Riceviamo e pubblichiamo un intervento di F. Barazzutti sugli scenari che vengono a porsi dopo gli ultimi movimenti societari a proposito di energia e specificatamente per il discorso sull'idroelettrico, temi di cui si è a lungo parlato anche sul Blog partendo delle probleatiche legate al funzionamento della centrale di Somplago.
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L’IDROELETTRICO E LA NOSTRA AUTONOMIA SPECIALE
Nell’aprile del
2015 in sede di esame del DDL 82 “Disciplina
organica in materia di difesa del suolo e di utilizzo delle acque” uno
schieramento trasversale di Consiglieri regionali (Revelant, Riccardi,
Colautti, Boem, Dal Zovo, Lauri, Violino, Edera) presentava il seguente
emendamento: Art.35 bis (Società Energia Friuli Venezia Giulia) che al comma 1 così
recitava “L’Amministrazione regionale è
autorizzata,entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, a
costituire una Società di capitali denominata <<Società energia Friuli
Venezia Giulia – SEFVG>>, nella forma ritenuta più confacente all’oggetto
sociale, totalmente partecipata della Regione FVG, che abbia ad oggetto l’organizzazione
dei mezzi tecnici, economici, finanziari
ed umani per le attività di ricerca, produzione, trasporto e distribuzione di
energia al fine di raggiungere l’autonomia energetica del Friuli Venezia Giulia
tutelandone nel contempo l’ambiente”.
Questo opportuno e coraggioso emendamento non finì nel testo approvato della
legge, ma ….nel nulla! Ad esso seguì la
ritirata su un flebile Ordine del Giorno (presentatori Revelant, Riccardi,
Colautti, Boem, Shaurli, Lauri, Paviotti, Ciriani, Piccin, Frattolin,
Barillari) accolto dalla Giunta, che la impegnava “a presentare al Consiglio regionale entro 12 mesi un disegno di legge
recante la disciplina delle concessioni di derivazione d’acqua a scopo
idroelettrico”. A quasi due anni da
allora tale impegno è inevaso. Nel frattempo, operatori
energetici “foresti” hanno sguazzato a loro piacere nell’idroelettrico
del Friuli.
Vediamo chi e come. Alla fine del 2015 veniva portata a termine
un’operazione finanziaria che ha
cambiato profondamente l’assetto proprietario
del settore idroelettrico in Friuli. L’operazione è avvenuta nel disinteresse
della Regione, degli enti
locali, degli imprenditori e della
società friulana. I protagonisti di tale operazione sono stati:
Edipower spa, nel cui assetto azionario figuravano a quel tempo la controllante
potente multiutility A2A dei comuni di Milano e Brescia per 79,5%, alcune
banche per l’11,96%, la Società Elettrica Altoatesina (SEL) per l’8,54%. Edipower allora era proprietaria di ben 26
centrali idroelettriche in regione localizzate sull’asta del Cellina, sul
canale derivato dall’Isonzo, sul canale Ledra e in Carnia le centrali Tramba, di
Luincis, di Arta e – le più importanti - di Ampezzo e di Somplago.
Società Elettrica Altoatesina (SEL), allora controllata dalla Provincia Autonoma di
Bolzano, avente partecipazioni con Edison nelle società Hydros (60%) e in Seledison (58%)
proprietarie di centrali idroelettriche in Alto Adige, nonché in Edipower (8,54%) come
suesposto.
Edison spa, controllata
da Electricité de France (EdF), con SEL è azionista nelle società bolzanine Hydros (40%) e Seledison
(42%), è proprietaria in Friuli delle 5 centrali dell’asta del Meduna (Valina,
Chievolis, Meduno, Colle, Istrago con
concessioni in scadenza nel 2020-21)) e della centrale turbogas di Torviscosa.
L’operazione finanziaria tra questi tre
protagonisti si è attuata in due fasi.
La prima fase riguarda il rapporto tra SEL ed
Edipower ed è esposta nel comunicato stampa
di A2A del 28.12.2015: “Per effetto dell’operazione,
viene assegnato a Cellina Energy srl, società interamente partecipata da
Società Elettrica Altoatesina spa (SEL)
, il compendio costituito dal complesso di impianti idroelettrici di titolarità
di Edipower costituenti il cd. “Nucleo di Udine”, fatta eccezione per gli
impianti idroelettrici di Ampezzo e Somplago e le opere ad essi inerenti,
insieme ai rapporti giuridici attivi e passivi ad essi funzionali e cassa per
complessivi 38,5 milioni di ero, previa acquisizione da parte di SEL, titolare di una
partecipazione in Edipower pari all’8,54 del capitale sociale, delle restanti
partecipazioni detenute in Edipower dai soci Finanziari Banca Popolare di
Milano S.c.a.r.l., Fondazione Cassa di risparmio di Torino e mediobanca – Banca
di Credito Finanziario Spa, pari all’11,96 del capitale sociale di Edipower. La
scissione avrà efficacia il 1 gennaio 2016; è previsto un meccanismo di
aggiustamento in relazione alla situazione patrimoniale del compendio scisso al
31 dicembre 2015. Per effetto dell’operazione A2A deterrà il !00% del capitale
sociale di Edipower”. E così la
quota azionaria di SEL è liquidata con il trasferimento in proprietà alla
stessa di 24 centrali idroelettriche di
Edipower in Friuli.
