Riceviamo e pubblichiamo una nota di Dino Rabassi che, partendo dal recente caso della richiesta di realizzazione di una centralina sulla Tremugna, si allarga ad affrontare le tematiche della politica locale, regionale e nazionale. Come sempre, i lettori sono invitati a intervenire con ulteriori commenti e riflessioni.
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Proposta
di una Centralina elettrica sulla Tremugne – Considerazioni sulla
richiesta di derivazione ed altro
La
paventata costruzione di una centralina sulla Tremugne, è il
tentativo di un'altra “porcata” che si profila all'orizzonte!
Mi
auguro che d’ora in poi le Amministrazioni esaminino le domande
non solo dal punto di vista tecnico/ economico/ambientale, ma si
informino anche sui proponenti di tali progetti che, di punto in
bianco, dall’edilizia o da altre attività in gravi difficoltà,
debbono inventarsi produttori di energia con le conseguenze
derivanti.
Considerato
poi che l’energia alternativa ha raggiunto picchi di produzione non
indifferenti creando un surplus nell’offerta, ulteriori centraline
idroelettriche dovrebbero concedersi solo agli Enti Locali minori che
ne facessero richiesta, potendone ricavare una importante fonte di
reddito e, nel contempo, proteggere con più efficacia l’unico
tesoro ancora in possesso: il territorio!
Il
Friuli e in particolare i nostri piccoli Comuni, hanno però bisogno
di altro per scrollarsi di dosso un'apatia che da tempo regna
sovrana, figlia della perdita non solo delle case e dei borghi per
colpa del terremoto ma, come già affermai, anche di gran parte
della nostra cultura fondata su principi e modelli di vita tramandati
da secoli.
Onoriamo
dunque il quarantennale del terremoto o meglio, dell’inizio della
ricostruzione, rimandando al mittente sia i tentativi di questi
speculatori, che le improvvide riforme che vedono trasferire sempre
più poteri decisionali in quel di Roma, usando le Regioni solo per
imporre lavori sporchi come quello delle UTI e della Sanità!
Dico
questo perché, guarda caso, il primo lavoretto statale di cui
sopra deriva dalla cancellazione delle Provincie, mentre il secondo è
figlio dalla diminuzione dei trasferimenti sulla Sanità: ambedue
imposti da uno Stato che fa di tutta l’erba un fascio e, come
sempre succede in Italia, punisce le eccellenze in nome di una
solidarietà falsa e pelosa.
D'altronde,
da un punto di vista mediatico e con insistenza, sotto banco
continua la sottile quanto assillante propaganda negativa sulle
Regioni a Statuto Speciale, trattate senza alcuna differenziazione
alla stregua di pozzi di spesa senza fondo.
Al
di la del lauto foraggiamento che gli scribacchini ed oratori
televisivi traggono nel dire tante baggianate, si potrebbero
accettare queste critiche se rivolte alla Sicilia o alla Provincia
di Bolzano ma, di certo, non al Friuli, la cui specialità è
stata onorata con il lavoro e l’onestà e che, in grazia di
questa piccola libertà, ha potuto lenire i tanti orrori vissuti e
imposti non solo dalla natura: (ricostruendo in 10 anni un intero
territorio), ma anche da Roma intesa quale sede di potere che tutto
poteva e tutto otteneva: ( vedi Caserme, Poligoni, Enel, Oleodotti,
Vajont, Autostrade, emigrazione ecc.).
Non
vorrei che si avverasse ciò che in nome del totem: "Lo vuole
l'Europa", uno Stato ritornato egocentrico e vorace animale di
potere politico ed economico, cancellasse la giusta autonomia
concessaci e testardamente voluta e conquistata dai nostri padri con
sacrificio e a prezzo di tante battaglie.
La
nostra Regione, ma soprattutto i nostri Sindaci, sappiano reagire ed
operare con saggezza anticipando non solo lo Stato, ma anche la
Regione, dove oggi siede una Presidente alloctona e quindi, non
per colpa sua ovviamente,
priva della sensibilità friulana e forse anche della conoscenza
delle storiche problematiche di una terra di confine che continuano a
sussistere, o a presentarne di nuove, seppur in tono minore.
Anche
da ciò scaturisce una politica locale che sembra sempre più prona
al potere centrale! Una politica attuata attraver-so imposizioni fino
a poco tempo fa inammissibili come ad esempio: creazione delle UTI
ed una Sanità riviste e corrette nel nome di un falso risparmio, che
non tengono assolutamente conto delle specialità di un territorio in
gran parte montano , vasto, complesso e a bassa densità abitativa.
Una
ventina di anni fa era di moda la frase: “essere piccoli è
bello”, che significava anche efficienza nei servizi!
Si
può dunque asserire che le necessità dell’uomo variano con il
passare delle stagioni e dei periodi storici!
Guai
però ad assecondare il solo organismo economico tralasciandone
altri, anch’essi vitali per la società e che possono causare un
tumore le cui metastasi si diffonderebbero poi in tutti gli strati di
cui essa è composta!
Spetta
dunque non solo al politico di turno assumersi le proprie
responsabilità, ma soprattutto al popolo nella misura in cui sappia
scegliere le persone idonee ad anticipare soluzioni a queste
trasformazioni, o riforme che dir si voglia, il cui ritardo e la
mancata oculatezza nella loro realizzazione, possono comportare
spaccature ed insoddisfazioni sociali in cui possono annidarsi i
germi dell’anti politica, oltre al desiderio dell’uomo forte e
solo al comando.
E
ciò, con buona pace della democrazia che, da sempre, richiede un
prezzo alquanto alto solo per mantenerla: figuriamoci a
riconquistarla!
Dino
RABASSI