"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

martedì 31 dicembre 2013

Un augurio da Alesso ... e Dintorni

Il Blog "Alesso e Dintorni"  porge a tutti i lettori i più sinceri auguri per l'anno nuovo: "sul at di voltâ pagjina", nel momento cioè del passaggio tra il '13 ed il '14, rivolgiamo uno sguardo a quanto di positivo possa averci lasciato l'anno che si chiude e diamo spazio a una speranza per un nuovo percorso di serenità e di incontro costruttivo. Per Alesso, per la Valle del Lago, per il Lago, par ducj. 


Ovviamente, se ritenete di ricambiare, se pensate che il Blog vi abbia accompagnati nelle vostre giornate in Val del lago, se volete  contribuire con suggerimenti, idee e proposte .... inserite un commento, sempre gradito.

domenica 29 dicembre 2013

Lunedì sera si presenta il "Lunari di Dalès"

Cent'anni in triciclo,  in bicicletta o in moto, sul Lunari di Alesso per il 2014

Sarà presentato lunedì 30  dicembre, alle 20.30, nel Centro Servizi di Alesso, la  nuova edizione del "Lunari di Dalès", il tradizionale calendario  dedicato ogni anno alla documentazione su aspetti caratteristici della storia e delle tradizioni di Alesso. L’edizione  2014 si intitola  “1, 2 o 3 rovedas” e vuole presentare una ricostruzione di quali  sono stati in paese, da inizio Novecento ad oggi, le molteplici applicazioni di uno strumento in apparenza umile, la ruota. La documentazione fotografica cita dunque le carriole nei campi e sui cantieri di emigrazione, il ruolo insostituibile, nell'economia agricola,  delle barèlas; le biciclette usate come mezzo di trasporto per raggiungere i luoghi di lavoro e di divertimento.  Come prevedibile, gran parte della documentazione fotografica riguarda il periodo del boom economico, quando Vespe, Lambrette, motorini e moto registrarono una ampia diffusione. La ricerca del Lunari si ferma alle tre ruote dei tricicli e delle motocarrozzelle: alle quattro ruote, infatti, sarà dedicata l'edizione successiva.
Il Lunari è stato redatto da un gruppo redazionale ormai affiatato, che ha già curato, negli anni scorsi, l’edizione di una ventina di  numeri: Zuan Cucchiaro, Luigi Stefanutti, Pieri Stefanutti, Decio Tomat, Elena Vidoni e don Giulio Ziraldo. Rilevante è, come sempre, la partecipazione della popolazione, chiamata a collaborare nella raccolta di fotografie (una ottantina quelle pubblicate sul Lunari) e informazioni.
Edito dalla Parrocchia di Alesso col contributo del Comune di Trasaghis e la collaborazione del Centro di Documentazione sul Territorio, il Lunari, stampato dalla Graphis di Fagagna, sarà, dopo la presentazione,  in distribuzione nei principali esercizi pubblici del paese.



Applausi a scena aperta per il ... sartôr di Bordan e la compagnia teatrale (II)

L'ultima replica di "Sartôr par siores" proposta dalla Compagnia Teatrale di Bordano ha registrato ieri sera una sala stracolma e una serie interminabile di applausi, a coronare lo sforzo e l'impegno per interpretare in marilenghe un testo non certo semplice. Complimenti, allora, a Paolo, Tiziana, Anselmo, Alfio, Elia, Elisa, Sandra, Flavia, Anna, Isabella e alla regia di Lisetta per aver saputo mettere assieme uno spettacolo estremamente gradevole, con le giuste caratterizzazioni.





sabato 28 dicembre 2013

Lago. Com'era, com'è, come potrà essere (III)


Terza e ultima parte dell’articolo di Franceschino Barazzutti “Il lago di Cavazzo...tra 110 anni sarà interrato: salviamolo” pubblicato sul n. 19 di “Tiere furlane”.

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Qualche volta ritornano

Quando nelle sedi ministeriali è stato deciso di dare carta bianca alla SADE per la realizzazione del sistema idroelettrico del Tagliamento, dalla lettura delle concessioni e relativi disciplinari si evince chiaramente che il Consorzio di bonifica Ledra-Tagliamento, a differenza di tutti gli altri concessionari di derivazioni per vari scopi, è stato l’unico ad essere salvaguardato, prevedendo persino l’obbligo della “cacciata” dell’acqua dalla diga dell’Ambiesta a semplice ed insindacabile richiesta del Consorzio in caso di siccità.
Già negli anni Ottanta, senza per nulla considerare gli interessi e la volontà dei Comuni e della popolazione della Valle del Lago, il Consorzio presentò alla Regione un progetto di derivazione dallo scarico del lago di Cavazzo di consistenti portate da immettere nel proprio sistema irriguo, trasformando così il lago, già condizionato dal funzionamento della centrale, in un bacino funzionale al Consorzio. Tale progetto non venne attuato per la ferma opposizione della popolazione e dei Comuni della Valle, della Comunità montana della Carnia e di quella del Gemonese.
Orbene, recentemente il Consorzio è ritornato alla carica con quel progetto e con quello stesso metodo come se il lago fosse suo e nella valle non ci abitasse anima viva.
I dirigenti del Consorzio e principalmente i governanti della Regione, visto che questi ultimi hanno
dichiarato di voler fare del metodo partecipativo la propria bandiera, devono capire che, se intendono derivare le portate allo scarico del lago senza che le portate in uscita dalla centrale bypassino il bacino in apposita condotta, il progetto del Consorzio resterà sulla carta perché troverà la ferma opposizione non solo della Valle del Lago, ma di tutta la montagna, da troppotempo asservita agli interessi altrui.
Su questo argomento, e per un approccio completo alle problematiche del lago, si veda il volume Obiettivo Lago - Il Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni: un patrimonio da salvare e valorizzare, Atti del convegno internazionale tenutosi ad Alesso il 12 e 13 settembre 1987, dove è dimostrata,
fra l’altro, tutta la fallacia del Piano di bonifica irrigua dell’alta pianura friulana pubblicato nel 1983.

