"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

domenica 30 aprile 2017

Bombe nel lago: non c'è (ovviamente) pericolo

Il Messaggero Veneto di ieri ha pubblicato un articolo con una dichiarazione  rassicurante del sindaco di Trasaghis a proposito della "non incidenza" per la stagione turistica della presenza di ordigni bellici sul fondo del lago .
L'inesistenza del problema dovrebbe essere confermato anche dalla ricostruzione storica pubblicata ieri sul Blog, quando sono state descritte le peripezie di chi ne ha effettivamente tentato il recupero (per necessità contingenti, non per hobby) e quando si consideri che l'unico incidente mortale verificatosi è successo 70 anni fa, durante rischiose operazioni di disinnesco, non certo  a carico di famigliole intente a  fare il pic nic nel week-end!
Una volta di più è quindi in caso di evitare allarmismi ingiustificati, per di più di fronte a "no-news". (A&D)
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«Bombe nel lago? Non ci sono pericoli»

Il sindaco Augusto Picco rassicura i turisti che frequentano la località
TRASAGHIS. «Non c’è alcun pericolo bombe sul lago dei Tre Comuni, dove chiunque può continuare a venire a farci visita». La scoperta di alcuni ordigni bellici sul fondo del grande lago friulano effettuata in questi giorni dai sommozzatori di Team Explorers di Pordenone, è oggetto di un intervento del sindaco di Trasaghis Augusto Picco, intenzionato a smorzare certi allarmismi che potrebbero vanificare il lavoro di promozione che l’amministrazione comunale sta svolgendo da anni per far conoscere il lago dei Tre Comuni, ormai meta per migliaia di visitatori soprattutto nel periodo estivo: «Stiamo parlando – dice il primo cittadino – di ordigni che si trovano a una certa profondità: non è neppure detto che essi siano tuttora pericolosi, ma sarà cura del Genio guastatori fare le dovute verifiche sulla necessità o meno di farle brillare. Detto questo, il lago è sicuro». Il sindaco ci tiene a fare tutte le dovute precisazioni, anche perché il più grande lago friulano è ogni anno visitato da famiglie e migliaia di stranieri che molto spesso trascorrono anche più di qualche giorno nel camping situato sulla riva ovest. L’impressione che nelle acque del bacino siano stati riversati materiali bellici della seconda guerra mondiale, così come è emersa in questi giorni, non rappresenta certo un bel biglietto da visita per la val del Lago e l’amministrazione di Trasaghis ci tiene a chiarire qualsiasi dubbio: «Non è la prima volta – dice Picco – che sul territorio friulano emergono ordigni bellici, ma il pronto intervento delle forze militari ha permesso di evitare qualsiasi rischio. I sommozzatori, come tutti i visitatori, sono i benvenuti, ma è bene fare attenzione ed evitare messaggi che potrebbero risultare fuorvianti». (p.c.)
(Messaggero Veneto, 29 aprile 2017)
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E i lettori, i frequentatori del Lago, quanti operano nel settore turistico, che ne pensano? Raccontatelo al Blog! 

sabato 29 aprile 2017

Bombe nel Lago: chi le ha buttate, chi ha provato a recuperarle

A proposito del recente rinvenimento di due bombe sul fondo del Lago, una ricostruzione storica che consente di inquadrare i termini del problema:


Bombe nel Lago: ogni epoca ha le sue (e i suoi recuperanti)


