"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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martedì 24 dicembre 2013

La cura migliore per un Lago malato (II)

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Dino Rabassi, anch'essa ispirata al commento di Anna pubblicato qualche giorno addietro.  Vengono ripresi e approfonditi i concetti espressi ieri da F. Barazzutti sul medesimo tema.
Sia consentita una piccola considerazione: non è che si rischi di "dare addosso" a chi offre spunti di discussione evitando invece di porre l'accento su quelli che sono i veri problemi, e cioè non le parole "dette" bensì le parole "non dette"?  Non sarebbe il caso di preoccuparsi di più per i silenzi che stanno accompagnando questo periodo seguito alla "rinuncia di Edipower", che dovrebbe essere caratterizzato invece da un ribollire di proposte e dibattiti sul futuro del Lago?  In questa "calma piatta"  la proposta della petizione, lanciata da Remo e sorretta tecnicamente dal Blog, è risultata una delle poche dissonanze positive. Ma c'è il rischio che, nonostante abbia superato le 600 adesioni, essa cominci ad annaspare. E non certo per i dubbi espressi da Anna.... (A&D)
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Arsenico e vecchi merletti

Non volevo entrare nel merito della nota inviata dalla Sig.a Anna a proposito della raccolta di firme sulla petizione alla Regione per una legge a salvaguardia del lago di Cavazzo, promossa in primis da Brunetti, dai Comitati, oltre che dal Blog Alesso e Dintorni che ne sostiene il lavoro derivante.
Leggendo poi la risposta alla Sig.a Anna data da Barazzutti, ho ritenuto di inviare un’ulteriore precisazione con questo articolo il cui titolo racchiude in sé la sostanza del contenuto: e mi spiego.
In primis, pur non volendo entrare nel merito delle capacità affabulatrici della Sig.a Anna in fatto di politica, bisogna pur rilevare che, nelle sue quattro righe, ha condensato un ragionamento alquanto sottile e ben indirizzato proprio da un punto di vista politico: non saprei come altrimenti valutarlo.
Orbene, al di la delle innumerevoli riunioni pubbliche, degli articoli, delle tesi dimostrate dalla studio dell’ing. FRANZIL sia sullo sfruttamento attuale del lago che sulle modalità di un suo recupero ambientale, bisogna sottolineare anche che, egli, varie volte ha quantificato la spesa di massima relativa al costo delle opere necessarie ad un suo eventuale salvataggio.
Non essendo compito dei Comitati, tanto meno dei cittadini, ma della politica quantificare questi costi che non sono solo materiali, rilevato che comunque tecnicamente il lago può essere benissimo recuperato al suo stato naturale, la palla per forza deve passare a loro.
Nel ricordare inoltre che le “terre dei fuochi” nel casertano, presentano ben più gravi e costosissime problematiche relative ai lavori per il loro risanamento: (vagonate di miliardi su cui, statene certi, la malavita saprà metterci le mani), tutti si sono espressi per un loro recupero non ponendosi nemmeno il dubbio sulla reversibilità di questa molto ben più grave situazione.
Non riesco quindi a capire quale problema si ponga la Sig.a Anna tutta impegnata a discettare sui costi, sui naturalisti che oggi definiscono il lago un bacino più o meno artificiale e su cosa ne pensano i lettori su questi dati.
La verità cara Sig.a è una sola:
1 - Il recupero del lago è perfettamente fattibile grazie alla tecnologia di cui oggi disponiamo.
2 - I costi conseguenti sono estremamente sostenibili: (soprattutto se posti, anche in minima parte,
a carico di chi ha prodotto il danno e continua a trarne vantaggio).
3 - Il ritorno economico, per tutti, sarebbe assicurato.
Vede Sig.a Anna, nelle premesse ho detto che il titolo di questo mio articolo, che ci ricorda la commedia di Joseph Kesserling ove alcuni componenti di una famiglia rispettabilissima uccidono gli altri offrendo liquore di sambuco all’arsenico solo per farli morire dolcemente, racchiude in sé la sua sostanza.
Questa sostanza è frutto di un ragionamento dettato anche da un’età non più giovanissima che mi permette di tornare indietro nel tempo, allorquando “l’arsenico” sparso da un pensiero fatalista del tipo: “ma tant a fasin ce che vulin” anziché, “guadagnin il pui possibil domandant i dams” e tuttora largamente presente in zona, nascondeva i “merletti” di quanti pur rispettabilissimi, approfittando della bonarietà della gente, non spiegava loro che la perdita del territorio, significava anche la loro rovina futura non avendo più la base cui poggiare qualsiasi cosa: in primis la casa svalutata se posta in un contesto, o “location” detta all’inglese, depredato..
Recuperiamo quindi la saggezza di un tempo non per dare la dolce morte ai nostri paesi, bensì i mezzi affinché esso possa riaversi e vivere a lungo per accogliere anche i nostri figli.
Detto ciò, a tutti i miei migliori auguri di Buon Natale!!!!!!!!!!

Per il Comitato a difesa e sviluppo del Lago

Dino RABASSI (già Sindaco di Trasaghis)  


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