Una serie di opere devastanti

La costruzione della centrale idroelettrica negli anni Cinquanta, con le pesanti conseguenze per il lago, e delle relative linee aeree ad alta tensione a forte impatto ambientale, ha segnato l’inizio di una serie di rovinosi interventi che si sono susseguiti nei decenni successivi, come se venissero decisi in base alla logica aberrante di continuare a realizzarli proprio in questa valle perché già compromessa dalla presenza della centrale.
Così, negli anni Sessanta la Siot (Società italiana per l’oleodotto transalpino) ha nuovamente sconvolto la valle con la posa dell’oleodotto e con l’installazione della stazione di pompaggio con relativo maxiserbatoio proprio sulla riva nord del lago ed immediatamente adiacente all’immissario. Ciò ha ulteriormente deturpato il paesaggio, ha imposto ulteriori servitù e ha creato una situazione di possibile disastro ambientale per fuoriuscite di petrolio, stante la vicinanza dell’immissario e del lago.
Nei primi anni Settanta, nonostante la tenace opposizione della popolazione ed il Piano urbanistico
regionale vigente ne prevedesse il tracciato lungo la valle del Tagliamento, l’autostrada Udine-Amaro viene inspiegabilmente deviata per la Valle del Lago. Ciò comportò un’enorme maggiorazione dei costi dovuta alla costruzione di ben due gallerie e di un lungo viadotto attraversante una parte del lago e sovrastante l’abitato di Somplago, con conseguenti deturpazioni, servitù, demolizioni di case.
Persino madre natura ha voluto infierire sulla zona ubicando il baricentro del terremoto proprio sotto il monte San Simeone, le cui falde occidentali si bagnano nel bacino lacustre.
L’elencazione delle gravi ferite inferte al lago ed alla sua valle non è un piagnisteo, né nostalgia per il bel tempo che fu, bensì un legittimo grido di dolore e un’altrettanto legittima aspirazione ad un’inversione di tendenza: tante ferite vanno curate in modo adeguato e risolutivo.

Alcune proposte

A questo punto ci pare opportuno formulare alcune richieste e alcune proposte, concrete, fattibili e per nulla demagogiche:

1.
Un segnale di volontà politica.
Le istituzioni, tutte, la Regione in particolare, che hanno permesso la realizzazione di queste opere così devastanti nella Valle del Lago, hanno un debito verso la stessa e devono dare un segnale della loro volontà politica di sanare le ferite infertele.

2.
Un provvedimento legislativo regionale per il lago di Cavazzo sarebbe il migliore ed il più concreto segnale della volontà politica di sanare le sue ferite e di valorizzare il più grande lago della regione.

3.
Fûr dal lâc il scaric da centrâl.
Poiché è certo che i mali del lago derivano dallo scarico in esso della centrale di Somplago, il primo rimedio sta nell’evitare che ciò si verifichi.
È auspicabile, perciò, un intervento che catturi tale scarico all’uscita della centrale e lo convogli in idonea condotta al canale emissario del lago posto nella sua parte meridionale onde farlo confluire attraverso l’esistente galleria nell’alveo del torrente Leale e, quindi, nel Tagliamento.

4.      

Un piano di rilevazioni e di monitoraggi sul reale stato delle acque, dei fondali, dello spessore e della composizione dello strato di fango accumulatosi in quasi 60 anni di attività della centrale, delle sponde, dei canneti, della fauna ittica e avicola. Rilevazioni propedeutiche a:

5.      

Successivi interventi di rinaturalizzazione mediante dragaggi del fango depositato, in particolare in corrispondenza delle polle subacquee alimentanti il lago, con ricostituzione degli habitat naturali
ante centrale.

6.      

Un piano di valorizzazione ambientale, turistica, sportiva, culturale e del tempo libero, che coinvolga l’immediato contorno quali le rive, la fortezza del Monte Festa, il pianoro del monte San Simeone, la rupe di San Candido, la sovrastante pieve di Santo Stefano con la sua cripta museale, il Centro visite del Parco botanico, il Centro nautico, la Casa delle farfalle di Bordano, la malga di monte Cuar, il vasto comprensorio, solcato dai torrenti Palâr e Leale, che si estende sino alla valle dell’Arzino. Un piano che dialoghi con le adiacenti significative presenze storiche regionale, di cui al punto 2, e degli interventi di cui ai punti
3, 4, 5 e 6, che coinvolga quelle grandi società che dagli anni Cinquanta hanno realizzato grossi profitti portati altrove e lasciato alla Valle del Lago solo danni e degrado. Si tratta di chiamare la Siot, Autostrade per l’Italia, Enel ed Edipower a contribuire finanziariamente a guarire quelle pesanti ferite che essi hanno inferto al lago ed alla sua valle. Lo stesso vale per lo Stato che ha autorizzato tali ferite.
Per quanto riguarda Edipower, la nostra Regione a statuto speciale non dovrebbe avere difficoltà a coinvolgere le Province autonome di Trento e di Bolzano dal momento che le loro rispettive società elettriche Dolomiti Energia e SEL detengono il 10% ciascuna di Edipower attraverso la loro partecipazione in Delmi spa. Altrettanto dicasi dei Comuni di Bergamo, Brescia e Milano che, attraverso la multiutility A2A, controllano Edipower. Lo stesso dicasi dei Comuni di Torino, Genova, Parma, Piacenza e Reggio Emilia i quali, attraverso la multiutility Iren, detengono una quota azionaria di Edipower. Da notarsi che, pur essendo Edipower il più grande produttore idroelettrico nella nostra regione, nel suo assetto azionario non c’è nessun azionista regionale!

L’intervento risolutore di più problemi
L’intervento proposto al punto 3, con il quale si eviterebbe che le portate turbinate dalla centrale diSomplago finiscano nel lago, consegnandole invece direttamente mediante un’apposita condotta allo scarico del lago, permetterebbe:
  di continuare a produrre energia nella centrale di Somplago;
  di recuperare e valorizzare il lago;
  di fornire acqua al Consorzio Ledra-Tagliamento dal canale emissario del lago, lì direttamente convogliata dallo scarico della centrale mediante la condotta bypassante l’intero bacino;
  di produrre ulteriore corrente elettrica per le comunità locali con un sistema di centraline da
costruire sulla parte canalizzata del torrente Leale, senza con ciò sottrarre l’apporto idrico al Tagliamento.
Un intervento dagli evidenti obiettivi concreti che il lago di Cavazzo e la sua valle meritano!




venerdì 27 dicembre 2013

Lago. Com'era, com'è, come potrà essere (II)