Già nell'autunno del 1918, consapevoli dell' imminente esito sfavorevole della guerra, gli austroungarici stanziati nel Gemonese decisero di por fine all'occupazione cercando di liberarsi di parecchio materiale ingombrante, soprattutto esplosivo, facendolo inabissare nel Lago di Cavazzo in alcuni posti precisi (lì da Muela..)  ove si sapeva essere maggiormente profondo il fondale. Una ventina di anni dopo, nella primavera del 1939, in ossequio ai dettami della vigente autarchia, venne avviata una campagna di ricerca per il recupero dei materiali ferrosi depositati nel Lago alla fine della prima guerra mondiale. 
La Stampa, 19-5-1939
Ne parlarono anche i giornali nazionali: Uno spettacolo insolito si è visto in questi giorni sul lago di Cavazzo: due palombari sono scesi in acqua per esplorare 11 fondo. Qualcuno ha pensato a ricuperare questo materiale e l'impresa è stata assunta da una Ditta di Tolmezzo. Questa Ditta, autorizzata al ricupero di materiale residuato di guerra, studiò nel suoi minimi particolari l'impresa, che non è delle più facili. La profondità delle acque del lago, che va fino a 25 metri, venne violata per la prima volta da due esperti palombari chiamati espressamente da Pola (…). Nei primi sondaggi è stato riscontrato che il materiale, in massima parte ferro e metalli diversi, esiste in quantità notevole (1) .
Non è noto se le operazioni di recupero vennero allora proseguite: sicuramente  furono riprese più avanti in situazioni e tempi diversi.
Negli  anni della seconda guerra mondiale, infatti, si giunse anche a recuperare l'esplosivo che gli austroungarici avevano gettato nel lago alla fine della Grande Guerra: l'operazione non era sfuggita ai locali che, più di venticinque anni più tardi, si sarebbero visti costretti dalle circostanze a tentare di effettuare il recupero di parte di questo materiale. Nell'estate del 1944, infatti, alcuni partigiani effettuarono delle immersioni nel lago per cercare di impadronirsi di quell'esplosivo. Un comandante di distaccamento del Battaglione "Matteotti" raccontò di immersioni fatte, senza respiratori, sino alla profondità di 18 metri e oltre, del faticoso recupero dei bossoli e del loro svuotamento per ricavarne l'esplosivo, che venne usato poi per azioni di sabotaggio contro i tedeschi e anche, più prosaicamente, per la confezione di bombe con cui esercitare la pesca nel lago stesso, al fine di procacciarsi pesce per i reparti in montagna: "In località <Daûr la Muela> c'era un punto dove i tedeschi avevano gettato delle bombe, nel 1918. Bisognava scendere sul fondo, almeno a 18 metri, e recuperarle. In seguito si toglieva la polvere da sparo, si caricavano con quella due o tre bossoli e così, poi, nottetempo, si andava a prendere il pesce" (4).
Finita la guerra, nuova immissione: il materiale trovato nei depositi tedeschi, specialmente dal “Recupero” di Osoppo, nel 1945-46 venne trasportato da camion inglesi e americani sulle rive del lago, caricato su speciali barconi e quindi gettato nel lago. Già durante il trasporto, però, alcuni ragazzi tentarono di recuperare parte del materiale, che venne poi utilizzato in svariate maniere:
Sono arrivati tre barconi semoventi, dotati di ruote, e sono andati a stanziarsi dove ora c’è il campeggio [sulla sponda occidentale del lago[; ogni giorno, due volte al giorno, arrivava una colonna di camion guidata da soldati di colore, che marciavano sollevando nugoli di polvere. Quando l’ultimo veicolo della colonna, passando per la piazza, rallentava, i ragazzi del paese ci salivano su e, fuori dall’abitato, in “Santaviela” scagliavano fra i campi di granoturco casse di munizioni, poi scendevano giù dal camion quando il mezzo rallentava al guado del Rio da Cot. Gli autisti non si accorgevano di tuto questo traffico, così la faccenda è andata avanti a lungo. Alla sera, poi, i ragazzi andavano a recuperare il maltolto. Così le cassette di munizioni, svuotate, diventavano indistruttibili cartelle di scuola, con la tela robusta dei nastri di munizioni le donne realizzavano pastoie per le gerle e pedule per sandali e zoccoli poi finiti con legno d’acero da Sisto e Tita di Moscheton”. (2)
I recuperanti
Le ristrettezze del periodo (siamo nel 1946 - 47) portarono diverse persone a tentare, successivamente, il recupero dei materiali bellici gettati nel lago, per la vendita del metallo. Il recupero veniva fatto dai paesani su delle barche, usando una specie di forca con un'asta lunghissima, che giungeva alla profondità di circa 20 metri, profondità alla quale si poteva ancora scorgere ed incocciare il proiettile. I proiettili venivano scaricati e la polvere per la maggior parte gettata in acqua o venduta soprattutto agli uomini della Forestale impegnati nella costruzione di strade in montagna che avevano quindi necessità di esplosivo per far saltare i macigni (5), mentre il materiale ferroso veniva venduto. C'è da aggiungere che in queste operazioni di recupero la fretta, o l'imperizia, causarono anche un incidente mortale e alcuni ferimenti. L'attività fu comunque piuttosto redditizia e tale da raggiungere poi una veste "ufficiale", anche con la costituzione di una specifica cooperativa : "All'inizio ognuno andava per conto proprio a tirar su dal lago l'esplosivo, utilizzando una speciale ancora e dopo provvedendo allo svuotamento della polvere da sparo. Il materiale ferroso veniva ceduto ai tanti straccivendoli itineranti. A volte si riusciva a vendere anche la polvere da sparo”. (5)
Il “salto di qualità” si ebbe quando intervenne una nota ditta produttrice di macchine per il caffè che, evidentemente riconosciuta la qualità del materiale recuperato, provvide a ufficializzare l’attività:
In seguito è comparsa la Ditta Dorio (quella delle macchine per il caffè) che ha assunto regolarmente cinque dipendenti. Una volta alla settimana venivano col camion a portar via il ferro recuperato; si era pagati piuttosto bene, il salario era superiore a quello pagato agli operai dei cantieri" (5).
Immersione dei sub della Operazione Atlantide
Quanto materiale sia stato portato in superficie e quanto effettivamente rimanga sul fondo del lago è difficile dire. Si sa che i subacquei dell'"Operazione Atlantide" che fecero numerose immersioni nel lago nel 1969, raccontarono di aver provveduto al recupero di almeno 800 bombe, individuate frugando il fondo con le mani infilate nel fango: “Andavamo sotto tutti insieme, di notte e senza alcuna luce. Frugavamo il fondo del lago, con le braccia infilate nella melma. Ogni tanto incontravamo un corpo duro, era una bomba. Ne abbiamo recuperate 800” (3).
Ovviamente, esplosivo nel lago ce n’è ancora molto: ne hanno individuato i ricercatori del CNR-Ismar di Bologna che hanno fatto degli scandagli elettronici nel 2015 e, negli scorsi giorni, dei sommozzatori pordenonesi che hanno individuato e fotografato un paio di ordigni.

