"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

lunedì 31 agosto 2015

Agaç e Petaclùc, una silenziosa invasione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo che ci invita a guardarci attorno "cun sintiment", analizzando e riflettendo su un mondo naturale che sta rapidamente cambiando (ovviamente, anche grazie all'opera dell'uomo). E questo non nel buco dell'ozono o nelle savane africane, ma qui, fra Ceregnòns e Montisél.  (A&D)
..............................

S.O.S. NATURA

Sviluppo della Robinia - incrocio di Avasinis.
Anche all'osservatore più distratto sarà capitato di notare, girando per quella che una volta veniva chiamata campagna di "Alesso e dintorni", come quest'ultima si sia trasformata negli anni in una fitta e disordinata boscaglia, spesso impenetrabile e claustrofobica. Questo marasma ipervegetativo è dovuto, probabilmente ed in parte, ad una lieve modifica delle condizioni climatiche delle nostre regioni, ma ancora di più è imputabile al progressivo disinteresse antropico, riflesso su scala locale, per l'ordine, la cura e la manutenzione del territorio.
In questo quadro di sofferenza delle nostre terre, si assiste in modo sempre più evidente al diffondersi di piante a carattere invasivo. Si tratta in particolare della Robinia o pseudoacacia (agaç), introdotta in Italia dal Nord America nel 1600 ed anche dell'Ailanto (Petaclùc, par chei di Delés).
L'azione infestante della Robinia è molto evidente soprattutto nei bordi delle strade o nei terreni ripuliti dalla vegetazione. Il suo sviluppo è molto rapido, prima come pianticella inconsistente e spinosa, poi come albero vero e proprio anche di grandi dimensioni.
Particolare di foglie di Robinia o Pseudoacacia
Tipico esempio di abnorme ricrescita di Robinia è visibile lungo la SR 512 che da Alesso porta a Trasaghis, sulla sinistra all'altezza dell'incrocio per Avasinis, prima del canale emissario del lago. Facendo attenzione, però, si può notare la presenza dell’infestante un po' ovunque con marcato sviluppo e rappresentanza sempre più numerosa nel panorama della nostra valle.




Panoramica dell’infestazione - SR 512 all’altezza dell’incrocio per Avasinis

Particolare di foglie di Ailanto (“Petacluc”).
Dal canto suo, l'Ailanto, come altrettanto nefasto protagonista di questa vicenda, se viene lasciato crescere, produce radici molto lunghe e profonde lungo le quali riaffiorano altre piantine (polloni). A ciò si somma la propagazione della specie tramite lo sviluppo dei semi diffusi per via aerea. Si calcola che un "Petacluc", in condizioni normali, possa invadere fino a 4 mq di nuova superficie ogni anno. Nel malaugurato caso in cui invece si tenti un abbattimento della pianta adulta, in tutta risposta si avrà un peggioramento della situazione, con la comparsa di una miriade di piantine figlie che spunteranno continuamente nelle immediate circostanze.
Questo effetto è ben visibile sulla SP 512, subito dopo l'abitato di Somplago, in direzione Interneppo, sulla sinistra appena oltrepassato il viadotto autostradale; qui, l'abbattimento di queste piante, per esigenze di ordine sotto le linee elettriche, ha provocato un'esplosione in termini numerici delle nuove piantine che ormai senza un intervento di tipo chimico non potranno più essere estirpate.
Il diffondersi di questa specie arborea, introdotta dalla Cina nei secoli scorsi per un fallimentare progetto di allevamento di simil - bachi da seta, sarebbe in grado di inibire lo sviluppo degli alberi che da sempre hanno abitato la nostra splendida valle, andando quindi a modificare per sempre il suo aspetto originario.

Panoramica dell’infestazione sulla SR 512  nei pressi di Somplago

Personalmente non saprei dire se siamo ancora in tempo per reagire in modo efficace a questa invasione silenziosa. Servirebbero sicuramente i consigli di esperti in materia su come agire in modo corretto per arginare il problema, oltre che alla sensibilità e all'impegno di tutti i valligiani per rimettere in ordine le tante proprietà, ormai quasi dimenticate, sulle quali i nostri vecchi hanno speso tante delle loro fatiche per consegnarci un mondo che noi invece non siamo stati in grado di difendere e di curare.