Seconda parte dell’articolo di Franceschino Barazzutti “Il lago di Cavazzo...tra 110 anni sarà interrato: salviamolo” pubblicato sul n. 19 di “Tiere furlane”.
L'intero numero della rivista è scaricabile all'indirizzo:
http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/economia-imprese/agricoltura-foreste/tiere-furlane/allegati/TF19.pdf  


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Il sistema idroelettrico del Tagliamento

Questo sistema, di cui il lago di Cavazzo è il terminale, si articola nella centrale di Somplago, nella centrale di Plan dal Sac in comune di Ampezzo, nella diga sul torrente Lumiei in località Maina di Sauris e relativo invaso di 73 milioni di metri cubi, nella diga sull’Ambiesta in comune di Verzegnis e relativo invaso di 3,8 milioni di metri cubi, nello sbarramento del fiume Tagliamento in località Caprizi in comune di Socchieve, nello sbarramento del torrente Degano immediatamente a valle della cartiera di Ovaro, nonché in 31 captazioni sui corsi d’acqua affluenti del Tagliamento, del Degano e del Lumiei (per una introduzione all’argomento si può vedere Tiere furlane n. 6, 2010, pagg. 89-98).
All’invaso del Lumiei, che alimenta con condotta forzata in galleria di 4,1 km e un salto di 480 metri la centrale di Plan dal Sac, pervengono con percorso interamente in galleria le acque del Tagliamento immediatamente a valle della sua sorgente, dei suoi primissimi affluenti di destra, degli affluenti di sinistra sino al torrente Auza compreso ed inoltre, sempre in galleria, gli affluenti di Lumiei, Veltri e Novarza.
All’invaso dell’Ambiesta, che carica la centrale di Somplago con una galleria di 8,5 km ed un salto di 280 metri, confluiscono, attraverso un sistema di lunghe gallerie e di ponti-canale, le acque dello scarico della centrale di Plan dal Sac, dello sbarramento di Caprizi, di tutti gli affluenti di destra del Tagliamento a valle dello stesso sbarramento, dello sbarramento di Ovaro, di tutti  gli affluenti di destra e di sinistra del Degano a valle dello stesso sbarramento, nonché della Vinadia.
A proposito delle 31 captazioni va detto che le loro opere sono state eseguite con griglia di cattura a tutto alveo per prelevare l’intera portata. Del “deflusso minimo vitale” previsto dalla legge non vi è  traccia. Attualmente tale deflusso, sperimentale, viene rilasciato solo dallo sbarramento di Caprizi per circa 400 litri al secondo, da quello di Ovaro per circa 700 litri al secondo e dalla presa sul Vinadia una portata che giunge solo all’imbocco della forra omonima.
Non occorre scendere in dettagli per comprendere quale enorme sconquasso idrogeologico del territorio abbia provocato tale sistema idroelettrico.
Questo sistema è figlio della perversa concezione degli uomini della SADE, e dei loro referenti istituzionali, secondo la quale l’acqua = kwh = denaro e null’altro.
Tale concezione, che ha prodotto il disastro del Vajont, grava tutt’oggi - pesante eredità – sulla Carnia e riteniamo non sia più tollerabile.
Questo sistema va rivisto perché è un brutto dinosauro preistorico che sfrutta le nostre risorse idriche e porta altrove l’energia elettrica ed i lauti profitti che origina.

Il progetto di pompaggio

Come se tutto questo sconquasso non bastasse, Edipower spa, concessionaria del sistema idroelet-
trico del Tagliamento e di diversi altri nella nostra regione, intendeva realizzare un progetto che  prevedeva lo scavo di una nuova galleria di 8,5 km tra la centrale di Somplago ed il bacino dell’Ambiesta, e l’installazione di due nuove turbine reversibili nella centrale di Somplago. Queste, durante la notte, avrebbero pompato al superiore bacino dell’Ambiesta l’acqua accumulata di giorno nel lago di Cavazzo per farla ricadere nel giorno successivo sulle 5 turbine (3 normali + 2 reversibili), scaricando nel lago ben 111 metri cubi al secondo rispetto agli attuali 66 metri cubi al secondo, con conseguente notevole oscillazione del livello del lago e del bacino di Verzegnis.
Recentemente, di tale progetto, che avrebbe segnato la morte del lago di Cavazzo, Edipower ha chiesto ufficialmente l’archiviazione alla Regione. Ciò per le mutate condizioni del mercato energetico, ma anche per la tenace opposizione dei comitati popolari della “Valle del Lago”.
Il merito dei comitati è stato ben evidenziato dal direttore del settimanale della Curia udinese La Vita Cattolica (giovedì 18  luglio 2013) con un articolo dal titolo Davide e Golia sul lago  di Cavazzo in cui scriveva “Che  c’entrano i Comitati in tutto questo? Se la loro azione pervicace  e fastidiosa di contrasto ad Edipower non ci fosse stata forse il progetto sarebbe già realizzato,  compiendo lo scempio prima che ci si accorgesse della sua inutilità.
Ai comitati va il merito di averci ricordato che ‘l’acqua non corre mai in salita’ e che, semmai ce ne
fosse la convenienza, essa sarebbe del tutto passeggera”.

