La stazione del Soccorso Alpino di Moggio Udinese e quella di Udine hanno accompagnato mercoledì un folto gruppo di ragazzi delle classi terze e quarte dell'Istituto Comprensivo di Trasaghis (scuole primarie di Osoppo, Venzone e Alesso ) lungo il percorso che conduce al sito geologico con orme fossili di vertebrati scoperto nel 1994 in Val Dogna ad oriente del piccolo abitato di Chiout di Puppe. Oltre cinquanta i bambini partecipanti all'iniziativa, organizzata dal Comune di Dogna e guidata da tre geologi. I tecnici del CNSAS, sette uomini in tutto, hanno predisposto due ponticelli in legno per oltrepassare l'alveo del torrente, mentre una bambina con problemi di deambulazione è stata trasportata mediante una sedia a portantina costruita appositamente da un tecnico del Soccorso Alpino.
Per raggiungere il geosito infatti sarebbe necessario altrimenti guadare il torrente oppure fare un breve passaggio su roccia. Il soccorso collabora spesso con il comune e altre associazioni in iniziative didattiche simili rivolte alle scuole e che comportino uscite in ambiente per fornire un supporto di sicurezza e appoggio. Sul posto sono intervenuti anche alcuni volontari della Squadra comunale di Protezione civile di Dogna. La giornata è proseguita con la visita al Museo del Territorio e la partecipazione a un laboratorio paleontologico condotto da esperti della Coop. Gemina. La giornata ha potuto attuarsi anche grazie al contributo del Comune di Dogna e dell'UTI Canal del Ferro - Valcanale.
(rielaborato da Comunicato Stampa CNSAS FVG - Foto CNSAS-FVG)
Un blog per informare, per ragionare, per confrontarsi su quel che capita ad Alesso e nei dintorni. Ce sucedial, ce si fàsie, ce si podarèssie fâ a Dalés e intal dulintôr? Scuvierzìnlu su chest Blog.
"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons
venerdì 30 marzo 2018
giovedì 29 marzo 2018
Obiettivo su Bordano & Interneppo (7): il Borc di Prussie a Bordan
Prussie:
il borgo dei “tedeschi” bordanesi
Un tema storico che mai scadrà d’importanza nelle
nostre terre è quello dell’emigrazione, spesso riferito ad interi paesi, ma qua
a Bordano abbiamo nella toponomastica, e quindi nell’identità duratura, un
esempio molto più specifico. Si tratta di un borgo il cui nome trae origine da
questi passati spostamenti del bisogno, un borgo che anche quanto a contesto
storico-geografico si discosta da tutti gli altri. Parliamo del Borc di Prussie, il più meridionale tra
quelli storici e unico tra essi, assieme al Borc
di Palâr, a trovarsi sulla destra del Rio Cartine, ma, mentre quest’ultimo
rappresentava un po’ un’appendice del grosso del paese, essendo l’estremità
occidentale del cordone di case, Prussie
si presentava praticamente slegato, come un mini-villaggio a sé stante. Ma la
scelta di ritagliarsi questo isolamento e la sua fondazione non devono essere
di epoche particolarmente remote se pensiamo che in origine né Palâr né Prussie risultavano essere parte dell’abitato. Ricordiamo che
ancora verso metà ‘800 (come si evince dal Catasto Austriaco del 1843) non
esisteva un continuum urbano dai piccoli borghi che circondavano la chiesa alla
parte più occidentale, vale a dire Brandisorie.
Non ho reperito nessuna informazione che potesse spiegare il motivo della comparsa delle due borgate oltre il rio, relativamente recente come abbiamo detto, ma non può che sovvenirmi la seguente ipotesi: la presenza di rii che si immettono nel più grosso Cartine e quindi la possibilità di svolgere determinate attività grazie alla presenza dell’acqua corrente, che doveva però sicuramente essere estremamente incostante vista la ridottissima entità di questi torrentelli. Ma se per Palâr vi era un solo rio che si innestava in quel punto, per Prussie ce n’erano ben due: il Riul dai Cuei e il Riul Scaolâr (o di Prussie). Il primo rasentava il vecchio borgo ad ovest mentre il secondo, una volta sceso perpendicolarmente dalle basse pendici del Naruvint fin fuori le prime case, deviava verso est prima di immettersi nel Cartine, formando con questo e l’altro rio un triangolo nel quale era compreso il borgo. Si può dunque dire che i confini di Prussie siano stati i tre corsi d’acqua. Anche andando infatti a osservare la conformazione del borgo poco subito prima il terremo del ’76, si vedrà come esso fosse rimasto circoscritto da queste tre linee idrografiche. Oggi non è esattamente la stessa cosa, ma prima finiamo il discorso sui rii. Il Cartine in passato, durante precipitazioni particolarmente abbondanti, aveva più volte rotto gli argini inondando Palâr e soprattutto Prussie, che, essendo meno in pendenza, era più soggetto a danni. Non erano eventi rari e oltre a mia nonna Vilma Colomba se li ricorda anche mio padre Oscar; aggiunge però che non era tanto il Cartine in sé il problema quanto proprio i due piccoli suoi affluenti che sboccavano all’altezza di Prussie. Le acque del Cartine, infatti, provenendo da ovest, avevano già perso forza, dato che l’inclinazione del terreno da quella parte è poco significativa, mentre i due rii di Prussie arrivano al borgo direttamente dalla pendice del Naruvint (precisamente dal settore dei Cuei), che in quel punto subisce un dislivello di una cinquantina di metri in circa 150 metri di distanza topografica. Il flusso in caso di piena avrebbe quindi raggiunto con violenza il corso del Cartine favorendo gli straripamenti. E siccome la toponomastica è bella anche perché i riscontri sono di casa, eccone uno! Il Riul di Prussie, che si origina tra il Cuel Maôr e il Pra da Pile, nell’altro suo nome, Scaolâr, ci