"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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venerdì 27 dicembre 2013

Lago. Com'era, com'è, come potrà essere (II)


Seconda parte dell’articolo di Franceschino Barazzutti “Il lago di Cavazzo...tra 110 anni sarà interrato: salviamolo” pubblicato sul n. 19 di “Tiere furlane”.
L'intero numero della rivista è scaricabile all'indirizzo:
http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/economia-imprese/agricoltura-foreste/tiere-furlane/allegati/TF19.pdf  


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Il sistema idroelettrico del Tagliamento

Questo sistema, di cui il lago di Cavazzo è il terminale, si articola nella centrale di Somplago, nella centrale di Plan dal Sac in comune di Ampezzo, nella diga sul torrente Lumiei in località Maina di Sauris e relativo invaso di 73 milioni di metri cubi, nella diga sull’Ambiesta in comune di Verzegnis e relativo invaso di 3,8 milioni di metri cubi, nello sbarramento del fiume Tagliamento in località Caprizi in comune di Socchieve, nello sbarramento del torrente Degano immediatamente a valle della cartiera di Ovaro, nonché in 31 captazioni sui corsi d’acqua affluenti del Tagliamento, del Degano e del Lumiei (per una introduzione all’argomento si può vedere Tiere furlane n. 6, 2010, pagg. 89-98).
All’invaso del Lumiei, che alimenta con condotta forzata in galleria di 4,1 km e un salto di 480 metri la centrale di Plan dal Sac, pervengono con percorso interamente in galleria le acque del Tagliamento immediatamente a valle della sua sorgente, dei suoi primissimi affluenti di destra, degli affluenti di sinistra sino al torrente Auza compreso ed inoltre, sempre in galleria, gli affluenti di Lumiei, Veltri e Novarza.
All’invaso dell’Ambiesta, che carica la centrale di Somplago con una galleria di 8,5 km ed un salto di 280 metri, confluiscono, attraverso un sistema di lunghe gallerie e di ponti-canale, le acque dello scarico della centrale di Plan dal Sac, dello sbarramento di Caprizi, di tutti gli affluenti di destra del Tagliamento a valle dello stesso sbarramento, dello sbarramento di Ovaro, di tutti  gli affluenti di destra e di sinistra del Degano a valle dello stesso sbarramento, nonché della Vinadia.
A proposito delle 31 captazioni va detto che le loro opere sono state eseguite con griglia di cattura a tutto alveo per prelevare l’intera portata. Del “deflusso minimo vitale” previsto dalla legge non vi è  traccia. Attualmente tale deflusso, sperimentale, viene rilasciato solo dallo sbarramento di Caprizi per circa 400 litri al secondo, da quello di Ovaro per circa 700 litri al secondo e dalla presa sul Vinadia una portata che giunge solo all’imbocco della forra omonima.
Non occorre scendere in dettagli per comprendere quale enorme sconquasso idrogeologico del territorio abbia provocato tale sistema idroelettrico.
Questo sistema è figlio della perversa concezione degli uomini della SADE, e dei loro referenti istituzionali, secondo la quale l’acqua = kwh = denaro e null’altro.
Tale concezione, che ha prodotto il disastro del Vajont, grava tutt’oggi - pesante eredità – sulla Carnia e riteniamo non sia più tollerabile.
Questo sistema va rivisto perché è un brutto dinosauro preistorico che sfrutta le nostre risorse idriche e porta altrove l’energia elettrica ed i lauti profitti che origina.

Il progetto di pompaggio

Come se tutto questo sconquasso non bastasse, Edipower spa, concessionaria del sistema idroelet-
trico del Tagliamento e di diversi altri nella nostra regione, intendeva realizzare un progetto che  prevedeva lo scavo di una nuova galleria di 8,5 km tra la centrale di Somplago ed il bacino dell’Ambiesta, e l’installazione di due nuove turbine reversibili nella centrale di Somplago. Queste, durante la notte, avrebbero pompato al superiore bacino dell’Ambiesta l’acqua accumulata di giorno nel lago di Cavazzo per farla ricadere nel giorno successivo sulle 5 turbine (3 normali + 2 reversibili), scaricando nel lago ben 111 metri cubi al secondo rispetto agli attuali 66 metri cubi al secondo, con conseguente notevole oscillazione del livello del lago e del bacino di Verzegnis.
Recentemente, di tale progetto, che avrebbe segnato la morte del lago di Cavazzo, Edipower ha chiesto ufficialmente l’archiviazione alla Regione. Ciò per le mutate condizioni del mercato energetico, ma anche per la tenace opposizione dei comitati popolari della “Valle del Lago”.
Il merito dei comitati è stato ben evidenziato dal direttore del settimanale della Curia udinese La Vita Cattolica (giovedì 18  luglio 2013) con un articolo dal titolo Davide e Golia sul lago  di Cavazzo in cui scriveva “Che  c’entrano i Comitati in tutto questo? Se la loro azione pervicace  e fastidiosa di contrasto ad Edipower non ci fosse stata forse il progetto sarebbe già realizzato,  compiendo lo scempio prima che ci si accorgesse della sua inutilità.
Ai comitati va il merito di averci ricordato che ‘l’acqua non corre mai in salita’ e che, semmai ce ne
fosse la convenienza, essa sarebbe del tutto passeggera”.