                                                                                             Danis C.C. -  Alesso

P.s. L’Ailanto, nelle sue asiatiche terre d’origine, è anche definito come l’albero del paradiso, ma noi quivi già sapevamo di abitare in un luogo meraviglioso senza  bisogno che una scomoda presenza “aliena”, amaramente, ce lo faccia ricordare…

                                                                             


domenica 30 agosto 2015

Lago, un'area nel canneto per il carp-fishing?

L'area del canneto in una foto di Luigino Picco
Come fruire in modo sostenibile il canneto del lago di Cavazzo nella frazione di Alesso ? La risposta da tempo circola nel mondo della pesca sportiva, in particolare fra gli appassionati del carp – fishing, che sono i praticanti della pesca alla carpa, con la modalità “cattura e rilascia“. Recentemente il Comune di Trasaghis ha proposto un ambizioso piano di sviluppo della zona, al cui interno potrebbe trovare spazio, con un intervento finalizzato, questa particolare modalità di pesca, che registra ogni anno sempre più appassionati. Un hobby che potrebbe generare anche economia, in quanto gli appassionati di solito si fermano nei luoghi di pesca anche per alcuni giorni, visto che la stessa si esercita anche di notte. Sull'argomento prende la parola Claudio Polano, che rappresenta i pescatori del Gemonese/Sandanielese nel Consiglio dell'Ente Tutela Pesca del FVG.
Risultati immagini per carp-fishing"All’interno dei 6 ettari del canneto di Alesso -  afferma Polano - si potrebbero creare alcune serpentine e laghetti comunicanti con il lago, dove potrebbe trovare l’habitat un’ ittiofauna ciprinicola, in particolare carpe e tinche, oggi prevalentemente confinate negli stagni ecologici del canneto,  dove però la pesca è vietata. In questo modo le fredde acque del lago potrebbero riscaldarsi,dando spazi vitali a queste specie, che a loro volta potrebbero diventare oggetto del desiderio dei pescasportivi, in ogni caso con modalità di rilascio di tutto il pescato". "Un apposito percorso interno -  conclude Polano - fruibile da tutti potrebbe completare l’auspicato intervento, che in pratica sarebbe una riedizione in chiave maggiorata di quanto effettuato una quindicina di anni fa dalla Comunità Montana del Gemonese, che con fondi europei, sistemò la zona a sud del canneto, creando artificialmente con gli stagni ecologici un habitat ciprinicolo oggi ben popolato, molto apprezzato anche dai numerosi visitatori del lago".



sabato 29 agosto 2015

Dal sardelòn al coregone. E domani, nel Lago?

Il prof. Sergio Paradisi ha pubblicato sull'ultimo numero del Notiziario dell'Ente Tutela Pesca un interessante articolo sulla presenza del coregone nel Lago e, in generale, sulla situazione presente (e futura?) del patrimonio ittico del bacino. Ne riproduciamo ampi stralci, invitando a esprimere la propria opinione i pescatori ma anche quanti, digiuni di ami e lenze, hanno a cuore la salute del Lago.
----------------
C'è ma non si vede. Accertata la presenza del coregone 
nel lago di Cavazzo

