Andrea, il maniscalco campione d’Italia che forgia i ferri
per tutto il mondo
Il trentenne di Avasinis ha trasformato la
passione in un mestiere. Studia i materiali e insegna i segreti della
professione ai giovani
TRASAGHIS.
Ha sempre avuto il pallino del ferro. Lo
maneggiava con disinvoltura fin da bambino tagliando e saldando ci ricavava
qualsiasi cosa. Si è persino costruito un go-kart. Suo padre invece aveva il
pallino dei cavalli. Dall’unione di questi due mondi è nata la sua professione.
Andrea Ridolfo, 30 anni, di Avasinis (Trasaghis), oggi è un affermato
maniscalco a Casasola di Majano.
È anche pluricampione italiano di mascalcia. Ha da poco vinto
una gara di mascalcia in Irlanda. «La prima volta per un italiano». E pure
realizza – e vende – gli attrezzi per quest’arte. «Tutto è nato per caso»,
racconta. Dopo gli studi da meccanico a Gemona, specializzandosi in lavorazioni
al tornio, per qualche tempo ha lavorato in fabbrica.
«Al tempo non avevo alcun interesse per il mondo dei
cavalli», ammette. Nonostante papà Giovanni, allevatore di bovini, ne avesse da
sempre un paio in azienda. «Li ferrava da solo. L’aveva imparato da
autodidatta». Capitava che lui e i suoi due fratelli maggiori se ne prendessero
cura.
Per
Andrea la svolta arriva a Verona. In visita col padre a Fieracavalli gli capita
di assistere a una gara di mascalcia organizzata dalla Scuola militare che
promuove corsi per civili. Rimane incantato. «In poco tempo, da una semplice
barra i concorrenti ricavavano un ferro di cavallo».
L’interesse
non sfugge agli occhi di papà. «È stato lui a suggerirmi: “Perché non
provare?”». È settembre del 2010 quando Andrea fa le valigie per Grosseto. Ci
ha provato. E ha passato la dura selezione per l’ammissione alla scuola del
Centro militare veterinario.
«Sono
partito da zero. Nemmeno sapevo usare l’incudine o tenere una pinza in mano. E
non avevo mai toccato la zampa a un cavallo», racconta sorridendo. Prima del
«test», tante ore di allenamento sotto la super visione di papà. «Mi sono
presentato all’esame piuttosto impaurito. Tutti gli altri aspiranti studenti
già lavoravano da tempo nel settore».
Nonostante
l’inesperienza, con un ottimo punteggio, Andrea ottiene il lasciapassare per il
corso. E si butta a capofitto nello studio. Non si risparmia. E intuisce che il
mondo in cui ha cominciato a muovere i primi passi è quello in cui vuol
camminare da lì in avanti.
Durante una dimostrazione – una sorta di gita a cui partecipa con la scuola –, si incanta nuovamente: ha di fronte il «guru» della mascalcia italiana, Massimiliano Felicani. «Non ho finito di visitare l’esposizione. Sono rimasto lì per ore a guardare come si muovevano quelle mani». E quel ragazzo inchiodato di fronte all’incudine non è certo passato inosservato.
Durante una dimostrazione – una sorta di gita a cui partecipa con la scuola –, si incanta nuovamente: ha di fronte il «guru» della mascalcia italiana, Massimiliano Felicani. «Non ho finito di visitare l’esposizione. Sono rimasto lì per ore a guardare come si muovevano quelle mani». E quel ragazzo inchiodato di fronte all’incudine non è certo passato inosservato.
«Mi
ha proposto di accompagnarlo in Francia, per assistere a una competizione». È
un attimo che Andrea comprende che l’adrenalina della gara è ciò che fa per
lui. Terminati gli studi in Toscana – con un alto punteggio, tanto da meritarsi
i complimenti dei più alti graduati della caserma –, non rientra in Friuli. Per
sette mesi va a bottega da Felicani a Modena. Che lo convince a gareggiare.
Appena
può si allena col padre. Il metodo italiano prevede un aiutante in gara. Prova
e riprova – un occhio al cronometro – a dare la forma perfetta ai ferri. Da
quel momento è un susseguirsi di successi che lo portano, in breve, a
classificarsi tra i migliori maniscalchi d’Italia.
