Non è una notizia freschissima, dato che in questi giorni l'attenzione è stata rivolta soprattutto ai fanghi dei Verzegnis e alle temute conseguenze per il Lago... eppure è il caso di dare sul Blog, soprattutto per i tanti che ci seguono da fuori, anche la notizia della nuova illuminazione notturna per l'esterno della chiesa di Alesso.
Nel corso della messa domenicale è stata data lettura delle motivazioni che stanno alla base della significativa iniziativa: "I coscrits dal '47 àn fat una racolta e cun ce che àn cjapât su àn pensât di fâ un biel lavôr cun Francesco: l'inluminazion dal cjampanîli, dal rosòn e dal devant da glesia e chest par ricuardâ Tonino e ducj i defonts da classa.
La famea e duta la int a dîs gracias ai coscrits dal '47 e a Francesco pal biel lavôr che al à fat. Un pinsîr a Tonino che di sigûr al sarà content di chesta iniziativa che a valoriza la nesta glesia che lui tant a amava".
Un blog per informare, per ragionare, per confrontarsi su quel che capita ad Alesso e nei dintorni. Ce sucedial, ce si fàsie, ce si podarèssie fâ a Dalés e intal dulintôr? Scuvierzìnlu su chest Blog.
"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons
lunedì 30 giugno 2014
domenica 29 giugno 2014
Val del Lago sul Web. Proposte "senza tempo" di "Autostrade per l'Italia"
Il sito di "Autostrade per l'Italia" pubblica periodicamente, all'insegna dell' slogan "Sei in un paese meraviglioso" alcune proposte turistiche, molto curate graficamente e basate sulle informazioni del Touring club, riferite ai territori attraversati dall'autostrada.
Recentemente è stata pubblicata una pagina dedicata a "Bordano, il paese delle farfalle":
Una delle particolarità delle pendici del monte San Simeone, che si trova ai margini della piana del fiume Tagliamento, è quella di essere un habitat molto favorevole alla presenza di diverse specie di farfalle. Prendendo spunto da questa peculiarità, Bordano è divenuto un poco alla volta un paese dedicato interamente alle farfalle.
Sulle case del centro e delle frazioni poco alla volta
sono stati realizzati murales legati all’immagine delle farfalle e, soprattutto, in paese ha aperto i battenti uno dei centri italiani più importanti legati alle farfalle. La visita è molto interessante e inizia con un piccolo museo dedicato ai sensi degli animali, in cui si può scoprire come gli animali vedono, sentono e odorano. A questo seguono gli ambienti dedicati alle farfalle e alle loro incredibili capacità di mimetizzarsi nel loro ambiente naturale. Le tre grandi serre che seguono sono dedicate all’Asia, all’Africa e all’Amazzonia, e qui s’incontrano finalmente le farfalle, libere di svolazzare tra le piante oppure di fermarsi a mangiare la frutta sistemata per loro lungo i percorsi di visita. A poca distanza da Bordano, le rive del lago dei Tre Comuni sono una meta molto piacevole per una sosta: prati e piccole spiagge, collegate da una stradina pedonale, sono i luoghi ideali per riposare davanti allo spettacolo dell’acqua del più grande lago del Friuli.
(http://www.autostrade.it/sei-in-un-paese-meraviglioso/itinerario-le.html?it=61)
Tutto bene; peccato che l'attività della "Casa delle farfalle" non sia ancora avviata, quest'anno (per cause ovviamente non imputabili alla società autostradale).
Del resto, sul rapporto tra la Società Autostrade e la Val del Lago, ci si ricorda ancora di quel che era successo nel 2012, con un singolare "cronorewind", quando in uno spot erano state inserite delle immagini riferite al viadotto di Somplago curiosamente rappresentato come ancora in costruzione (quindi attraverso un fotomontaggio).
Ve lo ricordate?: http://cjalcor.blogspot.it/2012/10/un-singolare-crono-rewind-sul-viadotto.html
Recentemente è stata pubblicata una pagina dedicata a "Bordano, il paese delle farfalle":
Una delle particolarità delle pendici del monte San Simeone, che si trova ai margini della piana del fiume Tagliamento, è quella di essere un habitat molto favorevole alla presenza di diverse specie di farfalle. Prendendo spunto da questa peculiarità, Bordano è divenuto un poco alla volta un paese dedicato interamente alle farfalle.
Sulle case del centro e delle frazioni poco alla volta
sono stati realizzati murales legati all’immagine delle farfalle e, soprattutto, in paese ha aperto i battenti uno dei centri italiani più importanti legati alle farfalle. La visita è molto interessante e inizia con un piccolo museo dedicato ai sensi degli animali, in cui si può scoprire come gli animali vedono, sentono e odorano. A questo seguono gli ambienti dedicati alle farfalle e alle loro incredibili capacità di mimetizzarsi nel loro ambiente naturale. Le tre grandi serre che seguono sono dedicate all’Asia, all’Africa e all’Amazzonia, e qui s’incontrano finalmente le farfalle, libere di svolazzare tra le piante oppure di fermarsi a mangiare la frutta sistemata per loro lungo i percorsi di visita. A poca distanza da Bordano, le rive del lago dei Tre Comuni sono una meta molto piacevole per una sosta: prati e piccole spiagge, collegate da una stradina pedonale, sono i luoghi ideali per riposare davanti allo spettacolo dell’acqua del più grande lago del Friuli.
(http://www.autostrade.it/sei-in-un-paese-meraviglioso/itinerario-le.html?it=61)
Tutto bene; peccato che l'attività della "Casa delle farfalle" non sia ancora avviata, quest'anno (per cause ovviamente non imputabili alla società autostradale).
Del resto, sul rapporto tra la Società Autostrade e la Val del Lago, ci si ricorda ancora di quel che era successo nel 2012, con un singolare "cronorewind", quando in uno spot erano state inserite delle immagini riferite al viadotto di Somplago curiosamente rappresentato come ancora in costruzione (quindi attraverso un fotomontaggio).
Ve lo ricordate?: http://cjalcor.blogspot.it/2012/10/un-singolare-crono-rewind-sul-viadotto.html
sabato 28 giugno 2014
Cavazzo, definito l'assetto della nuova Giunta
Sono state rese note le competenze trattenute dal Sindaco e le deleghe assegnate agli assessori del Comune di Cavazzo.
IL SINDACO
Gianni Borghi
LA GIUNTA
Dario Iuri - Vice Sindaco
DELEGHE: Urbanistica, edilizia privata, viabilità, opere pubbliche, manutenzioni
ORARIO DI RICEVIMENTO: giovedì dalle 17.00 alle 19.00
DELEGHE: Istruzione, cultura, turismo
ORARIO DI RICEVIMENTO: giovedì dalle 17.00 alle 19.00
(Fonte: sito comunale)
IL SINDACO
Gianni Borghi
Il Sindaco ha trattenuto le competenze in materia di: Rapporti esterni, finanze e bilancio, personale, sanità ORARIO DI RICEVIMENTO: giovedì dalle 17.00 alle 19.00 |
LA GIUNTA
Dario Iuri - Vice Sindaco
DELEGHE: Urbanistica, edilizia privata, viabilità, opere pubbliche, manutenzioni
ORARIO DI RICEVIMENTO: giovedì dalle 17.00 alle 19.00
Chiara Bidin - Assessore
DELEGHE: Istruzione, cultura, turismo
ORARIO DI RICEVIMENTO: giovedì dalle 17.00 alle 19.00
(Fonte: sito comunale)
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venerdì 27 giugno 2014
I "fûcs di San Pieri" tornano a illuminare le notti di Cavazzo e Trasaghis
Tra le tradizioni friulane più antiche c'è quella dei fuochi rituali. Ce ne sono di invernali (il più famoso è il pignarûl grant di Tarcento, acceso all'Epifania) e di estivi (attorno al solstizio d'estate, in alcune località a San Giovanni - 24 giugno - , in altre a San Pietro - 29 giugno-).
Come ricostruito dalla studiosa di tradizioni popolari Andreina N. Ciceri, l'ideale linea di demarcazione che divide i fuochi estivi da quelli invernali, va da Ospedaletto a Trasaghis, Interneppo, Cesclans, Cavazzo. La nostra zona dunque rientra nell'area dei fuochi estivi. Secondo lo studioso M.Martinis, "i riti del fuoco del solstizio d'estate sono i più antichi e spettacolari, attuati sia in forma di falò (…) che con il lancio di rotelle infuocate dall'alto dei pendii, avevano un sottofondo magico di difesa dalle manifestazioni diaboliche (…) mentre principalmente costituivano un omaggio di esaltazione ed una funzione di sostegno al disco solare maggiormente infuocato nel solstizio".
Salvo controprova, non vi è memoria di fuochi del genere ad Avasinis e ad Alesso; documentati però i "fûcs di San Pieri" a Trasaghis ("dove c'è anche una vaga memoria di lanci di rotelle infuocate", aggiunge la Ciceri), a Interneppo, a Cesclans (nei pressi della Pieve), a Cavazzo (in Cuel di fûc e in Variona).
A proposito di Cavazzo c'è una interessante descrizione di come avvenisse la cerimonia nei primi decenni del '900, redatta dallo studioso di tradizioni popolari Gaetano Perusini: "...Il giorno di S.Pietro ragazzi e ragazzine dai 10 ai 15 anni (fruts) girano il paese con un carretto tirato a mano e tutti coloro che non sono sposati, tanto uomini che donne, sia giovani che vecchi, danno un fascio di legna sottile (vidiz) ciascuno. Le fascine vengono portate su di un colle vicino al paese e qui viene fatta una catasta (laverie) intorno al minili (lo stollo centrale), un abete tagliato nel bosco comunale al quale vengono lasciati solo gli ultimi rametti vicino alla punta (la bera). La sera le ragazzine vanno su di un pianoro vicino dove si trova raccolta tutta la gioventù del paese ed i ragazzi prima di accendere il fuoco gridano i nomi di coloro che hanno regalato le fasci-ne. Ad esempio: "Par l'onôr di San Pieri, San Pauli e San Zuan, Rosine a cjol Bepo". La gioventù raccolta sul vicino colle canta villotte. Fino alla guerra 1915-1918, dopo acceso il fuoco venivano lanciati in aria tutoli di grano turco (panocui) infilati su un bastone ed arroventati nel fuoco; il tutolo ere detto "cidula". Ad ogni lancio gridavano il nome di un giovane e di una giovane; facevano anche acco-stamenti scherzosi. Se la "cidula" andava diritta gridavano "le à volude", se andava di traverso "no le à volude"; prima di accendere il fuoco gridavano: "Par l'onòr di San Pieri, San Pauli e San Zuan, punf a lavarie". Il paese è diviso in due borghi; uno, il più grosso, fa il fuoco per San Pietro e per San Paolo, l'altro, più piccolo, per San Giovanni. Si pronostica l'andamento dell'annata dal fumo:
"Se il fum al va a soreli jevât, cjapa su il sac e va al marcjât" (annata d'abbondanza); "Se il fûc al va a soreli amont, cjapa il sac e va pai mont" (annata di miseria) Ai nomi dei giovani ("a ogni vosade") si accompagnano scoppi fatti con polvere nera e fuochi artificiali. I resti del palo centrale vengono divisi fra i ragazzi e ciascuno porta a casa il suo pezzo che viene bruciato, ora nella cucina, un tempo nel focolare."
E vuê? A Cavazzo da 9 anni si rinnova il rito del "fûc di San Pieri" nella località "ta Riu", in un momento comunitario di festa realizzato con la collaborazione dell'associazione Milleeunastoria ed il patrocinio del Comune di Cavazzo, con la speranza di poterlo rifare, in un futuro non troppo lontano, sui colli tradizionali.
A Trasaghis c'è quest'anno la novità che "al torna il fûc di San Pieri", una proposta del "Grop Trasagan", col patrocinio del Comune di Trasaghis, sabato alle 21 alle roste, per riannodare i fili di una memoria solo apparentemente interrotta.