suggerisce proprio la sua inclinazione ad erodere la roccia e portare a valle detriti. Infatti deriverebbe da “scâe”, cioè “scaglia”, “scheggia”, indicando quindi un terreno che tende a sgretolarsi, a maggior ragione in presenza di acqua corrente. Una volta tutti e tre i rii erano scoperti, invece il Cartine oggi risulta tombinato per tutta la lunghezza del borgo, ed anzi il suo tratto è individuabile molto facilmente grazie a una stradina sterrata privata che lo ricalca perfettamente. Il Riul Scaolâr invece è alla luce del sole sino alla fine del borgo in quanto il suo letto è stato in questo tratto tramutato in una canaletta. Ma se i percorsi di questi corsi d’acqua alla fine non sono mutati, non si può dire lo stesso per l’impianto del borgo. In vero dopo il terremoto quasi nulla ha assunto le stesse sembianze di prima, già solo per l’allargamento delle strade, che ha provocato una sorta di dilatazione dei borghi, oltre che naturalmente per la sostituzione di quasi tutti i vecchi edifici. Fu così che in Prussie, che non era attraversato da strade ma solo da cortili: venne aperta l’omonima Via Prussia, che costeggia il Riul di Scaolâr per poi virare a nord, passare il Cartine e collegarsi alla provinciale. Il risultato fu che la parte occidentale del borgo, la più ricca di corti ed edifici, fu mutilata riducendosi alla sola fila di graziose casette a schiera tra la nuova via e il Riul dai Cuei, mentre la parte orientale vide l’aggiunta di qualche fabbricato. Con la ricostruzione, però, fu di fatto anche spostato il confine, non più identificabile nel Cartine ma nella provinciale. Prima del terremoto, infatti, la porzione compresa tra i due paralleli tracciati sopracitati era quasi sgombra, oggi invece è occupata da case e giardini post-terremoto che formano un tutt’uno con la parte storica e che rimangono comunque nettamente distinti dall’adiacente Borc di Cartine grazie alla provinciale che si frappone. Questa nuova parte che è stata “borghizzata” coincideva con la vecchia località dei Broilis. Essa consisteva in un insieme di minuscoli appezzamenti coltivati ad orto che erano stati assegnati proprio agli abitanti di Prussie, probabilmente in seguito all’incanalamento del Cartine. Il suo alveo infatti in quel punto doveva essere piuttosto ampio, tanto da renderlo un torrente più che un semplice rio. Basti vedere il Catasto Austriaco per rendersene conto.
Ma chi sono, magari non tanto oggi quanto fino a prima del terremoto, gli abitanti di Prussie? Siccome il borgo non risulta essere nella lista di quelli più antichi, sicuramente i nuovi borghigiani devono essere giunti da altri borghi preesistenti. Sappiamo (come è stato ricordato anche nel mio articolo sulla nascita di Bordano) che in origine nel villaggio c’erano soltanto tre cognomi: Picco, in Brandisorie; Colomba, nel blocco attorno alla chiesa; Sella, in Sele Grande e Sele Piçule (estinto). Non bisogna fare altro che andare a vedere quale era il cognome più diffuso in un certo periodo, per esempio al momento del terremoto. Nel maggio del ’76 in Borc di Prussie risiedevano 43 abitanti, tutti Picco a parte tre Rossi, un Colomba, un De Crignis e un Adami. Questo dato schiacciante, unito a quello che ci dice che nello stesso periodo in Borc di Palâr su 30 abitanti 22 erano Picco, prova il fatto che fu soprattutto (o del tutto) la gente di Brandisorie a “colonizzare” inizialmente queste nuove località sulla destra del Cartine. Altrettanto illuminante risulta anche il confronto con un borgo circa delle stesse dimensioni demografiche ma dalla storia più lunga e quindi complessa, per esempio Sele Grande. 43 abitanti Prussie appunto, 42 Sele Grande, ma sentite che differenza nella composizione dei cognomi per quanto riguarda il secondo: 23 Picco (comunque la maggioranza assoluta), 9 Colomba, 5 Del Bianco, 2 Rossi, un Saidero, un Perez e un Slavec. L’equazione “borgo più antico uguale maggiore eterogeneità” pare quindi dimostrata. Dal punto di vista abitativo poi, se rimaniamo nello stesso blocco di dati, leggiamo che in Prussie su 13 abitazioni nessuna era vuota, mentre delle 22 di Sele Grande le disabitate erano 7. Forse un indice di maggiore comodità e qualità della vita a Prussie? Arriviamo finalmente al senso del nome, senso che trova praticamente tutti concordi. La scelta di chiamare popolarmente questo borgo col nome del vecchio Regno di Prussia, padre del Secondo Reich e quindi della Germania unita, deriva dal fatto che molti erano gli abitanti del borgo che si recavano stagionalmente, soprattutto nell’800, a lavorare nei paesi di lingua tedesca, inclusa la Prussia, all’estremo nord della Mitteleuropa, ed erano in particolare muratori. Siccome però sicuramente anche bordanesi di altri borghi erano impegnati in tali attività in quelle terre, forse ancora più determinanti furono i segni che i “prussiani” lasciarono in loco di queste loro esperienze: le scritte in tedesco in caratteri gotici su alcuni archi e sulla così detta Fontane di Prussie. Quest’ultima oggi, in una posizione diversa rispetto a quella originale ma ancora recante la scritta “Erbaut MCMXV”, è probabilmente l’ultima vestigia della “germanicità” di questa parte di Bordano, dalla quale era originaria Maria Picco, protagonista del mio ultimo articolo nonché mia bisnonna e suocera di Ugo Rossi (nata proprio qui nel 1890). Forse meno nota e sicuramente meno notata di quella di Selve nella piazza di Interneppo, questa di Prussie è una delle pochissime opere pre-terremoto ad essere rimasta a rappresentare il passato di Bordano.
