"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

domenica 31 agosto 2014

Avasinis, bilanci lusinghieri per la festa

In 50 mila ad Avasinis per la festa del mirtillo


Messaggero Veneto, 30 agosto 2014

TRASAGHIS. Crisi e maltempo colpiscono l’attività turistica montana? Non per la celebre Festa del mirtillo e del lampone che a Ferragosto ha registrato ben 50 mila visitatori in quattro giorni nella località di Avasinis. La Pro Avasinis presenta i numeri a poche settimane di svolgimento di un’edizione che dunque non ha risentito delle bizze del tempo, che non ha spaventato i migliaia di turisti provenienti da tutta Italia e dalla vicine Austria, Baviera, Slovenia, Ungheria e Croazia, e soprattutto non ha scoraggiato gli oltre trecento volontari che con entusiasmo hanno raccolto, lavorato e trasformato i piccoli ma preziosi frutti di bosco, secondo ricette gelosamente tramandate generazione dopo generazione.
«Desidero ringraziare i volontari e i soci – dice il presidente della Pro loco Giovanni Rodaro – che con entusiasmo hanno contribuito al successo della festa, la quale genera non poche ricadute per l’economia e la valorizzazione turistica dell’intero comune di Trasaghis, del lago e dei territori circostanti. La scelta del nostro sodalizio di rifornirsi da produttori e ditte locali è una dimostrazione di come anche il terzo settore nel suo piccolo possa contribuire all’uscita dalla crisi, oltre il pessimismo, la burocrazia opprimente e il campanilismo».
Tra i numeri dell’ultima edizione, la Pro ricorda gli oltre 800 chili di mirtilli distribuiti, per non parlare dei 12 mila cjarsons ai mirtilli realizzati da cuoche carniche durante l’inverno secondo antiche ricette. A impreziosire ancora di più la manifestazione sono stati anche spettacoli di qualità come quello tenuto da Lisa Hunt, vocalist di Zucchero arrivata direttamente dall’Australia, che ha perfino dedicato Hallellujah a Matteo Rodaro, il giovane cuoco recentemente scomparso. Ad Avasinis vivono oggi circa 300 persone, tre quarti delle quali partecipano alla organizzazione della manifestazione che ad oggi non ha mai contato su particolari finanziamenti pubblici.(p.c.)
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NOTA del Blog: forse le dichiarazioni del presidente della Pro Loco riportate dal MV possono rappresentare una risposta al quesito avanzato da Luca nelle scorse settimane in  merito alla provenienza dei frutti posti in vendita durante la festa. 

sabato 30 agosto 2014

Italia, periferia d'Europa. Trasaghis, periferia di Gemona

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Dino Rabassi sull'attuale situazione socioeconomica, nelle sue componenti globali (rapporto Italia - Europa) e locali (rapporto Trasaghis - Gemonese), con l'auspicio che l'argomento, ancorché complesso, possa suscitare ulteriori  analisi e commenti.
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NON VOGLIO MORIRE GEMONESE

