Anche nel microcosmo alessano c'è chi attende la visita del Papa in Friuli e vive con fremente attesa la vigilia; c'è naturalmente anche chi ostenta totale indifferenza se non fastidio. Per tutti, comunque, alcune riflessioni che vengono diffuse in queste ore, tutte tendenti ad una rilettura dell'evento basata su una critica costruttiva.
"Glesie furlane", per esempio, scrive:
GLESIE FURLANE AL VESCOVO DI ROMA, PAPA BENEDETTO XVI
Alla notizia della visita di Benedetto XVI ad Aquileia e a Venezia per il 7 e 8 maggio prossimi anche a Glesie Furlane è stata posta la domanda rituale: “Cosa vi aspettate da questa visita del papa?”Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, preannunciava la visita di Benedetto XVI come “dono che il Santo Padre fa”. Nello spirito di gratuità espresso dalle parole del presidente della Conferenza episcopale triveneta, di certo nessuna pretesa si può avanzare nei confronti di chi viene a portare un dono. Nei doni più che l’attesa gioca un ruolo importante la sorpresa.Le buone tradizioni di accoglienza e ospitalità portano a contraccambiare i doni che il vescovo di Roma, papa Benedetto XVI, farà alle diocesi - Venezia compresa - figlie della Chiesa madre di Aquileia.E come contraccambiare significativamente se non attingendo tra i tesori più preziosi che queste Chiese figlie custodiscono e che forse per troppi secoli hanno tenuto nascosti, quando non dimenticati o sepolti? I tesori riguardanti le radici del cristianesimo aquileiese segnate dal sangue dei martiri, dagli autorevoli insegnamenti patristici, dalle testimonianze di una comunità credente che ha lasciato un patrimonio incommensurabile e originale di fede e di storia, di liturgia e di arte e di una teologia e una catechesi il cui manifesto è rappresentato nei mosaici del pavimento dell’attuale basilica patriarcale. Chi offrirà al papa questi doni e in modo tale che possano costituire una sorpresa per lui e non un pacchetto da consegnare al segretario senza neppure aprirlo perché già conosciuto e scontato? I nostri vescovi, si osa sperare! (...).Ad una persona di riguardo come ad un amico caro che invitiamo ospite e attendiamo a casa nostra, per quanto possibile, anticipiamo dei suggerimenti perché arrivi preparato e si trovi a suo agio.Un paio di suggerimenti al vescovo della Chiesa di Roma che viene in visita pastorale alle diocesi che costituivano l’antico Patriarcato di Aquileia:1. Si consiglia di leggere la bolla papale Injuncta nobis , datata in S. Maria Maggiore il 6 luglio 1751, con la quale Benedetto XIV sopprimeva la Chiesa patriarcale di Aquileia. Nessuno si permette di richiedere all’attuale papa un atto formale di riparazione per un provvedimento iniquo del quale non sarà neppure a conoscenza e di cui non porta la responsabilità. Si suggerisce la lettura della bolla nella speranza che, in forza della sua sensibilità pastorale, possa trovare parole che lo mettano a suo agio tra i fedeli di una Chiesa che ha subito una tale ingiuria. (Chi volesse approfondire la conoscenza e acquisire coscienza sull’argomento legga Eutanasie di un Patriarcjât di Antoni Beline, edito da Glesie Furlane nel 2001).2. Le diocesi che sono in Friuli hanno una propria identità non solo storica e religiosa, ma anche culturale e linguistica. Non per nulla a papa Giovanni Paolo II, in visita a queste Chiese nel 1992, non si trovò dono più significativo da presentare che la Bibie, i testi delle Sacre Scritture in lingua friulana. E tutti abbiamo presente la grande e inaspettata risonanza che ha avuto la lettura continuata della Bibie dal 3 al 9 aprile di quest’anno! I cristiani del Friuli attendono impazientemente e da troppo tempo ormai che la Conferenza episcopale italiana autorizzi l’uso del Messale romano tradotto in lingua friulana. Questo è un diritto, non una pretesa. Sappiamo che ciò non dipende dal papa – la Congregazione per i Sacramenti e il Culto divino ha già dato il placet - , ma se un romano pontefice con una bolla può distruggere una Chiesa patriarcale, si osa sperare che un successore che porta lo stesso nome meriti di essere “benedetto” per una parola autorevole che consenta a un popolo e ad una Chiesa di celebrare e pregare nella propria lingua.Per “Glesie furlane”Il vicepresidente Roberto Bertossi
