Alcuni punti fermi sul riciclaggio idrico
da: Messaggero Veneto — 04 giugno 2010
Stanco di sentire eresie speculative che offendono la scienza e danneggiano cittadini e ambiente, ho deciso di illustrare qual è la verità sul "riciclaggio idrico" finalizzato alla produzione di energia elettrica. I riciclaggio è una soluzione tecnica che consiste nel pompare l’acqua da un bacino inferiore a uno superiore per poi farla ricadere sulle turbine idrauliche e produrre energia elettrica. Preciso subito che il riciclaggio è un sistema improprio e non dovrebbe essere annoverato fra le fonti di energia rinnovabile, perché non è tale in quanto necessita di corrente elettrica "sporca" proveniente dalle centrali termoelettriche, che usano combustibili fossili. Per questo motivo non dovrebbe usufruire nemmeno dei contributi statali che invece arrivano a mezzo dei certificati verdi, grazie a un’iniqua legge energetica. Inoltre, non è tollerabile l’affermazione udita in varie sedi: "Il riciclaggio è un sistema idraulico tecnicamente valido e non inquinante"! Primo: se fosse valido, non avrebbe una perdita minima di sistema pari al 40%, comprovata anche dal bilancio energetico. Secondo: il "non inquinante", la ritengo un’affermazione, a dir poco, falsa. Infatti le turbopompe sono azionate da corrente elettrica e l’energia necessaria non può provenire da impianti idraulici, perché, altrimenti, la perdita sarebbe totale, in quanto non esiste il moto perpetuo, e l’operazione ridicola. Nel caso della centrale di Somplago, fatti quattro conti sulla base delle dichiarazioni sul risparmio energetico e sui tabulati delle emissioni citati nella relazione tecnica dell’azienda, si deduce che per produrre 353 Gwh/a di energia elettrica "sporca", necessari alle pompe, si consumano 81.500.000 metri cubi di metano nelle centrali a gas e le centrali a carbone emettono 271.000 tonnellate di CO2. Ma sulla base di studi accreditati italiani e americani, valutando conseguenze e provenienze dei due elementi citati, risulta che, oltre al metano, occorre acquistare anche 365.000 tonnellate di carbone la cui combustione emette in atmosfera oltre 6 miliardi di mc di fumi contenenti circa 500.000 tonnellate d’inquinanti vari: circa il 95% CO2, responsabile dell’effetto serra, composti di SO2 - NOX producenti particolato Pm10, nanopolveri cancerogene, benzene, formaldeide, ammoniaca, metano e restano da smaltire 15.000 tonnellate di ceneri. Tutto questo, secondo certi "illuminati", non sarebbe inquinamento! Ora, ho il dovere di sottolineare che per questa strada andiamo contro il protocollo di Kyoto, il quale ci impone di ridurre l’inquinamento di circa il 7% entro il 2012, altrimenti il contribuente "Pantalone" dovrà pagare 5 miliardi di euro l’anno! Vista la crisi, niente di meglio! Tutto questo per produrre circa 1/1.200 del fabbisogno energetico italiano, cioè ben poca cosa, se rapportato al danno globale che ne consegue. Indigna sentir proclamare: "Il riciclaggio migliora le forniture elettriche e non danneggia l’ambiente, anzi, lo stabilizza e quindi lo migliora"! Orbene, che possa migliorare il servizio, non ci piove, ma si ricordi che vi sono anche le fonti rinnovabili che possono fare altrettanto senza inquinare. Dire che il riciclaggio non danneggia l’ambiente è veramente da spudorati. La verità è che l’idrodinamica del "pompaggio e ritorno" necessita della movimentazione di grandi volumi d’acqua associati a forti escursioni di livelli nei bacini. Tornando al lago dei 3 Comuni, entrerebbero in gioco non meno di 3,2 milioni di mc/giorno, che sarebbero associati a un saliscendi di livello idrico di oltre 25 metri nel bacino Ambiesta, sempre sulla base dei dati desunti. Invece, nel lago dei 3 Comuni, si produrrebbe un’escursione giornaliera di 2,5 m con un incremento di 1,25 m al di sopra del livello massimo finora gestito. Ambiesta