Pieri Stefanutti
Bibliografia:
B. Bacchetti, Carnia, terra di tradizioni, RAFVG-Clape Friûl dal mont
R. Brunetti, I fûcs di une volte e i fûcs di cumò, "Il nestri paîs", agosto 2009
A.N. Ciceri, Tradizioni popolari in Friuli, Chiandetti ed., 1982
V. Felli, Fuochi rituali in Friuli, 2003
M. Martinis, Il grande Lunario del Friuli, 2008
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Momenti della preparazione del fûc di San Pieri a Trasaghis (foto Grop Trasagan) |
giovedì 26 giugno 2014
By-pass sul Lago. Per Edipower sarebbe "una proposta immotivata e inutile"
Edipower entra nella discussione in atto sulle questioni Sauris/Verzegnis/Cavazzo e lo fa certamente non in punta di piedi. L'inserto della Vita Cattolica del numero appena uscito riporta le dichiarazioni dell'ing. Gianatti, direttore degli impianti idroelettrici di Edipower, il quale ribalta le accuse che da tante parti sono state ultimamente rivolte alla società.
La sintesi dell'Edipower-pensiero è:
- i lavori aSauris hanno migliorato il bacino del Lumiei;
- l'operazione a Verzegnis verrà fatta col massimo livello di trasparenza e comunque il materiale costituito dai fanghi di Verzegnis "non è riutilizzabile né trasportabile";
- i riflessi sul lago di Cavazzo saranno "assolutamente limitati"
- se non funzionasse la centrale di Somplago "il livello del lago sarebbe inferiore di ben 8 metri rispetto all'attuale e foriero di situazioni igieniche e ambientali al limite della sopportabilità" e quindi, di conseguenza, "il bypass è una proposta immotivata e inutile"
"Prendi e porta a casa", verrebbe da dire. C'è un evidente cambio di stile nel modo di proporsi di Edipower, verificabile anche nel linguaggio usato nel promuovere l'iniziativa di "Centrale aperta", con lo slogan "Venite a vedere come nasce l'energia verde". Quindi, in sostanza, "non rompeteci le scatole, che sappiamo cosa fare". Altro che un volontario indennizzo dei danni arrecati negli ultimi sessant'anni da Sade-Enel-Edipower, com'era stato auspicato da qualcuno!
A questo punto c'è solo da augurare la formazione di una "commissione d'inchiesta" seria e indipendente che certifichi lo stato della "questione acque". (A&D)
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I nostri fanghi sono "trasparenti"
La Vita Cattolica, Giovedì 26 Giugno 2014
Edipower non ci sta alle accuse di insensibilità ambientale lanciate dal Comitato per la difesa della acque del Tagliamento riguardo allo «sfangamento» del bacino artificiale di Verzegnis, come abbiamo riferito nel servizio pubblicato nel numero del 12 giugno scorso. La società, controllata dal gruppo A2A (i cui principali azionisti sono le società municipalizzate di Milano e Brescia) ritiene ingeneroso e ingiustificato parlare di disastro ambientale per lo svuotamento del bacino del Lumiei nell'inverno 2013 e paventarlo per l'operazione sul bacino di Verzegnis e sul Torrente Ambiesta. «L'effetto visivo sul Lumiei c'è stato - ammettono ad Edipower - e sicuramente poteva impressionare i non addetti ai lavori, ma siccome noi lavoriamo su evidenze scientifiche riteniamo che il territorio non abbia subito alcun danno».
«Un conto è basarsi su impressioni e su illazioni - controbatte Roberto Gianatti, direttore degli impianti idroelettrici di Edipower -. Basandosi sui dati, sulle misurazioni scientifiche che sono state fatte, sulla questione dei fanghi non posso che contestare totalmente quello che dicono i comitati su una presunta "cementificazione" del fondo dell'alveo del Lumiei. Quando, in ottemperanza con il piano operativo dello svaso del Lumiei, sono stati fatti i lavaggi finali, i dati hanno dimostrato che tutto il fango è stato completamente rimosso da quel torrente. C'è stata una velocissima ripresa biologica degli ambienti acquatici, tanto che l'ultimo monitoraggio di marzo ha fornito esiti oltremodo positivi. Ciò è stato suffragato da dati sperimentali rilevati in contradditorio con l'Arpa (Agenzia regionale per l'Ambiente) e all'Ente tutela pesca del Friuli-V.G. Anzi direi che l'alveo è migliorato rispetto a prima, anche perché, come previsto dal Piano operativo, tra le misure di compensazione c'era il ripopolamento ittico. Abbiamo sostituito la precedente trota fario, che non è una specie autoctona della Carnia, con la trota marmorata, con dei notevoli costi da parte della nostra società».
Rispetto al Lumiei, poi, il bacino dell'Ambiesta «non è comparabile né dal punto di vista dimensionale che dei sedimenti presenti sul suo fondale - spiega l'ing. Gianatti -. Ambiesta è un invaso di 3 milioni di metri cubi, mentre il Lumiei è 25 volte tanto. A livello di sedimentazione, il rapporto è di uno a 10. Nel Lumiei la stima di sedimentazione annua è di circa 100 mila metri cubi, mentre l'Ambiesta si ferma di un livello leggermente inferiore ai 10 mila metri cubi. Pertanto i volumi da rimuovere sono molto inferiori. Sul Lumiei erano stimati in 50 mila metri cubi, nell'Ambiesta meno della metà. L'obiettivo è quello di mantere sempre in piena efficienza gli scarichi profondi della diga, essenziali per la sicurezza».
I fanghi verranno asportati dal bacino e collocati nel vicino torrente Ambiesta e durante questa operazione la centrale idroelettrica di Somplago, che dal bacino di Verzegnis si alimenta, continuerà a funzionare regolarmente. Questo provocherà l'intorbidimento del lago di Cavazzo, come paventano i comitati? «Ci accusano di non voler rinunciare al profitto per la durata delle operazioni, ma questo è un approccio ideologico sbagliato - evidenzia l'ing. Gianatti -. Tanto che l'anno scorso al Lumiei abbiamo bloccato la centrale. L'operazione dell'Ambiesta, però, è completamente diversa e può essere svolta anche con la centrale in esercizio. Tutto è controllato da diverse pubbliche amministrazioni, che non solo ci danno delle prescrizioni, ma anche dettano le contromisure da prendere nel caso del verificarsi di alcuni eventi in corso d'opera. Questo è un approccio razionale e scientifico. In base alle nostre precedenti esperienze, l'intorbidimento dell'acqua del lago di Cavazzo sarà minimale, perché escludiamo trasporti solidi verso il Lago di Cavazzo e gli altri tipi di trasporti saranno assolutamente limitati e avranno una rilevanza meramente cromatica e visiva. Ma questo succede normalmente ad ogni piena del Tagliamento, senza creare alcun danno al lago. Il piano prevede dei limiti e delle condizioni che saranno rispettati. Tutte le misurazioni verranno fatte in contradditorio con le pubbliche amministrazioni regionali interessate. Più di così, a livello di trasparenza, non si può assicurare».
L'ing. Gianatti contesta anche «le affermazioni apodittiche che sono state fatte dai comitati sui dati di sedimentazione naturale nel Lago di Cavazzo. Tutte le acque a monte passano attraverso due dighe, Lumiei e Ambiesta, perfettamente in grado di sedimentare tutto quello che si può. I numeri ipotizzati dai comitati sono fuori da ogni logica scientifica. Per questo anche la costruzione di un "bypass" in modo che le acque di scarico della centrale di Somplago non finiscano nel lago è immotivato. Qualora non ci fosse l'alimentazione da parte della centrale, il livello del lago sarebbe inferiore di ben 8 metri rispetto all'attuale e foriero di situazioni igieniche e ambientali al limite della sopportabilità, già verificatesi in occasioni di manutenzioni della centrale che si sono protratte per diversi giorni. Il bypass è una proposta immotivata e inutile».
Ma perché i fanghi non possono essere portati via e smaltiti ma verranno riposti nel torrente Ambiesta? «L'asportazione si può fare dove c'è una adeguata accessibilità della diga e dei materiali adeguati ad un riutilizzo. Anche noi lo facciamo in alcuni invasi, ma all'Ambiesta non si può fare, perché il bacino ha delle pareti verticali che non permettono l'accesso dei camion. E il materiale presente qui non è riutilizzabile né trasportabile».
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La sintesi dell'Edipower-pensiero è:
- i lavori aSauris hanno migliorato il bacino del Lumiei;
- l'operazione a Verzegnis verrà fatta col massimo livello di trasparenza e comunque il materiale costituito dai fanghi di Verzegnis "non è riutilizzabile né trasportabile";
- i riflessi sul lago di Cavazzo saranno "assolutamente limitati"
- se non funzionasse la centrale di Somplago "il livello del lago sarebbe inferiore di ben 8 metri rispetto all'attuale e foriero di situazioni igieniche e ambientali al limite della sopportabilità" e quindi, di conseguenza, "il bypass è una proposta immotivata e inutile"
"Prendi e porta a casa", verrebbe da dire. C'è un evidente cambio di stile nel modo di proporsi di Edipower, verificabile anche nel linguaggio usato nel promuovere l'iniziativa di "Centrale aperta", con lo slogan "Venite a vedere come nasce l'energia verde". Quindi, in sostanza, "non rompeteci le scatole, che sappiamo cosa fare". Altro che un volontario indennizzo dei danni arrecati negli ultimi sessant'anni da Sade-Enel-Edipower, com'era stato auspicato da qualcuno!
A questo punto c'è solo da augurare la formazione di una "commissione d'inchiesta" seria e indipendente che certifichi lo stato della "questione acque". (A&D)
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I nostri fanghi sono "trasparenti"
La Vita Cattolica, Giovedì 26 Giugno 2014
Edipower non ci sta alle accuse di insensibilità ambientale lanciate dal Comitato per la difesa della acque del Tagliamento riguardo allo «sfangamento» del bacino artificiale di Verzegnis, come abbiamo riferito nel servizio pubblicato nel numero del 12 giugno scorso. La società, controllata dal gruppo A2A (i cui principali azionisti sono le società municipalizzate di Milano e Brescia) ritiene ingeneroso e ingiustificato parlare di disastro ambientale per lo svuotamento del bacino del Lumiei nell'inverno 2013 e paventarlo per l'operazione sul bacino di Verzegnis e sul Torrente Ambiesta. «L'effetto visivo sul Lumiei c'è stato - ammettono ad Edipower - e sicuramente poteva impressionare i non addetti ai lavori, ma siccome noi lavoriamo su evidenze scientifiche riteniamo che il territorio non abbia subito alcun danno».
«Un conto è basarsi su impressioni e su illazioni - controbatte Roberto Gianatti, direttore degli impianti idroelettrici di Edipower -. Basandosi sui dati, sulle misurazioni scientifiche che sono state fatte, sulla questione dei fanghi non posso che contestare totalmente quello che dicono i comitati su una presunta "cementificazione" del fondo dell'alveo del Lumiei. Quando, in ottemperanza con il piano operativo dello svaso del Lumiei, sono stati fatti i lavaggi finali, i dati hanno dimostrato che tutto il fango è stato completamente rimosso da quel torrente. C'è stata una velocissima ripresa biologica degli ambienti acquatici, tanto che l'ultimo monitoraggio di marzo ha fornito esiti oltremodo positivi. Ciò è stato suffragato da dati sperimentali rilevati in contradditorio con l'Arpa (Agenzia regionale per l'Ambiente) e all'Ente tutela pesca del Friuli-V.G. Anzi direi che l'alveo è migliorato rispetto a prima, anche perché, come previsto dal Piano operativo, tra le misure di compensazione c'era il ripopolamento ittico. Abbiamo sostituito la precedente trota fario, che non è una specie autoctona della Carnia, con la trota marmorata, con dei notevoli costi da parte della nostra società».