Pieri Stefanutti

Fonti 

1) Si tenta il recupero in un lago friulano dì materiale militare gettatovi durante la guerra, "La Stampa", 19 maggio 1939

(2)   Zuan Cucchiaro, Finida la vuera: San Scugnî di rangjâsi, B.P.Al. n. 51,  luglio 2008
(3)   Danilo Ferrero, Operazione Atlantide”, “Famiglia cristiana” 7 settembre 1969
(4)   Testimonianza di  Primo Turisini “Crosta” di Alesso
(5)   Testimonianza di Giovanni Turisini "Gnalena" di Alesso

Si parla di questi fatti anche in: Pieri Stefanutti, Un lago … di storia, “Messaggero Veneto” 22 luglio 1993

Una delle bombe individuate recentemente

venerdì 28 aprile 2017

Bombe nel Lago. Che ci fossero, si sapeva. Ora si possono anche vedere

Il sito del Gazzettino ha pubblicato con risalto i risultati di una esplorazione di subacquei nel Lago a documentare la presenza , dal periodo bellico, di bombe sul fondale.

Non era una leggenda: sul fondo del lago spunta deposito di bombe


CAVAZZO CARNICO (Udine) - Dalle profondità del lago di Cavazzo, in Friuli, uno specchio d'acqua amatissimo da chi vive sulle sue sponde e da chi abita nei paesi che coccola con le sue acque ecco una nuova sorpresa: delle bombe adagiate sul fondo.
Le hanno individuate e fotografate i sub del Team Explorers di Pordenone di cui fa parte Alex Marson. Il rinvenimento è di qualche settimana fa e conferma quello che raccontano gli anziani del posto. Si dice, infatti, che questo splendido lago fu utilizzato come una sorta di discarica dopo la guerra: li furono gettate bombe, armi e altro materiale esplodente per bonificare dagli ordigni bellici le case e in generale le aree abitate che sorgono attorno al lago.

Adesso, con l'immersione del Team Explorers di Pordenone, c'è la certezza. Il gruppo di sub, altamente specializzato, ha messo al corrente del ritrovamento le forze dell'ordine, affinché si possa procedere con la bonifica.

I sub non rivelano quale sia il punto esatto del lago dove si sono immersi per una normale esercitazione facendo la scoperta, dettaglio che è stato fornito unicamente alle autorità competenti. C'è da dire, a ogni modo, che per chi vive sulle sponde dello specchio d'acqua, per chi va a fare una gita a piedi sui sentieri o per chi si fa un giro in barca o in pedalò, il lago è sicuro. Gli ordigni, infatti, si trovano a una profondità molto elevata e non sono raggiungibili dai turisti. 
                                                              Paola Treppo


                                 

Per vedere tutte le foto disponibili:
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E anche il "Messaggero Veneto" dà notizia del ritrovamento, precisando che le bombe individuate non sono "un deposito" ma due:

Sul fondo del lago avvistate due bombe

Gli ordigni sono stati individuati pochi giorni fa a Cavazzo Carnico dai ragazzi del Team Explorers
Quattro sub-esploratori hanno avvistato e fotografato due bombe (che molto probabilmente risalgono alla Seconda Guerra Mondiale) adagiate sul fondale del lago di Cavazzo Carnico. È accaduto un paio di settimane fa, quando i ragazzi del Team Explorers di Pordenone hanno fatto un’immersione tutti insieme.
Uno di loro, Alex Marson spiega come è andata: «Le acque del lago non sono molto limpide nel punto che avevamo scelto, ma siamo comunque riusciti a distinguere i contorni degli ordigni, che probabilmente misurano una quarantina di centimetri.
Sono bombe da mortaio che abbiamo visto per puro caso in un’area particolarmente profonda. Ovviamente non le abbiamo toccate e abbiamo già informato la polizia, fornendo agli agenti tutte le coordinate, in modo che nei prossimi giorni sia possibile organizzare le operazioni di recupero.
Da quello che so – precisa lo stesso Marson –, non è certo la prima volta che in questo lago vengono ritrovate bombe. Anni fa era stata la stessa Marina a trovarne alcune. Con me, in immersione, c’erano anche Cristian Tomaello, Jean Pierre Gava e Marcello Leder».


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NOTA: la presenza di bombe sul fondo del Lago è arcinota. Vi sono già state almeno due "campagne di raccolta": una verso il 1946-47, l'altra nel 1969-70. Ma il materiale scaricato deve essere stato davvero considerevole, se continua ad essere individuato... 
Ci sono decine e decine di storie che si sentivano raccontare fino a poco tempo fa. Qualcuno che le ricordi dettagliatamente, vuole raccontarle al Blog?

giovedì 27 aprile 2017

Alesso, RINVIATA la "fiesta da vierta" dal suono ... argentino

La Pro Loco di Alesso aveva in programma per lunedì I maggio, a ora di pranzo, nei locali dell'ex asilo,  la "Fiesta da vierta", con specialità gastronomiche basate sull'asado argentino.

L'associazione informa però che "causa problemi tecnici abbiamo dovuto annullare la 'festa della vierta' di lunedì rinviandola a data da definirsi".


mercoledì 26 aprile 2017

Domenica a Bordano i "superpoteri" degli animali

Nuovo appuntamento speciale alla Casa delle Farfalle Eventi a Udine
I superpoteri degli animali alla Casa delle Farfalle
Nuovo appuntamento speciale alla Casa delle Farfalle Eventi a Udine

I super poteri esistono e ad averli non sono solo gli eroi fantastici dei fumetti, ma anche gli animali.
C’è chi riesce a diventare invisibile, chi possiede una lingua lunga una volta e mezza il suo corpo, chi ha un udito così fine da sentire un suono a chilometri di distanza, chi riesce a rigenerare parti del suo corpo. Domenica 30 aprile, alla Casa delle Farfalle di Bordano, in collaborazione con il Parco Zoo Punta Verde di Lignano, scoprirete quali poteri affascinanti hanno sviluppato differenti specie per adattarsi all’ambiente in cui vivono.
In due diversi momenti della giornata, con il supporto di foto e reperti naturalistici quali corna, teschi, piume, farfalle, insetti, si spiegheranno a bambini e adulti come le diverse specie si sono evolute sviluppando caratteristiche tali da poter essere definite dei “superpoteri”.
Costi:
L’attività è gratuita e rivolta a bambini e adulti
Orari:
Dalle 10.30 alle 12.30
Dalle 14.00 alle 16.00

Fonte: http://www.udinetoday.it/eventi/casa-delle-farfalle-bordano-i-superpoteri-animali-30-aprile-2017.html

martedì 25 aprile 2017

Quel 25 aprile di 72 anni fa in Val del Lago, tra attese e speranze

25 aprile, giorno di festa. Per tanti, una occasione per pensare al senso della ricorrenza, ai valori della Liberazione. Qualcuno, indispettito dal tempo non favorevole, andrà alla ricerca dei negozi rimasti aperti, in aperta contestazione alla normativa regionale...
I più giovani potranno forse riflettere sull'apparente  contrasto di manifesti appesi, magari  a fianco, da un lato a indicare il 25 aprile come "Giornata della Liberazione" e quindi di fine della guerra, dall'altro a fissare il successivo 2 maggio come giorno di mesto ricordo delle vittime della guerra ad Avasinis.

Se può essere utile, allora...

