"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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martedì 3 maggio 2016

Ricordo delle 51 vittime di Avasinis

La presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani  ha preso parte ieri ad Avasinis  alla commemorazione del settantunesimo anniversario della strage di Avasinis, l'eccidio avvenuto il 2 maggio del 1945 quando elementi nazifascisti penetrarono in paese e provocarono l'uccisione di 51 persone tra cui donne, vecchi e bambini mentre in altri paesi friulani veniva festeggiata la Liberazione.

Dopo la celebrazione della Santa Messa nella chiesa parrocchiale da parte di don Giulio e don Roberto, è seguita la cerimonia della deposizione di una corona d'alloro al monumento memoriale a ricordo dell'eccidio, durante la quale sono intervenuti il sindaco di Trasaghis Augusto Picco, il prefetto di Udine Vittorio Zappalorto, che ha rimarcato la necessità di evitare i conflitti e posto una riflessione sull'esigenza di non ripristinare le frontiere, e la presidente provinciale dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG) Adriana Geretto, che ha invitato le istituzioni a porre in atto ogni azione per fermare le guerre e per un impegno serio volto a costruire una pace vera e duratura.
Numerose le autorità civili, militari e istituzionali che hanno voluto rendere omaggio alle vittime, con una nutrita rappresentanza di sindaci della zona.

La presidente Serracchiani ha incentrato il suo intervento sul concetto della necessità di "conoscere, conservare e tramandare la memoria del passato per fare in modo che, soprattutto le nuove generazioni, abbiano consapevolezza dei sacrifici richiesti per la conquista della democrazia e della libertà. Ma anche difendere i valori fondanti la nostra Repubblica attraverso un impegno quotidiano individuando gli strumenti più adatti per mantenere vivi valori e principi, in un contesto profondamente mutato per costruire una società più giusta, equa e solidale".

Per la presidente gli eventi commemorati oggi fanno parte di una storia che non può essere disconosciuta e sono il patrimonio fondativo della nostra comunità, della nostra Costituzione, della nostra Repubblica; patrimonio che va diffuso maggiormente, a partire dalle scuole, così come si è iniziato a fare grazie al Protocollo sottoscritto fra il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) e l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI) per portare la testimonianza dei fatti della Resistenza nelle scuole italiane.

Ha espresso preoccupazione per il rischio di una progressiva perdita della memoria storica che favorisce atteggiamenti di chiusura, indicando come non ci si può rassegnare alla sconfitta di veder ripristinate le frontiere. In questo contesto l'ascesa di formazioni xenofobe e l'avanzata di movimenti che coltivano sentimenti populisti stanno minando il frutto più prezioso del dopoguerra: la costruzione di una casa comune europea che ha garantito decenni di pace.

Un passaggio dell'orazione ha riguardato lo sfregio al monumento che l'ANPI ha eretto a Udine in memoria delle donne partigiane che, per Serracchiani, suona come un campanello d'allarme sull'insolenza di movimenti che inneggiano scopertamente al fascismo anche in terre pluridecorate per i fatti della Resistenza come il Friuli Venezia Giulia.

La presidente ha ricordato come la storia non deve essere elemento di divisione e in questo senso le contestazioni che hanno interessato in diverse città i rappresentanti della Brigata Ebraica, durante i cortei del 25 aprile, risultano incomprensibili passi indietro nel percorso di costruzione di una memoria condivisa.

(Fonti: rielaborazione comunicato Regione FVG; foto: Anpi, Rsn news)

3 commenti:

  1. Grazie ai curatori del blog Blog "Alesso e Dintorni" per essere sempre presenti in questo giorno così importante.

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  2. Bella manifestazione, è anni che partecipo e cerco di non mancare.

    Cordiali saluti,
    Fausto Dell'Oste

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  3. Un inestimabile e profondo sentimento di riconoscenza corre sul filo della memoria e porta a quel terribile giorno in cui tra i tanti civili inermi, perivano anche i miei bisnonni, non prima però di avermi concesso indirettamente la possibilità di nascere ventiquattro anni dopo.
    Danis.

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