"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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mercoledì 1 febbraio 2017

La Bianca Signora sul Lago - 10 - Pieri

Ancora un contributo sul tema della "bianca signora sul Lago": il racconto di Pieri Stefanutti ci porta a un grigio mattino  sul lago nel 1945, durante i  mesi della occupazione cosacca.
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Nànzila, 6 gennaio 1945

La Bianca Signora decise di scendere verso il lago. Davanti alla processione che si stava formando c'era il pope, con accanto due ragazzetti che lo aiutavano nella cerimonia che era prevista. Ma dietro c'era lei. La candida pelliccia, il colbacco bianco,  gli stivali dello stesso colore...   il suo abito e la sua nobile portanza trasmettevano rispetto.  Erano abiti che non metteva da tempo, li aveva usati tanti anni prima per andare alle serate a corte a Mosca ai tempi dello zar. Tempi ora immensamente lontani ... in seguito c'era stata infatti la Rivoluzione  e  il cambio di regime, c'erano stati tanti spostamenti, da un angolo all'altro d’Europa, fino all'arrivo in Italia, in quella “Cosacchia” promessa dai tedeschi...

Anche lei era arrivata in quel piccolo paese in riva al lago – si chiamava proprio Somplago – nell’autunno del ‘44 e subito dopo aveva perso il marito. Era successo il primo giorno di novembre, quando cosacchi e  partigiani avevano iniziato a spararsi addosso.  Nella sparatoria era morto un uomo di un paese vicino, Alesso, anche lui sfollato,  anche lui lontano da casa sua…  ma  nella sparatoria era rimasto colpito anche suo marito.
Lo avevano sepolto in quello che era diventato il cimitero cosacco, un piccolo campo tra il paese ed il lago, a lato della strada che portava al villaggio di Interneppo.

Da allora lei era rimasta serrata nel suo silenzioso dolore, aveva ridotto ancor di più i contatti con la sua gente, aveva respinto anche la possibilità di confrontarsi con gli abitanti del paese dove era andata ad abitare.
Non aveva più interesse di nulla.  Non sapeva se sarebbe mai tornata a casa sua e poi… chissà dov'era casa sua, chissà dov'era e qual era la sua patria... 

Comunque, quel  6 gennaio del 1945 aveva deciso di uscire: si sarebbe aggregata alla processione che la comunità cosacca, come faceva ogni anno nei paesi di origine, aveva intenzione di fare verso il lago per il rito della benedizione delle acque. Così aveva indossato gli abiti della festa e si era avviata con la processione che si stava indirizzando verso il lago. 
Arrivati in uno spiazzo vicino all’acqua (“a van in Nànzila”, avevano detto quelli di Somplago vedendo la direzione presa dalla processione),  il pope raccolse in un catino dell’acqua del lago, mentre recitava il salmo 29, “la voce del Signore è sopra le acque,  tuona il Dio della gloria, il Signore sulle grandi acque…”. Poi prese con due mani un piccolo crocifisso, lo sollevò in alto mentre decine di mani facevano il segno della croce. Portò quindi delicatamente il crocifisso a toccare la superficie dell'acqua, lo risollevò lentamente, ripeté per altre volte l'operazione, accompagnandola con preghiere che venivano pronunciate all'unisono dai cosacchi presenti.

La signora no, non prese parte alla preghiera collettiva. Se ne stava qualche metro in disparte, ad ascoltare il lento salmodiare della orazione e, soprattutto, a osservare la piatta, grigia superficie del lago. Le era capitato altre volte, in altre situazioni, di avere la sensazione che l'acqua fosse capace di trasmetterle dei messaggi, qualche volta addirittura l'occasione di intravedere lampi di immagini che rimandavano al futuro, a cose che non erano ancora successe...

Così anche quel mattino nebbioso, guardando la grigia superficie del lago, le capitò per prima cosa di vedere l'immagine del marito morto, una immagine indistinta nella quale suo marito continuava a fissarla triste.  Poi, dopo qualche increspatura, lei vide sull'acqua immagini di cui non riuscì a capacitarsi: vide la sua gente affrontare sotto la neve e faticosamente alcuni tornanti di montagna, vide la sua gente piangere e lamentarsi, vide mani che si sporgevano dall’acqua fredda di un fiume sovrastato da un ponte, vide delle bocche che urlavano la propria disperazione… ma non riuscì a capire a cosa si riferissero.

Non sapeva cosa sarebbe successo ma la sua esperienza le diceva che quelle cose sarebbero effettivamente capitate. Fra pochi giorni, fra poche settimane, fra qualche mese? Chissà. Sentiva però che difficilmente sarebbe riuscita a scappare e ad evitare questi avvenimenti dolorosi che si stavano preparando per la sua gente e probabilmente anche per lei.
Così non disse nulla, mentre a poca distanza il pope stava terminando la sua preghiera di benedizione dell’acqua, quell’aghiasma che sarebbe poi stata di lì a poco utilizzata per la benedizione delle case e dei campi.
Si inginocchiò, per cercare di vedere meglio quelle immagini, tese la mano verso di loro … e si mise a piangere, lentamente, silenziosamente.
Le immagini sulla superficie del lago erano scomparse, a nulla era servita la carezza che aveva tentato di fare per fermarle.
I fiocchi di neve che intanto avevano iniziato a cadere sul lago e tutt'intorno avevano rapidamente cambiato l'aspetto dei luoghi. Anche la neve aveva accarezzato il lago. La Bianca Signora non alzò nemmeno la testa a osservare quello che era stato il regalo del cielo. Trattenendo a stento le lacrime si riavviò verso casa, questa volta in coda alla processione.
Il suo cuore continuava ad essere estremamente triste, in quel paese non suo, in riva al lago. 