Il primo elemento da sottolineare è che, mentre nel resto d'Italia aveva luogo l'insurrezione partigiana, in Friuli il 25 aprile 1945 fu una giornata sostanzialmente come le tante altre che l'avevano preceduta, tra il peso dell'occupazione tedesca e cosacca e le timide, iniziali fasi della riorganizzazione partigiana:
"In Friuli e nella Venezia Giulia il 25 aprile fu una lunga giornata d’attesa. Mentre a Milano, con gli americani alle porte e Mussolini e gli ultimi fedelissimi in fuga verso Como, scattava per le forze della Resistenza l’ordine di insurrezione generale, in questa estrema parte d’Italia i tedeschi erano ancora ben saldi e decisi a resistere per coprirsi le vie della ritirata verso nord. (…) Gli ultimi di aprile furono giorni difficili per la Resistenza friulana. I contatti tra le formazioni per preparare l’azione conclusiva si erano intensificati fin dall’inizio del mese. Ma i contrasti tra i partigiani della Garibaldi, comunisti e alleati di Tito, e quelli della Osoppo, di area cattolico-liberale e contrari a collaborare con gli slavi, si erano acuiti dopo l’eccidio di Porzùs (7 febbraio) e del Bosco Romagno dove 19 osovani furono uccisi dai Gap di Giacca. E soltanto in extremis fu possibile formare un comando unico solo di facciata. Un duro colpo per la Resistenza era stata, inoltre, la feroce rappresaglia del 9 aprile quando i nazisti fucilarono in via Spalato 29 partigiani, tra i quali il valoroso comandante garibaldino Mario Modotti (Tribuno).I tedeschi avevano concentrato a Udine tutti i comandi: il presidio occupava la zona di piazzale Osoppo, trincerata e difesa da cannoncini anticarro e mitragliatrici pesanti, mentre in Giardin grande gli uffici del comando a palazzo Cantore erano protetti dai cavalli di frisia, come pure la palazzina della polizia segreta nella vicina via Cairoli. Un carro armato sbarrava l’imbocco di via Manin. MARIO BLASONI, Il 25 aprile 1945 nella nostra regione fu ancora di attesa, "Messaggero Veneto", 25 aprile 2003)  
 
Nei paesi della Valle del Lago perdurava da sette mesi l'occupazione cosacca, che aveva determinato l'insediamento e la coabitazione forzata ad Avasinis e Peonis (e in tutto il Comune di Cavazzo) e imposto lo sfollamento delle famiglie di Bordano, Interneppo, Braulins, Trasaghis ed Alesso. E proprio su Alesso (che ospitava il maggior numero di cosacchi, pare oltre settemila) stava per scattare un'azione da parte dell'aviazione Alleata. Nei giorni successivi, le convulse giornate delle azioni partigiane, del ritiro tedesco, del dramma di Avasinis... 
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E voi, con quale spirito affrontate il 25 aprile? Raccontatelo al Blog!

lunedì 24 aprile 2017

Avasinis, finisce sui muri la "guerra dei campi"

"C'è qualcosa di nuovo oggi nel soleanzi d'antico", scriveva il buon Pascoli. L'accostamento viene spontaneo quando, di fronte al dilagare di Internet, si vede a Trasaghis riesumare il “tazebao” e l'avviso murale.

C’è discussione, anche dura, sul previsto riordino fondiario nella campagna di Avasinis. Di questo però non si trova traccia sul sito comunale, ne' sulla pagina web “Trasaghis giunta aperta” (che pare anzi non più attiva) ne' sul sito della minoranza (che non pubblica articoli dall'ottobre 2015).

Ritornano, invece, quelli che negli anni 70 venivano chiamati “tazebao”, volantini e manifesti, spesso di incerta attribuzione, affissi alla pubblica attenzione.
E' quello che è successo ad Avasinis con un manifesto estremamente critico per le procedure seguite nella “pratica riordino fondiario”:



E il manifesto anonimo, che in altre situazioni sarebbe rimasto ignorato, ha ricevuto una risposta ufficiale, su carta intestata del Comune, con le risposte alle critiche ed il ribattere relativo alla correttezza della procedura seguita, approvata concordemente da maggioranza e minoranza. 







Sarebbe interessante sentire l'opinione dei lettori del Blog sulla “questione riordino” ma anche, perché no, su questi “nuovi” mezzi di comunicazione. 


domenica 23 aprile 2017

"A rieccolo 'sto zozzo": tocca alla "mont di Dalés" (2)

L’incendio sulle montagne di Alesso ha avuto, come era facile aspettarsi, vasta eco sulla stampa e sul web, soprattutto per la possibilità che possa trattarsi dell’azione continuata di un piromane.

