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mercoledì 6 settembre 2017

Ancora sui misteri della fine di Bottecchia a Peonis

Paola Treppo ha pubblicato su ilgazzettino.it un articolo sulle tante voci che ancora circolano sulla fine di Bottecchia, 90 anni fa, tra Peonis e Gemona:

A 90 anni dalla morte resta il giallo ​sulla morte di Ottavio Bottecchia

di Paola Treppo

TRASAGHIS (Udine) - Sono passati 90 anni dalla morte del grande ciclista Ottavio Bottecchia e le circostanze del suo decesso sono ancora avvolte nel mistero. Bottecchia era nato a San Martino di Colle Umberto, un comune in provincia di Treviso, il primo agosto del 1894, ed è lì che è stata portata la sua salma, per la sepoltura, dopo il suo decesso in Friuli. Nella piccola frazione di Peonis, aTrasaghis, un monumento sulla strada ricorda la sua morte (nelle foto). Era il 3 giugno del 1927 quando Bottecchia è stato trovato da alcuni paesani, in fin di vita, sulla via, sulla strada che oggi porta il suo nome, nel tratto che collega Avasinis con Cornino di Forgaria nel Friuli. Allora era stato portato all’ospedale di Gemona, che già esisteva, con un carretto. Dopo 12 giorni di agonia è morto a seguito delle complicanze di una frattura della volta e della base cranica.

«Sulle circostanze del decesso, nel corso degli anni, sono state avanzate tante ipotesi - dice il sindaco di Trasaghis,Augusto Picco -; l’amministrazione municipale aveva anche incaricato un medico legale, il dottor Salvatorelli, di esaminare la sua cartella clinica, per fare chiarezza, ma non s’è mai riusciti a capire bene cosa sia successo». Bottecchia si stava allenando su quella via per prepararsi al Tour de France di quell’anno.

Tutte le ipotesi
Si disse che il ciclista si era fermato a mangiare delleciliegie e che era caduto dall’albero ferendosi gravemente alla testa; che si era fermato a mangiare grappoli di uva e che era stato picchiato selvaggiamente dal contadino che l’aveva colto sul fatto. Altri dissero che si era fermato a bere una bibita ghiacciata in una borgata e che questo gli aveva causato una congestione e la caduta. Si parlò molto di omicidio, inizialmente di assassinio politico: sarebbero stati i fascisti a bastonarlo sulla strada, perché Bottecchia non era “allineato”. Lo avrebbero provato le assenze dei grandi ciclisti italiani al suo funerale cui invece presero parte molti sportivi francesi. Per la Francia Bottecchia era un eroe: aveva vinto il Tour de France nel 1924 e nel 1925.

Due persone, in seguito, si auto accusarono dell'omicidio: un contadino del posto, che disse di averlo picchiato perché gli stava rubando l'uva, e un emigrante italiano negli Stati Uniti che, in punto di morte, raccontò di aver ucciso su commissione sia Bottecchia che il fratello Giovanni, poco tempo prima, per motivi legati al racket delle scommesse. Non è mancata un’altra versione, poi smentita: il parroco di Peonis, don Dante Nigris, rivelò sempre in punto di morte che il campione era rimasto vittima di un agguato politico per il suo antifascismo. Tra i moventi del delitto spuntarono, infine, anche motivi passionali.

«Più probabilmente - dice il primo cittadino di Trasaghis -, Bottecchia cadde da solo in bici lungo quella che oggi è una strada asfaltata ma che un tempo era una strada bianca, con buche e dissesti, e si ferì gravemente. Al tempo i soccorsi non erano quelli di oggi e la morte sopraggiunse nonostante il ricovero in ospedale. Ogni anno lo ricordiamo con una cerimonia, sia a Peonis, nei pressi del cippo, che a San Martino di Colle Umberto, dove si trova la sua tomba. Abbiamo anche contatti conPortobuffolè dove c’è un museo sul ciclismo che lo ricorda. Il nostro Comune, tramite lo storico locale Pieri Stefanutti, ha anche pubblicato un libro sui misteri della sua morte “Ottavio Bottecchia, quel mattino a Peonis”, che prende in esame tutte le ipotesi e le vicende legate alla sua morte». Un'altra opera molto documentata sulla vicenda è quella appena pubblicata dal giornalista trentino Claudio Gregori "Il corno di Orlando".

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