Rispetto al Lumiei, poi, il bacino dell'Ambiesta «non è comparabile né dal punto di vista dimensionale che dei sedimenti presenti sul suo fondale - spiega l'ing. Gianatti -. Ambiesta è un invaso di 3 milioni di metri cubi, mentre il Lumiei è 25 volte tanto. A livello di sedimentazione, il rapporto è di uno a 10. Nel Lumiei la stima di sedimentazione annua è di circa 100 mila metri cubi, mentre l'Ambiesta si ferma di un livello leggermente inferiore ai 10 mila metri cubi. Pertanto i volumi da rimuovere sono molto inferiori. Sul Lumiei erano stimati in 50 mila metri cubi, nell'Ambiesta meno della metà. L'obiettivo è quello di mantere sempre in piena efficienza gli scarichi profondi della diga, essenziali per la sicurezza».
I fanghi verranno asportati dal bacino e collocati nel vicino torrente Ambiesta e durante questa operazione la centrale idroelettrica di Somplago, che dal bacino di Verzegnis si alimenta, continuerà a funzionare regolarmente. Questo provocherà l'intorbidimento del lago di Cavazzo, come paventano i comitati? «Ci accusano di non voler rinunciare al profitto per la durata delle operazioni, ma questo è un approccio ideologico sbagliato - evidenzia l'ing. Gianatti -. Tanto che l'anno scorso al Lumiei abbiamo bloccato la centrale. L'operazione dell'Ambiesta, però, è completamente diversa e può essere svolta anche con la centrale in esercizio. Tutto è controllato da diverse pubbliche amministrazioni, che non solo ci danno delle prescrizioni, ma anche dettano le contromisure da prendere nel caso del verificarsi di alcuni eventi in corso d'opera. Questo è un approccio razionale e scientifico. In base alle nostre precedenti esperienze, l'intorbidimento dell'acqua del lago di Cavazzo sarà minimale, perché escludiamo trasporti solidi verso il Lago di Cavazzo e gli altri tipi di trasporti saranno assolutamente limitati e avranno una rilevanza meramente cromatica e visiva. Ma questo succede normalmente ad ogni piena del Tagliamento, senza creare alcun danno al lago. Il piano prevede dei limiti e delle condizioni che saranno rispettati. Tutte le misurazioni verranno fatte in contradditorio con le pubbliche amministrazioni regionali interessate. Più di così, a livello di trasparenza, non si può assicurare».
L'ing. Gianatti contesta anche «le affermazioni apodittiche che sono state fatte dai comitati sui dati di sedimentazione naturale nel Lago di Cavazzo. Tutte le acque a monte passano attraverso due dighe, Lumiei e Ambiesta, perfettamente in grado di sedimentare tutto quello che si può. I numeri ipotizzati dai comitati sono fuori da ogni logica scientifica. Per questo anche la costruzione di un "bypass" in modo che le acque di scarico della centrale di Somplago non finiscano nel lago è immotivato. Qualora non ci fosse l'alimentazione da parte della centrale, il livello del lago sarebbe inferiore di ben 8 metri rispetto all'attuale e foriero di situazioni igieniche e ambientali al limite della sopportabilità, già verificatesi in occasioni di manutenzioni della centrale che si sono protratte per diversi giorni. Il bypass è una proposta immotivata e inutile».
Ma perché i fanghi non possono essere portati via e smaltiti ma verranno riposti nel torrente Ambiesta? «L'asportazione si può fare dove c'è una adeguata accessibilità della diga e dei materiali adeguati ad un riutilizzo. Anche noi lo facciamo in alcuni invasi, ma all'Ambiesta non si può fare, perché il bacino ha delle pareti verticali che non permettono l'accesso dei camion. E il materiale presente qui non è riutilizzabile né trasportabile».
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mercoledì 25 giugno 2014
Somplago caput mundi. Alla Ue piace l'elettrodotto
L’Ue benedice l’elettrodotto dalla Carinzia
La società Alpe Adria Energia Spa, fautrice della costruzione di un elettrodotto da 220 kV da Würmlach (valle del Gail, Carinzia occidentale) a Somplago, attraverso la Carnia, segna un punto a suo favore. L’Unione Europea, infatti, ha inserito l’impianto nell’elenco dei cosiddetti “Pci”, sigla che sta per “progetti di interesse comunitario”. Ciò significa che l’opera, destinata a fornire energia elettrica alle Ferriere Nord di Pittini, ha la benedizione di Bruxelles e di conseguenza potrà avvantaggiarsi di procedure più rapide di approvazione, di condizioni regolamentari più favorevoli e di acquisizione mediante esproprio dei terreni che saranno attraversati da cavi elettrici e tralicci.
Un brutto colpo per i comitati civici che si oppongono alla realizzazione dell’impianto, per ragioni di tutela ambientale. Il tracciato dell’elettrodotto, infatti, così come previsto dal progetto approvato in sede di Ue, ha una lunghezza di 42 chilometri e in territorio austriaco dovrebbe attraversare il Kronhofgraben, una vallata nei pressi di Würmlach che gli ambientalisti definiscono “un gioiello della natura di valore culturale e storico”, candidato perciò a entrare a far parte del Patrimonio culturale dell’Unesco.
In coincidenza, forse casuale, con la decisione europea di inserire l’elettrodotto nei “Pci” si è svolta sabato una “passeggiata di protesta” organizzata dal comitato popolare “Pro Gailtal”, con l’appoggio dell’Alpenverein (il Club alpino austriaco) e dei Verdi. I partecipanti si sono ritrovati alle 7.30 del mattino davanti alla sede dei vigili del fuoco di Weidenburg, per poi risalire a piedi il Kronhofgraben. È stata una manifestazione di protesta ma, per unire l’utile al dilettevole, anche un’occasione per illustrare gli aspetti naturalistici e storici della zona.
La manifestazione di sabato precede soltanto di quattro giorni la riunione pubblica che si terrà domani nel municipio di Kötschach-Mauthen, in cui sarà discussa la verifica di impatto ambientale dell’elettrodotto. Per gli oppositori questa rappresenta l’ultima possibilità di bloccare la realizzazione dell’opera. Si farà leva, molto probabilmente, sul fatto che il Kronhofgraben è un ambito territoriale protetto dal protocollo Natura 2000. “Siamo davanti a un’evidente contraddizione dell’Unione Europea – fa osservare Hannes Guggenberger, del comitato “Pro Gailtal” – che da un lato sostiene gli ambiti naturali protetti e dall’altro definisce di interesse pubblico un’autostrada dell’energia, che va a turbare proprio uno di quegli ambiti”. (...)
Nella foto, il tracciato del progettato elettrodotto attraverso l’area protetta del Kronhofgraben.
martedì 24 giugno 2014
Una pista di atterraggio a bordo Lago (II)
Si sono conclusi i i lavori per la realizzazione di una pista di atterraggio dei parapendio presso la riva ovest del Lago dei Tre Comuni (vicino alla foce del Riu da Côt).
Come si apprende dal sito "Trasaghis giunta aperta" (http://www.trasaghisgiuntaperta.it/atterraggio-papapendio-sul-lago-al-via-i-lavori/ ), "non si tratta di una vera e propria pista di atterraggio ma di una sistemazione spondale con inerbimento dove potranno atterrare durante le loro manifestazioni i piloti di parapendio. L’area rimane aperta a tutti, limitandola solo in occasione di manifestazioni programmate. L’importo dei lavori è di €30.000,00 interamente finanziati con fondi comunali".
Un bel lavoro, dunque, che riqualifica l'area. Sono venute così a cadere le preoccupazioni emerse inizialmente quando c'era qualcuno che paventava addirittura che "a scurtavin il lâc" (ricordate? http://cjalcor.blogspot.it/2012/04/voli-sul-lago-splendidi-atterraggi-piu.html e http://cjalcor.blogspot.it/2012/07/una-pista-di-atterraggio-bordo-lago.html ).
Come si apprende dal sito "Trasaghis giunta aperta" (http://www.trasaghisgiuntaperta.it/atterraggio-papapendio-sul-lago-al-via-i-lavori/ ), "non si tratta di una vera e propria pista di atterraggio ma di una sistemazione spondale con inerbimento dove potranno atterrare durante le loro manifestazioni i piloti di parapendio. L’area rimane aperta a tutti, limitandola solo in occasione di manifestazioni programmate. L’importo dei lavori è di €30.000,00 interamente finanziati con fondi comunali".
Un bel lavoro, dunque, che riqualifica l'area. Sono venute così a cadere le preoccupazioni emerse inizialmente quando c'era qualcuno che paventava addirittura che "a scurtavin il lâc" (ricordate? http://cjalcor.blogspot.it/2012/04/voli-sul-lago-splendidi-atterraggi-piu.html e http://cjalcor.blogspot.it/2012/07/una-pista-di-atterraggio-bordo-lago.html ).
lunedì 23 giugno 2014
Dopo Sauris, Verzegnis. E sul Lago di Cavazzo c'è qualche brivido... (XV)
Venerdì scorso il Blog ha riferito del documento congiunto inviato alla Regione da WWF, Legambiente e Cai in merito al progetto Edipower di sfangamento del Lago di Verzegnis (vedi http://cjalcor.blogspot.it/2014/06/dopo-sauris-verzegnis-e-sul-lago-di_20.html ). Ora tale documento è stato ripreso in rete con ulteriori sintesi che riprendono i punti trattati e ne esaminano altri. E' il caso di ribadire quindi quanto ha annotato l'altro giorno sul Blog Giacomo De Vita: "Ecco, ora hanno parlato proprio tutti; Edipower, l'Assessore Regionale, Legambiente, WWF, CAI, Comitati, tecnici, politici, semplici cittadini, tutti hanno espresso la propria opinione. Anzi, no; non proprio tutti. I soggetti più direttamente ed istituzionalmente coinvolti, quelli che più alta degli altri avrebbero dovuto e potuto far sentire la loro voce, tacciono; i COMUNI.". E' ovvio che i Comuni non sono tenuti a discutere di queste cose sui giornali nè tantomeno su "Alesso e Dintorni"; è un dato di fatto però che di questo non si è parlato nemmeno nel luogo a ciò deputato, il Consiglio comunale. E, accanto a questo elemento, bisogna annotare anche quanto poco l'argomento abbia attecchito tra la gente: non c'è praticamente traccia di chiacchiere, tantomeno di discussioni, sull'argomento né sui social network né nelle osterie né per strada. Segno dei tempi? (A&D)
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Read more: http://www.ilgiornaledelfriuli.net/cron/svaso-bacino-verzegnis-legambiente-cai-wwf-ambiesta-sacrificato-agli-interessi-edipower-ad-caso-lumiei/#ixzz35T5jmyWz
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Lo svaso del bacino di Verzegnis. Legambiente, CAI e WWF: “Ambiesta sacrificato agli interessi di Edipower. No ad un altro caso Lumiei”
Legambiente, CAI e WWF hanno esposto alla Regione tutte le criticità del progetto e le proprie richieste: la valutazione di soluzioni meno impattanti per Ambiesta e Tagliamento e l’adozione di Linee guida per la gestione degli svasi.
“Edipower ripete i comportamenti dello scorso anno, quando provocò il disastro sul torrente Lumiei e sul Tagliamento per svariati chilometri. Oggi non appare voler dimostrare una maggiore sensibilità ambientale tanto che deliberatamente assume di voler sacrificare il torrente Ambiesta alle proprie esigenze operative ed economiche”: questo in sintesi il giudizio di Legambiente, CAI e WWF al progetto per lo sfangamento del bacino artificiale di Verzegnis, espresso nel corso di un incontro organizzato dalla Regione insieme al proponente e ai portatori d’interesse.
Il progetto – che fa seguito a quello operato disastrosamente nel febbraio 2013 per il Bacino di Sauris ed è previsto da un atto di ricognizione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che riguarda ben 38 bacini italiani, di cui 2 (Verzegnis e Barcis) in Fvg – prevede che i fanghi vengano prelevati da una draga nei pressi della diga e poi gettati nel torrente Ambiesta. I lavori dovrebbero iniziare a settembre prossimo e durare due mesi.