L’apporto di fango della centrale interrerà il lago in 110 anni

Lo scontro sul progetto di pompaggio tra i comitati da un lato ed Edipower coi Comuni rivieraschi favorevoli al progetto dall’altro lato, ha portato in evidenza una serie di criticità quali l’oscillazione del livello del lago, l’erosione delle sponde, il rimescolamento continuo e l’ulteriore raffreddamento delle sue acque, ma anche il notevole apporto e conseguente deposito di fango proveniente dallo scarico della centrale. Il problema era noto, ma era rimasto “dormiente”, forse perché il notevole strato di materiale solido depositato sul fondale del lago è nascosto alla vista e solo in passato si era osservato come il canneto nella parte meridionale del bacino continuasse ad avanzare.
L’apporto di fango dallo scarico della centrale è stato esaminato dall’ing. Franco Garzon, incaricato dai Comuni rivieraschi, dal Consorzio BIM e dalle Comunità montane di redigere una Perizia di valutazione del progetto Edipower.
. In tale perizia al capitolo 5.3.3 Tempo previsto per l’interrimento completo dei laghi l’ing. Garzon scrive: “Quindi, considerando la situazione attuale con gli impianti esistenti, si avrà che:
il lago di Cavazzo presumibilmente tra 110 anni sarà riempito;
il lago di Verzegnis (Ambiesta), invece, si riempirà di sedimenti in circa 140 anni”.
Ed inoltre: “... considerando la situazione col potenziamento dell’impianto in progetto, si avrà:
il lago di Cavazzo presumibilmente tra 100 anni sarà riempito;
  il lago di Verzegnis (Ambiesta), invece, si riempirà di sedimenti in circa 300 anni”.
Anche l’ing. Dino Franzil dei comitati, nel suo studio Lago, energia, ambiente al capitolo secondo,
Fango e vita dei laghi, esamina ampiamente questo argomento nelle pagine 23-41, dimostrando
che, con l’attuale funzionamento, il lago di Cavazzo sarà riempito in 107 anni ed il bacino dell’Ambiesta in 126 anni.
Quindi, anno più anno meno, i tempi d’interrimento coincidono! E sono drammaticamente vicini! Del resto la recente operazione di (mal) sfangamento del bacino del Lumiei (Sauris) ha dimostrato l’enorme quantità (e qualità!) di fango ivi depositato, ed è nota l’altrettanto enorme quantità depositata nel bacino dell’Ambiesta (Verzegnis), mentre quella depositata nel lago  di Cavazzo è certamente maggiore in quanto ricettore terminale e non svuotabile.
Il fango investe la politica, le istituzioni, i cittadini.
Di fronte alla dimostrata breve durata di vita del lago di Cavazzo  le istituzioni e la politica a tutti i
livelli non possono far finta di non vedere, di non sapere. Devono farsi responsabilmente carico del problema. Devono dire chiaramente se intendono lasciare morire il lago o se lo vogliono salvare e valorizzare.
Poiché la scelta di lasciarlo morire non sarebbe tollerata dalla gente, bisogna che inizino a pensare quali iniziative prendere e mettere in campo per salvare e valorizzare il più grande lago della regione, prendendo esempio da come la vicina Carinzia abbia cura dei propri laghi. Iniziative che non dovranno essere calate dall’alto, decise nel chiuso di certe stanze, ma ragionate e concordate con la popolazione ed i Comuni della Valle del Lago.
Parimenti, è necessario che i cittadini non siano indifferenti di fronte alla scomparsa del più grande lago della regione in circa 110 anni, poiché è loro dovere consegnarlo bello e sano alle future generazioni.
[continua]

giovedì 26 dicembre 2013

Lago. Com'era, com'è, come potrà essere (I)

Il numero 19 di "Tiere furlane", appena uscito, ospita un importante contributo di Franceschino Barazzutti che riscostruisce in modo chiaro le vicende che hanno portato alla attuale situazione del Lago e delinea le prospettive (auspicabili) per il futuro. L'articolo viene riproposto in più parti anche sul Blog poichè rappresenta un contributo informativo utile per tutti, valdelaghini e non.
L'intero numero della rivista è scaricabile all'indirizzo:
http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/economia-imprese/agricoltura-foreste/tiere-furlane/allegati/TF19.pdf 
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Il lago di Cavazzo...
tra 110 anni sarà interrato: salviamolo

Franceschino Barazzutti

da: Tiere furlane n. 19, pp. 73-82

 [PRIMA PARTE] 

Paradise Lost
Sono nato in tempo utile (1936)  per vedere e vivere il lago di Cavazzo prima che sulla sua riva nord la SADE (Società adriatica di elettricità) costruisse la centrale idroelettrica di Somplago. Il lago e l’ambiente circostante erano un paradiso che mi è rimasto ben impresso nella memoria, anche perché, soprattutto il ramo settentrionale, era il luogo preferito da noi, ragazzi dei paesi rivieraschi, per le scorrerie durante le vacanze estive. Tanto più viva è la memoria di “quel” lago, tanto meno riesco ad accettare l’attuale stato di degrado di “questo” lago.
Era un paradiso: la temperatura delle acque era mite e consentiva di iniziare la balneazione a maggio protraendola fino a metà ottobre; la pescosità era elevata, tanto che le numerose specie ittiche hanno consentito di sfamare gli abitanti della valle fino ad un passato non lontano; il microclima, influenzato dall’omeostasi lacustre, favoriva un’abbondante produzione di
ciliege e fichi che le donne di Interneppo si recavano a vendere (a belançâ) a Tolmezzo e a Gemona;
la musica era offerta dal gracidante concerto delle rane (crots) in amore che si levava dai canneti della riva nord (da cui il nomignolo di Crots appioppato agli abitanti di Somplago); un particolare fascino aveva il mutare del moto ondoso al soffiare della mattutina brezza  di monte, sostituito verso mezzodì dalla calma assoluta in cui i monti circostanti si rispecchiavano sulla liscia superficie, poi infranta nelle ore pomeridiane dal moto ondoso opposto provocato dalla brezza di mare, per ritornare specchio silente nelle ore serali.
Ed era un paradiso anche per l’umanità che sul lago viveva: i pescatori di Somplago con le loro reti,
nasse e barche di particolare foggia e stabilità, costruite da loro stessi, barche che per noi ragazzi erano una tentazione, in particolare quella tutta in legno e leggerissima di Vigji Legnada; i pescatori di Alesso con le loro barche di foggia più snella, veloci, più adatte alla pescal persico reale con la tirlindana.
Un paradiso... perduto!