     Ovviamente quanto sopra è da inserire in un contesto di critica ben più ampia e rivolta ad una politica generalmente stagnante, attonita e scioccata vuoi per il momento economico negativo che tutto avviluppa, sia per mancanza di progettualità per un futuro che non sia solo l’immediato domani! 
     Sembra ormai di vivere in un buco nero da cui nemmeno le idee possono emergere!
     Anche la nostra patria, intesa nell’interezza di un’Italia che ha donato al mondo civiltà senza pari, sta scivolando nel baratro di un’involuzione culturale di stampo Medievale, con l’aggravante che di “frati emanuensi”, sulle cui spalle gravò il traghettare dell’antico sapere, oggi c’é penuria! 
      D'altronde cosa potremmo tramandare se ogni sforzo non rivolto al subitaneo e fazioso tornaconto economico - politico é bandito, evaporando al cospetto di uno Stato e dei suoi apparati subalterni, voraci a tal punto da trovare ben pochi eguali nella storia se non proprio nel Medio Evo? 
     Cosa testimoniare di un’epoca in cui l'umana dignità deve dare spazio solo all'economia speculativa?
     Spreed, spending review, debito pubblico, borse, banche, imprese, patto di stabilità, Standard and Poor’s! Tutto è monetizzato e contenuto nel Sacro Graal del pareggio di bilancio! Ovviamente espresso doverosamente in euro che tutto può: soprattutto perché l’Europa lo vuole! … EUROPA!  Antico ed utopistico sogno di pace e libertà divenuto un totem pachidermico, dalle sembianze di un redivivo fuhrer di germanica memoria a cui è dovuta solo cieca obbedienza.
     Così ogni azione, sia pubblica che privata, non ha contorni certi e tutto si avvita su se stesso vanificandosi come in un immenso gioco dell’oca dove, dei dadi truccati, ci obbligano a tornare al punto di partenza non appena si occupa la fatidica casella chiamata “spesa” di cui abbonda questa strada.
     Dei piani alti non mi meraviglio più di tanto, quelli che mi allarmano sono invece i poteri locali: tra cui i Sindaci, ormai ridotti alla stregua di muti notai di decisioni superiori.
     Da anni anch’essi costretti a parlare solo di bilanci e di economia, ma dimenticando un sano e basilare confronto di idee su proposte riformatrici ragionevoli, dalla cui sintesi ottenere risposte da opporre a questo scempio e trovare il coraggio di ribellarsi proponendo, democraticamente, quelle reazioni di una base che ha permesso in tempi non lontani, di restituire alla vita questo Paese e questa Regione distrutti dalla guerra prima, e dal terremoto poi!
      Tutto è immoto e nelle mani del Piano Nobile interessato a cambiare tutto purché tutto rimanga immoto.
     La millenaria patria dei Comuni, ove ognuno di essi era anche Capitale e da cui derivò il rinascimento, sta morendo!  
     Essere piccoli non è più bello come sino a ieri si pensava: anzi! Bisogna accorparsi per forza nel nome del risparmio! 
     Basta provincie, basta piccoli comuni e servizi gestiti in proprio! Tutto deve uniformarsi perché esser grandi e privati, dicono ora, significa  “risparmio e servizi eccellenti”: intanto il colabrodo rimane!.
     Povera Italia e povera Europa! Immensi torchi da cui non esce più il mosto del sapere e della libertà, bensì il sangue di cittadini oppressi e super controllati in nome del dio denaro.
     Mentre incombe l’ennesima “manovrina economica”, terrorizzati e nel silenzio più assoluto i Governatori ed Sindaci “don Abbondio” si lavano le mani  e, non sapendo più cosa fare o cosa dire, anziché cercare soluzioni ognuno scarica il suo fardello di responsabilità trasferendo servizi ai centri più grandi: ovviamente nel nome dell’onnipresente e magica parolina “risparmio", mentendo sapendo di mentire.
     
Oltre alla perdita dell'autonomia nazionale quindi, è iniziata anche quella locale che un tempo assicurava una più puntuale gestione del territorio e, anziché cercare altre soluzioni come la fusione dei piccoli Comuni con similitudini sociali, economiche e territoriali, si preferisce il più facile, ma alla lunga mortale, abbraccio protettivo di mamma Gemona e papà Tolmezzo ai quali, tra poco, verrà demandato anche il cambio della nostra biancheria intima.
     Allo stato delle cose è dunque necessario chiedere a gran voce alternative a questa lenta agonia, che non è solo economica ma, come già detto, soprattutto culturale.
      Ecco allora il senso del grido: “Non voglio morire gemonese”, emesso con forza, ma con rispetto verso questa cittadina anch’essa vecchia, malandata, e perciò bisognosa di linfa nuova non certo di ulteriori fardelli.
      In parole povere c’è bisogno di POLITICA! Ma con la P maiuscola!!!  
      Quella dei De Gasperi, di Adenauer, di Schuman, statisti di caratura mondiale temprati dalle estreme difficoltà della vita reale in cui crebbero, non certo dal freddo mondo informatico od economico, e che furono capaci di portare, in meno di due decenni, un’Europa rasa al suolo dalla guerra ad essere ancora un faro per il mondo! Ecco! Basterebbero degli uomini che avessero solo un po' di questi  retaggi morali e culturali, assolutamente necessari a dei politici di rango.
     Invece lentamente stiamo spegnendoci nelle mani di chi s'adopera nella politica con la P minuscola: quelli che hanno pensato bene di unire l’Europa partendo dall'economia anziché dalla politica! Una politica piccina come la loro mente ed il loro cuore, lontana dall'essere esempio e tanto meno riferimento per i giovani, come furono in passato quegli uomini che anteposero al vil denaro, progetti destinati ad essere una solida base per un bene comune e speranza futura per l'umanità. A questo punto non ci resta altro che seguire il motto francescano: “Ora et labora” sperando che almeno l’Onnipotente ci protegga da queste locuste!