Secondo le associazioni, nonostante la scelta del dragaggio sia indubbiamente migliore a quella dello scarico di fondo che l’anno scorso devastò il Lumie (e che solo ora si riconosce essere “incontrollabile”), lo svolgimento del progetto così come presentato produrrà effetti non migliori di quelli prodotti per lo svaso del bacino di Sauris. Senza contare che attraverso le condotte forzate acque torbide potrebbero raggiungere il lago di Cavazzo per tutta la durata delle operazioni.
Per gli ambientalisti, è inaccettabile innanzitutto che Edipower abbia scartato altre soluzioni senza fornire dati e valutazioni a sostegno delle sue affermazioni. “Situazioni analoghe in Italia – affermano Legambiente, Cai e WWF – sono state affrontate con la sedimentazione e il trasporto del materiale estratto (in questo caso dragato, e trasportato per esempio mediante fangodotto), opzione che peraltro la stessa normativa suggerisce come prioritaria e che garantirebbe la protezione dei corpi idrici interessati, e invece Edipower ci dice che non si può fare ma senza spiegarci perché: se è una questione di costi, logistica o cos’altro. Se si escludono questi scenari bisogna farlo con conteggi e dati alla mano, che qui però sono totalmente assenti”.
Un’altra opzione nemmeno presa in considerazione da Edipower (ma anche qui senza sufficienti motivazioni) ma caldamente suggerita dagli ambientalisti è quella di praticare svasi graduali che riducano le concentrazioni di corpi solidi e portino il livello di torbidità delle acque scaricate nell’Ambiesta a quella prevista da altri regolamenti regionali. “Certo queste soluzioni aumenterebbero i tempi di realizzazione del progetto e probabilmente anche i costi – ammettono le associazioni – ma la tutela ambientale e la continuità bioecologica degli ambienti interessati dovrebbero avere la priorità su qualsiasi altra valutazione”.
La soluzione proposta da Edipower, invece, per assicurare il minimo impatto sul Tagliamento, andrà inevitabilmente a sacrificare l’Ambiesta, le cui condizioni bio-ecologiche ed idrologiche (che gli sono valse lo stato di “Buono” nel rapporto Arpa) verrebbero immediatamente annullate. L’idea è infatti quella di sedimentare nel torrente un terzo dei materiali (8.500 – 12.000 metri cubi), in meno di 4 km di alveo, praticamente ricoprendolo tutto di sedimenti, per lasciarne fluitare nel Tagliamento i residui due terzi. Ma anche qui le criticità e i rischi non mancano.
“Come pensa Edipower – attaccano gli ambientalisti – di diluire i 300 g/l previsti in soli 4 km di tratto torrentizio dell’Ambiesta senza ricorrere a portate diluenti aggiuntive? In base a quale equazione Edipower afferma che un terzo del sedimento resterà nell’Ambiesta? Si dà per scontato poi che la portata del Tagliamento mediamente presente alla confluenza con l’Ambiesta sia interamente disponibile per consentire la diluizione dei sedimenti in arrivo al livello di 1,5 g/l previsto: ma come si può avere tale certezza considerato che il Tagliamento, in quel punto, si presenta nella tipica forma a rami intrecciati?”.
In caso poi di eventi non previsti i rischi aumenterebbero ulteriormente: in caso di una forte precipitazione invernale non c’è infatti certezza che i 10mila metri cubi sedimentati nell’Ambiesta non vengano portati via in maniera incontrollata e finiscano brutalmente nel Tagliamento.
Alla luce delle criticità evidenziate, le associazioni hanno avanzato alla Regione la richiesta di stabilire un’intesa preliminare all’approvazione del progetto in attuazione a quanto previsto dal decreto ministeriale 30.06.2004, “finalizzata a contenere l’apporto di sedimenti e a consentire la migliore attuazione del progetto di gestione, con particolare riguardo allo sfangamento del bacino”.
Non solo. Considerato che a questo intervento ne seguiranno altri analoghi, sicuramente per il bacino di Barcis ma inevitabilmente anche per quelli del Meduna, gli ambientalisti hanno chiesto all’amministrazione regionale l’adozione di Linee guida che fissino criteri generali per la gestione di svasi di dighe e bacini e per stabilire procedure (VIA), modalità tecniche, criteri di tutela ambientale, alternative progettuali e opzione zero.
Infine, chiedono alla Regione di farsi carico della verifica delle incongruenze del progetto e, a titolo compensativo, di garantire il deflusso minimo vitale continuo su tutto Tagliamento, anche fra Socchieve e Tolmezzo, e di realizzare un bypass per non versare gli scarichi della centrale di Cavazzo nel Lago omonimo”.
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Sfangamento di Verzegnis, conseguenze per il Lago di Cavazzo. Analisi e controproposte dell'ing. Franzil (II)
Pubblichiamo la seconda e ultima parte della relazione redatta dall'ing. Dino Franzil e diffusa dai Comitati, nel quale vengono analizzate le proposte di Edipower per lo sfangamento del Lago di Verzegnis. L'ing. Franzil, sulla base dei dati disponibili, contesta il metodo scelto da Edipower per le operazioni di sfangamento, ritiene che questa procedura porterà alla distruzione ambientale del torrente Ambiesta e avrà non poche conseguenze dannose per il Lago di Cavazzo. In alternativa, viene proposta la rimozione del fango ed il suo utilizzo per finalità agricole e/o industriali.
Ovviamente ci si augura che anche la lettura di questo documento sia utile alla definizione del problema e contribuisca alle discussioni partecipate e, in ultima analisi, aiuti alla corretta individuazione delle scelte che dovranno essere intraprese. (A&D)
Ovviamente ci si augura che anche la lettura di questo documento sia utile alla definizione del problema e contribuisca alle discussioni partecipate e, in ultima analisi, aiuti alla corretta individuazione delle scelte che dovranno essere intraprese. (A&D)
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Con questa operazione il rio Ambiesta verrà cementificato, ossia ricoperto a tal punto da soffocare tutto l’ecosistema fino alla confluenza col Tagliamento, a vantaggio d’interessi privati. Infatti, con questa operazione «sacrificale» si riducono i tempi operativi e si risparmiano spese. Ad ogni modo simil procedura sarebbe inaccettabile anche nel caso fosse di gestione pubblica perché travisa ogni logica e rispetto.
PUNTO CINQUE - La diluizione del fango a norma vigente
Si sottolinea che la scelta operativa adottata dall’Azienda porterà al collasso il rio Ambiesta e andrà ad inquinare il Tagliamento fino a raggiungere tollerabile diluizione del fango.
I motivi addotti contro la scelta operativa di diluire il fango a partire dalla diga li «giustificano» con l’impossibilità di regolare la diluizione, con la difficoltà o rischio ad aprire lo scarico di fondo della diga che si immette direttamente nel rio e la non disponibilità d’acqua sufficiente per la diluizione. Questo, è a dir poco un paradosso che tutti possono capire.
Visto che avranno in funzione un sistema GPS, il primo consiglio è quello di procurarsi anche uno scandaglio e di controllare l’area dello scarico di fondo al fine di verificare se risulta ostruito con tronchi d’albero e altra spazzatura come ipotizzato. Poi se la paratoia dello scarico e gli organi di comando non funzionano, è dovere e responsabilità del Concessionario di riattivarli per ovvi motivi di sicurezza, a meno che, utilizzare una diga non significhi gestirla a piacimento.
PUNTO SEI - Analisi modalità defluizione di 35.000 mc con 6,5 gr/l – secondo D.Lgs.152/99
Defluizione continua consentita 6,5 gr/l
Peso specifico fango ps = 2.150 kg/mc
Peso complessivo del fango da rimuovere Qp= 35.000x2.150 = 64.500.000 kg
Volume d’acqua necessario V= 64.500.000/6,5 = 9.923.100 mc.
Se la pompa asporta q=80 l/sec = 288 mc/ora, il tempo (t) di estrazione continua (24/24 h) sarà:
t= 9.923.100/288 =34.455 ore = 1.435 gg = 57 mesi (di 25 giorni lavorativi).
Tempo insostenibile quindi occorre aumentare la quantità trasportata litro!
Chiaramente sono tempi inaccettabili e dimostrano che l’attrezzatura proposta è inadeguata per una diluizione a norma. Per rientrare nei 2 mesi (65 giorni) previsti occorrerebbe una aspirazione di circa 22 volte maggiore ossia di 1765 l/sec ed aspirare circa 11,5 kg/sec di fango.
Questa diluizione è ottenibile con aspiranti più potenti utilizzando lo scarico di fondo oppure attraverso lo scarico di superficie, perché in entrambi i casi la quantità d’acqua necessaria la fornisce l’immissario senza alterare il livello idraulico. Ma, condizione «sine qua non», è l’arresto delle turbine, a cui l’Azienda è contraria per ovvio motivo.
Inoltre, pretendere per comodità, e vantaggio di pilotare la diluizione tramite una sonda posta nel Tagliamento, anche se possibile, non offre garanzie di salvaguardia ambientale, in quanto la densità del fango non viene prevenuta ma solo constatata a posteriori quando i depositi nel rio Ambiesta sono già avvenuti ed a quel punto il rientro nelle diluizioni prefissate non può dare alcuna garanzia né rimedio alla cementificazione provocata né ai conseguenti danni irreparabili. (Concedere una tal procedura può solo creare conflitti d’interessi, ambiguità e supposizioni negative nei confronti dei responsabili concedenti ai quali per logica consequenziale verrebbero attribuiti motivi di interesse ed accuse di incompetenza, per aver appoggiato interessi privati).
PUNTO SETTE – Analisi defluizione con aspirazione di 250 gr/l di fango
La pompa richiama q=80 l/sec e trasferisce q =80x250 = 20.000 gr/sec = 72.000 kg/ora.
Essendo il peso totale del fango da asportare Q= 64.500.000 kg, il tempo operativo sarà: T=64.500.000/72.000=896 ore = 37 giorni (attività continua).
Il volume di acqua necessario sarà:
V= 64.500.000/250= 258.000 mc ossia q= 258.000/896x3.600= 0.08 mc/sec 0 80 l/sec (cdv).
Per rientrare nei parametri previsti dalla normativa (6,5 gr/l) col travaso di 250 gr/l che cementifica il rio Ambiesta, evitando che si depositi il 30 % come dichiarato, occorre aumentare la diluizione con nuova acqua pompata nello scarico di superficie o fatta defluire dallo scarico di fondo della diga.
La quantità di fango da diluire sarà: dq=250-6,5= 243,5 gr/l
Quindi occorre aumentare la quantità d’acqua di: Dv=243,5/6,5 = 37,5 volte
Quindi per operare a norma occorrono: V=258.000x37,5 =9.675.000 mc d’acqua. Di cui:
V1=258.000 mc per il dragaggio;
V2= 9.675.000-258.000= 9.417.000 mc, per completare la diluizione nel rio Ambiesta prelevando una quantità d’acqua q= 9.417.000/896=10.510 mc/H = 2,9 mc/sec. dallo scarico di fondo per una durata di 896 ore di cantiere:
N.B. Si sottolinea che con questa proceduta la durata dell’operazione non sarebbe di 8-10 settimane bensì di sole 6 settimane!
Buon motivo per arrestare le turbine e non inquinare il lago di Cavazzo.
Conclusione:
1) trasferire i fanghi in termine di legge si sforano i due mesi!
2) trasferirlo provocando un disastro ambientale, si rientra nei tempi aziendali e si anticipano.
3) di conseguenza: o si rispetta la legge, l’ambiente oppure si favoreggiano gli interessi privati.
4) logica e correttezza dicono: modificare il Piano Operativo ed evitare di ripetere l’esperienza del Lumiei.