La seconda fase riguarda i rapporti tra SEL ed Edison. La
politica energetica della Provincia Autonoma di Bolzano punta al potenziamento
di SEL escludendo dal proprio territorio operatori esterni, Edison compresa. Pertanto
SEL ha liquidato le quote azionarie di Edison in Hydros ed in Seledison
trasferendo ad Edison le 24 centrali friulane ricevute da Edipower, diventando
così proprietaria al 100% di Hydros e di Seledison. Nel 2016 SEL e la
energetica altoatesina AEW si sono fuse nella nuova società Alperia, a seguito di
che il presidente della Provincia Arno Kompatscher poteva dichiarare "L'energia è in mani
altoatesine" e “ un grande passo avanti dal punto di vista della nostra
autonomia….che porterà tariffe ancora più competitive a beneficio di imprese e famiglie”. Ciò che la presidente Serracchiani non può, purtroppo,
affermare relativamente alla situazione nella nostra regione.
E così
lor signori si sono tutti sistemati: la
lombarda multiutility A2A ha potuto assorbire in sé Edipower essendone
diventata l’unica proprietaria e conservare le grandi centrali di Ampezzo e
Somplago, oltre alla termoelettrica di Monfalcone. SEL si è liberata dalla presenza dell’esterna Edison. Edison, che già deteneva le 5 centrali del Meduna e quella termogas di Torviscosa ha acquisito attraverso
SEL altre 24 centrali idroelettriche in
Friuli, diventandovi una presenza dominante. Così, il suo amministratore delidato Bruno Lescoeur dichiarava: “Edison si rafforza nell’idroelettrico e allunga la vita media del proprio
portafoglio idroelettrico riducendo i rischi legati ai rinnovi delle
concessioni”. Già, le concessioni! In assenza (voluta?) della sopracitata società energetica regionale, che possa concorrere
all’assegnazione o all’acquisizione delle
concessioni, la Giunta regionale continua
a concedere i rinnovi agli stessi
concessionari.
Di fronte
all’ operazione Edipower-SEL-Edison del
valore di 230 milioni circa, eseguita sotto gli occhi (bendati o che guardavano
altrove?) dei nostri governanti, al disinteresse dei friulani, al quadro che ne
è risultato la nostra autonomia speciale
ne esce umiliata: non è accettabile che in Friuli società “foreste” se la
facciano da padrone assolute nell’idroelettrico. Così non va!
Io vorrei
che, come Kompatscher, anche una/un Presidente della nostra Regione potesse quanto prima affermare "L'energia
è in mani friulane" e che
ciò costituisce “ un grande
passo avanti dal punto di vista della
nostra autonomia”. Sì, perché l’autonomia, per essere veramente tale e non solo teorica, va realizzata (e ampliata!) nel concreto,
utilizzando (e disponendo!) a loro vantaggio le risorse dei territori, di cui l’idroelettrico è fondamentale
particolarmente in quelli montani.
Purtroppo
non lo si è fatto sinora, ma non è mai
troppo tardi per imparare dalle positive esperienze dell’Alto Adige e del
Trentino, per
iniziare un percorso partecipato che, attraverso la costituzione della Società
energia Friuli Venezia Giulia, realizzi
l’acquisizione in capo alla stessa
del maggior numero di concessioni,
comprese quelle delle centrali di Ampezzo e Somplago, sui dissesti ambientali delle quali necessita un intervento.
Un percorso in cui un ruolo importante
devono avere sin dall’inizio gli operatori idroelettrici locali quali la
Società Elettrica Cooperativa Alto But, la Società Cooperativa Idroelettrica di
Forni di Sopra, la Comunità Montana della
Carnia, l’Idroelettrica Valcanale Sas e
altri produttori minori.
Un
percorso che attui il passaggio dall’attuale situazione di “acque
nostre ma centrali, kilowatt e
profitti loro” ad una nuova di “acque nostre quindi centrali, kilowatt e redditi
pure nostri!”.
Franceschino Barazzutti,
già presidente del Consorzio del Bacino
Imbrifero Montano (BIM) Tagliamento,
già
sindaco di Cavazzo Carnico 1977-1995