La centrale idroelettrica  di Somplago

La causa della perdita di quel paradiso ha un nome preciso: centrale idroelettrica di Somplago. Questa, scaricando le acque turbinate direttamente nel lago lo ha sconvolto. Si tratta di una centrale, costruita nei primi anni Cinquanta, alimentata dal sistema di derivazioni, sbarramenti e dighe a monte, concepiti ed attuati – con la complicità del potere romano – dalla sopra nominata Società adriatica di elettricità (SADE) con la stessa logica di rapina senza scrupoli della montagna friulana che provocò la tragedia del Vajont.
La centrale fu costruita in caverna portando scelleratamente a discarica l’enorme quantità di materiale di scavo nel vicino ramo nord-occidentale del lago con lo scopo di risparmiare sul trasporto; il risultato fu la scomparsa della parte più pescosa del lago. All’esterno furono costruiti l’edificio sala-quadri, l’officina e l’ampia sottocentrale di smistamento da cui partono le linee su alti piloni di forte impatto per il paesaggio della la valle. Questi portano altrove quella corrente
elettrica che nelle promesse doveva dare l’agognato sviluppo alla montagna, i cui abitanti, una volta
terminati i lavori di costruzione, si trovarono invece privati delle acque e costretti a fare la valigia ed emigrare.
Dagli anni Cinquanta nella centrale sono in attività tre turbine Francis, ciascuna delle quali turbina 22 mc/sec per totali 66 mc/sec. Un volume enorme di acqua, gelida per il lungo percorso in galleria, e carica di fango in quanto proveniente dai corsi d’acqua montani a carattere torrentizio con notevole trasporto di materiale in sospensione. Un volume enorme che viene scaricato
direttamente nel lago, abbassandone notevolmente la temperatura e riempiendolo via via di fango.
La centrale venne costruita in modo da accogliere, oltre alle attuali tre turbine, ulteriori due, che avrebbero dovuto essere alimentate dalla derivazione del torrente But alla stretta di Noiaris,
convogliandola in galleria al bacino artificiale sulla Vinadia e, quindi, a quello di Verzegnis che carica la centrale di Somplago. Ma il disastro del Vajont pose la parola fine a questo ulteriore progetto.  
[continua]

mercoledì 25 dicembre 2013

"Caro Babbo Natale ...". Una lettera da Alesso ... e dintorni

Caro Babbo Natale, anche quest'anno ti arriva da letterina da A&D.
A quest'ora avrai già finito il giro  nelle case, il grosso lavoro di scaricare i doni dalla renna sarà  completato per cui potrai, prima di ripartire per il Grande nord, dedicare anche un attimo di attenzione alla Valle del Lago.
Ti blocco subito, non dire "Vuâtis il regâl lu vês zà vût, contentaitsi che no us doplèin la centrâl".  Sono già in tanti  a dire  che questo regalo è opera loro, quindi tu, per favore, porta qualche altro dono speciale.
Potrebbe essere utile un grande e lungo tavolo, dove far sedere vicino gli amministratori regionali, gli amministratori locali, i comitati, i vertici di edipowersiotautostradeanas, tutti a confrontarsi sulla strada migliore per assicurare  un bel futuro al Lago;
- sarebbe gradita sulla Val del Lago una spruzzata di "Spirith 74", il profumo che - dicono - fa miracoli, facendo mettere  assieme idee, progettualità ed operatività;
- come chiesto l'anno scorso, sarebbe anche bello che "ognuno potesse confrontarsi con l'altro, senza inimicizie preconcette, per trovare occasioni d'incontro": questa è una richiesta evergreen.
Grazie dell'attenzione, caro Babbo Natale.
In fiduciosa attesa
Tuo A&D



Naturalmente, un grandissimo augurio vada a tutti i lettori del Blog che, se vogliono, possono anche loro mandare qui una letterina di quel che desiderano, o s'aspettano, per la Val del Lago.

martedì 24 dicembre 2013

La cura migliore per un Lago malato (II)

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Dino Rabassi, anch'essa ispirata al commento di Anna pubblicato qualche giorno addietro.  Vengono ripresi e approfonditi i concetti espressi ieri da F. Barazzutti sul medesimo tema.
Sia consentita una piccola considerazione: non è che si rischi di "dare addosso" a chi offre spunti di discussione evitando invece di porre l'accento su quelli che sono i veri problemi, e cioè non le parole "dette" bensì le parole "non dette"?  Non sarebbe il caso di preoccuparsi di più per i silenzi che stanno accompagnando questo periodo seguito alla "rinuncia di Edipower", che dovrebbe essere caratterizzato invece da un ribollire di proposte e dibattiti sul futuro del Lago?  In questa "calma piatta"  la proposta della petizione, lanciata da Remo e sorretta tecnicamente dal Blog, è risultata una delle poche dissonanze positive. Ma c'è il rischio che, nonostante abbia superato le 600 adesioni, essa cominci ad annaspare. E non certo per i dubbi espressi da Anna.... (A&D)
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Arsenico e vecchi merletti

Non volevo entrare nel merito della nota inviata dalla Sig.a Anna a proposito della raccolta di firme sulla petizione alla Regione per una legge a salvaguardia del lago di Cavazzo, promossa in primis da Brunetti, dai Comitati, oltre che dal Blog Alesso e Dintorni che ne sostiene il lavoro derivante.
Leggendo poi la risposta alla Sig.a Anna data da Barazzutti, ho ritenuto di inviare un’ulteriore precisazione con questo articolo il cui titolo racchiude in sé la sostanza del contenuto: e mi spiego.
In primis, pur non volendo entrare nel merito delle capacità affabulatrici della Sig.a Anna in fatto di politica, bisogna pur rilevare che, nelle sue quattro righe, ha condensato un ragionamento alquanto sottile e ben indirizzato proprio da un punto di vista politico: non saprei come altrimenti valutarlo.
Orbene, al di la delle innumerevoli riunioni pubbliche, degli articoli, delle tesi dimostrate dalla studio dell’ing. FRANZIL sia sullo sfruttamento attuale del lago che sulle modalità di un suo recupero ambientale, bisogna sottolineare anche che, egli, varie volte ha quantificato la spesa di massima relativa al costo delle opere necessarie ad un suo eventuale salvataggio.
Non essendo compito dei Comitati, tanto meno dei cittadini, ma della politica quantificare questi costi che non sono solo materiali, rilevato che comunque tecnicamente il lago può essere benissimo recuperato al suo stato naturale, la palla per forza deve passare a loro.
Nel ricordare inoltre che le “terre dei fuochi” nel casertano, presentano ben più gravi e costosissime problematiche relative ai lavori per il loro risanamento: (vagonate di miliardi su cui, statene certi, la malavita saprà metterci le mani), tutti si sono espressi per un loro recupero non ponendosi nemmeno il dubbio sulla reversibilità di questa molto ben più grave situazione.
Non riesco quindi a capire quale problema si ponga la Sig.a Anna tutta impegnata a discettare sui costi, sui naturalisti che oggi definiscono il lago un bacino più o meno artificiale e su cosa ne pensano i lettori su questi dati.
La verità cara Sig.a è una sola:
1 - Il recupero del lago è perfettamente fattibile grazie alla tecnologia di cui oggi disponiamo.
2 - I costi conseguenti sono estremamente sostenibili: (soprattutto se posti, anche in minima parte,
a carico di chi ha prodotto il danno e continua a trarne vantaggio).
3 - Il ritorno economico, per tutti, sarebbe assicurato.
Vede Sig.a Anna, nelle premesse ho detto che il titolo di questo mio articolo, che ci ricorda la commedia di Joseph Kesserling ove alcuni componenti di una famiglia rispettabilissima uccidono gli altri offrendo liquore di sambuco all’arsenico solo per farli morire dolcemente, racchiude in sé la sua sostanza.
Questa sostanza è frutto di un ragionamento dettato anche da un’età non più giovanissima che mi permette di tornare indietro nel tempo, allorquando “l’arsenico” sparso da un pensiero fatalista del tipo: “ma tant a fasin ce che vulin” anziché, “guadagnin il pui possibil domandant i dams” e tuttora largamente presente in zona, nascondeva i “merletti” di quanti pur rispettabilissimi, approfittando della bonarietà della gente, non spiegava loro che la perdita del territorio, significava anche la loro rovina futura non avendo più la base cui poggiare qualsiasi cosa: in primis la casa svalutata se posta in un contesto, o “location” detta all’inglese, depredato..
Recuperiamo quindi la saggezza di un tempo non per dare la dolce morte ai nostri paesi, bensì i mezzi affinché esso possa riaversi e vivere a lungo per accogliere anche i nostri figli.
Detto ciò, a tutti i miei migliori auguri di Buon Natale!!!!!!!!!!