PUNTO OTTO - Diluizione diretta da 300 gr/l asportato a 1,5 gr/l nel rio Ambiesta
La proposta programmatica di far defluire 300 gr/l di fango nel rio Ambiesta (che distruggerebbe ogni forma di vita) può essere modificata come segue per diventare accettabile e far arrivare 1,5 gr/l nel fiume Tagliamento utilizzando lo scarico di fondo della diga.
Per diluire il fango fino a 1,5 gr/l = 1,5 kg/mc occorrerà una quantità d’acqua maggiore al previsto di dV=300/1,5 = 200 volte. Ossia 200 l/300 gr = 200 mc/300 kg.
Siccome il peso di 35.000 mc di fango è Q= 64.500.000 kg il volume d’acqua sarà:
Va= 200x 64.500.000/300= 43.000.000 mc.
Se (come si dice nel Piano) l’immissario porta q=18,75 mc/sec, ossia entrano in Ambiesta Vi= 18,75x3.600x24 = 1.620.000 mc/giorno, il tempo dell’operazione di sfangamento sarà: Ta= 43.000.000/1.620.000= 26,5 giorni-
Quindi si hanno le alternative:
operazione continua: G= 26,5;
operazione 16/ore/giorno: G= 1,33x26,5=35,3 = 1,4 mesi di 25 giorni lavorativi;
operazione 8 ore/giorno: G= 3x26,5=79,5=3,2 mesi di 25 giorni lavorativi.
Ovviamente occorre modulare l’immissario scaricando nel fiume Tagliamento e fermare le turbine.
PUNTO NOVE - Diluizione diretta da 300 gr/l aspirati a 6,5 gr/l nel rio Ambiesta
Volendo fluitare, come desiderata, 300 gr/l nel torrente Ambiesta evitando che si depositi il previsto 30 % occorre aumentare l’acqua come segue.
Secondo il D.Lgs 152/99 in continua si possono trasportare 6,5 gr/l quindi la diluizione dovrà essere ben 300/6,5=46 volte maggiore, ossia occorrono 46 l/300 gr = 46 mc/300 kg.
Il peso del fango da asportare è: Q1=2.150x35.000=64.500.000 kg.
Il Volume d’acqua necessario sarà: V=46x64.500.000/300=9.890.000 mc.
Utilizzando tutta l’acqua dell’emissario con la portata dichiarata qI =18,75 mc/sec, il tempo di sfangamento sarà Ts=9.890.000/18,75x3.600= 146,5 ore.
Quindi le alternative:
attività continua: G= 146,5/24= 6,1;
attività 16/ore/giorno: G= 146,5/16=9,1;
attività 8 ore/giorno: G= 146,5/x8=79,5=18,2.
PUNTO DIECI – Diluizione diretta da 150 gr/l aspirati a 6,5 gr/l nel rio Ambiesta
L’acqua necessaria sarà circa la metà ossia:
Portata istantanea qu=18,75/2= 9,4 mc/sec circa;
Peso del fango da asportare e volume totale d’acqua inalterato;
Tempo di sfangamento doppio Ts=2x146,5=293 ore.
E riferito al caso precedente:
attività continua: G= 2x6,1 = 12,2;
attività 16/ore/giorno: G= 2x9,1 = 18,2;
attività 8 ore/giorno: G= 2x18,2 = 36,4.
N.B. Con questa alternativa il deposito di fango lungo il rio Ambiesta potrebbe essere ridotto al 15% ossia 5.250 mc, che non è poco.
PUNTO UNDICI – Diluizione diretta da 100 gr/l aspirati a 6,5 gr/l nel rio Ambiesta
Se il dragaggio, porta 100 g/l = 100 kg/mc diminuisce ancora di più la sedimentazione (10%) a favore del rio Ambiesta inizialmente valutata del 30% del totale.
Per trasferire sempre 35.000 mc di fango ma i tempi saranno più lunghi, per rispettare il D.Lgs 152/99.
La diluizione dovrà essere 100/6,5 =15,4 volte maggiore, ossia occorrono:15,4 l d’acqua per 100 gr di fango (15,4 mc/100 kg).
Peso fango Q= 64.500.000 Kg
Volume necessario V=15,4x64.500.000/100 = 9.933.000 mc
Facendo la proporzione la portata specifica dovrà essere: qIII 18,75/3=6,3 mc/sec
Perciò l’immissario dovrà fornire: Yi=6,3x3.600x24=544.320 mc/G
Quindi il tempo di sfangamento sarà: Ts=9.933.000/544.320=18,2 giorni ossia occorrono:
attività continua: 24 ore/giorno G=18,2;
attività 16/ore/giorno: G= 1,33X 18,2=24,2;
attività 8 ore/giorno: G= 3x18,2 = 54,6 =2,2 mesi.
Quindi il tempo massimo sono 2,2 mesi (di 25 giorni lavorativi). Tempo che rientra nelle previsioni del Piano.
Naturalmente di deve modulare l’immissario fermare le turbine ed ottenendo un inquinamento da sedimenti contenuto al 10 % con la possibilità di un ulteriore riduzione continuando ad immettere acqua pulita, ricordando però che 3,500 mc di fango depositato in un sistema ecologico vergine, non sono poi nulla!
PUNTO DODICI – Parlando di efficienza ed effetti dragaggio
A sostegno della scelta del «dragaggio a pieno invaso e turbine attive» si afferma che nel Lago «potrebbe verificarsi» un intorbidimento, e che sarà più che altro dovuto alle acque fangose delle piogge, perchè il dragaggio potrebbe produrre esclusivamente un effetto estetico affatto dannoso all’ambiente ed alla biocenosi.
Così, come per conferma riportano una foto del Lago che si presenta bianco lattiginoso, ossia con quel aspetto «estetico» che lo ha intasato di fango! La «sparata» stupisce, ma è stata fatta per: motivare l’attività delle turbine, sostenere che il dragaggio non disperde fango e che il limo depositato sui versanti della forra non frana.
Parole e solo parole che non dimostrano nulla, come al solito pur trattandosi di cose importanti!
Secondo noi e per logica, l’attrezzo presentato in mini foto, è un disgregatore a getto che produrrà, non solo, alta turbolenza e nuvole di fango in sospensione, ma anche forti vibrazioni che innescheranno il movimento franoso delle lenti di fango dalle pareti scoscese del sito in prossimità delle bocche di presa e scarico.
Se ciò succederà, vedrete che per l’Azienda sarà solo una fatalità vantaggiosa, per Noi invece no perché il fango sarà finito nel Lago!
PUNTO TREDICI - Smottamento del fango sedimentato
Nel Piano Operativo viene riprodotto il grafico di una sezione della forra in prossimità della diga in cui il deposito è tagliato orizzontalmente alla quota 442 slm, ossia non raggiunge stranamente il fondale.
Singolare è poi, che i depositi siano notevolmente più alti a destra che a sinistra. Poi, anche se l’immagine è quasi illeggibile, si riesce a valutare le pendenze del sito quantificandole a destra dai 55 ai 45 gradi ed a sinistra dai 70 ai 46 gradi, ma non si riesce a fare valutazioni quantitative. «More solito» le cose importanti non vengono fatte comprendere, ma il limo sovrasta sicuramente anche le prese.
Si ricorda che non è stata illustrata alcuna draga e nemmeno la procedura operativa, limitandosi a dire che nell’area indicata verrà rimosso uno strato di sedimento di alcuni metri, curando in particolare le aree antistanti a scarichi e presa.
Ciò premesso, si richiama che nel Piano Operativo viene «escluso lo scivolamento di lenti di limo».
Anche questa è un’affermazione che, per non essere gratuita e per nulla convincente, doveva essere dimostrata.
Ammucchiando un materiale sciolto esso si dispone a forma di conoide per fisica e statica naturale, formando un angolo di stabilità influenzato dalla granulometria, dalla coerenza interna, attrito e rugosità; si constata inoltre che per una questione statistica la sua sezione è simile alla curva di Gauss ma che varia dall’asciutto al bagnato.
La sabbia finissima ha un angolo di stabilità naturale variabile da asciutto a bagnato da 25 a 20 gradi e l’attrito interno da 0,47 a 0,37 con un peso da 1.400 a 1.650 kg/mc, mentre il fango di cui si parla, si dice pesi 2.150 kg/mc.
Dallo studio sulle terre si evince che anche il fango, con granulometria micrometrica, si comporta come tutti i materiali ma con valori angolari di sedimentazione sempre più bassi passando dal secco, al bagnato ed al
saturo fino a scomparire con l’aumentare della diluizione. Da qui deriva la variazione inversa del deposito in funzione della pendenza del sito.
Primo caso.
Consideriamo un sedimento isostatico, ossia depositato secondo natura. Immaginiamo di asportare una parte sulla cima (B’-C-C’) (vedi.Figura 1).
Automaticamente si rompe l’equilibrio interno del sistema, poiché in esso si genera un sovraccarico di scorrimento lenticolare (B-B’-C’) la cui massa si siede sul piano rappresentato dalla linea ( B-C’) ed il suo baricentro G2 ora non si trova più allineato seguendo la curva dei baricentri statici delle varie sezioni. Però, la linea suddetta forma con la sovrastante (B’-C’) l’angolo di staticità naturale, il quale va a sommarsi con l’angolo di pendio e si innesca lo scivolamento del fango non potendo più stare in equilibrio.
Secondo caso.
Immaginiamo di partire ad estrarre il fango al piede del sedimento, zona punteggiata (A-E-B). In questo caso avviene lo sbilanciamento del sistema per carenza di carico reagente al piede e l’equilibrio in condizioni di stato limite si spezza. Perciò, s’innesca la frana che fa scivolare tutto il materiale situato in (E-C-B’-B) sul fondo. Ciò avviene perché la risultante dell’attrito interno non riesce più a contrastare la componente di slittamento prodotta dal carico a seguito dell’incremento angolare che ha superato quello di staticità relativa.
Dimostrazione grafica.
Lo scorrimento franoso del fango lo si può spiegare anche con i parallelogrammi delle forze in gioco,(vedi figura 2).
G = baricentro massa di peso Q.
Fs = risultante parallela al piano di scorrimento AB derivata dalla scompos. di Q.
Fn = risultante verticale ad AB derivata dalla scomposizione di Q.
Fa = risultato reazione attrito della massa.
R = tensione equilibrante G .
α = angolo piano inclinato e «φ»angolo sedimentazione naturale della massa. Il primo è quello di un fianco della forra (50°) ed il secondo, molto inferiore.
La dimostrazione è più che evidente per chi sa leggere il grafico;
Riportato l’angolo «φ» dalla normale Fn si vede che il carico Q è esterno al triangolo di stabilità (G-F’n-Q’) : Quindi la massa G scivola trainata dalla forza Fs in quanto lo stato di equilibrio isostatico comporta l’eguaglianza dei due angoli che invece non c’è.
Conclusione: Se verrà adottato il Piano di sfangamento proposto, non c’è dubbio che gran parte del limo finirà nel Lago trascinato nella condotta di adduzione alle turbine, cosa molto grave perché non solo inquinerà il lago, ma darà anche il via ad un precedente.
PUNTO QUATTORDICI - Il lago non si prosciuga se la centrale si ferma o se viene isolata
Il Lago più grande del Friuli si trova collocato in un bacino imbrifero di 21,5 kmq delle Prealpi Carniche e nella vallata dei tre comuni: Trasaghis, Bordano, Cavazzo.
Le sue caratteristiche medie generali sono:
Ubicazione in quota 194,5 m slm
Superficie 110 ettari
Volume 14.500.000 di mc
Profondità 40 m
Caratteristiche climatiche medie dei mesi di settembre, ottobre novembre: Temperatura 12 Co (Tm); Piovosità 280 mm; Umidità 78% (Um).
Evaporazione naturale: L’evaporazione di superficie avviene attraverso uno scambio molecolare continuo che perfora il pelo d’acqua avanti-indietro col predominio delle molecole che non rientrano nel liquido per la loro velocità di fuga coadiuvata dalla ventilazione e dal gradiente termico di stato. (Il calcolo dell’evaporazione degli specchi d’acqua e dei Laghi è stato studiato da vari autori fra cui il Vicentini, di cui usiamo la formula di valutazione.)
