"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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martedì 6 maggio 2014

La triste saga dei cavalli Konik, da Amula al Cuar a Feagne

L'ultimo nato (foto "I Quadris")
Aveva destato curiosità un trafiletto apparso qualche giorno fa sul MV all'interno di un articolo sull'attività dell'oasi "dei Quadris" di Fagagna: "l’Oasi accoglie anche una famiglia di konik: si tratta di un maschio e una femmina con una puledra, e dell’ultimo nato, Marius, nato un mese fa a Fagagna. Si tratta di una particolare famiglia di cavalli, che appartiene a una specie selvaggia, arrivata a ottobre da Trasaghis".
(L’Oasi da 10 mila visitatori resiste con 13 volontari, Messaggero Veneto  26 aprile 2014)

Ora un ampio articolo di Fabio Perco sul Gazzettino di domenica spiega i termini della questione:  "un gruppetto di soggetti  è stato importato in Friuli nel 1988, per parecchi anni vivendo allo stato semi-brado nelle vaste aree del Monte Cuar e nell'ambito del Comune di Trasaghis. Il progetto, inizialmente avviato dalla Provincia di Udine e poi affidato al Comune di Trasaghis, ha subito tuttavia una serie di problemi, collegati da un lato alla difficoltà di assicurare una costante gestione e sorveglianza, dall'altro alla diffusa, seppure discutibile, opinione contraria al mantenimento di cavalli al di fuori dell'aiuto umano, specialmente sotto il profilo alimentare. (…) Tre soggetti sono stati quindi trasferiti presso i Quadris di Fagagna e collocati in un ampio recinto appositamente attrezzato…" ("Il cavallo antico vive a Fagagna", Il Gazzettino  4 maggio 2014)

E' venuto dunque a chiudersi (difficile giudicare se sia il migliore dei modi) un percorso che avrebbe potuto e dovuto avere ben altri sviluppi. Basta ricordare che nella Malga Amula nel comune di Trasaghis (UD),  era stato tentato nel 1999 il reinserimento dei Konik, i piccoli cavallini dell'est molto rari, discendenti diretti dei preistorici Tarpan che popolavano le vaste praterie europee, reintrodotti in Friuli per salvare  i pascoli alpini. E' stato il più importante progetto di reintroduzione di cavalli in natura, sperimentato in Italia. Il nucleo originario sopravvive in Polonia e in alcune riserve naturali dell'Olanda, dove questi erbivori sono usati per  limitare l'eccessiva crescita della vegetazione.
I Konik in Amula (foto P. Stefanutti)
Per la stessa ragione nel 1999 cinque di essi, due stalloni e tre femmine, furono liberati sui nostri monti, nella vallata di Amula, appunto, in una zona che un tempo ospitava fino agli anni Cinquanta parecchie centinaia di bovini e  diverse malghe, poi abbandonate. In un paio d'anni i Konik raggiunsero i 15 individui, che ripulivano i pascoli abbandonati, allargando la zona di frequentazione da Amula alle pendici di Cuar. Poi dal 2004, gli animali incominciarono a morire, alcuni di morte naturale, la gran parte in circostanze misteriose. Gli ultimi tre sono stati trovati avvelenati nel 2005,  vicino agli stavoli  sopra Avasinis. Paola Lovrovich , che ha seguito a lungo il progetto, dedicandovi la tesi di laurea, ne ha descritto la triste involuzione: "Purtroppo alcuni residenti, proprietari di stavoli della zona utilizzati come seconde case, hanno più volte rivolto al comune lamentele, causate per lo più da modesti danni ai giardini o alle recinzioni, il comune stesso è stato indotto ad intervenire in contrasto con le linee del progetto. I responsabili sono stati costretti a spostare più volte il branco da un posto all'altro, modificando continuamente le abitudini dei cavalli, comprese occasionali costrizioni in stalla. Gli animali hanno tuttavia fatto fronte ai cambiamenti adattandosi abbastanza bene.
Konik  sulla neve di Cuar (foto Franco Furlani)
La situazione è però degenerata in coincidenza con un leggero ritardo di un'ulteriore trasferimento forzato, quando tre esemplari sono stati trovati morti. La morte di origine dolosa dei tre animali ritrovati ha indotto l'amministrazione comunale a sporgere denuncia contro ignoti.
La grande forza e le capacità di sopravvivenza in condizioni estreme che hanno permesso a questi cavalli di sopravvivere alla morsa dell'inverno dei 1500m in mezzo alla neve, non gli è bastata per sfuggire alla trappola congegnata dalla mente umana". (http://lists.peacelink.it/animali/2005/06/msg00037.html )

I cavali a malga Cuar (foto Alpinauta)
Dopo una lunga serie di denunce e richieste di risarcimento danni, i cavalli  superstiti sono stati tenuti quindi, per alcuni anni, presso la malga di Cuar e, quindi, recentemente, trasferiti all'Oasi di Fagagna (tutti? In parte?).
Chi ricorda l'interesse suscitato all'epoca dell'avvio dell'inserimento, il rilievo sulla stampa, l'inizio di un processo, come ricordato dalla Lovrovich  caratterizzato dal fatto che "molti escursionisti visitavano la zona attirati dalla prospettiva di incontrare i cavalli, [da cui] si comprende facilmente quanto essi si siano rivelati un investimento sia per quanto attiene la conservazione ambientale sia quale attrazione turistica per il posto", non si può che annotare con tristezza la maniera in cui, per Trasaghis,  la vicenda si sia conclusa.
Comunque, buona fortuna ai Konik a Fagagna che, con loro, non sarà più  solo "il pais dai mus". (A&D)