Per il Comitato a difesa e sviluppo del Lago

Dino RABASSI (già Sindaco di Trasaghis)  


lunedì 23 dicembre 2013

La cura migliore per un Lago malato

In tanti avranno notato che gli articoli del Blog vengono ripresi e rilanciati anche sulla pagina facebook di "Alesso e Dintorni web", per far circolare maggiormente informazioni e spunti di discussione. Anche su  facebook, in queste settimane, si inseguono i richiami e gli inviti a sottoscrivere la petizione online  (http://chn.ge/1902Tqh) per chiedere una legge speciale per il Lago di Cavazzo/Tre Comuni.
E proprio su facebook, qualche giorno fa, interveniva la signora Anna, sostenendo, a proposito della petizione che "Mi sono letta articoli e petizione, sai che non mi piace 'buttarla lì' (e questo dimostra la mia assoluta incapacità di affabulatrice politica). Potevo mettere un siiiii e un mi piace ma non sono così. Manca alla petizione: un'idea dei costi per l'opera proposta e una riflessione sulla reversibilità della situazione. Molti naturalisti considerano il Lago un invaso artificiale o semi-artificiale. Che ne pensiate? ".
Il blogger ha ripreso l'intervento della signora  (che, sulla sua pagina personale, si firma con nome e cognome) e lo ha riproposto anche sul blog, riportando solo l'iniziale del cognome, per offrire uno spunto di discussione ai lettori del blog che, abitualmente, non seguono fb.
Alla signora Anna ha già risposto, qualche giorno fa, Remo Brunetti. Ora anche Franceschino Barazzutti interviene con un commento che, essendo piuttosto articolato, viene proposto qui sotto in forma di articolo. Come già detto, risultano quindi fuori luogo le osservazioni relative all'anonimato.
Ci si augura che la signora Anna stessa e anche altri lettori intervengano nella discussione per individuare "la cura migliore per un Lago malato". (A&D)
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Egregia Signora Anna Z. Grazie per aver letto gli articoli e la petizione, come Lei scrive. Non sia così modesta da dichiarare la Sua "assoluta incapacità di affabulatrice politica" poichè, ove così fosse, farebbe bene a tenersi ben lontana dalle competizioni elettorali. Vengo ai due punti da Lei sollevati:la mancanza nella petizione dei "costi per la proposta opera" di rinaturalizzazione del lago e di una "riflessione sulla reversibilità della situazione". Tralascio i suoi naturalisti-liquidatori del lago, che gradirei conoscere di persona, per invitarli alla prossima assemblea pubblica che i Comitati organizzeranno sul tema "lago di Cavazzo".
Da persona intelligente qual'è, comprende benissimo che lo scopo della petizione è quello di ottenere, in questa primissima fase dopo il ritiro del progetto di pompaggio, attraverso un disposto legislativo la collocazione del lago all'attenzione ed interesse della Regione al di là delle soluzioni progettuali finali - e costi relativi - che verranno adottate. L'ing. Franzil ne ha avanzata una, ben vengano anche altre. Non Le sembra di pretendere troppo da Comitati spontanei che non hanno i mezzi per produrre una progettazione con relativo preventivo? E inoltre, mentre chiede i costi dell'opera proposta, stranamente non si chiede
invece quale sarebbe il valore perso del lago ridotto a palude tra 110 anni, come chiaramente e scientificamente dimostrato sia dall'ing. Garzon incaricato dai Comuni, BIM e Comunità Montane, sia dall'ing. Franzil dei Comitati. Le consiglio di accedere al sito "peraltrestrade" dove troverà lo studio completo dell'ing. Franzil "Lago,Energia, Ambiente",(pregandoLa di leggerlo), il bollettino "Il punto" di dicembre 2012 e "La mont, mari dal mont". Pubblicazioni, assieme alla perizia dell'ing. Garzon, consegnate a suo tempo a tutti i partiti politici, compreso il PD, i cui dirigenti dovrebbero aver ben acquisito il "tema lago", a meno che non insistano nel guardare da un'altra parte; motivo in più per lanciare la petizione ed altre iniziative che seguiranno, perchè i Comitati non mollano, convinti di essere nel giusto..
Circa la reversibilità della situazione del lago e le affermazioni dei Suoi naturalisti Le dico che sì, il lago è ferito e sofferente, ma non moribondo. Pertanto, dica ai suoi "naturalisti" che anche in guerra i feriti non si ammazzano, ma si curano!!! A ciò provvede la Croce Rossa, nel caso del lago di Cavazzo o dei Tre Comuni doverosamente provvedano la Regione e lo Stato, che hanno permesso lo scarico della centrale nel lago, nonchè l'Enel, Edipower, Siot ed Autostrade che hanno guadagnato a spese del lago e della sua valle.
Gentile Signora Anna Z., in conclusione sarei insincero se non Le dicessi che dalla lettura della Sua inserzione su questo blog di aver avuto la sensazione che l'autrice non fosse proprio priva di capacità affubalatorie politiche.
Con i migliori Auguri di Buon Natale e di un Felice Anno Nuovo!
Cordialmente
Mi firmo, sempre, non apprezzando l'anonimato:
Franceschino Barazzutti, già sindaco di Cavazzo Carnico 


domenica 22 dicembre 2013

Par chei dal '74, tanto di cappello (fiorito, ovviamente)

"Aspettando i coscritti" è stato un successo. Un'idea ritenuta da tanti azzardata, per qualcuno irrealizzabile è stata messa in pratica ed è risultata, alla fine, vincente.
Un plauso, quindi, a chi la festa l'ha ideata e  ai tanti che vi hanno collaborato. 


