"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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domenica 19 giugno 2011

Sui colibrì Bordano non offrirebbe "nè spazi nè condizioni". Ma no lu savèvino prin?

Sulla vicenda del trasferimento dei colibrì da Miramare a Bordano, il Gazzettino di oggi pubblica una intervista al dott. Rimoli, direttore del centro di Miramare, secondo il quale Bordano  non offrirebbe nè spazi nè condizioni adeguate e, in quanto all'università di Udine, essa non avrebbe "le competenze che servono".
Ce n'è per tutti, dunque. Ogni giorno di più,  allora, pesa il silenzio del Friuli su questa emblematica vicenda.




David Zanirato
Colibrì, il futuro si complica

Domenica 19 Giugno 2011, Il Gazzettino
«I nostri colibrì sono degli alieni ospedalizzati e prima di qualsiasi struttura al mondo, hanno vitale bisogno della loro affiatata equipe medica». Stefano Rimoli, direttore del Centro di Miramare, decide di rompere il silenzio sulla bistrattata vicenda degli uccelli in sfratto dalla loro casa triestina, per i quali dal premier Berlusconi in giù si stanno spendendo un pò tutti. Rimoli sceglie di intervenire ora dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla futura destinazione degli 83 esemplari - la Casa delle Farfalle di Bordano, l'Università di Udine o la facoltà di veterinaria dell'Università marchigiana di Camerino - per la quale si stanno dividendo istituzioni e scienziati. «Qui stanno sorgendo delle incomprensioni perchè all'interno dello Stato e delle sue varie diramazioni, il braccio destro non sa cosa sta facendo il braccio sinistro - metaforizza Rimoli - non c'è assolutamente nessuna pregiudiziale su Bordano, anzi, ma qualcuno sta giocando a strumentalizzare il tutto, cercando di mettere contro le due strutture».
      E per spiegare che la questione non è da intavolare prettamente sulla sede, Rimoli fa notare come nessun centro al mondo sia riuscito a mantenere una popolazione di colibrì stabile come quella di Miramare, «persino i più quotati come il Giardino zoologico di Londra oppure il Tiergarten di Vienna hanno fallito nell'impresa». Da dove bisogna partire allora per dare un futuro a questi volatili? «Occorre capire chi è in grado di dare garanzie di ospitalità alla equipe medica e al comitato scientifico che da 10 anni si sta occupando di loro vivendo praticamente in simbiosi» replica Rimoli. Un gruppo unico in grado di rispettare equilibri delicatissimi per i colibrì, una specie tropicale dalle caratteristiche uniche: speranza di vita dai 3 anni ai 10 anni, 1200 battiti del cuore al minuto, battito delle ali 80 volte al secondo, glicemia molto alta (e per questo continuare a studiarli potrebbe aiutare a risolvere anche il problema del diabete per l'uomo). Ad accudirli e curarli ci stanno dietro 23 persone, di cui 9 docenti universitari, 5 veterinari, 5 allevatori, e poi degli impiantisti, degli «animal keeper» e dei «missionari» sudamericani, giovani veterinari e biologi che hanno lo status simile a quello dei diplomatici (il costo complessivo per sostenere la struttura si aggira sui 100 mila euro l'anno).
      «Per garantire questo modus operandi unico al mondo - aggiunge Rimoli - occorre fissare preliminarmente le regole del gioco, poi si può passare a scegliere la realtà giuridica all'interno della quale iscrivere il tutto,
di sicuro l'Università di Udine non ha le competenze che servono». E questo "preliminare" è quello che è stato firmato nelle settimane scorse con il comune marchigiano di Matelica e l'Università locale. Spazi e condizioni che Bordano fa notare Rimoli «non riuscirebbe a garantire; ma noi comunque abbiamo già dato disponibilità per valutare alcune forme collaborative con la Casa delle Farfalle». Prossimo vertice previsto per fine settimana in Prefettura a Trieste. 

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