I Konik a Fagagna (foto "I Quadris")

4 commenti:

  1. La triste conclusione del progetto dei konik ha destato in me rabbia ma anche alcune considerazioni amare:
    1) che tale progetto sia stato osteggiato sino all'avvelenamento dei cavalli rileva da un lato abbondanza di cattiveria e dall'altro lato assoluta mancanza di cultura in alcune fasce della nostra comunità;
    2) eppure nei nostri piccoli paesi non dovrebbe essere difficile individuare questi mascalzoni a meno che, oltre all'incultura non abbondino anche l'indifferenza, l'omertà e comportamenti mafiosetti;
    3) se metto assieme la vicenda dei Konik e quella, allucinante, della Casa delle farfalle di Bordano la sconsolante conclusione da trarre si chiama AUTOLESIONISMO
    Franceschino Barazzutti

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  2. Era giugno del 1999 quando l'entusiasmo per aver appreso dell'arrivo dei cavalli in Amula mi spinse ad organizzare una camminata "alternativa" per andare a vederli. Complice la vicinanza del solstizio d'estate pensai di raggiungere Amula subito dopo cena, per poter rientrare con la luce crepuscolare...durante il giorno non era facile trovare la disponibilità degli altri, e comunque mi stuzzicava l'idea dell'avventura serale!
    Riuscii a convincere alcuni amici dell'allora "Baracca" a seguirmi nell'impresa.
    Verso le 19.00 ci avviammo su per Vornêt in auto alla volta del sentiero del Boschet per la Forcja. Allora non esisteva la pista per la Forcja, ed in Amula si giungeva salendo a piedi per il Boschet e poi giù, per un bellissimo sentiero (purtroppo cancellato dall'attuale orrenda pista...) fino alla radura.
    Sin da subito le tempistiche cominciarono a dilatarsi, vuoi perché era sera e dopo cena, vuoi perché non tutti erano allenati ad una sfacchinata con passo decisamente sostenuto. Ma l'entusiasmo non mancava e alla fine arrivammo in Amula...ma dei cavalli neanche l'ombra!!! Diciamo che le notizie erano arrivate prima dei cavalli, ma intanto s'era fatto tardi e neanche soddisfatti dovevamo affrontare la risalita alla Forcja!! Ricordo che rapidamente era calato il buio e quando sei dentro al bosco (anche il nome del sentiero appunto del Boschet evoca la situazione) non puoi neanche sfruttare quel po' di luce che nelle sere d'estate continua ad illuminare il cielo fino a tardi. Comunque tra varie imprecazioni, qualche fioca luce del display a cristalli liquidi dei primissimi cellulari (chi ce l'aveva) riuscimmo a rientrare alle auto.
    I cavalli poi arrivarono qualche settimana dopo ed ebbi modo di tornare più volte a vederli, anche con altri amici, e notare che erano molto socievoli, forse anche perché annusavano il profumo dei panini nello zaino!
    Purtroppo l'idea di introdurli era bella, ma a suo tempo erano stati commessi parecchi errori di valutazione riguardanti la loro alimentazione. E' vero che questa specie è adatta a mantenere puliti i pascoli, ma per chi si ricorda com'era la radura di Amula allora di certo non sarebbe mai stata sufficiente a mantenere un gruppo di cavalli, e i cavalli non sono in grado di disboscare!
    Quando in effetti il gruppo si moltiplicò essi si spinsero a cercare cibo fino in zone antropizzate...
    Peccato davvero, ancor più adesso che non si vedranno neppure quelli che erano rimasti vagare per i prati di malga Cuâr.

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  3. Altri commenti sull'argomento inviati alla pagina facebook:

    Mattia S.: un po' come il tentativo di introduzione del daino in zona Leale o del Muflone sul Brancot.................(puntini volutamente lunghi)


    Giorgio D. : peccato...ci distinguiamo sempre nel peggio....
    Ieri alle 18.52 · Mi piace · 2

    Nadia M. : insomma non ci sono più a malga Cuar? Là veramente erano diventati un attrazione...per grandi e piccoli!!! Era un piacere incontrarli!!! Concordo col commento di Barazzutti sul blog

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  4. Certo che,fossero gli ultimi tre rimasti in malga Cuar che si erano adattati molto bene,non sendevano mai, da anni se la sbrogliavno da soli,come doveva essere,qualcuno ci dovrà delle spiegazioni,chi è perchè,ne hanno autorizzato il prelievo, davano fastidio ha qualche ambientalista illuminato,qualche animalista,più bestia dei cavalli,daneggiavano le grandi coltivazioni di lamponi e mirtilli da mettere ha rischio la festa dedicata.Sarà il caso di conoscere i nominativi dei daneggiati che ha suo tempo,sono stati risarciti dalla Provincia.Ne chiederemo lumi ai due candidati Sindaco. Luci

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