Ecco una selezione degli articoli apparsi:
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Brucia la montagna: al lavoro tutta la notte contro le fiamme e il vento

(Paola Treppo)

TRASAGHIS (Udine) - Brucia la montagna del Vals ad Alesso di Trasaghis; le prime colonne di fumo sono state segnalate nella prima serata di ieri, venerdì 21 aprile, e le squadre dei vigili del fuoco, della protezione civile e dei forestali della stazione di Gemona del Friuli sono scese subito in campo per contenere le fiamme, ben visibili anche dall'autostrada A23 e dalla statale 13 Pontebbana. Domare l'incendio non è facile perché la zona è impervia, difficile da raggiungere a piedi, e il bosco è molto secco a causa della carenza di precipitazioni. 
Le squadre hanno lavorato tutta la notte e si sono rimesse all'opera questa mattina: è stata creata una base logistica a valle, dove è stata allestita una vasca per il pescaggio dell'acqua. L'elicottero della Protezione civile del Fvg, munito di benna, è al lavoro dalle prime luci dell'alba. Sono impegnati venti volontari delle squadre di protezione civile e gli uomini della forestale. Si tratta dell'ennesimo incendio che divampa in questa zona del Friuli tanto che si sospetta l'azione di un piromane. Il fuoco al momento non minaccia casa o aree abitate. 

(Il Gazzettino)
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Incendio a Trasaghis, 21 e 22 aprile 2017

Ancora un incendio a Trasaghis, bruciano ettari di bosco

Ennesimo episodio nella zona della Pedemontana, che alimenta ancora di più l'ipotesi piromane

Ancora un incendio nei dintorni di Trsaghis, questa volta sul Vals, nei dintorni di Alesso. L’ennesimo episodio nelle stesse zone alimenta ancora di più quello che è un sospetto concreto, e cioè che dietro a tutto questo ci possa essere la mano di un piromane. Il fumo è stato segnalato già nella prima serata di venerdì. Le squadre dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e dei forestali di Gemona sono intervenute  subito in campo per contenere le fiamme. 
Le operazioni sono impegnative perché la zona è impervia, difficile da raggiungere a piedi, e il bosco è secco a causa delle scarse precipitazioni di questo periodo. Il lavoro è durato tutta la notte, e continua a proseguire anche stamane. Il fuoco al momento non minaccia casa o aree abitate. 

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Il piromane colpisce ancora

L’incendiario che da quasi due mesi sta colpendo il territorio di Trasaghis non accenna a fermarsi

TRASAGHIS. Il piromane seriale non si ferma. Nuovo colpo nella Val del Lago, dove il fuoco è divampato nuovamente giovedì 20 aprile, sul Brancot, sul lato di Alesso.
Erano da poco passate le 20.30 quando all’altezza della zona denominata Riul Stiraç si è alzato il fumo: ancora una volta la Protezione civile locale è riuscita a intervenire in tempo e a lanciare l’allarme, trovando aiuto puntuale nei gruppi di Bordano, Ovaro, Osoppo e Amaro, insieme alla guardia forestale e ai vigili del fuoco di Gemona, che con gli idranti sono riusciti a spegnere l’incendio nel corso della serata, chiudendo l’intervento poco prima delle 23.
L’incendiario che da quasi due mesi sta colpendo il territorio di Trasaghis non accenna, dunque, a fermarsi. Il caso di giovedì resta comunque anomalo: è infatti il primo messo a segno durante la settimana e non nel weekend, come fino ad ora era sempre successo.
Le fiamme sono state appiccate in orario quasi notturno e in una zona impervia, un elemento che ancora una volta evidenzia come chi “avvia” questi incendi, da settimane, sia certamente un buon conoscitore della zona di Trasaghis e dintorni.
Profondo conoscitore della zona, ma non necessariamente un residente: la Val del Lago è infatti frequentata da numerosi amanti dell’ambiente montano, in particolare cacciatori e pescatori.
E l'ennesimo incendio è scoppiato anche nella serata di venerdì 21 aprile, sempre nella zona di Trasaghis.
In azione l'elicottero della Protezione civile che, come le altre volte, sta provvedendo allo spegnimento dall'alto dopo essersi rifornito nel fiume.
Le squadre di intervento sono tornate in azione questa mattina, sabato 22.