Come alla fine avrete capito, Prussie non è proprio quella di una volta, anzi, ma secondo il mio modesto parere, e anche secondo quello molto più autorevole di Enos Costantini, la fattura dei nuovi edifici e dell’impostazione generale del borgo ha fatto emergere dalle macerie un qualcosa di diverso, certamente, ma di apprezzabile e non sgradevole all’occhio, a cui piace non solo cogliere il bello ma anche verificare se ci sia o meno una continuità storico-geografica col passato, che risulta ancora più ammirevole quando si è dovuti ripartire da un passato praticamente annullato. Non a caso infatti Costantini afferma addirittura che sia Prussie, la borgata più a sud, che Sele Grande, quella più a nord, siano migliori allo stato attuale che non prima del terremoto.
Non ho reperito nessuna informazione che potesse spiegare il motivo della comparsa delle due borgate oltre il rio, relativamente recente come abbiamo detto, ma non può che sovvenirmi la seguente ipotesi: la presenza di rii che si immettono nel più grosso Cartine e quindi la possibilità di svolgere determinate attività grazie alla presenza dell’acqua corrente, che doveva però sicuramente essere estremamente incostante vista la ridottissima entità di questi torrentelli. Ma se per Palâr vi era un solo rio che si innestava in quel punto, per Prussie ce n’erano ben due: il Riul dai Cuei e il Riul Scaolâr (o di Prussie). Il primo rasentava il vecchio borgo ad ovest mentre il secondo, una volta sceso perpendicolarmente dalle basse pendici del Naruvint fin fuori le prime case, deviava verso est prima di immettersi nel Cartine, formando con questo e l’altro rio un triangolo nel quale era compreso il borgo. Si può dunque dire che i confini di Prussie siano stati i tre corsi d’acqua. Anche andando infatti a osservare la conformazione del borgo poco subito prima il terremo del ’76, si vedrà come esso fosse rimasto circoscritto da queste tre linee idrografiche. Oggi non è esattamente la stessa cosa, ma prima finiamo il discorso sui rii. Il Cartine in passato, durante precipitazioni particolarmente abbondanti, aveva più volte rotto gli argini inondando Palâr e soprattutto Prussie, che, essendo meno in pendenza, era più soggetto a danni. Non erano eventi rari e oltre a mia nonna Vilma Colomba se li ricorda anche mio padre Oscar; aggiunge però che non era tanto il Cartine in sé il problema quanto proprio i due piccoli suoi affluenti che sboccavano all’altezza di Prussie. Le acque del Cartine, infatti, provenendo da ovest, avevano già perso forza, dato che l’inclinazione del terreno da quella parte è poco significativa, mentre i due rii di Prussie arrivano al borgo direttamente dalla pendice del Naruvint (precisamente dal settore dei Cuei), che in quel punto subisce un dislivello di una cinquantina di metri in circa 150 metri di distanza topografica. Il flusso in caso di piena avrebbe quindi raggiunto con violenza il corso del Cartine favorendo gli straripamenti. E siccome la toponomastica è bella anche perché i riscontri sono di casa, eccone uno! Il Riul di Prussie, che si origina tra il Cuel Maôr e il Pra da Pile, nell’altro suo nome, Scaolâr, ci suggerisce proprio la sua inclinazione ad erodere la roccia e portare a valle detriti. Infatti deriverebbe da “scâe”, cioè “scaglia”, “scheggia”, indicando quindi un terreno che tende a sgretolarsi, a maggior ragione in presenza di acqua corrente. Una volta tutti e tre i rii erano scoperti, invece il Cartine oggi risulta tombinato per tutta la lunghezza del borgo, ed anzi il suo tratto è individuabile molto facilmente grazie a una stradina sterrata privata che lo ricalca perfettamente. Il Riul Scaolâr invece è alla luce del sole sino alla fine del borgo in quanto il suo letto è stato in questo tratto tramutato in una canaletta. Ma se i percorsi di questi corsi d’acqua alla fine non sono mutati, non si può dire lo stesso per l’impianto del borgo. In vero dopo il terremoto quasi nulla ha assunto le stesse sembianze di prima, già solo per l’allargamento delle strade, che ha provocato una sorta di dilatazione dei borghi, oltre che naturalmente per la sostituzione di quasi tutti i vecchi edifici. Fu così che in Prussie, che non era attraversato da strade ma solo da cortili: venne aperta l’omonima Via Prussia, che costeggia il Riul di Scaolâr per poi virare a nord, passare il Cartine e collegarsi alla provinciale. Il risultato fu che la parte occidentale del borgo, la più ricca di corti ed edifici, fu mutilata riducendosi alla sola fila di graziose casette a schiera tra la nuova via e il Riul dai Cuei, mentre la parte orientale vide l’aggiunta di qualche fabbricato. Con la ricostruzione, però, fu di fatto anche spostato il confine, non più identificabile nel Cartine ma nella provinciale. Prima del terremoto, infatti, la porzione compresa tra i due paralleli tracciati sopracitati era quasi sgombra, oggi invece è occupata da case e giardini post-terremoto che formano un tutt’uno con la parte storica e che rimangono comunque nettamente distinti dall’adiacente Borc di Cartine grazie alla provinciale che si frappone. Questa nuova parte che è stata “borghizzata” coincideva con la vecchia località dei Broilis. Essa consisteva in un insieme di minuscoli appezzamenti coltivati ad orto che erano stati assegnati proprio agli abitanti di Prussie, probabilmente in seguito all’incanalamento del Cartine. Il suo alveo infatti in quel punto doveva essere piuttosto ampio, tanto da renderlo un torrente più che un semplice rio. Basti vedere il Catasto Austriaco per rendersene conto.
