Interviene nuovamente nel dibattito sul potenziamento della centrale di Somplago Claudio Polano, per diversi anni consigliere dell'Ente Tutela Pesca. La sua proposta mira a una estesa consultazione della popolazione per l'espressione di un parere.
«È il caso di indire un referendum »
Il ventilato progetto Edipower di ripompare l’acqua del lago di Cavazzo o dei tre Comuni nel lago di Verzegnis, per aumentare a Somplago la produzione di elettricità, registra continui botta e risposta e anche i recenti interventi a mezzo stampa rilanciano una polemica, spesso personale, che monta continuamente. Sono stato per molti anni consigliere dell’Etp, ho sempre avuto a cuore le sorti del nostro lago e perciò vorrei tentare di riportare la questione nella sua corretta dimensione, che è quella che alla fine permetterà oggettivamente di far dire, a chi di dovere, se l’opera prevista sia sostenibile o meno dall’ecosistema lacuale nella sua globalità e/o a quale prezzo. Questa estate, l’Ente tutela pesca si è espresso sul progetto, con un proprio parere (negativo), partendo dalla constatazione che il lago ha subìto profondi cambiamenti, in seguito alla realizzazione nel 1959 della centrale di Somplago, il cui scarico di acque fredde di provenienza alpina ha determinato una significativa diminuzione della temperatura delle stesse, trasformamdo il più grande lago naturale della regione da temperato caldo a bacino freddo. L’ulteriore rimescolamento e immissione di acque, previste dal progetto, che andranno giornalmente su e giù nelle condotte, vecchie e nuove, tra Somplago e Verzegnis, non potrà che peggiorare la situazione, come è stato dimostrato anche in un recente incontro pubblico, promosso dai Comuni di Trasaghis e Bordano. L’aumento giornaliero delle oscillazioni di livello renderebbe inoltre sostanzialmente inutilizzabile una parte della fascia sottoriparia del lago. Fascia, va sottolineato, dove si concentra prevalentemente l’attuale vita vegetale e animale, in quanto ormai buona parte del fondo lago è coperta dal limo proveniente dai torrenti captati a monte di Verzegnis. Perdipiù, l’aumento di frequenza delle oscillazioni del livello, oltre ad aumentare l’erosione spondale, comprometterebbe la deposizione delle uova delle principali specie ittiche presenti, il loro sviluppo e la sopravvivenza degli stadi giovanili dei pesci, soggetti a moria per asciutta o per lo stress che avrebbero per inseguire il livello dell’acqua. In seguito alle continue variazioni di livello, diminuirebbe anche il già scarso fitoplancton, che porterebbe a un ulteriore, estremo impoverimento delle specie planctonofaghe e più in generale dell’ambiente. Ci sarebbe infatti di conseguenza una diminuzione dei macroinvertebrati bentonici e di riflesso una minore disponibilità alimentare per tutti gli altri organismi. Cosa succederà poi in periodi di siccità? Esisterà ancora il canale emissario, che alimenta il Leale e gli permette di confluire nel Tagliamento a Peonis? O l’acqua sarà trattenuta nel bacino, con le conseguenze che, a esempio, abbiamo vissuto questa estate in occasione dell’ultima asciutta? Domande che esigono una risposta! Ma torniamo al nostro lago. Soprattutto, sarà necessario garantire allo stesso, adesso e sempre, un livello minimo, (quota 194,50 Sade), per evitare che vada in asciutta il canneto di Alesso, dove vive o meglio sopravvive una popolazione di Ciprinidi e Percidi. Magari nello stesso canneto, in un’auspicabile futura rinaturalizzazione del lago, potrebbe essere creata una serpentina di attraversamento dello stesso, intervallata da specchi d’acqua di diversa dimensione e profondità, dove le acque, potrebbero riscaldarsi e permettere una biodiversità tale da invertire l’attuale scarsa possibilità di sopravvivenza e riproduzione. La riapertura, magari in scala ridotta, tecnicamente fattibile, dell’antico "taj lal lac", l’emissario naturale del bacino lacustre, potrebbe essere un ulteriore intervento di riqualificazione dello stesso, rimettendo come un tempo in comunicazione il lago con il bacino del Tagliamento, tramite il torrente Leale. Una via d’acqua e di pesci, in particolare dell’anguilla, specie oggetto recente di una Direttiva comunitaria di salvaguardia, che permetterebbe un ulteriore ripopolamento naturale dell’ambiente lacuale. Ecco perciò la mia proposta ai Comuni rivieraschi di far effettuare anche uno studio di carattere ambientale sull’impatto di questo progetto e poi, alla luce dello stesso e di tutte le altre considerazioni che riterranno opportune, decidere se è preferibile perdere un altro pezzo del nostro lago a fronte delle eventuali compensazioni, che sono già state presentate a vario titolo. Mi permetto infine di fare una proposta, in nome della democrazia e della partecipazione. Perché non indire, in seguito alla petizione in corso e dopo opportuni dibattiti pubblici sui vari aspetti del progetto, un referendum popolare nei Comuni della Val del Lago? Così facendo, la popolazione potrà liberamente dire se vuole o meno questo intervento, con tutto ciò che ne consegue. La volontà popolare così espressa dovrà essere serenamente accettata da tutti, amministratori e amministrati, e potrà mettere fine a una diatriba che, a mio parere, ha già causato troppe divisioni e danni.
Claudio Polano Gemona
(dal "Messaggero Veneto" del I novembre 2009)
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni opinione espressa attraverso il commento agli articoli è unicamente quella del suo autore, che conseguentemente si assume ogni responsabilità civile, penale e amministrativa derivante dalla pubblicazione sul Blog "Alesso e Dintorni" del testo inviato.
OGNI COMMENTO, ANCHE NELLA CATEGORIA ANONIMO;, DEVE ESSERE FIRMATO IN CALCE, ALTRIMENTI NON SARà PUBBLICATO.
Grazie.