                                           Dino  RABASSI (già Sindaco di Trasaghis)

Alesso, atto vandalico sulla Roja e conseguente moria di trote (II)

Vandali chiudono la roggia: moria di trote ad Alesso

Spostata una paratoia lungo il torrente Palar che alimenta il canale. Persa una quarantina di esemplari di Fario, i pescatori chiedono provvedimenti
TRASAGHIS. Chiudono la paratoia del Palâr, ma lo scherzetto costa la sopravvivenza a una quarantina di trote che vivevano nelle acque della piccola roggia che attraversa la località di Alesso. E' successo nella notte fra mercoledì e giovedì quando qualcuno ha chiuso la paratoia posta a lato della prima briglia del torrente Palâr: proprio in quel punto c'è infatti una presa che porta l'acqua della roggia di Alesso, la quale alimenta anche il depuratore della frazione e successivamente si immette nell’alveo del Taj dal Lâc, l’antico emissario del Lago dei Tre Comuni.
Proprio in quella roggia, già da diversi anni l'Ente tutela pesca aveva seminato degli esemplari di trota Fario che ormai erano diventati adulti e rappresentavano un’attrattiva nel paese, su di essi infatti vigeva un divieto di pesca, e lo stesso torrente era stato destinato a zona di ripopolamento di questa specie ittica. Ora, tutti quei pesci sono morti, proprio perché nel corso di una notte è mancata l'acqua nel letto del corso d'acqua.
A scoprire l'accaduto è stato Angelo Stefanutti, guardapesca volontario dell’Etp, che non ha potuto far altro che riaprire la paratoia, dopo aver raccolto i pesci morti. Il fatto è stato segnalato alla direzione di Udine dell'Ente,che ora seguirà tutti gli adempimenti del caso: «A questo punto - ha detto Gianni Zilli, presidente dell’Associazione pescatori Val del Lago - è necessario che la paratoia venga messa in sicurezza una volta per tutte, onde evitare altri gesti inqualificabili, che purtroppo si sono già verificati anche in passato». Di fatto, non è la prima volta che la paratoia del Palâr viene spostata da qualcuno, ma stavolta la chiusura completa del flusso di acqua ha causato la moria di tutti i pesci, che nella frazione venivano spesso alimentati anche dagli stessi anziani di Alesso che passeggiando a volte e buttano briciole di pane.
Già in passato la roggia, che un tempo alimentava un mulino, era interdetta alla pesca e la sua popolazione ittica, alimentata anche da alcuni borghigiani, contribuiva a rendere caratteristica la borgata. La trota Fario era stata seminata dai pescatori nella roggia di Alesso già da molti anni e attualmente gli esemplari avevano raggiunto, come detto, la quarantina, molti di essi ormai nati e cresciuti proprio in quelle acque. Da parte sua il gruppo pescatori della zona si dice pronto a reinserire altri pesci nella roggia in futuro, pur esprimendo il proprio disappunto sull'atto vandalico perpetrato con la chiusura della paratoia che ha causato l'interruzione di una zona dedicata al ripopolamento.
(Foto Angelo Stefanutti)

