofamiglia che lo percorreva in salita col fieno per gli animali sulle spalle fino agli stavoli Palas. Ah, non è tutto. Era inverno e con gli scarpes sarebbe scivolato. Creati dei tappi sulla neve dura, effettuava la salita con i calzettoni.
Ringrazio per l'iniziativa e auguro buone escursioni nelle vostre zone, nelle quali come avete visto sono stata di recente... Mandi
RispondiEliminaSandra