"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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giovedì 29 maggio 2014

Mandi Franco! Oggi anche il Lago piange

Franco Marchetta non c'è più. Altri parlano e parleranno di cosa significhi questa perdita per il mondo della cultura friulana, per la stessa lingua friulana che lo ha visto coraggioso interprete della sperimentazione e del rinnovamento.
Qui vorrei ricordare quel che Franco Marchetta ha rappresentato per il Lago, sotto molteplici aspetti.
Marchetta, da architetto,  è stato innanzitutto il principale artefice del  Piano particolareggiato del lago del 1982, un progetto della Comunità Montana del Gemonese poi adottato dai Comuni per molti versi rivoluzionario  che, oltre alla stesura pratica, ha visto il suo impegno per farlo conoscere e spiegarne le caratteristiche (vedi Appunti in margine ad un'esperienza, in "Il recupero del territorio", Università di Udine, 1984 oppure Obiettivi, strategia e progetti del Piano particolareggiato del lago del 1982, in "Obiettivo Lago", 1989).
Franco non era però solo un tecnico: è stato capace di tratteggiare le caratteristiche dell'ambiente-lago con una  capacità narrativa e descrittiva spesso  insuperata. Basti rileggere poche pennellate tratte da Val dal Lac del 1987:
Il Lago è scontroso e difficile da farsi amare: non possiede l'esuberanza di chi offre (civetteria narcisistica di altri laghi) scenari indimenticabili per indimenticabili amori a prima vista (esistono poi?)
Il Lago è problematico, è lunatico, con le sue capricciose escursioni del livello delle acque che, mutevoli nell'arco di una sola giornata, lasciano dietro a sé gli effetti, non sempre gradevoli, delle radici dei salici scoperte, di una bellezza tormentata e autunnale, ma deboli (solo per quel tanto di provvisorio che trasmettono a chi guarda l'albero che non sempre riesce a reggersi saldo e diritto). Il Lago è freddo, un suo abbraccio (sia pur breve e fugace) difficile, solo per pochi e coraggiosi amanti.
E allora? E allora è un amore sottile, non esuberante e chiassoso, non per un'immagine fantastica, ma nemmeno per un figlio di un dio minore, bensì per quella essenza viva, sensibile, triste, ricca, calma, sofferta, forte (quasi una essenza di presidio: sì, ci sono ancora, non mi hanno cancellato…
o il brano "Dissolvenze" dalla raccolta "Il tempo morbido" del 1993:
La riva, appena fumosa di una bruma serale che confonde i profili delle presenze a pelo dell'acqua (presenze immobili, di canne là in mezzo e di salici affoganti nell'acqua più prossima alla sponda), è lambita da un'acqua gelida che, per via dell'accumulo, quasi la copre interamente. Ed è un'emozione di certa misurata desolazione che ora lo vince. Per via degli artigli dei salici abbarbicati in aria per non cadere in acqua, per le rade presenze di animali (nel nero tracciante di una folaga), per le cime incombenti che cingono, racchiudono, costringono più in basso, in una spinta che pare come di soggezione, attorta e frastagliata nel loro specchiarsi, anche l'acqua.
Marchetta aveva ovviamente seguito con attenzione partecipata il dibattito sulla questione Edipower e, a tal proposito, aveva prodotto una lunga e assai articolata riflessione che forse, quando uscì, non ebbe la meritata attenzione (si può rileggerla qui http://cjalcor.blogspot.it/2010/12/lago-una-articolata-riflessione-di-f.html). In quei giorni, alla fine del 2010, Franco Marchetta scriveva:
Ecco da dove nasce la meravigliata sconfitta di Edipower. Il nuovo progetto di sfruttamento non può essere più portato avanti per la sua inattuabilità culturale. Non è possibile procedere. La gente ha sottratto alla trattativa gli elementi propri di chi credeva di condurla: la quantificazione economica. Non si può quantificare economicamente un patrimonio culturale.
Chi ha detto che non esistono più i profeti?

                                                                                          Pieri Stefanutti

3 commenti:

  1. Interrompo un momento di dolorosa riflessione sollecitato dai pensieri di Pieri perché mi è parso di capire che ci sia il desiderio, per certi versi anche l’esigenza, di conoscere un po' meglio Franco. Già il web ci consente di soddisfare questa curiosità mediante l'ascolto di un video presente su youtube di cui allego l'indirizzo (basta copiarlo e incollarlo nello spazio di ricerca o forse cliccarci semplicemente sopra).
    Ecco il sito:
    http://www.youtube.com/watch?v=uGtyY436uTA

    Le sfaccettature della personalità di Franco erano parecchie, come colleghi ne abbiamo conosciute alcune ma causa l'ambiente un po' asfittico credo abbia cercato in altri luoghi la sua realizzazione. Qualcuno può azzardare ipotesi personali sulle sue scelte professionali ed suoi atteggiamenti, so per certo che anche quelle più discutibili fossero la conseguenza del suo sentirsi alieno in un territorio che non aveva un vero desiderio di cambiamento. Però, rispetto ad altri, era una persona rispettosa del prossimo, colta, intelligente, sensibile, educata e profondamente umana e buona. La sua qualità migliore però, secondo me, era la capacità di elaborare i dati grezzi della realtà e tradurli in qualcosa su cui lavorare per migliorarsi e migliorare la condizione iniziale. In questo era un artista, il suo punto di vista era sempre particolare, non tanto per stupire (non è importante che fosse anche così) ma perché era di stimolo, per chi lo sapeva ascoltare, per produrre, attraverso l'elaborazione individuale, qualcosa di nuovo, di diverso, rendendo così possibile una evoluzione naturale del pensiero non scontata e il miglioramento delle capacità progettuali. Per me almeno è stato così!
    Questo video credo possa essere considerato il suo testamento culturale, consente anche di percepire il suo recente stato d'animo e l'amarezza del vivere in una società (quella friulana) che non è disponibile a mettersi in discussione e che rigetta qualsiasi tipo di innovazione per paura del cambiamento e per il timore di sentirsi superata.
    Questo riesco a dire in questo momento, spero venga colto solo l’aspetto positivo. Noi che, al momento, siamo sopravvissuti continuiamo a lavorare in questa direzione e con rinnovato impegno proviamo a realizzare quel cambiamento che è insito nell’iniziativa ecomuseale.

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  2. Sono parole scolpite sulla pietra quelle del libro di Marchetta, riportate in chiusura del bel scritto di Pieri Stefanutti in Sua memoria. Parole, la cui lettura farebbe bene ai nostri amministratori pubblici, passati e presenti. Ma si sa, la lettura e la cultura non abitano, purtroppo, dalle nostre parti. Mentre con Franco Marchetta il lago perde un grande amico, proprio quando si aprono nuove prospettive.
    Franceschino Barazzutti

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  3. Vedo, constato che alcuni tratti del segno lasciato da Franco sul lago sono rimasti, indelebili ormai.

    Seguiamoli, troviamo gli altri, per puntare insieme al nostro obiettivo.

    Là troveremo di nuovo Franco.

    Mandi. Valentino

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