Ma chi sono, magari non tanto oggi quanto fino a prima del terremoto, gli abitanti di Prussie? Siccome il borgo non risulta essere nella lista di quelli più antichi, sicuramente i nuovi borghigiani devono essere giunti da altri borghi preesistenti. Sappiamo (come è stato ricordato anche nel mio articolo sulla nascita di Bordano) che in origine nel villaggio c’erano soltanto tre cognomi: Picco, in Brandisorie; Colomba, nel blocco attorno alla chiesa; Sella, in Sele Grande e Sele Piçule (estinto). Non bisogna fare altro che andare a vedere quale era il cognome più diffuso in un certo periodo, per esempio al momento del terremoto. Nel maggio del ’76 in Borc di Prussie risiedevano 43 abitanti, tutti Picco a parte tre Rossi, un Colomba, un De Crignis e un Adami. Questo dato schiacciante, unito a quello che ci dice che nello stesso periodo in Borc di Palâr su 30 abitanti 22 erano Picco, prova il fatto che fu soprattutto (o del tutto) la gente di Brandisorie a “colonizzare” inizialmente queste nuove località sulla destra del Cartine. Altrettanto illuminante risulta anche il confronto con un borgo circa delle stesse dimensioni demografiche ma dalla storia più lunga e quindi complessa, per esempio Sele Grande. 43 abitanti Prussie appunto, 42 Sele Grande, ma sentite che differenza nella composizione dei cognomi per quanto riguarda il secondo: 23 Picco (comunque la maggioranza assoluta), 9 Colomba, 5 Del Bianco, 2 Rossi, un Saidero, un Perez e un Slavec. L’equazione “borgo più antico uguale maggiore eterogeneità” pare quindi dimostrata. Dal punto di vista abitativo poi, se rimaniamo nello stesso blocco di dati, leggiamo che in Prussie su 13 abitazioni nessuna era vuota, mentre delle 22 di Sele Grande le disabitate erano 7. Forse un indice di maggiore comodità e qualità della vita a Prussie? Arriviamo finalmente al senso del nome, senso che trova praticamente tutti concordi. La scelta di chiamare popolarmente questo borgo col nome del vecchio Regno di Prussia, padre del Secondo Reich e quindi della Germania unita, deriva dal fatto che molti erano gli abitanti del borgo che si recavano stagionalmente, soprattutto nell’800, a lavorare nei paesi di lingua tedesca, inclusa la Prussia, all’estremo nord della Mitteleuropa, ed erano in particolare muratori. Siccome però sicuramente anche bordanesi di altri borghi erano impegnati in tali attività in quelle terre, forse ancora più determinanti furono i segni che i “prussiani” lasciarono in loco di queste loro esperienze: le scritte in tedesco in caratteri gotici su alcuni archi e sulla così detta Fontane di Prussie. Quest’ultima oggi, in una posizione diversa rispetto a quella originale ma ancora recante la scritta “Erbaut MCMXV”, è probabilmente l’ultima vestigia della “germanicità” di questa parte di Bordano, dalla quale era originaria Maria Picco, protagonista del mio ultimo articolo nonché mia bisnonna e suocera di Ugo Rossi (nata proprio qui nel 1890). Forse meno nota e sicuramente meno notata di quella di Selve nella piazza di Interneppo, questa di Prussie è una delle pochissime opere pre-terremoto ad essere rimasta a rappresentare il passato di Bordano.
Come alla fine avrete capito, Prussie non è proprio quella di una volta, anzi, ma secondo il mio modesto parere, e anche secondo quello molto più autorevole di Enos Costantini, la fattura dei nuovi edifici e dell’impostazione generale del borgo ha fatto emergere dalle macerie un qualcosa di diverso, certamente, ma di apprezzabile e non sgradevole all’occhio, a cui piace non solo cogliere il bello ma anche verificare se ci sia o meno una continuità storico-geografica col passato, che risulta ancora più ammirevole quando si è dovuti ripartire da un passato praticamente annullato. Non a caso infatti Costantini afferma addirittura che sia Prussie, la borgata più a sud, che Sele Grande, quella più a nord, siano migliori allo stato attuale che non prima del terremoto.
Enrico Rossi
Fonti principali
Libro “Bordan e Tarnep, doi nîs di cjases sot dal
San Simeon”, a cura della Pro loco Bordano, 1981
Libro “Bordan e Tarnep, nons di lûc”, Enos
Costantini, 1987
Libro “Bordan e Tarnep, nons di int”, Velia
Stefanutti, 1988
Testimonianze orali di Oscar Rossi
mercoledì 28 marzo 2018
In bici sulle strade di Bottecchia e attorno al San Simeone
L'associazione veneta "Vivi la bici" propone una giornata pedalando fino al cippo di Bottecchia e poi attorno al San Simeone per arrivare a Venzone e ritorno a Cornino. Lunedì prossimo li si vedrà sfrecciare....