(…) La presenza del coregone nel lago trae origine da semine effettuate 25 anni fa; la prima immissione fu di un milione di avannotti provenienti da Peschiera del Garda fu effettuata infatti nel 1999 e venne ripetuta nei due anni successivi con analoghi quantitativi. (…)
Il presupposto era dato dal fatto che gli Autori che avevano condotto ricerche a Cavazzo alla fine dell'800 (...) erano tutti concordi nel segnalare nel lago la presenza dell'alosa (Alosa fallax), specie del resto ben nota alle popolazioni rivierasche (...) col nome di sardelòn.  (...)
Nell'estinzione dell'alosa ebbero verosimilmente un ruolo la pesca e forse anche un crollo demografico fisiologico della popolazione; ma il colpo di grazia venne dallo sversamento nel bacino lacustre delle acque di scarico della centrale idroelettrica di Somplago, derivate dal Tagliamento e dagli affluenti del suo alto corso. (...)
Dopo la sua immissione nel lago il coregone è stato per molti anni un fantasma, tanto da far ritenere possibile la sua scomparsa dal bacino. Sennonché nel 2011 la società Edipower, che gestisce l'impianto idroelettrico di Somplago, affida un incarico per un'indagine conoscitiva sull'ittiofauna del lago a un pool di esperti cui fanno Capo ricercatori del Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università degli Studi di Trieste e della società Aquaprogram di Vicenza, operanti sotto il controllo del Dipartimento di Ingegneria del Territorio, dell’Ambiente e delle Geotecnologie del Politecnico di Torino. Nei Corso di questo lavoro vengono pescati tra l’altro, mediante reti  branchiali multimaglia, due esemplari di coregone; si tenga presente che tale tipo di rete non é certo il più consono alla cattura di questo pesce, che per le sue abitudini richiede l'uso di reti pelagiche. Ben più significativi appaiono i rilievi condotti durante questa stessa indagine mediante eco-scandaglio, rilievi che hanno consentito di localizzare in profondità la presenza di un consistente banco di pesci, verosimilmente coregoni.
Il coregone a Cavazzo dunque c'è ma non si vede: è una presenza silenziosa, confinata in acque profonde, accertabile solo con particolari mezzi di indagine. Dicevamo delle poche catture a canna: anche se chi le ha effettuate è un bravo pescatore (com'è senz'altro il caso di Giovanni Franzil di Alesso, autore della cattura qui documentata), è fuor di dubbio che si debba parlare di caso e di fortuna, se non altro perché non era certo il coregone la preda insidiata. (…)
Quale futuro per il coregone a Cavazzo? Dipenderà in gran parte dai mutamenti cui andrà incontro il lago: l'ipotesi di far scaricare le acque reflue della Centrale direttamente nel Tagliamento, restituendo cosi al bacino il regime idrologico di un tempo, é di grande fascino; ma una tale evenienza comporterà quasi certamente conseguenze non di poco conto sulle specie - non solo ittiche - tipiche di acque fredde ormai insediate nel lago.
Per ora il coregone è li, e sembra godere di buona salute, presenza discreta a bassissimo impatto grazie ad un'attenta valutazione compiuta prima della sua introduzione.
Non sempre é cosi: assieme alla certezza dell'avvenuta acclimatazione del coregone, in questi ultimi tempi è divenuta certezza anche la presenza nel lago del black bass o persico trota (Micropterus salmoides), introdotto a cuor leggero da qualche pescatore in cerca di nuove emozioni. Peccato che non si tratti proprio di una specie a impatto zero, e che la sua introduzione, trattandosi di specie alloctona, sia vietata per legge. E il futuro del lago si gioca anche su fatti come questo.
Sergio Paradisi
(Notiziario Etp n. 2-2015 pp. 10-13)


---------------------

venerdì 28 agosto 2015

Acromax ... è già memoria

A un paio di settimane dall'evento, non svanisce l'interesse per la manifestazione  Acromax svoltasi tra il San Simeone e il Lago, come documentato anche dagli spettacolari video pubblicati in rete. Ecco un esempio:


giovedì 27 agosto 2015

I giorni della R.A.F. (pensate a Bordano, non all'Inghilterra né alla Germania)