sarebbe svuotato in otto ore con una portata di 111 mc/secondo e il pelo d’acqua scenderebbe a circa 3,5 m/ora, aumentando del 70% l’attuale velocità di svuotamento. Il lago, invece, con 5 turbine in azione, subirebbe un rimescolamento totale del suo volume di 14.450.000 mc a una velocità ben 3,3 volte maggiore di quella attuale, cioè in soli tre giorni! Tutti questi sistemi energetici, dovunque realizzati, presentano problemi ambientali simili che risultano sempre e comunque dannosi per la gente e per l’ambiente. Anche nei nostri bacini le grandi escursioni idriche portano al dissesto idrogeologico con frane, smottamenti ed erosioni delle sponde, con formazione di gran quantità di fanghi a causa del rimescolamento e del dilavamento continuo delle coste. In genere, i fanghi finiscono a valle accelerando l’intasamento del bacino fino a rendere inservibile il riciclaggio, che nel contempo ha provocato disastri. La vita e il microclima cambiano. Con il riciclaggio il lago dei 3 Comuni, come la valle, subirebbe un sensibile raffreddamento. Basandosi su studi precedenti e sull’entità del rimescolamento idrico, si può affermare che la temperatura massima dell’acqua non supererebbe i 10-12°, quindi il lago diverrebbe di tipo alpino con nessuna possibilità di balneazione, aumento della pericolosità e grave danno alle infrastrutture e ai servizi esistenti. In breve, la vita lacustre scomparirebbe, impedita nella riproduzione dal saliscendi idrico, dalla bassa temperatura e dalle trasformazioni biochimiche e alimentari dell’acqua. L’escursione di 2,5 m del pelo d’acqua creerebbe una battigia di oltre 500.000 mq da cui esalerebbero gas nocivi, maleodoranti, a causa della putrefazione di organismi animali e vegetali impossibilitati ad ambientarsi. Un tempo il lago era più profondo, sul fondo pare vi sia più di una quindicina di metri di fango in base a quanto dichiarato da ricercatori sommozzatori una ventina d’anni or sono. Comunque sia, un eventuale riciclaggio con un riflusso di oltre 40 mc/secondo nel bacino dell’Ambiesta, farebbe passare il sistema a regime turbolento per cui l’acqua sarebbe ancora più sporca. Dalle mie valutazioni basterebbe meno di mezzo grammo per litro, ossia acqua d’un beige chiaro, per depositare ben 800 mc/giorno di fango, e fare scomparire il lago in 50 anni! A questo punto rimarrebbe solo un canale di acqua torbida circondato da sabbie mobili e canneto su un territorio di oltre un milione di metri quadrati di bagnasciuga inospitale dal quale esalerebbero gas puzzolenti e nocivi derivanti da continua putrefazioni. Tutto ciò andrebbe a scapito della vivibilità di tutta la valle e non solo delle abitazioni viciniori. Spero e mi auguro che tutto ciò faccia meditare. Per equità, devo anche dire che le aziende hanno diritto a sfruttare le opportunità finanziarie, che sono loro offerte da una legge fatta in loro favore. Ritengo quanto detto un contributo sociale, poiché l’indifferenza del cittadino è dannosa. Chiudo con un invito a tutte le autorità, con a capo l’egregio nostro presidente Tondo, a non trascurare queste mie considerazioni, ma a farle diventare motivo di riflessione prima di decidere la scomparsa del nostro lago dei 3 Comuni, divenuto a rischio a causa del maledetto dio denaro. Ultimo monito, dall’ambiente pianeta. Disponiamo solo dell’1% di acqua potabile. Il 30% della popolazione subisce desertificazione e carenza idrica. I ghiacciai si ritirano e in Asia si costruiscono bacini di riserva. La popolazione mondiale aumenta e il fabbisogno di acqua potabile cresce esponenzialmente. Fra breve vi saranno emigrazioni e guerre per il bere, già vi sono i sentori. Stiamo ben attenti a non distruggere ciò che per i nostri nipoti potrebbe essere fonte di sopravvivenza! Meditate, lettori, meditate.
Dino Franzil - Tarcento
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