E' stata una piacevolissima sorpresa che la gente  ha apprezzato, nei suoi diversi momenti: andando a cercare volti noti tra le foto dei coscritti in mostra, girando tra le bancarelle e gli ospiti in costume, seguendo lo straordinario successo della "torta del coscritto".

Di fronte all'idea e al risultato della proposta, a "chei dal '74" bisogna fare proprio tanto di cappello (che sia, ovviamente, un cappello fiorito da coscritto). Brâfs!!
(A&D)


(Foto scattate da diversi partecipanti alla festa e pubblicate su facebook)

sabato 21 dicembre 2013

Pavees e colibrì, accordi e sgarbi. E Bordano?

Ricordate Vittorio Sgarbi a Bordano a inaugurare la Casa delle Farfalle?
Ricordate quando, nel 2011,  pareva certo che i colibrì di Miramare venissero trasferiti alla casa delle farfalle di Bordano?
Bene: shakerate tutti i ricordi, mescolateli bene e arriverete alla realtà contemporanea. C'entra Sgarbi, c'entrano i colibrì. Bordano … s'è perso, come l'Andrea della canzone di De Andrè.


Domenica 22 dicembre alle 11.30 si terrà al centro commerciale Città Fiera di Martignacco la cerimonia di insediamento di Vittorio Sgarbi quale nuovo presidente dell’istituzione scientifica Centro colibrì di Margherita Hack (che ne fu la fondatrice assieme a Sgarbi e Antonio Maria Bardelli), con il conseguente taglio del nastro del Centro di ricerca stesso. La cerimonia si svilupperà su due momenti: quello istituzionale alle 11.30 nella sala del cinema del Città Fiera (secondo piano) e quello inaugurale intorno alle 14 all’ingresso del Centro (piano interrato) con il taglio del nastro e la visita guidata al centro di ricerca, con 900 mq. di laboratori per lo studio e la salvaguardia dei colibrì.
(http://www.friulionline.com/in-friuli/2013/12/sgarbi-aiuto-dei-colibri/ )

                                            invito 22 dicembre

venerdì 20 dicembre 2013

Preparait las mudandinas! Anche quest'estate si potrà fare il bagno nel Lago

Dalla Regione, l'assessore Telesca fa sapere che, sulla base delle rilevazioni dell'Arpa,  il Lago rientra tra le zone ritenute balneabili nella prossima estate. Sot Nadâl .... a jè une biele gnove!
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(AGENPARL) - Trieste, 20 dic - Con una delibera proposta dall'assessore alla salute, Maria Sandra Telesca, la Giunta regionale, preso atto delle analisi effettuate dall'Agenzia per la protezione dell'Ambiente - Arpa, ha individuato e classificato le acque destinate alla balneazione per la stagione balneare 2014. Come si evince in un dettagliato elenco allegato alle deliberazione, la qualità delle acque risulta quasi ovunque pressoché eccellente, sia lungo l'arco costiero, da Muggia a Lignano, che in acque interne, quali alcune località dei laghi di Cavazzo e Sauris, dei fiumi Natisone e Tagliamento, del torrente Meduna. Sono state definite di qualità 'scarsa' solo le acque di Marina Julia, del Lido di Staranzano e, tra le interne, del torrente Arzino. Per esse dovranno essere adottate opportune misure di gestione. Tutte le acque superficiali non presenti nell'elenco predisposto dalla direzione salute della Regione devono intendersi non destinate alla balneazione.

(http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20131220-fvg-telesca-individuate-e-classificate-acque-balneazione-stagione-2014)


giovedì 19 dicembre 2013

Trasaghis, l'ironia come unica arma. "Fasan di porcelane" cercasi

"Sul territorio del Comune di Trasaghis è stato sorpreso un cacciatore in appostamento con il fucile carico a soli 30 metri dall’autostrada, a Buja un altro soggetto esercitava l’attività venatoria a meno di 50 metri da una strada asfaltata di pubblico transito e a Majano è stata invece sanzionata una persona che esercitava la caccia a 55 metri da un immobile invece dei 100 prescritti".
Così il Messaggero Veneto del 18 dicembre.

E oggi, in copertina, la popolare rubrica dei "Cjastrons" richiama con ironia l'episodio:

A Buie, Trasaghis e Maian i cjaçadôrs a van a sbarâ masse dongje dai paîs. Denunziât un Golden Retriever tornât dal paron cuntun fasan di porcelane in bocje.




mercoledì 18 dicembre 2013

Centralina sul Palar: un grido d'allarme anche da Gemona

L'ultimo numero della rivista gemonese "Pense e Maravee" dedica una pagina intera alla  discussione in atto sulla richiesta di realizzazione di una centralina sul Palar. E' un argomento su cui, nelle scorse settimane, si è discusso parecchio, proprio a partire da questo Blog.
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Una centralina idroelettrica rischia di “asciugare” il tratto  balneabile del torrente. Appena conclusa positivamente la vicenda  Edipower, nella Val del Lago si apre un altro fronte sulle acque. 

Addio Palâr Beach?