Evaporazione mensile: E = 5,33 x Tm + 0,75 x ( 100 – Um ) ( mm acqua ).
Di cui :
Valore mese: E = 5,33 x 12 + 0,75( 100 – 78 ) = 80,5 mm
Valore per tre mesi d’autunno: Ea = 80,5 x 3 = 241,5 mm
Evaporazione del Lago: E° = 0,2415 x 1100000 = 265.650 mc evaporati.
Apporto dovuto alle pioggie: Dai grafici della Comunità Montana del Gemonese si estrapola che la piovosità media mese varia dai mesi di magra a quelli di grassa da 185 mm a 280 mm.
Considerando di prendere anche un valore circa medio di 230 mm/mese e supponendo pure che il 20% dell’acqua del bacino non arrivi nel Lago, in tre mesi autunnali sarà:
Apporto Pioggie Ap = 21500000x0,8x0,23x3 = 11.868.000 mc d’acqua.
Apporto rio Schiasazze: (Portata in magra rilevata q = 200 l/sec) V3 = 0, ci,2x3600x24x3x30x3 = 1.555.200 mc
Totale acqua naturale immessa nel Lago Vt= 11868000+1555200 = 13.423.200 mc
Rimanenza dopo evaporazione: dV = 13423200 – 265650 = 13.157.550 mc
Pari ad un apporto giornaliero di Q = 13157550/90 = 146.195 mc
Conclusione: Come storicamente prevedibile, l’apporto idrico naturale positivo conferma che il Lago è, come sempre stato, autosostentate, non ha bisogno della centrale. Esso sarà autonomo anche quando una condotta lo isolerà dalla centrale perché manderà la sue acque nell’antico emissario «Taj».
Il pensiero del Comitato per la difesa del lago
Premessa. Sono decenni che si parla di conservazione e difesa ambientale ma da quanto risulta anche dalla disastrosa esperienza di svaso del bacino del Lumiei, si direbbe che troppi ancora non abbiano recepito i concetti basilari ed il valore delle operazioni non inquinanti atte a proteggere la vita sulla Terra unico vero paradiso fra miliardi inestimabili di astri sparsi in un universo.
Noi del Comitato di difesa delle acque e del Lago vogliamo che ognuno abbia il suo e ne sia responsabile, e, che le cose riguardanti in particolar modo la Comunità vengano gestite e fatte nel miglior modo nell’interesse di tutti. Riteniamo di esprimere non soltanto il desiderio di diecimila sottoscrittori della petizione per la difesa del Lago, ma anche quello della maggioranza della popolazione. La nostra posizione sul tema in questione è
resa rigida dalle esperienze del passato recente e lontano che ci hanno visti colonizzati, danneggiati nel territorio e derubati delle nostre risorse energetiche, e non solo!
Chiediamo e proponiamo:
che il piano di rimozione selettiva del sedimento del bacino di Ambiesta programmato venga modificato.
che il cantiere non operi in contemporaneità con la centrale idroelettrica di Somplago.
che si provveda ad aspirare il fango con pompe studiate per impedire la diffusione del torbido.
che il fango venga estratto, addensato meccanicamente senza l’aggiunta di additivi chimici
che venga trasferito in luogo sicuro, adatto allo scopo, anche nelle vicinanze, per poterlo riciclare.
I fanghi estratti possono essere risorse e fonte di ricchezza. Se non sono radioattivi né tossici, sono composti naturali che possono e devono essere lavorati, selezionati e quindi riutilizzati per ricavareprodotti industriali, e materiali vari per l’edilizia e anche per l’agricoltura, come stanno già facendo altrove.
La soluzione di drenaggio che «chiediamo» dovrebbe essere scontata, non è una nostra invenzione, e dettata dal buonsenso e dalla serietà istituzionale. In altre nazioni e regioni che in questo caso, si dimostrano più civili e responsabili, questi casi sono stati risolti con la dovuta serietà, responsabilità e garanzia per la conservazione dei beni pubblici.
Ci chiediamo il perché deve ripetersi l’increscioso fatto del Lumiei: rovinare perché si ha la presunzione di aggiustare. Questa è pura follia, è come dire, ripetendo, di ritenersi autorizzati a massacrare qualcuno con la presunzione di rimetterlo in sesto!
Il Comitato si oppone con risolutezza all’operazione di sfangamento del bacino di Ambiesta ed alle modalità esecutive contenute nel «Piano Operativo» proposto perché:
distrugge l’ambiente naturale irreparabilmente per vari chilometri;
è irrazionale ed inaccettabile la gestione ed il metodo;
perché è stato reso evidente che è una scelta puramente di convenienza.
La posizione del Comitato rimane rigida e ferma perché rientra nel giusto e nel logico del «chi rompe paga, chi danneggia ripara», secondo il principio della giusta ed equa responsabilità. Bisogna ricordare a tutti che in questo caso il fango e’ uno SCARTO INDUSTRIALE, perciò appartiene a chi lo ha prodotto, e per esso ha ottenuto lauti ricavi. Quindi è giusto che le spese per lo sfangamento vadano a carico del vero responsabile, e non è tollerabile che le facciano diventare spese pubbliche. Del resto, non si capisce, né si giustifica con quale logica e per quale arcano motivo il cittadino ed il suo ambiente dovrebbero farne le spese, per sostenere gli interessi di un qualsiasi privato!
Perciò, non sarebbe più che opportuno cominciare ad operare per il bene del territorio della nostra Regione ed a pensare finalmente al doveroso recupero del nostro Lago, nonché a curarlo come fanno altrove, e quindi a mettere in moto l’idea di installare una condotta per bypassare l’acqua delle turbine e ricavare ulteriore energia da essa come suggerisce il Comitato? Questo non è forse un problema politico-sociale che non può più essere procrastinato e che merita attenzione?
Giugno 2014
Ing. Dino Franzil
(II e ultima parte - fine)
domenica 22 giugno 2014
Sfangamento di Verzegnis, conseguenze per il Lago di Cavazzo. Analisi e controproposte dell'ing. Franzil
I Comitati hanno diffuso un articolato documento, redatto dall'ing. Dino Franzil, nel quale vengono analizzate le proposte di Edipower per lo sfangamento del Lago di Verzegnis. L'ing. Franzil, sulla base dei dati disponibili, contesta il metodo scelto da Edipower per le operazioni di sfangamento, ritiene che questa procedura porterà alla distruzione ambientale del torrente Ambiesta e avrà non poche conseguenze dannose per il Lago di Cavazzo. In alternativa, viene proposta la rimozione del fango ed il suo utilizzo per finalità agricole e/o industriali.
Trattandosi di un documento complesso, viene di seguito pubblicata la prima parte; la seconda sarà pubblicata domani (oltretutto il documento originale non è immediatamente pubblicabile in rete ed ha dovuto essere quindi rielaborato e ridotto nella qualità delle immagini). Ovviamente ci si augura che anche la lettura di questo documento sia utile alla definizione del problema e contribuisca alle discussioni partecipate e, in ultima analisi, aiuti alla definizione delle scelte che dovranno essere intraprese. (A&D)
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CONSIDERAZIONI SUL PIANO OPERATIVO DI RIMOZIONE DEI SEDIMENTI ACCUMULATI NEL BACINO DI AMBIESTA
Ing. Dino Franzil
Giugno 2014
CONSIDERAZIONI TECNICHE SUL PIANO OPERATIVO DI RIMOZIONE DEL SEDIMENTO ACCUMULATO NEL BACINO DI AMBIESTA
Premessa
Edipower, titolare della concessione per lo sfruttamento a scopo idroelettrico del bacino di Ambiesta, in ottemperanza alla richiesta dell’Ufficio tecnico per le dighe con sede a Venezia, di rimuovere i sedimenti accumulati nella zona degli organi di scarico dell’invaso, ha fatto una scelta d’intervento ed ha presentato il suo «Piano Operativo».
Naturalmente ha sottolineato che, a dir suo, è una scelta purtroppo onerosa ma efficace per «minimizzare i possibili effetti negativi sulla bio cinesi e sugli habitat del fiume Tagliamento». Con ciò si atteggia difensore dell’ambiente, cosa che in realtà non ha mai dimostrato di essere. Perciò, merita chiedersi e ricordare: come mai intende sia buona scelta voler riversare una valanga di pantano nel rio Ambiesta tale da essere in grado di ricoprire e distruggere tutto per chilometri fino alla confluenza col Tagliamento con la scusa di ottenere una migliore diluizione in quest’ultimo?
Merita ricordare, senza spirito di polemica, che una scarsa sincerità, se non astuzia, l’aveva già dimostrata con la documentazione prodotta ai fini di ottenere la concessione per realizzare il sistema di pompaggio a Somplago. Infatti, in essa viene esaltato «il pesciolino al posto della balena». In altre parole c’è stato un minuzioso, interessante approfondimento sui temi di secondo ordine ed un chiaro sorvolare, se non dimenticare la trattazione dei problemi fondamentali per non definirli nella loro concretezza.
Non hanno mai presentato una vera progettazione, ed alcuna valutazione concreta sul «tema pompaggio» e nemmeno sulla sua validità, sulle conseguenze ambientali ed economico-sociali. Volevano realizzare una condotta di otto chilometri rischiando la distruzione delle sorgenti di acqua potabile di cinque paesi, già parzialmente successo con la condotta SADE. Il problema del fango in arrivo nel lago, né con l’attività di tre né di cinque nuove turbine, non è mai stato preso in considerazione. Le sollecitazioni sulla diga non si sono sognati di valutarle. Tuttavia, secondo loro, la vita del Lago sarebbe migliorata con l’uso del pompaggio!
E’ stato il Comitato a valutare che la diga dell’Ambiesta, già fratturata, se sottoposta al pompaggio, avrebbe subito una sollecitazione giornaliera ben quattro volte maggiore! L’Azienda si è limitata a farla monitorare.
Lo stesso Comitato ha anche valutato che il fango trascinato dall’Ambiesta farà scomparire il nostro Lago in un centinaio d’anni! Evidentemente per l’Azienda queste sono state cose ininfluenti o meglio da dimenticare sia per l’ambiente che per il pompaggio! Ne consegue che questo atteggiamento interessato o speculativo che dir si voglia, e che oggi si ripete, continua ad affogare la credibilità delle loro dichiarazioni anche se presentate con belle ed interessanti relazioni illustrative purtroppo evasive e non del tutto convincenti.
E’ vero ed accettabile che l’Azienda deve fare profitto, ma non è né lecito né tollerabile che lo faccia danneggiando i beni pubblici della cittadinanza alla quale già sottrae l’uso dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle sue risorse energetiche e danneggia quelle ambientali.
Osservazioni sul Piano Operativo
La relazione presentata come Piano Operativo risulta sicuramente molto interessante sotto vari aspetti: per la descrizione dei siti, delle caratteristiche della diga, per lo studio approfondito sulla composizione dei fanghi, e sulle caratteristiche dell’acqua e su tutto il sistema idraulico a monte ed a valle della diga.
Tuttavia, in linea di massima non risulta altrettanto convincente nella valutazione quantitativa dei sedimenti e dell’apporto idrico d’ingresso nell’invaso.
Non soddisfano le scelte per rimuovere i fanghi, e nemmeno la valutazione degli effetti sui corpi idrici di valle, le modalità di mitigazione, la quantificazione dei tempi e metodi di recupero delle comunità biologiche danneggiate e distrutte.
Infine non soddisfa il sistema inventato di approfondire le cose secondarie e sfiorare se non dimenticare la spiegazione delle cose veramente importanti.
La conclusione è che leggendo la relazione sorgono molti punti su cui discutere sia per quanto riguarda le scelte e le valutazioni, sia per la netta sensazione che si voglia operare soltanto nel interesse economico. Infatti, pur parlando di problemi ecologici,»more solito», l’ecologia e l’ambiente, in realtà, passano in seconda linea, in quanto si tende a minimizzare ogni effetto e si pretende di sanare ogni male.
