"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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mercoledì 26 gennaio 2011

Lago, la posizione di G. Nassivera

All'interno di una analisi sulla condizione attuale e futura della Carnia (sul piano politico, amministrativo, economico, sociale) Gianni Nassivera di Forni di Sotto, con una lettera al MV, esprime la propria ferma contrarietà al progettato raddoppio della centrale di Somplago.



MONTAGNA  Una tutela  non facile

Quando i vertici della pubblica amministrazione perdono i contatti con la gente, quando non sono ascoltate le esigenze di un territorio, quando si mira a soluzioni tendenti a soddisfare esigenze e interessi di pochi ed è trascurato il quotidiano di tanti, ma soprattutto quando non sono ascoltate le richieste e affrontate le soluzioni indicate dai tanti per migliorare, potenziare e risolvere i problemi nell’interesse generale e dei settori produttivi delle piccole realtà economiche del luogo, le quali da sempre hanno tenuto in piedi l’economia della zona interessata, evidentemente i soggetti posti ai vertici della guida politica stanno percorrendo una strada sbagliata, ed è dalla mancanza di tutto questo che nascono manifestazioni significative, pacifiche e democratiche come quella tenutasi a Tolmezzo il 15 gennaio, che ha evidenziato la civiltà e la dignità di un popolo. Aspetti come la rapina delle risorse idriche nella montagna carnica, provvedimento che ha solo determinato maggiori disagi per la gente, con manifestazioni tardive e bollette molto, molto più salate. Il suggerimento di fare l’elettrodotto interrato lungo la valle del But finalizzato a salvaguardare un territorio a vocazione anche turistica, che evidenzia la volontà di non impedire altri e significativi sviluppi, ci pare una proposta sensata e responsabile, equa e dignitosa.
La netta e giusta opposizione per evitare che il lago di Cavazzo divenga un colabrodo da parte di speculatori, che mirano solo e soltanto ai propri interessi infischiandosi dei problemi economici e ambientali della zona interessata, evidenzia una tale arroganza che va a calpestare la stessa dignità e la storia delle genti del luogo, e in ciò è auspicabile che l’amministrazione regionale ponga lo stop definitivo a questa sconsiderata richiesta. Per evidenziare il momento pericoloso, così lo riteniamo, che la montagna carnica sta attraversando, va fatto cenno alla chiusura della Comunità montana che rappresentava e garantiva pur sempre una certa autonomia gestionale e programmatoria del proprio territorio, per essa era necessario impegnarsi a farla funzionare e renderla più autonoma, le forme sono tante e qui non è il caso di ripeterle, vale invece ripetere che non c’è stata la volontà politica di farlo, si preferisce accentrare tutto.
Oggi è ventilata la volontà di modificare, se non di chiudere, l’Agemont, agenzia che ha dimostrato di essere utile e che ha favorito lo sviluppo e la crescita della piccola e media impresa della montagna, se la volontà manifestata troverà conferma nella chiusura comporterebbe altra mazzata a danno del territorio montano. Facendo seguito a decisioni calate dall’alto, si vanno ridimensionando le scuole primarie e secondarie dei comuni montani, è pur vero che per fare scuola sono necessari gli alunni, ma è altrettanto vero che l’articolo 34 della Costituzione stabilisce che la scuola per i primi otto anni è obbligatoria e gratuita, assegnando a queste zone alcuni insegnanti in più il problema verrebbe superato e verrebbe garantito anche ai pochi un equo insegnamento. Nel concludere, sono consapevole non essere facile rilanciare l’economia montana, ma sono altrettanto consapevole che questo diverrà sempre più difficile se si continua a spogliare la montagna delle sue risorse migliori, l’acqua e il massacro del suo ambiente, nonché privarla della necessaria autonomia amministrativa e programmatica, dei servizi essenziali come gli uffici pubblici e quelli istruttivi, formativi e scolastici.
Gianni Nassivera
Forni di Sotto


(Messaggero Veneto, 25 gennaio 2011)

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