"Giro del Monte S. Simeone ... sulle strade di Bottecchia",
lunedì 2 aprile 2018 . Si tratta della riproposizione di una escursione del settembre 2012 (http://www.vivilabici.it/associazione/pVenzone2012.htm) attorno al Monte S. Simeone, epicentro del terribile terremoto in Friuli del maggio 1976. Pedaleremo lungo le strade in cui il grande e sfortunato ciclista Ottavio Bottecchia (1894-1927) era solito allenarsi e passeremo accanto al cippo che ricorda il luogo dove trovò prematura morte ... in circostanze mai chiarite.
Altri luoghi che rendono particolarmente interessante questa escursione: riserva naturale del lago di Cornino, Bordano ("paese delle farfalle"), centro storico di Venzone e lago di Cavazzo.
Si tratta di un anello di circa 60 km, con partenza/arrivo da Cornino (Forgaria, UD).
Programma dettagliato, mappa del percorso e file GPX sono disponibili nel sito web: www.vivilabici.it .
martedì 27 marzo 2018
Domani a Gemona "Missus", il film su "Glesie furlane"
Dopo diverse proiezioni (tra le quali Udine e Venzone) arriva domani a Gemona "Missus", il film che raccoglie le interviste dei preti di "Glesie furlane" - tra cui prè Gjulio - e racconta quindi la loro battaglia per il riconoscimento liturgico della lingua friulana.
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domenica 25 marzo 2018
Elezioni regionali 2018. Ecco i candidati che si potranno votare in Val del Lago
Torna l'appuntamento con il rinnovo del Consiglio regionale. Come per la scorsa edizione, il Blog seguirà l'avvenimento dalla particolare angolatura della Valle del Lago.
Intanto oggi si sono conosciuti ufficialmente i candidati. Qui sotto, i nominativi dei candidati che si presentano nel Collegio di Tolmezzo (Comuni della Carnia e dell'Alto Friuli).
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Non servirebbe dirlo, comunque: IL BLOG NON FA PROPAGANDA PER ALCUN PARTITO. Ospiterà contributi sul rapporto tra candidati, programmi e territorio. Non saranno accettati interventi e commenti ritenuti offensivi e denigratori.
Intanto oggi si sono conosciuti ufficialmente i candidati. Qui sotto, i nominativi dei candidati che si presentano nel Collegio di Tolmezzo (Comuni della Carnia e dell'Alto Friuli).
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Sarà dunque sfida a cinque per le Elezioni Regionali 2018 in
Friuli Venezia Giulia che si terranno domenica 29 aprile. Alle ore 12.00 di oggi sono scaduti i
termini per il deposito delle liste dei candidati presidenti e delle liste che
li sostengono. A conquistare lo scranno più
alto che fu di Debora Serracchiani, ci proveranno Sergio Bolzonello,
Massimiliano Fedriga, Alessandro Fraleoni Morgera e Sergio Cecotti. Infine Isa Dorigo è la candidata presidente della lista Acuile dal Friul – Aquila del Friuli. Alla fine non c’è l’ha fatta la sesta aspirante, l’ex presidente della giunta Alessandra Guerra, che era stata
lanciata dai Verdi.
Tra i candidati consiglieri in
Alto Friuli ci sono le conferme degli uscenti Enzo
Marsilio, che prima delle Politiche aveva annunciato l’addio al
Partito Democratico, salvo fare marcia indietro, quindi Renzo Tondo
per Autonomia Responsabile (capolista anche in altri due collegi), ed ancora
Barbara Zilli della Lega Nord (che corre pure nel collegio di Udine). Tra gli
altri ci riprova sempre con la Lega l’ex presidente di Promotur Stefano
Mazzolini, il già sindaco di Paularo Ottorino Faleschini e di Tarvisio Franco
Baritussio con Fratelli d’Italia, il sindaco di Cercivento Luca Boschetti con
la Lega, gli ex sindaci di Gemona Urbani, di Tarvisio Carlantoni e di Paluzza Elia
Vezzi per Forza Italia. Il vicesindaco di Pontebba Sergio Buzzi per Autonomia
Responsabile, il vicesindaco di Prato Carnico Erika Gonano e il consigliere
comunale di Gemona Sandro Venturini. Sappada, che per la prima volta voterà per la
scelta del Governatore del Friuli Venezia Giulia dopo il distacco dal Veneto,
si vede rappresentata dalla giornalista Monica Bertarelli in lista con i
Cittadini di Bolzonello.
