Numerosi, come si è visto, i commenti all'intervento di Scjefin che ha analizzato la difficoltà del rapportarsi con "chest Palar aromai forest".
Pubblichiamo oggi l'intervento di Michela che può rappresentare la speculare posizione di chi sul Palar arriva da fuori (con rispetto e disponibilità).
Continuate a intervenire (ovviamente "cun creance e sintiment", l'unico modo di confrontarsi civilmente per arrivare, forse, a soluzioni condivise).
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Propongo liberamente e senza giudizi, la mia
riflessione.
Che
attrattive ha, oggi, Alesso per cui sceglierlo come mèta di soggiorno, di
vacanza o addirittura di residenza?
Non certo
parchi gioco ultratecnologici, ristoranti o alberghi stellati, discoteche
(l'unica che c'era, come sapete meglio di me, ha infine chiuso...), locali
notturni, musei, pinacoteche, abbazie, piste da sci... Niente di tutto questo.
I motivi
principali per cui si ha nostalgia di Alesso e voglia di ritornarvi sono
senz'altro i paesaggi, la posizione invidiabile tra lago, torrente, montagne e
sentieri, la vicinanza a città d'arte, cominciando da Gemona e a 360 gradi
tutto intorno per il Friuli.
Ovvio, a tutti
piace la frescura e la limpidezza del torrente, e che rimanga tale, la pace ed
il silenzio delle montagne e soprattutto la pulizia dei luoghi, non certo il
chiasso e la congestione di autovetture (da cui la maggior parte dei cittadini
in vacanza, tra l'altro, agogna scappare!), non certo la spazzatura lasciata
ovunque (e ricordo che l'inciviltà non conosce cittadinanza: non è né del Sud,
né del Nord, né dell'Est, né dell'Ovest, né urbana, né paesana, e così il suo
contrario), non certo la spavalda cattiva educazione di cui nessuno, credo,
sente il bisogno.
Non comprendo come ci si possa stupire ancora,
Facebook o no, che le persone cerchino posti belli e desiderabili in cui
trascorrere il breve periodo delle proprie ferie, e che trovino queste
prerogative ad Alesso.
Ciò mi
sembra assolutamente naturale e giustificato. Le meraviglie della natura non
sono proprietà esclusiva di nessuno in questo mondo, ma patrimonio comune, che
tutti dovremmo tutelare e preservare con la massima cautela.
È giusto
che ci siano regole chiare e circostanziate, sia in montagna che in città, ma
che si sorvegli costantemente sul loro rispetto e sulla loro applicazione per
la reale salvaguardia del territorio e dell'ambiente, conferendo incarico ed
autorità a chi ha il dovere istituzionale di farlo.
I
commenti di qualsiasi tipo servono a ben poco, altrimenti, e con la passiva
sopportazione, i problemi rimangono, se non peggiorano...
E i servizi?
A me
sembra che il paese non abbia una grande vocazione all'economia, e forse questo
è voluto; ma quanto rilancio economico potrebbe ancora portare un mese o poco
più di turismo all'anno, se ben gestito?
Quante,
seppur piccole temporanee opportunità di lavoro sul territorio per giovani e
meno giovani, che invece ancora vanno a "far la stagione" all'estero?
Se lo fanno, magari a loro conviene di più... Ma il benessere così se ne va
all'estero... E i giovani pure...
E a chi
rimane non resta che star seduti sulle panchine vicino al lavatoio ad osservare
i forestieri passanti mezzi nudi accanto alla chiesa, che danno un pessimo
spettacolo di sé stessi. Ad ogni estate.
Ma
perché? Non si può creare "la stagione" anche qui?
Io credo che le criticità vadano analizzate per
poterle trasformare in vantaggi, e - perché no? - in risorse.
Mi piace
pensare che un ospite, non sopportato con rassegnazione, indesiderato e
respinto con facile derisione, quando non addirittura con repulsione, ma ben
accolto e ben introdotto al rispetto dell'ambiente in cui arriva, si senta, in
qualche modo, parte della comunità locale, ed abbia quindi tutto l'interesse e
la sollecitudine a conservare l'integrità di un posto in cui desidera ritornare
con la propria famiglia, magari di anno in anno, a tutto beneficio degli
abitanti.
Si può
prendere spunto da quelle realtà territoriali che già fanno del turismo un loro
punto di forza, e con ben altri numeri di visitatori annui!
Infopoint, Pro Loco, luoghi dedicati alla
memoria (e non ditemi che non ne avete, proprio lì!...), sentieri segnati e
mappe degli stessi, luoghi deputati all'accoglienza degli animali domestici,
recipienti per l'immondizia per i turisti di passaggio, diverso accesso al
Palar, associazioni per la sorveglianza del decoro e l'assistenza permanente
nell'area, escursioni guidate ed attività didattico-educative per piccoli e
grandi, accoglienza agli invalidi, bed and breakfast, punti ristoro, stands di
prodotti locali e artigianali, un po' di musica ed animazione in piazza nelle
calde sere di agosto, qualche esercizio commerciale che non sia un altro bar...
Quante
idee! Ogni cosa si può realizzare con la giusta misura.
Con
questo, non sto auspicando che il Palar ed il paese diventino quel caos da cui
tutti cerchiamo di fuggire; credo però che non si possa riportare la realtà dei
posti a 50 anni fa; che si possano invece cogliere, qualora ce ne fosse la
voglia, le buone potenzialità che il presente ed il futuro potrebbero offrire,
con la dovuta attenzione e le necessarie regole, nel rispetto di persone e
cose, e anche con un pizzico di lungimiranza.
L'accoglienza
è, da sempre, un grande esempio di civiltà.
E a chi
ha la possibilità di vivere tutto l'anno in questo paradiso, personalmente
chiedo giusto un po' di tolleranza per chi non viene con l'intenzione di
turbare la pace altrui, bensì a cercarne un po' per sé... E un po' di
refrigerio, con tutta la discrezione possibile.
Grazie
Michela,
una di voi