(Messaggero Veneto)
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Frattanto, dopo che per  buona parte della giornata di  sabato la Protezione Civile  è intervenuta sul fuoco, anche con l’elicottero, in serata  l’incendio è ripreso, probabilmente per un focolaio non completamente spento. Dalle prime ore del mattino di domenica è ripresa quindi l’opera dell’elicottero della Protezione Civile e dei volontari, sino al completo spegnimento.
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Addenda 24 aprile:

Un altro rogo, scatta la caccia al piromane


di Piero Cargnelutti

Un altro rogo acceso dal piromane nei boschi di Trasaghis. Le fiamme sono state appiccate venerdì sera e, in una notte, hanno distrutto decine di ettari di bosco sopra Alesso, nella località Sompforcje dove scorre il torrente Palâr, un luogo noto non solo alla gente della Val del lago, ma anche a migliaia di visitatori che d’estate vi si recano per stare al fresco in quella accogliente insenatura montana. Un fronte si è aperto verso il paese, minacciando la chiesa e l’abitato, si è reso necessario l’intervento dei corpi speciali della protezione civile regionale e dei vigili del fuoco per spegnere le fiamme e impedire che raggiungessero i tralicci dell’alta tensione.
Stavolta il piromane che da quasi due mesi continua ad accendere fuochi a Trasaghis ha innescato un rogo che ha devastato il bosco per un’intera notte. «Siamo intervenuti alle 21 di venerdì – spiega Ernesto Stefanutti, capogruppo della protezione civile di Trasaghis – e abbiamo fatto il possibile fino a mezzanotte, ma poi abbiamo dovuto interrompere: le fiamme erano molte alte e il movimento causato dal fuoco faceva cadere giù massi». Vigili del fuoco, protezione civile, guardia forestale e i volontari dei gruppi provenienti da oltre una decina di Comuni hanno ripreso il lavoro di spegnimento ieri mattina dalle 5: sul posto anche l’elicottero della protezione civile regionale che raccoglieva l’acqua fornita dai vigili del fuoco di Gemona all’ingresso della vallata e la gettava sulle alture della montagna.
È stato un intervento difficile, anche perché il bosco si allarga su un territorio ripido dove le fiamme, partite dal basso all’altezza della nuova briglia, si alzavano con facilità, alimentate dalla brezza. Ieri verso le 15.30 il fuoco era quasi spento, ma i volontari della protezione civile hanno lavorato per ore cercando di bonificare la terra con difficoltà, proprio perché il vento continuava a riaccendere i tizzoni ardenti. «Ormai - dice il sindaco Augusto Picco – la situazione è insostenibile: spero che le forze dell’ordine riescano a fermare al più presto questa persona che sta causando gravi problemi: oltre al danno ambientale, io penso anche ai rischi che chi interviene da settimane sta correndo. È chiaro che la mano che colpisce è sempre la stessa e quello che sta succedendo è grave». Prima di venerdì, il piromane aveva già acceso un fuoco giovedì sera: l’allarme era scattato verso le 20.30, ma era stato possibile fermare sul nascere quelle fiamme. Finora sono già un quindicina gli incendi accesi a partire dall’inizio di marzo: a parte quello di giovedì scorso, è successo sempre tra sabato e domenica e a volte addirittura anche tre fuochi in un weekend. 
Non è la prima volta che si interviene con l’elicottero e già in un’occasione le alture del Brancot sopra Braulins se la sono vista brutta, ma si è sempre riusciti a evitare il peggio. Stavolta, però, il segno lasciato dal fuoco sull’ambiente è molto consistente.
(Messaggero Veneto, 23 aprile 2017)

sabato 22 aprile 2017

"A rieccolo 'sto zozzo": tocca alla "mont di Dalés"

Nuova, triste puntata di una brutta telenovela. Un nuovo incendio, partito dal Palar, sta bruciando "la mont di soreli", sopra Alesso. La rete sta impazzendo con improperi pesantissimi nei confronti di  quell'ipotetico piromane che sarebbe attivo da settimane da Braulins ai Paléz.
Che si tratti di un unico percorso delittuoso è naturalmente tutto da dimostrare: quello che si diffonde è un senso di rabbia e - forse - di impotenza. Una volta di più, è il caso di ribadire una parola d'ordine polivalente: VIGILARE (e il discorso va dall'encomiabile lavoro di prevenzione e di spegnimento della Protezione Civile a "occhi e orecchi attenti" nella pratica quotidiana).

Alcune immagini quasi "in presa diretta", documentano l'ennesimo scempio ambientale:

(Foto Ivano P.)

(Foto Lara L.)

(Foto Chiara S.)
(Foto Susy S.)


Lo spazio è come sempre aperto per foto, osservazioni e riflessioni.

venerdì 21 aprile 2017

Centralina sul Leale, il "no" dei pescatori

Riceviamo da   Claudio Polano – Consigliere ETP/FVG per il Collegio Gemona/San Daniele,
una nota sulle conseguenze per il regime idrico del torrente Leale della ipotizzata centralina.