Sull'ultimo numero del periodico comunale di Bordano è stato pubblicato un interessante articolo di Emi Picco che ricostruisce la storia di "Radio Alto Friuli", l'emittente che ebbe un ruolo non secondario nell'informazione e nell'aggregazione giovanile negli anni del dopo-terremoto.
Riproponiamo anche qui l'articolo, ritenendo che l'argomento abbia una valenza non solo "strettamente bordanese". A chi c'era, a chi ha collaborato, a chi ascoltava la radio … l'invito a intervenire con ricordi e commenti.
-------------------
Alcuni giorni fa ho incontrato un vecchio amico che mi ha detto: ”Perché non scrivi qualcosa su Radio Alto Friuli? Tu dovresti saperla lunga in merito”.
Ho dovuto pensarci su perché scrivere la nascita e la storia di questa radio è scrivere la rinascita e la ricostruzione della zona, l’ospedale di Gemona, gli aiuti ai terremotati dell’Irpinia, i vari concerti dei Nomadi e molti altri ricordi; praticamente cinque anni di presenza sul territorio.
Partiamo dalla sua “concezione” verso l’autunno 1977, in pieno clima di libertà, di voglia di aggregarsi, di fare qualcosa di diverso per uscire dall’anonimato “delle baracche “. Padri di questa creatura alcuni C.B. che avevano operato durante il terremoto, molto amici tra di loro e alcuni obiettori di coscienza che prestavano servizio a Bordano, luogo del fattaccio sicuramente in qualche bar o nella baracca degli obiettori stessi.
La madre è stata, senza ombra di dubbio, Radio Gallarate che come primo regalo ci ha fornito il
primo trasmettitore: una vecchia radio militare modificata; quante prove tecniche di trasmissione.
Però ci siamo subito resi conto che questo regalo non funzionava e dopo varie vicende di acquisti e
montaggi siamo riusciti ad avere un trasmettitore degno di questo nome. In quei tempi bastava fare
una denuncia ai Carabinieri di possesso di un trasmettitore e tutta la burocrazia era a posto. Il nome di questa emittente è saltato fuori da questa testa e penna matta.
Ero andato a bere una birra a Prato Carnico in compagnia di un amico di Cavazzo che aveva la madre nativa da quelle parti, lui è il figlio di Xvv quella che s’è sposata a Cavazzo, in Friuli, allora m’è venuto il dubbio “Ma come, Cavazzo Carnico in Friuli? Allora noi della zona del gemonese siamo nell’Alto Friuli o Bassa Carnia?"
"Dipende da che parte si guardi!” Io ho proposto questo nome “Radio dell’Alto Friuli” ai fondatori che, stufi di sentire ogni momento la parola “del gemonese”, lo hanno fatto diventare Radio Alto Friuli il cui acronimo R.A.F. in quei periodi era molto intrigante.