Recentemente il BUR (Bollettino Ufficiale della Regione) ha pubblicato la richiesta di derivazione del Palâr per uso idroelettrico da parte della Eisackerk srl, una Società di Bolzano! La stessa prevede di derivare l’acqua del torrente in sponda sinistra, alla quota m. 330, nella misura di massimi 1.200 l/s (litri al secondo), minimi 50 l/s e medi 400 l/s, atti a produrre, con un salto indicato in m. 125, una potenza nominale media di kw. 490,19, con restituzione dell’acqua derivata, alla quota di m. 204 s.l.m. in sponda sinistra del corso d’acqua. 
Per capirci, la captazione verrebbe effettuata appena a valle della confluenza del Rio Sivil (quello della cascata) col Palâr (Poz di Sgarfos) e il rilascio delle acque avverrebbe circa all’altezza del “ Gorc di Spiron “, cioè l’ultima buca a monte del ponte. Poi il Palâr sprofonda nelle ghiaie e va ad alimentare la falda freatica. E’ una richiesta inaccettabile, ambientalmente ma anche turisticamente parlando, da rispedire al mittente, in quanto è un’opera invasiva, che rischia di cancellare l’ultimo tratto del torrente, quello fra le tre briglie, ormai frequentatissimo nel periodo estivo. 
Un torrente che fra l’altro, da molti anni viene ripopolato con materiale salmonicolo di pregio (trota fario e marmorata) proveniente dagli impianti dell’Ente Tutela Pesca del FVG,  grazie anche all’azione volontaria e appassionata di un gruppo di pescatori locali della A.P.S. “Val del Lago “. 
Un corso d’acqua inoltre che ospita ancora una interessante  popolazione astacicola, recentemente rimpolpata da immissioni, nell’ambito del Progetto Europeo Life Rarity. Si tratta di un progetto finalizzato alla eradicazione del Gambero Rosso della Luisiana (qui per fortuna non presente) nonchè alla conservazione, reintroduzione e tutela del Gambero autoctono (Austropotamobius Pallipes Italicus). La centralina quindi, se realizzata, renderebbe inutili questi sforzi di conservazione e tutela, poiché nei periodi siccitosi, come si desume dai dati progettuali, ridurrebbe al lumicino la portata del torrente a valle della sua captazione. 
Già in occasione della vittoriosa contestazione del Progetto Edipower, che prevedeva il potenziamento della centrale di Somplago e il pompaggio dell’acqua nel bacino a monte con conseguenti notevoli oscillazioni del livello del Lago di  Cavazzo, i Comitati dissero a chiare lettere che la nostra Regione era diventata terra di conquista per Ditte esterne. 
A noi i danni e a loro gli utili! D’altronde in mancanza di un Piano regionale che individui chiaramente dove sia possibile ubicare ulteriori impianti idroelettrici, saremo sempre in emergenza, costretti a rincorrere e contrastare continuamente la predazione del nostro territorio. Anche la vicenda legata all’approvazione del nuovo calcolo del Minimo Deflusso Vitale (MDV) è eclatante. Il MDV è la quantità minima di acqua che deve essere lasciata nei
fiumi da chi effettua prelievi, in quanto indispensabile alla vita dell’ittiofauna e dell’intero ecosistema fluviale. 
Una innovativa modalità di calcolo del MDV, introdotta dal recente Piano di Tutela delle Acque elaborato dalla Regione FVG, è stata sospesa dalla precedente Amministrazione regionale che ha scelto la meno efficace formula del passato. E’ buona notizia di questi giorni che il Consiglio regionale, anche alla luce di recenti studi e esperienze, ha ripreso in esame la materia del MDV, ripristinando l’innovativa norma sospesa.
In ogni caso, però, non siamo ancora arrivati a coniugare finalmente un uso sostenibile e plurimo della  risorsa acqua con le necessità economiche. 
Infine, in attesa che gli Amministratori locali esprimano posizioni chiare in merito, si registra la presa di posizione del Sindaco di Trasaghis, Augusto Picco, che si è dichiarato fermamente contrario all’opera sul rio Palâr, in nome della valenza ambientale del torrente. Vigileremo comunque attentamente sul prosieguo dell’iter burocratico, tenendo informata l’opinione pubblica.

Claudio Polano

foto Angelo Stefanutti di Dales
Pense e Maravee  n. 92, dicembre 2013
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martedì 17 dicembre 2013

Val del Lago sul Web. Una salita al Brancot per la "via normale"

Il Blog di escursioni alpinistiche "Via normale", di  Flavio Molinaro (http://flaviomolinaro.blogspot.it/) dedica uno degli ultimi post alla descrizione di un'escursione al monte Brancot, corredata da delle foto molto belle. Com'è tradizione di "Alesso e Dintorni" è un "rilancio" che si fa volentieri, con la segnalazione di una interessante pagina web che descrive le bellezze del nostro territorio.
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MONTE BRANCOT

Sabato 14 dicembre 2013

La nebbia avvolge la Bassa e bisogna farsi forza per vincere la pigrizia ma quello che ci aspetta 
è un cielo  azzurro e inversione termica. Fino ad Udine Sud il mondo è grigio e le nostre certezze 
vacillano, poi le aspettative non vengono deluse. A Braulins è "Primavera". Il sentiero 837 inizia 
a gradoni e quando rimpiana segnala la deviazione per la Chiesetta di S.Michele dei Pagani. 
Andiamo a vederla adesso perché al ritorno non ripasseremo di qui. Piccola e d'impatto con 
il suo colore netto è collocata in un luogo veramente particolare  e  di una certa atmosfera. 
Riprendiamo il sentiero, la boscaglia  lascia solo intravedere il panorama mentre la pendenza 
comincia pian piano ad accentuarsi. Si attraversano boschetti di essenza varie, poi la pendenza 
si irrobustisce, superiamo il bivio per Casera Fontana e si continua a salire. Poco più di 800 
metri di dislivello, riprendiamo fiato alla "Forchia" e poi l'ultimo strappo. Adesso, finalmente 
nessun ostacolo tra noi ed il panorama. Il vento  leggero  della cima lo sentiamo solo dopo 
aver smaltito il calore della salita e questo è il segno di prendere la via del ritorno. 
Lungo il percorso Marisa colleziona rametti di pungitopo carichi di bacche rosse, prendiamo 
la deviazione per Casera Fontana, superiamo un salto roccioso  con  caratteristici gradini 
e poi comodamente, mentre il bosco si scurisce regalandoci prospettive ancora nella luce, 
ritorniamo al punto di partenza. E' strano con quanta velocità, quasi inaspettatamente, 
si passi  all'imbrunire. Nell'aria tersa,  una bella luna illumina il mondo.