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lunedì 6 gennaio 2020

Come si dice maniscalco "par furlan"? Chiedetelo ad Andrea di Avasinis

Andrea, il maniscalco campione d’Italia che forgia i ferri per tutto il mondo

Il trentenne di Avasinis ha trasformato la passione in un mestiere. Studia i materiali e insegna i segreti della professione ai giovani 

TRASAGHIS. Ha sempre avuto il pallino del ferro. Lo maneggiava con disinvoltura fin da bambino tagliando e saldando ci ricavava qualsiasi cosa. Si è persino costruito un go-kart. Suo padre invece aveva il pallino dei cavalli. Dall’unione di questi due mondi è nata la sua professione. Andrea Ridolfo, 30 anni, di Avasinis (Trasaghis), oggi è un affermato maniscalco a Casasola di Majano.
È anche pluricampione italiano di mascalcia. Ha da poco vinto una gara di mascalcia in Irlanda. «La prima volta per un italiano». E pure realizza – e vende – gli attrezzi per quest’arte. «Tutto è nato per caso», racconta. Dopo gli studi da meccanico a Gemona, specializzandosi in lavorazioni al tornio, per qualche tempo ha lavorato in fabbrica.
«Al tempo non avevo alcun interesse per il mondo dei cavalli», ammette. Nonostante papà Giovanni, allevatore di bovini, ne avesse da sempre un paio in azienda. «Li ferrava da solo. L’aveva imparato da autodidatta». Capitava che lui e i suoi due fratelli maggiori se ne prendessero cura.
Per Andrea la svolta arriva a Verona. In visita col padre a Fieracavalli gli capita di assistere a una gara di mascalcia organizzata dalla Scuola militare che promuove corsi per civili. Rimane incantato. «In poco tempo, da una semplice barra i concorrenti ricavavano un ferro di cavallo».
L’interesse non sfugge agli occhi di papà. «È stato lui a suggerirmi: “Perché non provare?”». È settembre del 2010 quando Andrea fa le valigie per Grosseto. Ci ha provato. E ha passato la dura selezione per l’ammissione alla scuola del Centro militare veterinario.
«Sono partito da zero. Nemmeno sapevo usare l’incudine o tenere una pinza in mano. E non avevo mai toccato la zampa a un cavallo», racconta sorridendo. Prima del «test», tante ore di allenamento sotto la super visione di papà. «Mi sono presentato all’esame piuttosto impaurito. Tutti gli altri aspiranti studenti già lavoravano da tempo nel settore».
Nonostante l’inesperienza, con un ottimo punteggio, Andrea ottiene il lasciapassare per il corso. E si butta a capofitto nello studio. Non si risparmia. E intuisce che il mondo in cui ha cominciato a muovere i primi passi è quello in cui vuol camminare da lì in avanti.