venerdì 29 agosto 2014

Alesso, atto vandalico sulla Roja e conseguente moria di trote

La Roggia di Alesso rimane senz'acqua: grave danno alla fauna ittica

Gesto sconsiderato ad Alesso: la chiusura della paratoia che deriva l'acqua dal torrente Palar nella Roggia, ha provocato una consistente moria di trote. Si è trattato di un atto vandalico, perpetrato nottetempo da ignoti, che interrompendo il flusso idrico ha determinato la morte di una quarantina di trote fario, anche di taglia legale, che lo popolavano.
Sul posto, prima dei provvedimenti del caso, si è recato Angelo Stefanutti, guardapesca volontario dell'Ente Tutela Pesca, che non ha potuto far altro che riaprire la paratoia, dopo aver raccolto i pesci morti.
La Roggia di Alesso, questo il nome del corso d'acqua, si origina dal torrente Palar, attraversa la borgata di Alesso e, dopo aver alimentato il depuratore della frazione, si immette nell'alveo del " Taj dal Lac ", che è l'antico emissario del Lago dei Tre Comuni.
La Roggia, che un tempo alimentava ben tre mulini, era interdetta alla pesca e la sua popolazione ittica, alimentata anche da alcuni borghigiani, contribuiva a rendere vitale e piacevole la borgata.

A questo punto - dice Gianni Zilli, Presidente della Associazione Pescatori "Val del Lago " - è necessario che la paratoia venga messa in sicurezza una volta per tutte, onde evitare il ripetersi di ulteriori gesti inqualificabili, che purtroppo si sono già verificati anche in passato”.


(Da un comunicato dell'A.P.S. "Val del Lago" - foto Angelo Stefanutti)

mercoledì 27 agosto 2014

Parcheggi e ticket ad Alesso. Come è andata?

Si sta avvicinando il 31 agosto, quando finirà, per quest'anno, l'esperienza dei ticket per i parcheggi a pagamento ad Alesso, istituiti dal Comune per evitare le "soste selvagge" degli anni scorsi.
Oddio, la stagione è andata come è andata: il tempo non ha aiutato, i grandi afflussi sul Palar non ci sono stati  ed i parcheggi sono rimasti spesso vuoti.
E' forse il caso comunque di provare a ragionare sulla esperienza. Era stata accolta con timori e con riserve. Il giudizio è rimasto invariato? La soluzione è risultata adeguata? Andrà riproposta, modificata o bocciata?
Per rispondere a questi interrogativi, il Blog apre un sondaggio. Potete esprimervi, nel box a fianco, valutando se l'iniziativa è stata "molto utile", "utile" "migliorabile" o "inutile". Ovviamente è possibile (attraverso lo strumento commenti), argomentare maggiormente le posizioni e le sfumature; il dato in sè dovrebbe essere comunque indicativo per valutare la percezione degli alessani, e di chi ad Alesso arriva o sosta, sulla iniziativa.
Partecipate (e fate partecipare) dunque al sondaggio (anonimo, ma si può esprimere un solo voto da ogni postazione a computer). Il sondaggio si chiude il 3 settembre, abbracciando dunque i giorni finali di funzionamento dei parcheggi a pagamento ed i primi a esperienza conclusa.



Sorteggiato Trasaghis, che fortuna! (Ma è per controllare i conti)

Estratti i 14 enti locali oggetto di controllo
Nell'ambito della capillare attività di controllo e monitoraggio sul patto di stabilità, ed in particolare sull'utilizzo da parte degli enti locali degli spazi finanziari concessi dalla Regione nel 2013 per favorire i pagamenti di parte capitale, sono state definite le modalità e i termini per lo svolgimento anche di controlli a campione.

Sono 14 gli enti locali estratti: la Provincia di Pordenone e i Comuni di Aviano, Campoformido, Cassacco, Gemona, Gonars, Osoppo, Palazzolo, Paularo, Pordenone, Ronchis, San Canzian d'Isonzo, San Leonardo, Trasaghis. A questi, estratti con sorteggio una tantum, si aggiunge il Comune di Palmanova che, ai sensi di un precedente decreto, sarà parimenti sottoposto a controllo.

Gli enti estratti sono tenuti ad inviare idonea documentazione al Servizio finanza locale entro il 10 settembre. L'obiettivo del controllo è la verifica del corretto utilizzo degli spazi finanziari verticali regionali sulla base delle indicazioni contenute nella legge regionale finanziaria per l'esercizio 2013.

(dal sito de "La Vita cattolica")

martedì 26 agosto 2014

San Simeone, da "epicentro" a "balcone sul Friuli"

Il Messaggero Veneto di ieri ha dedicato un bell'articolo al San Simeone, sottolineando le potenzialità che si aprono per "una salita per ciclisti, una palestra di allenamento perfetta per le pendenze non impossibili " e il fatto che "da lassù la vista delle montagne carniche e della Valle del Lago è impagabile ".