Sulle ipotesi di collocare una centralina idroelettrica alle sorgenti del t.  Leale interviene Claudio Polano, Consigliere dell’Ente Tutela Pesca per il Collegio Gemona/San Daniele. Il suo parere negativo riguardo questa realizzazione è innanzitutto motivato dal fatto che qualsiasi centralina in montagna provoca sempre una  riduzione del deflusso idrico e quindi della continuità biologica, provocando gravi danni al patrimonio naturalistico, visto lo scarso rilascio relativo al Deflusso Minimo Vitale. Cosa succederà lungo gli 8,8 km di torrente, ossia dall’opera di presa al Rio Canale è facilmente intuibile, in un corso d’acqua complessivamente giudicato “buono“ e “sufficiente“ dal monitoraggio ARPA 2012. Un torrente prealpino  che vede la presenza della trota Fario (Salmo Trutta), ma soprattutto della trota Marmorata (Salmo Trutta Marmoratus)  e del Gambero autoctono (Austropotamobius Pallipes Italicus), specie quest’ultime soggette a protezione a causa della loro rarefazione, in base alla Direttiva 92/43 /CEE Habitat. Quindi il parere negativo al progetto del mondo della pesca sportiva, è legato alla integrità ambientale del t. Leale (le sue acque alimentano anche l’acquedotto di Trasaghis), dimostrata da un ecosistema di notevole pregio naturalistico. Un esempio di biodiversità da preservare a ogni costo per le future generazioni. Ma il rappresentante dei pescatori si toglie anche un sassolino dalla scarpa quando afferma che già nel 2014 erano in funzione ben 194 impianti idroelettrici e che in base al Piano Energetico regionale gli obiettivi di produzione energetica con l’idroelettrico erano  stati raggiunti e superati già nel 2009! Perché allora continuare a depauperare un patrimonio della collettività a esclusivo beneficio di privati? L’ultima parola alla Regione!

Il Comunicato è stato oggetto di un articolo pubblicato dal Messaggero Veneto il 20 aprile 2017 col titolo "I pescatori: 'No alla centralina sul Leale'".
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Dell'ultima richiesta di costruire una centralina sul Leale ha dato notizia il Blog all'inizio di febbraio :
http://cjalcor.blogspot.it/2017/02/avasinis-chiesta-lautorizzazione-per.html

Ma del problema si discute da molto, dal momento che diverse sono le richieste presentate: vedi, per esempio, i diversi articoli del Blog nella colonna "Argomenti trattati" a destra della pagina: solo il tema "Leale" ospita 60 articoli!!


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Bisogna anche onestamente ribadire che il tema "centraline" non ha sinora "scaldato gli animi". Non servono posizioni preconcette pro o contro, ma sono tematiche che andrebbero affrontate, analizzate e discusse ad ampi livelli.
Come sempre, il Blog offre i propri spazi.



giovedì 20 aprile 2017

Anche a Cavazzo la dichiarazione sulla donazione di organi

Donare gli organi? Si potrà scegliere in anagrafe

La dichiarazione di volontà facendo la carta d’identità ad Amaro, Cavazzo, Tolmezzo e Verzegnis

TOLMEZZO. Nei Comuni di Amaro, Cavazzo Carnico, Tolmezzo e Verzegnis si potranno registrare le proprie dichiarazioni di volontà sulla donazione di organi e tessuti in sede di rilascio o di rinnovo della carta d’identità.
È il primo caso in Carnia. Ogni cittadino maggiorenne potrà così manifestare la propria volontà all’Anagrafe dei quattro Comuni. In seguito gli uffici trasmetteranno telematicamente alla banca dati nazionale del Sit (Sistema informativo dei trapianti) tale consenso o diniego alla donazione.
«In questo modo – fa notare l’assessore comunale tolmezzino Fabiola De Martino che ha proposto il progetto “Donazione organi: una scelta in comune” ai quattro Comuni – è il diretto interessato a esprimersi e a non lasciare ai propri familiari questa decisione che può essere molto difficile per loro da assumere nei ristretti tempi necessari in quanto coincidono col momento doloroso della perdita del loro caro. Inoltre alla banca dati potranno accedere tutte le strutture sanitarie nazionali.
Il 10 maggio il direttore del centro trapianti del Fvg effettuerà un momento di formazione per gli operatori degli uffici anagrafe di tutte la Carnia. La Conca tolmezzina ha già aderito. Inviteremo anche gli altri Comuni carnici».


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