Questi i candidati tra i quali potranno esprimere la
preferenza anche i cittadini della Valle del Lago:
Per Sergio Bolzonello
Partito Democratico
1) ERICA GONANO BOLZANO 27/06/1976
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2) ENZO MARSILIO SUTRIO 25/12/1959
|
3) SANDRO VENTURINI GEMONA DEL FRIULI 23/10/1963
|
Cittadini per Bolzonello
1) MONICA BERTARELLI CIVIDALE DEL FRIULI 14/06/1972
|
2) FABIO DI BERNARDO CIVIDALE DEL FRIULI 27/01/1970
|
3) MANUELE FERRARI DRYDEN KENORA (CANADA) 27/03/1962
|
Open – Sinistra FVG
1) GIACOMINO DOROTEA GEMONA DEL FRIULI 17/08/1961
|
2) LUCIA FRANZ CORTINA D'AMPEZZO 30/04/1963
|
3) MAURO PIGNATARO CORMONS 21/05/1959
|
Slovenska Skupnost
1) ANNA WEDAM GEMONA DEL FRIULI 25/07/1965
|
2) SANDRO QUAGLIA UDINE 14/07/1977
|
3) KATJA DOLHAR TRIESTE 03/02/1967
|
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Per Massimiliano Fedriga
Lega
1) STEFANO MAZZOLINI UDINE 31/10/1971
|
2) BARBARA ZILLI SAN DANIELE DEL FRIULI 28/01/1978
|
3) LUCA BOSCHETTI CERCIVENTO 17/06/1971
|
Forza Italia
1) RENATO CARLANTONI VILLACH (AUSTRIA) 25/04/1964
|
2) ELIA VEZZI TOLMEZZO 13/11/1977
|
3) PAOLO URBANI GEMONA DEL FRIULI 15/05/1962
|
Fratelli d’Italia
1) FRANCO BARITUSSIO TARVISIO 03/03/1961
|
2) GIULIANA COLLINI GEMONA DEL FRIULI 09/04/1967
|
3) OTTORINO FALESCHINI UDINE 16/02/1972
|
Autonomia Responsabile
1) RENZO TONDO TOLMEZZO 07/08/1956
|
2) PIERA PIAZZA TOLMEZZO 24/01/1972
|
3) SERGIO BUZZI UDINE 02/08/1980
|
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Per Alessandro Fraleoni Morgera
Movimento 5 Stelle
1) CLAUDIA DI LENARDO GEMONA DEL FRIULI 01/07/1986
|
2) SILVIO PUNTEL UDINE 14/04/1964
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3) AMEDEO PUSCHIASIS RIGOLATO 19/03/1957
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Per Sergio Cecotti
Patto per l’Autonomia
1) DOMENICO ROMANO ZUGLIO 12/03/1956
|
2) OLGA PASSERA MAGNANO IN RIVIERA 14/03/1961
|
(Rielaborazione dati da: http://elezioni.regione.fvg.it/ )
venerdì 23 marzo 2018
Sabato a Bordano riapre la "Casa delle farfalle" (II)
Nasce la community di ragazzi e bambini innamorati della natura
di Paola Treppo
BORDANO (Udine) - Parte la nuova stagione alla Casa delle Farfalle di Bordano, questo sabato 24 marzo. Le serre tropicali tornano a fremere di vita con l’arrivo delle nuove farfalle e di tante nuove specie a popolare la più grande giungla italiana. Le farfalle continueranno a volare nelle serre di Bordano fino alla fine di settembre, ogni singolo giorno dalle 10 alle 18.
Le novità
Le novità della stagione 2018 si concentrano prima di tutto sulla qualità dei servizi al visitatore. Si va da un miglioramento delle informazioni, con piante e mappe della struttura, a nuove brochure. Si punte sui servizi per i ragazzi e i bambini: «Il più importante visitatore in strutture come le nostre è il bambino – dice Stefano Dal Secco, presidente di Farfalle nella Testa - perchè genitori o nonni sono "al seguito". È il bambino che decide di venire qui, ed è il bambino che decide quanto tempo trascorrere nelle serre e nella mostra. Gli adulti che ci vengono da soli sono quelli che riescono a tornare bambini, di tanto in tanto».
La community
Da qui nasce l'idea di creare una community di ragazzi amanti della natura. «Abbiamo sperimentato percorsi specifici e un’offerta su misura per i bambini nella nuova mostra Animal Ninja a Naturama ed è stato un successo superiore alle aspettative». Entro poche settimane anche alla Casa delle Farfalle di Bordano partiranno le missioni per giovani esploratori naturalisti. «I ragazzi che sono entrati nel club dei piccoli naturalisti con Naturama sono già diverse centinaia e ci aspettiamo una gran crescita con l’estensione del progetto anche a Bordano».
I nuovi animali
“Da alcuni anni stiamo lavorando sugli insetti sociali per preparare una grande mostra che è uno dei obiettivi principali nei prossimi anni - spiega il responsabile scientifico, Francesco Barbieri -. Formiche, api e termiti hanno molto da raccontarci e insegnarci. Questi insetti sono le specie presenti in numero più grande sul pianeta e sono tra le poche specie animali organizzate in società complesse quasi come quella umana». Le serre di Bordano ospiteranno da questa stagione una comunità di formiche tagliafoglia: originarie dell’America tropicale sono forse il solo esempio di specie animali che praticano l’agricoltura, oltre all’uomo.
Una rete di imprese per l'enogastronomia
Da questa stagione la gestione dei chioschi della Casa delle farfalle avverrà in collaborazione con Friulando, una rete d’impresa che Farfalle nella testa ha fondato insieme ad altre 5 realtà friulane per promuovere le interazioni tra natura ed enogastronomia, e per creare offerte congiunte per i turisti che arrivano in regione.
Le novità
Le novità della stagione 2018 si concentrano prima di tutto sulla qualità dei servizi al visitatore. Si va da un miglioramento delle informazioni, con piante e mappe della struttura, a nuove brochure. Si punte sui servizi per i ragazzi e i bambini: «Il più importante visitatore in strutture come le nostre è il bambino – dice Stefano Dal Secco, presidente di Farfalle nella Testa - perchè genitori o nonni sono "al seguito". È il bambino che decide di venire qui, ed è il bambino che decide quanto tempo trascorrere nelle serre e nella mostra. Gli adulti che ci vengono da soli sono quelli che riescono a tornare bambini, di tanto in tanto».
La community
Da qui nasce l'idea di creare una community di ragazzi amanti della natura. «Abbiamo sperimentato percorsi specifici e un’offerta su misura per i bambini nella nuova mostra Animal Ninja a Naturama ed è stato un successo superiore alle aspettative». Entro poche settimane anche alla Casa delle Farfalle di Bordano partiranno le missioni per giovani esploratori naturalisti. «I ragazzi che sono entrati nel club dei piccoli naturalisti con Naturama sono già diverse centinaia e ci aspettiamo una gran crescita con l’estensione del progetto anche a Bordano».