Tutto questo non può essere condivisibile sotto nessun aspetto, né materiale né morale, perché allora sarebbe lecito anche massacrare chiunque con la presunzione di rimetterlo in sesto.
Detto questo le varie considerazioni e le alternative di sfangamento vengono illustrate nei punti che seguono.
PUNTO UNO - Quantità di fango sedimentata
Dai grafici SADE-ENEL e dalle deduzioni di altri tecnici che in questi anni si sono occupati del lago di Cavazzo e delle problematiche connesse, nonché da reali fotografie, non è per nulla congruo valutare in
535.000 mc il fango depositato nell’invaso Ambiesta (chiamato impropriamente bacino).
Tutti hanno stimato un sedimento di circa 1.200.000 mc, ossia ben più del doppio ed un altezza da 3 a 6 m. Le fotografie lo testimoniano e persone del posto sostengono che in un punto ve ne siano addirittura 18 m, mentre le valutazioni aziendali non portano neppure alla media di 1,5 m.
Se le valutazioni dell’Azienda fossero veritiere la quantità di deposito dopo 53 anni di attività della centrale dovrebbe essere di 10.100 mc/anno e non di soli 6.800 mc/anno, ossia solo 18,6 mc/giorno. Si tenga presente, però, che le valutazioni dei soggetti citati in precedenza hanno stimato un deposito di 19.800 mc/anno, pari a 54 mc/giorno.
Ora siccome la portata media dell’immissario dal 1985 al 2004 e dal 2011 al 2013 la valutano circa 18,75 mc/sec, il volume/giorno che transita in ingresso risulterebbe Vi=18,75x3.600x24= 1.620.000 mc/G.
Poi, con un fango dal peso specifico di 2.200 kg/mc, ogni metro cubo d’acqua trasporterebbe q=18,6x2200/1620000= 0,024 kg/mc.
Ma poiché dati scientifici storici valutano il trasporto di fango nel Tagliamento variabile da 0,1 a 8 kg/mc, facendo il rapporto addirittura con il minimo di questi dati, risulta un valore r=0,1/0,024=4,2. Questo dimostra che la quantità trasportata sarebbe ben quattro volte inferiore ai dati storici!
Quindi la valutazione quantitativa del fango è inattendibile e piuttosto fuorviante.
Conclusione: Risulta più che ovvio che la quantità di fango dichiarata, non è né accettabile né credibile, e porta a pensare che sia stata artefatta per qualche scopo non potendo classificarla come errore accidentale.
PUNTO DUE - Valutazione entrate nell’invaso (1985-2004)
Dai grafici riportati nel Piano Operativo in questione è possibile dedurre che la portata media dell’immissario per circa venti ( dal 1985 al 2004) è stata di q=15,75 mc/sec.
Anche questo è un dato che genera molte perplessità perché decisamente inferiore a tutte le valutazioni precedenti e perché crea dei grossi disguidi gestionali.
Infatti, valutiamo il problema. E’ noto a tutti che nella centrale di Somplago vi sono tre turbine, quotidianamente operanti per otto ore con una portata di 66 mc/sec, le quali travasano dall’invaso di Ambiesta nel Lago circa Vs=1.900.800 mc/G.
La portata dell’immissario in quelle otto ore, dato che la portata media istantanea suggerita è di 15,75 mc/sec, risulterebbe Vi=15,75x3.600x8= 453.600 mc, e quindi la rimanenza da compensare sarebbe ovviamente di Vo=Vs-Vi = 1.447.200 mc/G.
Allora, il tempo di ricarica sarebbe: T=1.447.200/15,75x3,600=25,5 ore. Perciò un ciclo operativo della centrale avrebbe la durata di H =(8+25,5)= 33,5 ore, producendo un deficit di (33,5-24)= 9,5 ore, ed essendo la giornata di 24 ore, occorrerebbero ben 2,5 giorni per riequilibrare il ciclo operativo stesso.
Conclusione: Si può solo dire che i valori tabulati delle portate medie mensili ed istantanee non possono corrispondere al vero in quanto non vi è notizia né storia che ha comportato o tramandato un funzionamento a singhiozzo della centrale!
PUNTO TRE - Scelta del dragaggio ad invaso pieno con le turbine operanti
Il Comitato per la difesa del Lago non ritiene percorribile il tipo di operazione di sfangamento scelto dall’Azienda perché risulterà devastante anche di più di quanto lo è stato l’intervento nell’invaso del Lumiei. Questo perché una grande quantità di fango verrà aspirata dalla condotta di adduzione e finirà a sedimentare ovviamente nel Lago di Cavazzo.
Nel «Piano operativo» si legge che la scelta operata – quella del pompaggio ad invaso pieno, a dir loro,»complessa e onerosa» è di tipo selettivo, ossia interviene con precisione sull’area e volumi d’interesse senza provocare lenti frananti ed inoltre permette un «regolare esercizio della centrale», nonché l’usuale alimentazione del Lago di Cavazzo evitando effetti e ricadute imponderabili sull’ecologia, il paesaggio e sugli aspetti igienico-sanitari.
Ora, leggendo queste affermazioni, vien da dire che tutte queste «nuove e tante premure e preoccupazioni» sono a dir poco patetiche, perché la verità purtroppo è un’altra!
La verità risiede nel fatto che l’operazione programmata è la «più economica» per liberarsi degli «scarti industriali» e nel frattempo continuare a produrre moneta, se nessuno li ostacolerà!
Poi, non è affatto vero che il fango non crollerà, perché in quei punti le pareti della forra sono molto ripide e la pompa aspirante con il suo disgregatore produrrà le vibrazioni e le sollecitazioni che provocheranno sicuramente il franamento. Ed il fango intorbidirà il sito. Torbido che si aggiungerà alla forte dispersione di fango provocata dal normale funzionamento della pompa per colpa della turbolenza e rimescolio che produce. Non per nulla la letteratura classifica come sporco questo tipo di lavoro, e non per caso hanno fatto a meno di illustrare o codificare quella attrezzatura. Così nessuno può sapere realmente di cosa si tratta e come lavora, perciò, anche per questo particolare il Piano perde in credibilità.
La verità è che la gran parte di quei 35.000 mc di materiale argilloso di cui si parla, sempre che siano solo quelli, finirà nel Lago, data la notevole capacità di risucchio o depressione prodotta nei paraggi della bocca (10x12 m) che va a rastremarsi con la condotta di oltre 5 m di diametro per il trasporto di 66 mc/sec trascinati sulle turbine da un salto di ben 285 m!
Per la precisione l’unica informazione seria, data su quella pompa aspirante, è la sua portata variabile da 40/80 litri al secondo di melma. Si legge pure che la pompa contiene la torbidità grazie all’effetto aspirante, ma ciò lascia il tempo che trova per mancate delucidazioni. Possiamo invece affermare con certezza che dalla mini foto presenta, si tratta di un disgregatore a getto concentrato adatto alla pulizia dei pozzi ed assolutamente inadeguato al drenaggio di superfici estese proprio per la sua ridotta capacità ad impedire la dispersione del fango.
Un altro motivo che fa destare meraviglia e perplessità è la preoccupazione mai espressa che mostrano per l’eco-ambiente e la salute pubblica se il lago dovesse calare di livello per mancanza di attività delle turbine.
Ovviamente si riferiscono all’aria puzzolente che scaturirebbe dalla putrefazione lungo le sponde del Lago.
Ma, guarda caso, non si sono mai posti questo problema quando hanno steso la pratica per avere la concessione per realizzare il famoso »pompaggio». Dunque, pare lecito dire che si tratta piuttosto di preoccupazioni di convenienza non certo dettate da spirito ambientalistico.
PUNTO QUATTRO - Scenario rio Ambiesta
La soluzione proposta per la rimozione del fango e garantire la pulizia delle opere di presa fronte diga prevede l’aspirazione di 40/80 litri/sec di melma con una pompa dreno aspirante per indirizzarlo verso lo scarico di superficie collegato ad una galleria già esistente per poi essere spedito nel rio Ambiesta a qualche centinaio di metri più a valle della diga.
Planimetria diga – in evidenza il percorso dello scarico del materiale dragato
A questo punto, per quanto si dichiara, la concentrazione del fango pare corrisponda a 200/300 gr/litro di fluido. Ora, ricordando che il D.Lgs.152/99 riguardante le dighe ammette le seguenti concentrazioni per la defluizione dei fanghi nei corsi d’acqua: 100 gr/litro x 1 ora; 40 gr/litro x 4 ore; 6,5 gr/litro x 24 ore, e che il dragaggio sarà continuo, facendo il rapporto dei dati: r=300/6,5= 46,15 risulta che la densità dei fanghi spinti giù per il rio Ambiesta è ben 46 volte maggiore di quello previsto dalla legge, sempreché essa venga fatta rispettare.
Allora si potrà ben affermare che il fatto è assolutamente stupefacente.
Come si può pretendere di fare una simile operazione ed affermare: «Una diluizione del fango comporterebbe il mancato effetto di sedimentazione nell’alveo dell’Ambiesta, che consentirà invece di ridurre l’apporto di sedimento al Tagliamento»!
Domanda: Come possono arrogarsi il diritto di distruggere l’Ambiesta per favorire il Tagliamento?
(fine I parte - continua)
Trattandosi di un documento complesso, viene di seguito pubblicata la prima parte; la seconda sarà pubblicata domani (oltretutto il documento originale non è immediatamente pubblicabile in rete ed ha dovuto essere quindi rielaborato e ridotto nella qualità delle immagini). Ovviamente ci si augura che anche la lettura di questo documento sia utile alla definizione del problema e contribuisca alle discussioni partecipate e, in ultima analisi, aiuti alla definizione delle scelte che dovranno essere intraprese. (A&D)
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CONSIDERAZIONI SUL PIANO OPERATIVO DI RIMOZIONE DEI SEDIMENTI ACCUMULATI NEL BACINO DI AMBIESTA
Ing. Dino Franzil
Giugno 2014
CONSIDERAZIONI TECNICHE SUL PIANO OPERATIVO DI RIMOZIONE DEL SEDIMENTO ACCUMULATO NEL BACINO DI AMBIESTA
Premessa
Edipower, titolare della concessione per lo sfruttamento a scopo idroelettrico del bacino di Ambiesta, in ottemperanza alla richiesta dell’Ufficio tecnico per le dighe con sede a Venezia, di rimuovere i sedimenti accumulati nella zona degli organi di scarico dell’invaso, ha fatto una scelta d’intervento ed ha presentato il suo «Piano Operativo».
Naturalmente ha sottolineato che, a dir suo, è una scelta purtroppo onerosa ma efficace per «minimizzare i possibili effetti negativi sulla bio cinesi e sugli habitat del fiume Tagliamento». Con ciò si atteggia difensore dell’ambiente, cosa che in realtà non ha mai dimostrato di essere. Perciò, merita chiedersi e ricordare: come mai intende sia buona scelta voler riversare una valanga di pantano nel rio Ambiesta tale da essere in grado di ricoprire e distruggere tutto per chilometri fino alla confluenza col Tagliamento con la scusa di ottenere una migliore diluizione in quest’ultimo?
Merita ricordare, senza spirito di polemica, che una scarsa sincerità, se non astuzia, l’aveva già dimostrata con la documentazione prodotta ai fini di ottenere la concessione per realizzare il sistema di pompaggio a Somplago. Infatti, in essa viene esaltato «il pesciolino al posto della balena». In altre parole c’è stato un minuzioso, interessante approfondimento sui temi di secondo ordine ed un chiaro sorvolare, se non dimenticare la trattazione dei problemi fondamentali per non definirli nella loro concretezza.