Centra
subito l’ingresso in nazionale. E con la squadra che rappresenta l’Italia
ottiene il terzo posto alla gara internazionale della Fiera di Verona. Laddove
tutto ha avuto inizio. Nell’ambiente comincia a circolare la voce. E tutti
parlano del giovane friulano che non appena terminata la scuola è già uno che
sa dire la sua tra forgia e cavalli. Mantenendo l’umiltà di sempre, non si
ferma certo a cullarsi sugli allori. E tra una gara e l’altra pensa a come
migliorarsi.
«In
questo lavoro c’è così tanto da imparare». Per affinare la tecnica va in
Inghilterra, che è poi la terra d’origine di mamma Donatella. «E meno male che
a noi figli ha sempre parlato in inglese, così da subito non ho avuto problemi
con la lingua».
L’arte
d’Oltremanica è la più quotata. E Andrea sceglie di perfezionarsi niente meno
che dal maniscalco tre volte campione del mondo. Con i suggerimenti di Darren
Bazin apprende il «metodo inglese» – in questo caso la battitura del ferro è
individuale –, e da quel momento inizia un percorso di competizioni all'estero
per le quali si crea da solo gli attrezzi. «In realtà li realizzavo fin dal
periodo della scuola a Grosseto, dove ho cominciato a venderli ai compagni di
studi».
Una manualità e una precisione che non passano certo inosservate. Ed è un attimo che dei suoi prodotti si accorge quel mondo in cui lui ha da poco messo piede. E cominciano ad arrivare le prime commesse. Nel 2014 Andrea apre l’attività artigianale.
Una manualità e una precisione che non passano certo inosservate. Ed è un attimo che dei suoi prodotti si accorge quel mondo in cui lui ha da poco messo piede. E cominciano ad arrivare le prime commesse. Nel 2014 Andrea apre l’attività artigianale.
Prima
nel cortile di casa, ad Avasinis. «In una stanza 4 metri per 4». Da aprile 2018
si trasferisce a Casasola di Majano, dove acquista un capannone che da solo sta
rimettendo a posto. Nel frattempo continua ad allenarsi – «Da subito mi hanno
fatto competere tra i professionisti, saltando le categorie principianti e
intermedi» –, laureandosi più volte campione d’Italia. E si afferma pure sul
mercato internazionale.
Dagli
Stati Uniti all’Australia – attraverso un grossista inglese – circolano gli
attrezzi con impresso il suo nome. Quelli che forgia da mattina a sera in
bottega. Tutto rigorosamente a mano. Il segreto di tanto successo è
l’indiscussa qualità. Dei materiali e della manifattura.
«Li
realizzo come fossero per me». A centinaia. Spesso per confezionarli e
imballarli arriva in aiuto la fidanzata Chiara, con la quale da poco ha messo
su casa a Braulins. Trova anche il tempo di insegnare Andrea. Lo hanno chiamato
a Lodi come docente nell’unica scuola italiana di mascalcia.
«Mi
piace trasmettere quello che so e sono contento se uno riesce a fare meglio di
me. Vuol dire che mi sono spiegato bene», sorride. Ha pure allestito un furgone
a mo’ di officina mobile, perché lui in fondo è un maniscalco.
La
sua specialità è la ferratura a caldo. Si muove in tutto il Friuli. «Il ferro
lo lavoro sul posto facendo le necessarie correzioni prima di applicarlo al
cavallo». Un modo di operare che richiede una profonda conoscenza dell’anatomia
dello zoccolo dell’animale. Ha studiato e continua a studiare Andrea,
frequentando corsi e stage, perché il lavoro ben fatto è sempre l’obiettivo.
Quando mi racconta la sua storia è già sera. La porta della bottega quella mattina l’ha aperta alle 4.30. Da allora ha ininterrottamente forgiato decine di ferri che stanno per diventare martelletti da incisione. Nonostante l’ora di tornare a casa non se ne parla.
Quando mi racconta la sua storia è già sera. La porta della bottega quella mattina l’ha aperta alle 4.30. Da allora ha ininterrottamente forgiato decine di ferri che stanno per diventare martelletti da incisione. Nonostante l’ora di tornare a casa non se ne parla.
«La
merce – dice – deve partire per l’Inghilterra domani mattina». E così, se
serve, si lavora a oltranza. Ma dal suo sguardo si intuisce che in fondo,
nonostante i sacrifici, quella strada che papà Giovanni gli ha fatto conoscere
è quella giusta per lui. Quella che lo rende felice. —
Monika Pascolo
(Messaggero Veneto, 4 gennaio 2020)
Vedi anche, su youtube, un'intervista ad Andrea:
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