I nuovi animali
“Da alcuni anni stiamo lavorando sugli insetti sociali per preparare una grande mostra che è uno dei obiettivi principali nei prossimi anni - spiega il responsabile scientifico, Francesco Barbieri -. Formiche, api e termiti hanno molto da raccontarci e insegnarci. Questi insetti sono le specie presenti in numero più grande sul pianeta e sono tra le poche specie animali organizzate in società complesse quasi come quella umana». Le serre di Bordano ospiteranno da questa stagione una comunità di formiche tagliafoglia: originarie dell’America tropicale sono forse il solo esempio di specie animali che praticano l’agricoltura, oltre all’uomo.
Una rete di imprese per l'enogastronomia
Da questa stagione la gestione dei chioschi della Casa delle farfalle avverrà in collaborazione con Friulando, una rete d’impresa che Farfalle nella testa ha fondato insieme ad altre 5 realtà friulane per promuovere le interazioni tra natura ed enogastronomia, e per creare offerte congiunte per i turisti che arrivano in regione.
(Il Gazzettino, 22 marzo 2018)
giovedì 22 marzo 2018
Sabato a Bordano riapre la "Casa delle farfalle"
Riapre la Casa delle Farfalle di Bordano
Come al solito le farfalle continueranno a volare nelle serre di Bordano fino alla fine di settembre, ogni singolo giorno, senza pause, dalle 10 alle 18
BORDANO - Sabato 24 marzo parte la nuova stagione alla Casa delle Farfalle di Bordano. Le serre tropicali tornano a fremere di vita con l’arrivo delle nuove farfalle e di tante nuove specie a popolare ‘la più grande giungla italiana’. Come al solito le farfalle continueranno a volare nelle serre di Bordano fino alla fine di settembre, ogni singolo giorno, senza pause, dalle 10 alle 18.
LE NOVITÀ DELLA STAGIONE 2018 si concentrano prima di tutto sulla qualità dei servizi al visitatore. Si va da una migliorata informazione di base, con piante e mappe della struttura, a snelle brochure informative. Soprattutto si punterà sui servizi per i ragazzi e i bambini: «Abbiamo capito che il più importante visitatore in strutture come le nostre, è il bambino – dice Stefano Dal Secco, presidente diFarfalle nella Testa, il gruppo che porta avanti la Casa delle Farfalle – In un certo senso i genitori o i nonni sono al seguito. È il bambino che decide di venire qui, ed è il bambino che decide quanto tempo trascorrere nelle serre e nella mostra. In fondo, gli adulti che ci vengono da soli sono quelli che riescono a tornare bambini, di tanto in tanto». Questo fa parte di un progetto a lungo termine di Farfalle nella Testa, per creare una community di ragazzi amanti della natura.«Abbiamo sperimentato percorsi specifici e un’offerta su misura per i bambini nella nuova mostra «Animal Ninja» a Naturama, ed è stato un successo maggiore delle aspettative». Entro qualche settimane anche alla Casa delle Farfalle partiranno le missioni per giovani esploratori naturalisti. «I ragazzi che sono entrati nel club dei piccoli naturalisti tramite Naturama sono già alcune centinaia, e ci aspettiamo una notevole crescita con l’estensione del progetto anche a Bordano».
NON MANCHERANNO TUTTAVIA I NUOVI ANIMALI. «Da alcuni anni – ci spiega il responsabile scientifico Francesco Barbieri –stiamo lavorando sugli insetti sociali, per preparare una grande mostra che è uno dei obiettivi principali nei prossimi anni. Formiche, api e termiti, hanno davvero tanto da raccontarci e da insegnarci. Questi insetti sono le specie presenti in numero più grande sul pianeta e sono tra le poche specie animali organizzate in società complesse quasi come quella umana». Le serre di Bordano ospiteranno da questa stagione una comunità di formiche tagliafoglia: originarie dell’America tropicale sono forse il solo esempio di specie animali che praticano l’agricoltura, oltre all’uomo.
L’INTERESSE DEL PUBBLICO per i giardini di farfalle tropicali è in decisa crescita. La Casa delle Farfalle di Bordano, che è diventata ormai il punto di riferimento per questo settore, e continua a fare scuola fungendo da modello per le nuove serre che si aprono in molte parti d’Italia. «Ma dobbiamo fare i conti prima di tutto con il nostro territorio – continua Dal Secco – Il Friuli Venezia Giulia ha degli incredibili margini di crescita nel turismo. Gli studi dicono che siamo sul podio in Italia, per potenzialità in questo settore. A un convegno, di recente, si diceva che in tanti diventano pazzi per creare dei pacchetti con fiocchi e fiocchetti, in modo da rendere attrattive alcune mete che nella sostanza hanno poco da offrire. Questa regione ha fior di offerte, per il turista italiano e straniero; ci manca solo la carta per incartarle. Occorre far partire sinergie, creare reti e lavorare insieme. Smetterla di curare il proprio orto».
L’OFFERTA DI RISTORAZIONE, all’esterno della Casa delle Farfalle, è sempre stata considerata un servizio accessorio, dove sbranare un panino o tracannare una birra. Da questa stagione la gestione dei chioschi avverrà in collaborazione con «Friulando», una rete d’impresa che Farfalle nella testa ha fondato insieme ad altri cinque soggetti friulani, con lo scopo di promuovere le interazioni tra natura ed enogastronomia e creare offerte congiunte per i turisti che arrivano in regione. «Nel giro di un paio d’anni – conclude Dal Secco –insieme a Friulando faremo della zona chioschi alla Casa delle Farfalle un’importante vetrina dell’enogastronomia del Friuli Venezia Giulia».