L’apporto di fango della centrale interrerà il lago in 110 anni

Lo scontro sul progetto di pompaggio tra i comitati da un lato ed Edipower coi Comuni rivieraschi favorevoli al progetto dall’altro lato, ha portato in evidenza una serie di criticità quali l’oscillazione del livello del lago, l’erosione delle sponde, il rimescolamento continuo e l’ulteriore raffreddamento delle sue acque, ma anche il notevole apporto e conseguente deposito di fango proveniente dallo scarico della centrale. Il problema era noto, ma era rimasto “dormiente”, forse perché il notevole strato di materiale solido depositato sul fondale del lago è nascosto alla vista e solo in passato si era osservato come il canneto nella parte meridionale del bacino continuasse ad avanzare.
L’apporto di fango dallo scarico della centrale è stato esaminato dall’ing. Franco Garzon, incaricato dai Comuni rivieraschi, dal Consorzio BIM e dalle Comunità montane di redigere una Perizia di valutazione del progetto Edipower.
. In tale perizia al capitolo 5.3.3 Tempo previsto per l’interrimento completo dei laghi l’ing. Garzon scrive: “Quindi, considerando la situazione attuale con gli impianti esistenti, si avrà che:
il lago di Cavazzo presumibilmente tra 110 anni sarà riempito;
il lago di Verzegnis (Ambiesta), invece, si riempirà di sedimenti in circa 140 anni”.
Ed inoltre: “... considerando la situazione col potenziamento dell’impianto in progetto, si avrà:
il lago di Cavazzo presumibilmente tra 100 anni sarà riempito;
  il lago di Verzegnis (Ambiesta), invece, si riempirà di sedimenti in circa 300 anni”.
Anche l’ing. Dino Franzil dei comitati, nel suo studio Lago, energia, ambiente al capitolo secondo,
Fango e vita dei laghi, esamina ampiamente questo argomento nelle pagine 23-41, dimostrando
che, con l’attuale funzionamento, il lago di Cavazzo sarà riempito in 107 anni ed il bacino dell’Ambiesta in 126 anni.
Quindi, anno più anno meno, i tempi d’interrimento coincidono! E sono drammaticamente vicini! Del resto la recente operazione di (mal) sfangamento del bacino del Lumiei (Sauris) ha dimostrato l’enorme quantità (e qualità!) di fango ivi depositato, ed è nota l’altrettanto enorme quantità depositata nel bacino dell’Ambiesta (Verzegnis), mentre quella depositata nel lago  di Cavazzo è certamente maggiore in quanto ricettore terminale e non svuotabile.
Il fango investe la politica, le istituzioni, i cittadini.
Di fronte alla dimostrata breve durata di vita del lago di Cavazzo  le istituzioni e la politica a tutti i
livelli non possono far finta di non vedere, di non sapere. Devono farsi responsabilmente carico del problema. Devono dire chiaramente se intendono lasciare morire il lago o se lo vogliono salvare e valorizzare.
Poiché la scelta di lasciarlo morire non sarebbe tollerata dalla gente, bisogna che inizino a pensare quali iniziative prendere e mettere in campo per salvare e valorizzare il più grande lago della regione, prendendo esempio da come la vicina Carinzia abbia cura dei propri laghi. Iniziative che non dovranno essere calate dall’alto, decise nel chiuso di certe stanze, ma ragionate e concordate con la popolazione ed i Comuni della Valle del Lago.
Parimenti, è necessario che i cittadini non siano indifferenti di fronte alla scomparsa del più grande lago della regione in circa 110 anni, poiché è loro dovere consegnarlo bello e sano alle future generazioni.
[continua]

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