San Simeone, spettacolare balcone sul Friuli
di Antonio Simeoli
Messaggero Veneto, 25 agosto 2014


Per chi ha almeno quarant’anni quel nome evoca ancora sinistri ricordi. San Simeone, epicentro del terremoto del 1976. Mille morti, i paesi intorno distrutti: Gemona, Venzone, Buja, Majano, Osoppo al di là del Tagliamento; Bordano, Trasaghis e le sue frazioni sotto la montagna. Eppure il monte San Simeone, 1.505 metri sul livello del mare, è uno degli itinerari più belli del Friuli. Semplicemente perché è un balcone su una regione intera. Quando il cielo è terso, come in alcuni momenti ieri mattina, il mare sembra lì a pochi chilometri. La montagna è una di quelle “per tutti”: gli escursionisti hanno a disposizione diversi sentieri da Bordano o dal versante di Venzone e soprattutto la strada carrozzabile, quella che il Regno d’Italia costruì come tante altre in Friuli e sulle Alpi all’inizio del secolo scorso per prepararsi il terreno alla Grande guerra. Fu luogo di battaglie il San Simeone, più precisamente lo fu il “gemello” monte Festa con gli artiglieri che continuarono a martellare la valle del Tagliamento, quando già le truppe austro-ungariche stavano occupando la pianura dopo Caporetto, e poi furono protagonisti di un’epica ritirata. E, proprio per poter portare in quota cannoni e munizioni, le pendenze della strada non superano quasi mai il 10 per cento. La salita è lunga 12 chilometri, il primo porta alla sella di Interneppo. Da lì parte l’ascesa sia al monte Festa sia al San Simeone. Mezzo chilometro dopo il bivio la biforcazione. In 12 km il dislivello è di quasi mille metri.
Il paesaggio è meraviglioso perché dopo un chilometro nel bosco si incontra il primo dei 28 tornanti, nove dei quali sono in galleria. E a ogni tornante la vista sulla pianura, in primis sul Tagliamento, è suggestiva. Ieri mattina abbiamo affrontato la salita in bicicletta. Dopo cinque chilometri senza incontrare anima viva (tranne un capriolo sbucato dal bosco), i ciclisti trovati sul percorso sono diventati, in pochi minuti, una quarantina. Insomma, il San Simeone, pur con un asfalto e diversi tratti cementati non certo a prova di bici da corsa, è una salita per ciclisti, una palestra di allenamento perfetta per le pendenze non impossibili (solo tra il sesto e il settimo chilometro c’è un tratto al 12%) e per la presenza del bosco, che anche nelle giornate più calde garantisce un certo refrigerio. 
Una salita per tutti, ma anche per tutte le stagioni. Sul San Simeone, a piedi o in bici, ci si puù andare anche in autunno e persino in inverno. Raramente anche ad alta quota la strada è innevata perché è esposta al sole. E man mano che si snocciolano i tornanti il paesaggio cambia e si sale in… paradiso. Gemona, Sella Sant’Agnese, Venzone lì sotto in tutta la sua bellezza. Poi le montagne intorno: il Chiampon e, dopo un tornante a sinistra, i prati sotto la vetta. Da lassù la vista delle montagne carniche e della Valle del Lago è impagabile. Il mare è laggiù, ci si arriva con lo sguardo semplicemente seguendo il corso del Tagliamento, il grande fiume. Uno spettacolo il San Simeone. La montagna simbolo del terremoto ora è semplicemente il balcone sul Friuli.



Unica nota stonata che ad Alesso ha fatto storcere il naso a più di qualcuno: la didascalia di una foto sul giornale che denomina Alesso quello che in realtà è Venzone.  Si è trattato comunque di una semplice svista tipografica: sul sito del giornale, infatti, l'articolo è  arricchito da 27 fotografie scattate dallo stesso Simeoli dove ogni luogo ha la sua corretta denominazione.


Per chi vuol vedere tutte le foto:
http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2014/08/25/news/san-simeone-spettacolare-balcone-sul-friuli-1.9815076#gallery-slider=1-9815094