Bisogna ringraziare il Comune di Bordano che ci aveva messo a disposizione una piccola baracca di legno dove piano piano avevamo installato le nostre apparecchiature (due piatti per i dischi ,un registratore ,un piccolo mixer e un microfono) su una cattedra di legno con i cassetti riempiti di ghiaia per non fare saltare le puntine sul disco ad ogni movimento brusco (le malizie si impararono piano piano!). Intanto gli associati in questa iniziativa avevano costituito un circolo culturale tanto di moda negli anni settanta e la radio era diventata la voce di tutti i circoli culturali della zona.
Una radio non può sopravvivere a lungo con i contributi volontari, le autotassazioni, i regali di vecchi dischi e nonostante gli sforzi abbiamo dovuto fermarci perché eravamo troppo piccoli. Come fare per riaprire? Aumentare la potenza.
Nuova autotassazione e acquisto di un trasmettitore da mezzo Kilowatt, praticamente come installare il motore di una Porsche su di una cinquecento. Ora inizio a paragonare la radio come un autoveicolo perché all’inizio era una vecchia utilitaria di terza mano poi è diventata una cinquecento e avanti con i paragoni ma questo nuovo acquisto installato con un'antenna a dieci metri di altezza faceva cantare in inglese anche il Col.Bernacca su tutte le televisioni di Bordano. Alt .Stop. Pur essendo liberi questo non era consentito dalla legge! Intanto si era tolto il motore della Porsche e si continuavaa trasmettere con la “cinquecento”ma solo per un breve periodo poi di nuovo fermi. Ci voleva un ripetitore e dopo varie ricerche s’è deciso:Monte Cumieli sopra Ospedaletto.
Abbiamo passato tutto l’inverno 79/80, sabati e domeniche, a scavare a pala e picco per portare la corrente elettrica nello stavolo dove installare il nostro “mezzo kilowatt”. Nel frattempo certi enti si erano interessati a questo nostro giocattolo e avevano donato alcune somme a questo progetto, così la nostra piccola utilitaria, con i dovuti accorgimenti tecnici montati a distanza, era diventata una vera e propria auto da corsa molto competitiva tra le emittenti friulane molto ma molto più ricche di lei. Nel 1980 per fare funzionare questa emittente era stata costituita dai fondatori e alcuni nuovi soci una cooperativa ma l’idea dominante era sempre una sola: “Essere liberi!”. Nella  cooperativa operavano diversi collaboratori di diverso “colore politico” siccome ”l’uomo è un animale politico", molti di loro se ne andarono via; l’unione aveva iniziato a incrinarsi, così abbiamo iniziato a capire il prezzo della nostra libertà.
“L’auto da corsa” a causa di fulmini, di guasti ENEL e guasti propri aveva iniziato a perdere posizioni e prestigio, i meccanici non riuscivano a ripararla in tempo, alcuni “piloti” avevano trovato altri interessi e i pochi rimasti riuscivano solo a fare funzionare l’utilitaria un po' potenziata.
Siano benedetti i vecchi registratori a bobina (i Revox,etc) s c o m p a r s i i n questi anni dalla circolazione. In poche parole se la radio (l’auto da corsa ) non correva, gli sponsor non pagavano la benzina (la  pubblicità). Così nel 1982 abbiamo deciso di chiudere anche se per quasi due anni ci sono state radio disposte a farci riaprire per poter fare loro da “ponte” ma ormai Radio Alto Friuli era chiusa. Erano cambiate troppe leggi in fatto di radio libere ora l’interesse si era spostato sulle t.v. libere (super sovvenzionate con alle spalle personaggi influenti). La vecchia compagnia dei pionieri di Radio Alto Friuli s’era quasi sciolta, io ho continuato in una piccola radio di Tolmezzo e forse sono stato l’ultimo a lasciare questo hobby ma la “libertà” della R.A.F. mi ha insegnato che con l’entusiasmo si riesce ad arrivare fino ad un certo punto oltre il quale deve intervenire l’organizzazione, il coordinamento del lavoro e specialmente la paga!
Si dice che la libertà non ha prezzo ma si capisce solo dopo il prezzo della libertà.
Questa per me è la storia e la leggenda di una radio nata in un bar o in una baracca negli anni della ricostruzione quando quattro amici hanno detto: “Cosa facciamo nei prossimi giorni? Fondiamo una radio!”. Così anche stavolta è partita la sigla, "sigla di chiusura, di questo notturno da Radio Alto Friuli, emittente libera che trasmette da Bordano sui 90.700-102 Mhz.
Grazie a voi che avete ascoltato, grazie a voi che avete telefonato e grazie a tutti i collaboratori.
Ciao a tutti da Emi".



mercoledì 26 agosto 2015

Alla 'Casa delle Farfalle' di Bordano, due giorni con laboratori e storie per bambini

Bordano, laboratori e storie attorno al fuoco per i bambini Eventi a Udine


Bordano, laboratori e storie attorno al fuoco per i 
bambini 
“C’era una volta il lupo cattivo”, “in bocca al lupo”, “tempo da lupi” ... quanti detti e quante credenze attorno al lupo.
Oggi l’attenzione per il progenitore del nostro cane domestico è sempre maggiore, e poco per volta stiamo iniziando a conoscerlo; tuttavia i vecchi miti e le credenze popolari sono particolarmente duri a morire, soprattutto dove il lupo è visto come “cattivo”.
Sabato 29 e domenica 30 agosto la Casa delle Farfalle darà il suo contributo per liberare il lupo dalle nebbie della superstizione popolare.
La notte, un fuoco da campo, storie di lupi … un classico. Nella serata di sabato ci si siede attorno al fuoco, nei prati tra Bordano e il Tagliamento a raccontare di lupi (e di pecore e di piccole bambine col cestino di vimini), mentre sul fuoco si arrostiscono i marshmallows e ci si passa di mano la borraccia.
Risultati immagini per lupoAlla Casa delle Farfalle invece, sabato pomeriggio e per tutta la giornata di domenica, gli operatori didattici racconteranno ancora di lupi (questa volta trattandone la  biologia, il comportamento sociale, la presenza nella nostra regione, la convivenza con l’uomo, progetti di sensibilizzazione), utilizzando reperti quali calchi di teschi e dentature di lupo. Saranno realizzati anche alcuni laboratori per i bambini.
Completano l’offerta la proiezione di materiali video e una mostra in collaborazione col progetto LIFE Medwolf.
Programma
Sabato 29 / ore 16.00 : laboratori per bambini (dai 6 anni)
Sabato 29 / ore 20.30 : storie di lupi attorno al falò
Domenica 30 / 10.30-13.00 e 14.00-18.00 : talk scientifico, laboratori e video
Le attività si svolgeranno all’esterno della Casa delle Farfalle (talk, laboratori), all’interno di questa (video e mostra), nelle campagne di Bordano (storie attorno al falò).
Le attività alla Casa delle Farfalle sono gratuite. Per l’escursione  e le storie attorno al falò occorre invece prenotarsi allo 0432 163 6175 (costo 5 euro).
Per la serata si raccomandano anche un abbigliamento adatto all'esterno e una torcia.
 


