"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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mercoledì 23 marzo 2016

Serracchiani & Telesca a Gemona il 22 marzo. E i Comitati protestano (2)

Riceviamo e pubblichiamo:

Rabbia e sdegno è stato espressa ad alta voce dagli oltre 200 partecipanti al presidio gemonese del San Michele contro la riforma sanitaria. La denuncia, scritta sui numerosi striscioni e gridata ad alta voce, è stata che la Presidente Serracchiani non era venuta  ad inaugurare la ristrutturata Dialisi, peraltro già “ inaugurata “ ufficiosamente  dai Comitati nell’agosto scorso,  ma bensì ad inaugurare la chiusura del Pronto Soccorso e della sua Area di Emergenza. Sono anni che al San Michele vengono tolte funzioni e servizi, a vantaggio soprattutto di Tolmezzo, che da solo non avrebbe i numeri per restare Ospedale di rete. Una riforma “ partitica “ che penalizza pesantemente questo territorio, trasformando il suo Ospedale, che esiste da 750 anni, in un mero poliambulatorio/cronicario a vantaggio di altri Ospedali, “ politicamente “ salvaguardati. Ricordiamo ancora una volta che il San Michele, ricostruito nel 1985, è completamente antisismico e puo’ continuare ad operare anche con un sisma del nono Mercalli. Ma al governo regionale ciò non interessa. Inoltre  quello che ha fatto alzare il termometro della protesta popolare , all’indomani della chiusura del P.S., e’ stata l’arroganza della Presidente Serracchiani, che da due anni, regolarmente invitata a Gemona per una pubblica assemblea, non si è mai resa disponibile. Altrettanto ha fatto  anche l’Assessore Telesca. 
Ancora una volta ha rifiutato il confronto con i Comitati e con la gente, che anche in questa occasione l’hanno pesantemente contestata, continuando a vendere promesse radiose sul futuro del nosocomio e alla fine “ scappando “ dal retro del nosocomio dove si trova l’obitorio, inseguita dalle urla di un gruppo di manifestanti.. Promesse di là da venire, mentre i tagli sono stati immediati. A giugno è prevista la chiusura della Medicina che dovrebbe essere sostituita da una nebulosa Struttura Intermedia Polifunzionale. Cosa si farà in questo nuovo servizio? Sembra che si tratterà di un reparto di varie riabilitazioni ma invece molti temono un nuovo cronicario aziendale. Ma ciò che è stato mal digerito, soprattutto dai moltissimi anziani presenti, è stato l’eccessivo spiegamento di forze dell’ordine, circa 50 agenti giunti anche da Padova. Una forza che ha impedito ai manifestanti di avvicinarsi all’ospedale, tenendoli confinati lontani nel parcheggio. Uomini e mezzi sprecati, pagati dal contribuente,  perché noi non abbiamo mai dato preoccupazioni di sorta, hanno sottolineato quasi tutti i presenti. Per questo a un funzionario della Questura è stata consegnato uno striscione con la scritta “ Questore, meno restrizioni,piu’ giustizia“. Ma, memori di vent’anni di lotte, hanno lanciato anche un monito alla Regione: - Voi,  con la ragione della forza, avete vinto una battaglia, ma noi col tempo e con la forza della ragione, vinceremo la guerra. 
Intanto i Comitati si stanno preparando alla battaglia referendaria, per chiedere l’abrogazione integrale della iniqua riforma sanitaria che sta suscitando dissenso e  critiche in tutta la Regione.

Comitati a difesa dell’Ospedale San Michele


Ecco, sul medesimo episodio, la cronaca pubblicata dal sito del Messaggero Veneto:

Serracchiani: l’ospedale di Gemona sarà rafforzato. Ma i comitati l’accolgono con le urla


di Maura Delle Case

GEMONA. «L’ospedale non solo non chiuderà, ma sarà rafforzato». A Gemona per inaugurare il nuovo reparto dialisi, la presidente Debora Serracchiani non ha dribblato ieri le critiche - gridate ad alta voce, fuori dal nosocomio, da oltre 100 persone - di voler impoverire fino a chiudere il presidio sanitario pedemontano. Anzi. Ha preso al balzo l’occasione per mettere finalmente in chiaro la posizione della sua giunta.
Sul punto di primo intervento così come sull’ospedale. Destinato, a sentire la numero due del Partito Democratico, tutt’altro che al declino. Serracchiani e con lei l’assessore alla sanità, Maria Sandra Telesca, ha infatti garantito sviluppo e ulteriori funzioni per il San Michele.
Addirittura nuove assunzioni: ben 50, nell’ambito dell’Aas3, necessarie a dar gambe al piano regionale dell’emergenza/urgenza. «Stiamo ripensando l’ospedale per dargli una missione più centrata rispetto alle necessità del territorio» ha spiegato Serracchiani dopo aver tagliato il nastro al nuovo reparto precisando poi che molte delle richieste avanzate da comitati e amministratori sono state accolte.
Sul punto di primo intervento ad esempio. «Quello attuale svolge di fatto le stesse attività del precedente - che negli ultimi anni già non si faceva più carico delle emergenze gravissime dirottate a San Daniele, Udine e Tolmezzo -. È aperto 7 giorni su 7, 24 ore su 24, con medici esperti in emergenza che continuano a fare ricoveri in medicina, dove - ha assicurato Serracchiani - non si è perso e non si perderà un posto letto».
«Abbiamo concentrato a Gemona la day surgery chirurgica - ha poi rivendicato la presidente - come ci era stato chiesto: oggi il 50% degli interventi dell’Aas 3 si svolgono qui, parliamo di 50-55 in media per settimana. A chi ci accusa di voler chiudere questa è la risposta migliore. Dimostreremo con i fatti che non è così». La presidente lo ha detto a più riprese. Con convinzione.
Alle infermiere “beccate” a scuotere il capo al suo passaggio lungo i corridoi, così come alla platea riunita nell’auditorium dell’ospedale. Gremita di tanti operatori sanitari, dirigenti dell’Aas3 con in testa il direttore generale Pier Paolo Benetollo, e ancora l’arciprete Valentino Costante, i consiglieri regionali Barbara Zilli (Ln) e Roberto Revelant (Ar), per finire con il sindaco, Paolo Urbani, arrivato con oltre 20 minuti di ritardo. «Sono qui per rispetto istituzionale, ma mi sentirei più mio agio fuori, con i miei concittadini, che ancora una volta sono venuti a chiederle un passo indietro o - ha detto a Serracchiani -, che non significa cancellare la riforma, ma correggerla. Glielo chiedo con il cuore in mano. Proviamo a riparlarci e vedere se alcune cose le possiamo migliorare». All’inusuale pacatezza di Urbani, la presidente ha risposto a sua volta con un’apertura. Ribadendo la disponibilità al dialogo, «a patto che cerchiamo di comprenderci, di fare tutti insieme un passo avanti». Un miglioramento che ieri si è potuto toccare con mano a Gemona nel nuovo reparto dialisi. Finalmente spostato dalla sede angusta in cui era ospitato dal 1988 in una nuova area, più ariosa con i suoi oltre 400 metri quadrati, affacciata sul verde e dotata di 10 posti letto dove oggi sono in cura 18 persone. Costati circa 2 milioni di euro, i lavori hanno consentito la sistemazione strutturale dei locali, la loro dotazione tecnologica e la realizzazione di un fondamentale sistema di purificazione dell’acqua garantendo così una qualità della cura nettamente migliore per i dializzati cui la presidente ieri ha fatto un’altra promessa: «Attiveremo interventi meno invasivi, che permettano al paziente di fare la terapia a domicilio».

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