Casa delle Farfalle: 344 2345 406 | 0432 1636175 |www.bordanofarfalle.it | info@bordanofarfalle.it |
mercoledì 21 marzo 2018
Anche per Cavazzo due bandi per affrontare il problema degli affitti
L’Ufficio comune per i Servizi Generali dei comuni di Amaro, Cavazzo Carnico, Tolmezzo e Verzegnis ha pubblicato due bandi per l’erogazione di contributi in materia di affitti.
Uno riguarda l’abbattimento dei canoni di locazione, riferiti all’anno 2017, di immobili adibiti ad uso abitativo ed è rivolto ai titolari di un contratto di affitto per abitazione principale.
L’altro è a favore di soggetti, pubblici o privati che, nel periodo di validità del bando, mettono a disposizione alloggi precedentemente sfitti a locatari meno abbienti. In entrambi i casi, per accedere ai contributi, è necessario possedere determinati requisiti.
Per il ritiro dei bandi e dei moduli o ricevere maggiori informazioni riguardo ai requisiti per la partecipazione, gli interessati potranno rivolgersi allo Sportello del Cittadino del Comune di Tolmezzo (tel. 800225130) aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 13.00 e nei pomeriggi di lunedì e giovedì anche dalle 17.00 alle 18.00 e agli Sportelli del Cittadino dei Comuni di Amaro (tel. 0433 94056), Cavazzo Carnico (tel. 0433 93003), Verzegnis (tel. 0433 2713) aperti al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30 e nei pomeriggi di lunedì e giovedì anche dalle 17.00 alle 18.00 oppure visitare i rispettivi siti internet.
Il termine perentorio per la consegna delle domande è fissato per le ore 12.00 di giovedì 26 aprile.
martedì 20 marzo 2018
Domenica a Trasaghis il restaurato "Cristo della Passione"
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Trasaghis: restauro della scultura del Cristo della
Passione
Il 25 marzo 2018, Domenica delle Palme, verrà presentato
il restauro del “Cristo della Passione”, ad opera del Maestro Franco Maschio,
apprezzato scultore in Majano, realizzato grazie al contributo
dell’Associazione Culturale “Grop Trasagan”.
Il restauro, ricostruttivo delle sole parti mancanti, è stato
eseguito con il criterio della conservazione, al fine di far risaltare le
caratteristiche dell’antico manufatto databile, in base allo stato di
conservazione e allo stile, agli inizi dell’Ottocento e fors’anche al
Settecento. Il Crocifisso rimanda alla tradizione artistica della Vesperbild
(“immagine del Vespro”), scultura devozionale di origine popolare, sorta nel
XIV sec. nell’Europa centrale di lingua tedesca e diffusasi nei secoli
successivi anche nelle aree geografiche contermini come il Tirolo, il Veneto e
il Friuli.
Il nostro “Cristo della Passione” è un Crocifisso in legno
scolpito e dipinto, opera di un anonimo artista locale, aduso a lavorare il
legno. Il soggetto iconografico si ispira al tema del Christus patiens, nel cui
volto e nelle cui membra esangui si legge il dramma della passione.
Rimane il
mistero di come un Crocifisso così antico possa essere pervenuto alla Chiesa di
Trasaghis, forse dono portato da un vecchio curato, da che la Chiesa di Santa
Margherita V.M. fu eretta a curazia, oppure dono di un anonimo committente in
occasione dei lavori di ampliamento e di riattamento della vecchia chiesa nella
seconda metà dell’Ottocento.
Da oggi il “Cristo della Passione” è restituito al culto e
alla devozione della pietà popolare cosicché si può ben dire che “das maserias
da Glesia di Trasâgas à nus é tornat il Crist pui vecjo”
Grop Trasagan
lunedì 19 marzo 2018
"Ma l'ululone come fa?"
All'inizio degli anni '80, di fronte ai primi, timidi passi verso una coscienza ambientalistica e all'interrogarsi sul futuro del Lago di fronte all'attività della centrale, c'era, inevitabilmente, chi poneva l'alternativa: "Insomma, volete il pesce o l'energia elettrica?".
A leggere i commenti apparsi sul sito del MV in calce all'articolo dell'istituzione del "biotopo della forra del Leale" per la salvaguardia dell'ululone e delle altre specificità ambientali, parrebbe di constatare che siamo rimasti allo stesso livello.
Alcuni esempi:
- per salvare una presunta specie in via di estinzione (...) si inquina, mettendo a rischio l'intero ecosistema!
- così, se servirà corrente elettrica, attaccheranno la spina nel cu.. dei ranocchi?
- sì, così vedrai come ulula...
Ci sarebbe bisogno, invece, di una analisi precisa e di un confronto pacato. Difficile?
A leggere i commenti apparsi sul sito del MV in calce all'articolo dell'istituzione del "biotopo della forra del Leale" per la salvaguardia dell'ululone e delle altre specificità ambientali, parrebbe di constatare che siamo rimasti allo stesso livello.
Alcuni esempi:
- per salvare una presunta specie in via di estinzione (...) si inquina, mettendo a rischio l'intero ecosistema!
- così, se servirà corrente elettrica, attaccheranno la spina nel cu.. dei ranocchi?
- sì, così vedrai come ulula...
PER SALVARE una presunta specie in via di estinzione (è diffuso in tutto l'arco alpino e ci sono comunque moderne tecniche di ripopolamento) SI INQUINA, METTENDO A RISCHIO l'INTERO ECOSISTEMA!
Questo è l'ennesimo dimostrazioni che certi "ambientalisti" non sono capaci di tracciare un cerchio nemmeno con un bicchiere in mano
Ci sarebbe bisogno, invece, di una analisi precisa e di un confronto pacato. Difficile?
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