Su toni similari la presa di posizione de "La Patrie dal Friûl":
IL VESCOVO DI ROMA NON VIENE A “NORDEST”
Il 7 e 8 maggio il vescovo di Roma Benedetto XVI sarà in visita a Venezia. In friulano si dice “par sante scugne”, non ha potuto escludere una tappa frettolosa a Aquileia dove si fermerà solo un paio di orette.Ma i masse media insistono che sarà nel “Nordest” e questo concetto non può che stonare con la storia del Friuli. Infatti è necessaria qualche precisazione. Se San Marco è partito da qui per la sua opera di evangelizzazione (e non da Venezia che era solo una palude, quando invece l’apostolo incontrava qui Sant’Ermacora), non possiamo accettare questa visione subalterna che viene data ad Aquileia, città cosmopolita, crocevia di culture ed etnie. La terrà dov’è fiorito il Patriarcato che per secoli è stato il faro della fede cristiana nel cuore dell’Europa, tenendo uniti i popoli latino, germanico e slavo, merita più attenzione. Con ciò non vogliamo innescare alcuna polemica o rivalità col Patriarcato di Venezia, che anzi, dopo aver preso il titolo dal Patriarcato di Grado, ha talmente “pressato” fino a quando un altro Benedetto, XIV, con la bolla Injuncta nobis del 1751, ha messo la parola fine alla gloriosa storia di questa istituzione che aveva in Aquileia la Chiesa Madre delle nostre diocesi.Quindi sono diversi gli aspetti che vedono Roma in debito con Aquileia senza dover aggiungere anche questa poca attenzione.Potremmo chiedere al vescovo di Roma di riconsiderare i contenuti della bolla firmata dal suo omonimo predecessore, ma sappiamo che non ci risponderebbe, anche perché non avrà il tempo di ascoltare, fermandosi così poco in Aquileia, e l’argomento sarebbe troppo spinoso.Ma anche restando con l’utopia di una “resurrezione” del Patriarcato di Aquilee, pensiamo che sia scoccata l’ora dopo 5 anni di silenzio ingiustificato, e ormai intollerabile, per aver finalmente l’approvazione del Messale Romano par furlan, che la Cei sembra aver dimenticato in qualche cassetto di Roma. Sappiamo tutti che non è una questione di disattenzione, ma di una volontà precisa di negare al nostro popolo il diritto di avere questo testo liturgico nella nostra lingua madre.Il grande evento della “Leture continuade de Bibie par furlan” ha dimostrato chiaramente quanto la nostra identità sia ancora solida e quanto il popolo Friulano abbia coscienza di sé: (...) ci auguriamo che la stessa attenzione nasca anche all’interno della Cei (Conferenza Episcopale Italiana), prima che il tarlo e la muffa si mangino la traduzione in lenghe furlane della tertia editio typica del “Messâl Roman”.
La Patrie dal Friûl
Interessante anche la riflessione di Andrea Valcic su facebook:
O sarai a manifestazion pe Patrie e invidi ducj chei che si sintin furlans a jessi as 4 di front a le cjase dal vescul cun lis nestri bandieris. Sarai presint per un semplic motif: par ricuardà il 6 di mai e la fuarce del nestri popul di front a le sdrumade dall'orcolat e parcje no ai voe che il ricuart di ches zornadis sedi dome tai doscors di chei sorestan ca cjacarin cence savè o tignint scondude la veretat. Une veretat di feminis , oms , giovins e vecios che di bessoi an resistut ancje ai progets dal guviar talian, di zamberletti e di Comelli.O sarai lì ancje par di, cun tante umiltat, al vescul di Rome, che la storie di Aquileie no si strasse in nom dal nord est, la versione sdolcinade di chel triveneto, inventat dai fasciscj. Par ultim, ma no mancul impuartant, parcje mi somee che chiste presince sedi nasude im maniere spontanee e che no vedi nissun cjapiel di grop, cun dut il rispiet pai grops ca si batin pal Friul.O crot ca sedi impuartant jessi culì , par nestre dignitat e ancje par la nestre coerence. Fevelin tant, scrivin, ma podopo si scugne ancje mostra le muse.
Mandi
Dree Valcic (https://www.facebook.com/notes/andrea-valcic/manifestazion-pe-patrie/1350565742422)
Di una cosa si può comunque esser certi: assai diverso era il clima che ha preceduto la visita in Friuli di Giovanni Paolo II. Sono cambiate le persone, le circostanze, i contesti, i tempi....
(Grazie a Roberta Michieli e Christian Romanini per le segnalazioni)
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