Potrebbe interessarti:http://www.udinetoday.it/eventi/laboratori-storie-bambini-bordano-29-30-agosto-2015.html
Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/pages/UdineToday/131006693676317

martedì 25 agosto 2015

Camminando dal Lago all'Isonzo: parte mercoledì "Riverwalk 2015"

Biodiversità e tutela ambientale, "Riverwalk 2015": "giovani marmotte" alla scoperta della natura
Biodiversità e tutela ambientale, "Riverwalk 2015": "giovani marmotte" alla scoperta della natura

Biodiversità e tutela ambientale, "Riverwalk 2015": "giovani marmotte" alla scoperta della natura

Partirà mercoledì 26 agosto Riverwalk 2015 – scopriamo i fiumi più belli e selvaggi, un percorso di due settimane lungo il corso di fiumi alpini, a stretto contatto con la natura. A compierlo saranno 18 ragazzi provenienti da Italia, Austria e Slovenia. Il cammino partirà dal lago di Cavazzo e continuerà nel Parco Naturale delle Prealpi Giulie, per passare in Slovenia dove proseguirà lungo l' Isonzo/Soča. A guidare il gruppo nel tratto italiano del tragitto sarà il geografo Sergio Cecchini.
Riverwalk 2015 è un progetto di mobilità giovanile, organizzato dal WWF Austria, WWF Trieste e dall’associazione slovena Ribiska Družina di Tolmino, con lo scopo di richiamare l’attenzione sulle problematiche ambientali dei fiumi alpini e in particolare del Tagliamento e dell’ Isonzo/Soča. Entrambi questi fiumi conservano un alto tasso di naturalità e sono quindi essenziali per la biodiversità e per l’equilibrio idrico ed ecologico del nostro territorio.
Le Alpi sono la riserva d’acqua dolce d’Europa, da cui dipendiamo in gran parte per il fabbisogno potabile ed energetico. Tuttavia, le interferenze delle attività umane e il riscaldamento globale ne stanno compromettendo  qualitativamente e quantitativamente l’apporto idrico.
Risultati immagini per isonzo sloveniaIl reticolo fluviale delle Alpi svolge numerose funzioni ecosistemiche, ospita e protegge una varietà straordinaria di flora e fauna e funziona da bio-corridoio all’interno delle stesse Alpi e verso le aree circostanti. Per secoli, le attività umane hanno esercitato pressioni sull’ambiente fluviale, influenzando le condizioni chimico-fisiche dei corsi d’acqua, modificandone i caratteri morfologici ed il regime idrologico naturale e, come conseguenza, hanno inciso negativamente sull’equilibrio della fauna acquatica alpina. Come si può facilmente immaginare, quasi tutti i bacini fluviali europei sono fortemente alterati dalle attività antropiche. Secondo il rapporto  WWF ‘Save the Alpine Rivers!’, il primo studio globale sui sistemi fluviali dell’intero Arco Alpino condotto in coordinamento con l’Università per le Risorse Naturali e le Scienze della Vita di Vienna, solo 340 chilometri dei grandi fiumi alpini mantengono uno stato ecologico elevato, contro i 2.300 chilometri profondamente modificati dall’uomo.


Da: http://www.triesteprima.it/cronaca/biodiversita-e-tutela-ambientale-riverwalk-2015-giovani-marmotte-alla-scoperta-della-natura.html