Pieri Stefanutti




Nota: il racconto è ovviamente opera di fantasia ma si basa su un contesto e su fatti reali legati alla occupazione cosacca dell’Alto Friuli. Sono effettivamente accadute, in particolare, la sparatoria del 1° novembre 1944 a Somplago e le cerimonie della funzione ortodossa al lago, ricostruite sulla base delle stupite testimonianze dei friulani presenti. La “visione” finale si riferisce alla tragica fine di parecchi cosacchi in Austria i quali, per non essere riportati in Russia, preferirono lasciarsi annegare nelle acque del fiume Drava.



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Come sempre, potete lasciare il vostro commento sul racconto e contribuire con le vostre proposte narrative. C'è spazio ancora, prima che sul Lago arrivi ... la Signora fiorita.

4 commenti:

  1. Il racconto storico, come il romanzo storico, si rivolge a un pubblico che non è quello dei saggi e dei convegni. Pieri sa rileggere il fatto storico della presenza dei Cosacchi con l'umanità con la quale molti carnici l'hanno vissuto: l'istintiva condivisione che unisce tra loro i disperati. Continua!

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  2. Eh! Caro Pieri Stefanutti, è un racconto di fantasia, che gronda pezzi di storia. Contiene degli aspetti commoventi e delle soavi espressioni sul territorio. Sei un grande autore del territorio. Dovrebbero essere orgogliosi di te, i tuoi compaesani. Io ti sono vicino. I sentimenti che esprimi sprigionano umanità, vicinanza e condivisione. I piccoli racconti, a volte, fanno grandi gli autori! Mandi po'. Elio Varutti

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  3. Altri commenti pubblicati su facebook:


    Ada Bellina Bel racconto emozionante. Chissà che sentimenti provavano effettivamente? Alcuni li descrivono come crudeli. Ci sono testimonianze intimiste?

    Nicolina Franzil Bravissim como simpri Pieri. Storia triste cà sta ben cul meteo ch'i vin cumò.

    Anna Rabassi: Davvero molto, molto bella e malinconica vista con gli occhi dello "straniero". Nel dolore come nell'amore non esiste razza, popolo, nazione. L'anima smuove le stesse emozioni: la solitudine, la malinconia, l'amore perso, la famiglia lontana, la casa e la patria che non rivedranno più. Un racconto preciso, vivido nella mente del lettore che ben può identificare e definire i personaggi della storia. Quella Signora bianca pare vederla, avvolta nel suo cappotto, col suo colbacco da festa (ricorda le matriarche russe), pallida e silenziosa accanto a quelle sponde che le preannunciano il destino della sua gente. Complimenti!

    Edoardo Goi: Fatta salva la pietà per l'umana malasorte,un destino che il popolo cosacco ha "scelto" da se quando ha deciso (non nella totalità, peraltro) di schierarsi dalla parte della Germania, per motivi storici troppo lunghi da analizzare qui ...

    Giancarlo Pillinini Complimenti. Storia tristissima questa dei cosacchi. A Somplago da quel che mi racconta mia madre non ci furono episodi negativi. (…)

    Pierpaolo Lupieri: ottimo racconto, procediamo oltre, tirem innanz c’al ven ben..!

    Elio Varutti: Bravo. Testo commovente.

    Gianni Gubiani: Conte unevore coinvolgente e biele. (…)

    Mattia Stefanutti: Non sempre è facile mettersi negli occhi dell'altro. Bel racconto tra storia e fantasia

    Edi Ellero: . . . .una gradevole fabulosità inserita in un contesto storico. E' piacevolmente "intrigante". Bravo!

    Paola D'Agaro: Molto bello, Pieri. E ben documentato, come dovrebbero essere tutti i racconti a sfondo storico. Si tratta di una pagina tristissima della nostra storia, una pagina che dovrebbe farci riflettere su quelli che sono i costi umani di certe politiche dissennate.

    Molto bella anche l'iniziativa di pubblicare racconti a tema.


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  4. Altri commenti apparsi sulla pagina fb del Blog e sulla rete:

    Nadia Montanara: Leggo sempre avidamente questi scritti, immagini e sensazioni che catturano e coinvolgono....bella e malinconica....

    Aurelia Peressini: Della presenza dei cosacchi e degli altri "stranirs" ho sentito parlare in famiglia. Bella e toccante!

    Emi Picco: Potrebbe sembrare un racconto fantastico .. ma è la cruda verità storica dell'inverno 1945 degli abitanti del "Kosakenland in nort Italien"

    Angela Turisini: Attraverso la descrizione di questa Bianca Signora sofferente,ma dignitosa viene raccontato il dolore e la disperazione dell'essere umano,che è universale perche' unisce tutti i popoli,senza distinzioni, con una narrazione coinvolgente senza essere scontata e lacrimosa,emozionante come quella carezza d'amore senza speranza.
    Lo storico Pieri,attento e scrupoloso,è il momento che si cimenti con il racconto,per far parlare,in modo nuovo,le carte e i documenti della storia e della memoria!

    Katia Cucchiaro : È molto intenso questo racconto, carico di emozioni! Anche se si tratta di un racconto di fantasia, il contesto storico in cui è ambientato rievoca pagine tristi di esperienze tragicamente vissute che tutti i nostri "vecchi" ricordano. Complimenti davvero per aver rievocato la nostra storia con malinconica delicatezza.

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