"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

martedì 21 dicembre 2010

Ampio spazio alla visita dei cosacchi ad Alesso nell'ultimo libro di Leo Zanier

La riedizione del libro "Carnia/Kosakenland/Kazackaja Zemlja" di Leonardo Zanier dedica ampio spazio alla recente visita fatta ad Alesso da una delegazione di cosacchi. Nella riproposizione del ricordo di quei lontani momenti visti attraverso gli occhi di "un frut inta vuera", una apposita sezione descrive quel che è accaduto dopo, col fenomeno dei "cosacchi che tornano" (ed il caso di Alesso è uno dei più significativi).





Il libro è stato così recensito da G.P. Carbonetto sul "Messaggero Veneto" del 18 dicembre:

Carnia invasa, l'epopea dei cosacchi
di GIANPAOLO CARBONETTO


In un periodo in cui la memoria storica è considerata inutile, se non addirittura fastidiosa, Leonardo Zanier appare come uno di quegli “accumulatori di memorie” che custodivano nel loro cervello i contenuti di quei libri che erano proibiti nella società disegnata da Ray Bradbury in Fahrenheit 451.
Ma, attenzione! Il poeta di Maranzanis dà il giusto peso ai propri ricordi, non li mitizza: «Questa storia – dice – è memoria incarnita. Esatta e approssimativa come ogni memoria. Mai spenta e riattizzata oggi. Portata appresso, acquattata per cinquant’anni, e poi messa su carta» 
La memoria di cui parliamo in queste righe si riferisce a Carnia / Kosakenland /Kazackaja Zemlja, libro edito da Forum (134 pagine, 14.50 euro) che ha avuto una prima versione nel 1995 e che ora esce arricchito da una postfazione del compianto Mario Rigoni Stern. Ed è una memoria che si solidifica anche per mezzo dell’orgoglio di essere nato in una terra che per un breve, ma fulgido periodo è stata quasi l’unica isola a sbucare da quella marea nera e bruna che stava sommergendo l’Europa, opponendosi a una barbarie di forze preponderanti, con una magistratura non diretta dall’alto, con una scuola pubblica, con un suffragio davvero universale e con l’abolizione della pena di morte.
E questa memoria è filtrata dalla coscienza civile di Zanier che, ben conscio della sua condizione di emigrante inizialmente emarginato dagli svizzeri, si rifiuta di massificare interi popoli sotto definizioni di comodo, ma ingiuste. “Tedeschi”, per lui, non vuol dire automaticamente “nazisti”, né “cosacchi” è sinonimo di invasori. «Semplificare in quel modo – scrive nell’introduzione – sarebbe come dire che gli alpini della Julia erano tutti fascisti». E il libro tenta proprio di rievocare il periodo dei cosacchi in Carnia: cacciati dai sovietici dalla loro terra e cooptati dai nazisti con la promessa di dare loro una nuova patria: la Carnia, appunto.
È un compito difficile quello di dare giudizi sereni su fatti e persone immersi in una guerra che, come tutte, si è distinta per spietatezza. E Zanier sceglie genialmente l’unico metodo possibile: quello di scavare nell’innocenza dei suoi ricordi di ragazzino il cui animo non era già incrostato di rancori e pregiudizi, di odi e di paure di perdere ciò che era suo, anche perché di suo non c’era niente.
E ripropone queste sue testimonianze dal “basso“ di un bimbo – che in realtà sono “dall’altissimo” dell’imparzialità – in cinque racconti, scritti in carnico e poi tradotti in italiano, dedicati a mamma Lisuta, al partigiano garibaldino Gori, al cosacco Ivan, al compagno di classe Chila e all’altro cosacco più giovane, Givi.
Sono cinque storie piccole, ma densissime capaci di restituirci anche le più minuscole sfaccettature di quel complicatissimo corpo estraneo che è stato la guerra.
Poi Leo Zanier si è messo sulle strade del mondo per lavorare, faticando e talora soffendo, ma trascinando sempre con sé l’ideale, più che l’idea, che anima questo libro e che al meglio si estrinseca nel finale del terzo racconto. «Quando Ivan prese la strada della tragica ritirata, quel 2 maggio 1945, e ci salutò, parabello a tracolla e colbacco in mano, stava quasi per piangere. Nessuno parlò perché così doveva essere, ma se avesse detto: “Nascondetemi, voglio restare qui”, credo che avremmo risposto: “Resta”».

Nessun commento:

Posta un commento

Ogni opinione espressa attraverso il commento agli articoli è unicamente quella del suo autore, che conseguentemente si assume ogni responsabilità civile, penale e amministrativa derivante dalla pubblicazione sul Blog "Alesso e Dintorni" del testo inviato.
OGNI COMMENTO, ANCHE NELLA CATEGORIA ANONIMO;, DEVE ESSERE FIRMATO IN CALCE, ALTRIMENTI NON SARà PUBBLICATO.
Grazie.