Non hanno mai presentato una vera progettazione, ed alcuna valutazione concreta sul «tema pompaggio» e nemmeno sulla sua validità, sulle conseguenze ambientali ed economico-sociali. Volevano realizzare una condotta di otto chilometri rischiando la distruzione delle sorgenti di acqua potabile di cinque paesi, già parzialmente successo con la condotta SADE. Il problema del fango in arrivo nel lago, né con l’attività di tre né di cinque nuove turbine, non è mai stato preso in considerazione. Le sollecitazioni sulla diga non si sono sognati di valutarle. Tuttavia, secondo loro, la vita del Lago sarebbe migliorata con l’uso del pompaggio!
E’ stato il Comitato a valutare che la diga dell’Ambiesta, già fratturata, se sottoposta al pompaggio, avrebbe subito una sollecitazione giornaliera ben quattro volte maggiore! L’Azienda si è limitata a farla monitorare.
Lo stesso Comitato ha anche valutato che il fango trascinato dall’Ambiesta farà scomparire il nostro Lago in un centinaio d’anni! Evidentemente per l’Azienda queste sono state cose ininfluenti o meglio da dimenticare sia per l’ambiente che per il pompaggio! Ne consegue che questo atteggiamento interessato o speculativo che dir si voglia, e che oggi si ripete, continua ad affogare la credibilità delle loro dichiarazioni anche se presentate con belle ed interessanti relazioni illustrative purtroppo evasive e non del tutto convincenti.
E’ vero ed accettabile che l’Azienda deve fare profitto, ma non è né lecito né tollerabile che lo faccia danneggiando i beni pubblici della cittadinanza alla quale già sottrae l’uso dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle sue risorse energetiche e danneggia quelle ambientali.
Osservazioni sul Piano Operativo
La relazione presentata come Piano Operativo risulta sicuramente molto interessante sotto vari aspetti: per la descrizione dei siti, delle caratteristiche della diga, per lo studio approfondito sulla composizione dei fanghi, e sulle caratteristiche dell’acqua e su tutto il sistema idraulico a monte ed a valle della diga.
Tuttavia, in linea di massima non risulta altrettanto convincente nella valutazione quantitativa dei sedimenti e dell’apporto idrico d’ingresso nell’invaso.
Non soddisfano le scelte per rimuovere i fanghi, e nemmeno la valutazione degli effetti sui corpi idrici di valle, le modalità di mitigazione, la quantificazione dei tempi e metodi di recupero delle comunità biologiche danneggiate e distrutte.
Infine non soddisfa il sistema inventato di approfondire le cose secondarie e sfiorare se non dimenticare la spiegazione delle cose veramente importanti.
La conclusione è che leggendo la relazione sorgono molti punti su cui discutere sia per quanto riguarda le scelte e le valutazioni, sia per la netta sensazione che si voglia operare soltanto nel interesse economico. Infatti, pur parlando di problemi ecologici,»more solito», l’ecologia e l’ambiente, in realtà, passano in seconda linea, in quanto si tende a minimizzare ogni effetto e si pretende di sanare ogni male.
Tutto questo non può essere condivisibile sotto nessun aspetto, né materiale né morale, perché allora sarebbe lecito anche massacrare chiunque con la presunzione di rimetterlo in sesto.
Detto questo le varie considerazioni e le alternative di sfangamento vengono illustrate nei punti che seguono.
PUNTO UNO - Quantità di fango sedimentata
Dai grafici SADE-ENEL e dalle deduzioni di altri tecnici che in questi anni si sono occupati del lago di Cavazzo e delle problematiche connesse, nonché da reali fotografie, non è per nulla congruo valutare in
535.000 mc il fango depositato nell’invaso Ambiesta (chiamato impropriamente bacino).
Tutti hanno stimato un sedimento di circa 1.200.000 mc, ossia ben più del doppio ed un altezza da 3 a 6 m. Le fotografie lo testimoniano e persone del posto sostengono che in un punto ve ne siano addirittura 18 m, mentre le valutazioni aziendali non portano neppure alla media di 1,5 m.
Se le valutazioni dell’Azienda fossero veritiere la quantità di deposito dopo 53 anni di attività della centrale dovrebbe essere di 10.100 mc/anno e non di soli 6.800 mc/anno, ossia solo 18,6 mc/giorno. Si tenga presente, però, che le valutazioni dei soggetti citati in precedenza hanno stimato un deposito di 19.800 mc/anno, pari a 54 mc/giorno.
Ora siccome la portata media dell’immissario dal 1985 al 2004 e dal 2011 al 2013 la valutano circa 18,75 mc/sec, il volume/giorno che transita in ingresso risulterebbe Vi=18,75x3.600x24= 1.620.000 mc/G.
Poi, con un fango dal peso specifico di 2.200 kg/mc, ogni metro cubo d’acqua trasporterebbe q=18,6x2200/1620000= 0,024 kg/mc.
Ma poiché dati scientifici storici valutano il trasporto di fango nel Tagliamento variabile da 0,1 a 8 kg/mc, facendo il rapporto addirittura con il minimo di questi dati, risulta un valore r=0,1/0,024=4,2. Questo dimostra che la quantità trasportata sarebbe ben quattro volte inferiore ai dati storici!
Quindi la valutazione quantitativa del fango è inattendibile e piuttosto fuorviante.
Conclusione: Risulta più che ovvio che la quantità di fango dichiarata, non è né accettabile né credibile, e porta a pensare che sia stata artefatta per qualche scopo non potendo classificarla come errore accidentale.
PUNTO DUE - Valutazione entrate nell’invaso (1985-2004)
Dai grafici riportati nel Piano Operativo in questione è possibile dedurre che la portata media dell’immissario per circa venti ( dal 1985 al 2004) è stata di q=15,75 mc/sec.
Anche questo è un dato che genera molte perplessità perché decisamente inferiore a tutte le valutazioni precedenti e perché crea dei grossi disguidi gestionali.
Infatti, valutiamo il problema. E’ noto a tutti che nella centrale di Somplago vi sono tre turbine, quotidianamente operanti per otto ore con una portata di 66 mc/sec, le quali travasano dall’invaso di Ambiesta nel Lago circa Vs=1.900.800 mc/G.
La portata dell’immissario in quelle otto ore, dato che la portata media istantanea suggerita è di 15,75 mc/sec, risulterebbe Vi=15,75x3.600x8= 453.600 mc, e quindi la rimanenza da compensare sarebbe ovviamente di Vo=Vs-Vi = 1.447.200 mc/G.
Allora, il tempo di ricarica sarebbe: T=1.447.200/15,75x3,600=25,5 ore. Perciò un ciclo operativo della centrale avrebbe la durata di H =(8+25,5)= 33,5 ore, producendo un deficit di (33,5-24)= 9,5 ore, ed essendo la giornata di 24 ore, occorrerebbero ben 2,5 giorni per riequilibrare il ciclo operativo stesso.
Conclusione: Si può solo dire che i valori tabulati delle portate medie mensili ed istantanee non possono corrispondere al vero in quanto non vi è notizia né storia che ha comportato o tramandato un funzionamento a singhiozzo della centrale!
PUNTO TRE - Scelta del dragaggio ad invaso pieno con le turbine operanti
Il Comitato per la difesa del Lago non ritiene percorribile il tipo di operazione di sfangamento scelto dall’Azienda perché risulterà devastante anche di più di quanto lo è stato l’intervento nell’invaso del Lumiei. Questo perché una grande quantità di fango verrà aspirata dalla condotta di adduzione e finirà a sedimentare ovviamente nel Lago di Cavazzo.
Nel «Piano operativo» si legge che la scelta operata – quella del pompaggio ad invaso pieno, a dir loro,»complessa e onerosa» è di tipo selettivo, ossia interviene con precisione sull’area e volumi d’interesse senza provocare lenti frananti ed inoltre permette un «regolare esercizio della centrale», nonché l’usuale alimentazione del Lago di Cavazzo evitando effetti e ricadute imponderabili sull’ecologia, il paesaggio e sugli aspetti igienico-sanitari.
Ora, leggendo queste affermazioni, vien da dire che tutte queste «nuove e tante premure e preoccupazioni» sono a dir poco patetiche, perché la verità purtroppo è un’altra!
La verità risiede nel fatto che l’operazione programmata è la «più economica» per liberarsi degli «scarti industriali» e nel frattempo continuare a produrre moneta, se nessuno li ostacolerà!
Poi, non è affatto vero che il fango non crollerà, perché in quei punti le pareti della forra sono molto ripide e la pompa aspirante con il suo disgregatore produrrà le vibrazioni e le sollecitazioni che provocheranno sicuramente il franamento. Ed il fango intorbidirà il sito. Torbido che si aggiungerà alla forte dispersione di fango provocata dal normale funzionamento della pompa per colpa della turbolenza e rimescolio che produce. Non per nulla la letteratura classifica come sporco questo tipo di lavoro, e non per caso hanno fatto a meno di illustrare o codificare quella attrezzatura. Così nessuno può sapere realmente di cosa si tratta e come lavora, perciò, anche per questo particolare il Piano perde in credibilità.
La verità è che la gran parte di quei 35.000 mc di materiale argilloso di cui si parla, sempre che siano solo quelli, finirà nel Lago, data la notevole capacità di risucchio o depressione prodotta nei paraggi della bocca (10x12 m) che va a rastremarsi con la condotta di oltre 5 m di diametro per il trasporto di 66 mc/sec trascinati sulle turbine da un salto di ben 285 m!
Per la precisione l’unica informazione seria, data su quella pompa aspirante, è la sua portata variabile da 40/80 litri al secondo di melma. Si legge pure che la pompa contiene la torbidità grazie all’effetto aspirante, ma ciò lascia il tempo che trova per mancate delucidazioni. Possiamo invece affermare con certezza che dalla mini foto presenta, si tratta di un disgregatore a getto concentrato adatto alla pulizia dei pozzi ed assolutamente inadeguato al drenaggio di superfici estese proprio per la sua ridotta capacità ad impedire la dispersione del fango.
Un altro motivo che fa destare meraviglia e perplessità è la preoccupazione mai espressa che mostrano per l’eco-ambiente e la salute pubblica se il lago dovesse calare di livello per mancanza di attività delle turbine.
Ovviamente si riferiscono all’aria puzzolente che scaturirebbe dalla putrefazione lungo le sponde del Lago.
Ma, guarda caso, non si sono mai posti questo problema quando hanno steso la pratica per avere la concessione per realizzare il famoso »pompaggio». Dunque, pare lecito dire che si tratta piuttosto di preoccupazioni di convenienza non certo dettate da spirito ambientalistico.
PUNTO QUATTRO - Scenario rio Ambiesta
La soluzione proposta per la rimozione del fango e garantire la pulizia delle opere di presa fronte diga prevede l’aspirazione di 40/80 litri/sec di melma con una pompa dreno aspirante per indirizzarlo verso lo scarico di superficie collegato ad una galleria già esistente per poi essere spedito nel rio Ambiesta a qualche centinaio di metri più a valle della diga.
Planimetria diga – in evidenza il percorso dello scarico del materiale dragato
A questo punto, per quanto si dichiara, la concentrazione del fango pare corrisponda a 200/300 gr/litro di fluido. Ora, ricordando che il D.Lgs.152/99 riguardante le dighe ammette le seguenti concentrazioni per la defluizione dei fanghi nei corsi d’acqua: 100 gr/litro x 1 ora; 40 gr/litro x 4 ore; 6,5 gr/litro x 24 ore, e che il dragaggio sarà continuo, facendo il rapporto dei dati: r=300/6,5= 46,15 risulta che la densità dei fanghi spinti giù per il rio Ambiesta è ben 46 volte maggiore di quello previsto dalla legge, sempreché essa venga fatta rispettare.
Allora si potrà ben affermare che il fatto è assolutamente stupefacente.
Come si può pretendere di fare una simile operazione ed affermare: «Una diluizione del fango comporterebbe il mancato effetto di sedimentazione nell’alveo dell’Ambiesta, che consentirà invece di ridurre l’apporto di sedimento al Tagliamento»!
Domanda: Come possono arrogarsi il diritto di distruggere l’Ambiesta per favorire il Tagliamento?
(fine I parte - continua)
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