Durante una dimostrazione – una sorta di gita a cui partecipa con la scuola –, si incanta nuovamente: ha di fronte il «guru» della mascalcia italiana, Massimiliano Felicani. «Non ho finito di visitare l’esposizione. Sono rimasto lì per ore a guardare come si muovevano quelle mani». E quel ragazzo inchiodato di fronte all’incudine non è certo passato inosservato.
«Mi ha proposto di accompagnarlo in Francia, per assistere a una competizione». È un attimo che Andrea comprende che l’adrenalina della gara è ciò che fa per lui. Terminati gli studi in Toscana – con un alto punteggio, tanto da meritarsi i complimenti dei più alti graduati della caserma –, non rientra in Friuli. Per sette mesi va a bottega da Felicani a Modena. Che lo convince a gareggiare.
Appena può si allena col padre. Il metodo italiano prevede un aiutante in gara. Prova e riprova – un occhio al cronometro – a dare la forma perfetta ai ferri. Da quel momento è un susseguirsi di successi che lo portano, in breve, a classificarsi tra i migliori maniscalchi d’Italia.
Centra subito l’ingresso in nazionale. E con la squadra che rappresenta l’Italia ottiene il terzo posto alla gara internazionale della Fiera di Verona. Laddove tutto ha avuto inizio. Nell’ambiente comincia a circolare la voce. E tutti parlano del giovane friulano che non appena terminata la scuola è già uno che sa dire la sua tra forgia e cavalli. Mantenendo l’umiltà di sempre, non si ferma certo a cullarsi sugli allori. E tra una gara e l’altra pensa a come migliorarsi.
«In questo lavoro c’è così tanto da imparare». Per affinare la tecnica va in Inghilterra, che è poi la terra d’origine di mamma Donatella. «E meno male che a noi figli ha sempre parlato in inglese, così da subito non ho avuto problemi con la lingua».
L’arte d’Oltremanica è la più quotata. E Andrea sceglie di perfezionarsi niente meno che dal maniscalco tre volte campione del mondo. Con i suggerimenti di Darren Bazin apprende il «metodo inglese» – in questo caso la battitura del ferro è individuale –, e da quel momento inizia un percorso di competizioni all'estero per le quali si crea da solo gli attrezzi. «In realtà li realizzavo fin dal periodo della scuola a Grosseto, dove ho cominciato a venderli ai compagni di studi».

Una manualità e una precisione che non passano certo inosservate. Ed è un attimo che dei suoi prodotti si accorge quel mondo in cui lui ha da poco messo piede. E cominciano ad arrivare le prime commesse. Nel 2014 Andrea apre l’attività artigianale.
Prima nel cortile di casa, ad Avasinis. «In una stanza 4 metri per 4». Da aprile 2018 si trasferisce a Casasola di Majano, dove acquista un capannone che da solo sta rimettendo a posto. Nel frattempo continua ad allenarsi – «Da subito mi hanno fatto competere tra i professionisti, saltando le categorie principianti e intermedi» –, laureandosi più volte campione d’Italia. E si afferma pure sul mercato internazionale.
Dagli Stati Uniti all’Australia – attraverso un grossista inglese – circolano gli attrezzi con impresso il suo nome. Quelli che forgia da mattina a sera in bottega. Tutto rigorosamente a mano. Il segreto di tanto successo è l’indiscussa qualità. Dei materiali e della manifattura.
«Li realizzo come fossero per me». A centinaia. Spesso per confezionarli e imballarli arriva in aiuto la fidanzata Chiara, con la quale da poco ha messo su casa a Braulins. Trova anche il tempo di insegnare Andrea. Lo hanno chiamato a Lodi come docente nell’unica scuola italiana di mascalcia.
«Mi piace trasmettere quello che so e sono contento se uno riesce a fare meglio di me. Vuol dire che mi sono spiegato bene», sorride. Ha pure allestito un furgone a mo’ di officina mobile, perché lui in fondo è un maniscalco.
La sua specialità è la ferratura a caldo. Si muove in tutto il Friuli. «Il ferro lo lavoro sul posto facendo le necessarie correzioni prima di applicarlo al cavallo». Un modo di operare che richiede una profonda conoscenza dell’anatomia dello zoccolo dell’animale. Ha studiato e continua a studiare Andrea, frequentando corsi e stage, perché il lavoro ben fatto è sempre l’obiettivo.

Quando mi racconta la sua storia è già sera. La porta della bottega quella mattina l’ha aperta alle 4.30. Da allora ha ininterrottamente forgiato decine di ferri che stanno per diventare martelletti da incisione. Nonostante l’ora di tornare a casa non se ne parla.
«La merce – dice – deve partire per l’Inghilterra domani mattina». E così, se serve, si lavora a oltranza. Ma dal suo sguardo si intuisce che in fondo, nonostante i sacrifici, quella strada che papà Giovanni gli ha fatto conoscere è quella giusta per lui. Quella che lo rende felice. —
Monika Pascolo
(Messaggero Veneto, 4 gennaio 2020)



Vedi anche, su youtube, un'intervista ad Andrea:



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