Prima del Ponte di
Braulins... Lassù da Roste
In questi giorni, precisamente il
23 e il 24 settembre, c’è stata la festa dedicata al celeberrimo Ponte di
Braulins, che da 102 anni consente di stabilire un rapido collegamento tra di ca e di là da l’aghe, tra il Gemonese e il territorio della Val del
Lago. Devono averne tratto enorme giovamento quei nostri antenati, che ebbero
la sfortuna di subire le privazioni della guerra ma la fortuna di veder
completata quest’opera che avrebbe rivoluzionato gli spostamenti, portando
all’estinzione un mestiere rischioso ma di antica origine, quello dei
barcaioli. Quei paesi sul Tagliamento fino ad allora non avevano molta scelta
per garantire il passaggio ai propri abitanti: attraversare il “re dei fiumi
alpini” a piedi quando era in secca o comunque in magra, o su imbarcazioni
quando era ad una portata ancora affrontabile.
Queste barche servivano una vera
e propria tratta da Braulins (paese di grande tradizione in tale settore) verso
Gemona, la così detta “strada della Barca”, e da Bordano all’Osteria del Lisk,
posta a due chilometri da Venzone, e da cui si poteva proseguire a piedi verso
questo paese o verso Gemona, che rimaneva la meta principale. Ma, se Braulins
ebbe alla fine il tanto agognato ponte e Pioverno, per esempio, vide attivo
prima il ponte di legno, tra il 1784 e quando fu incendiato dagli austriaci in
ritirata (1809), e poi la passerella tra il 1926 e il 1966, quando andò
distrutta per la piena fenomenale del Tagliamento, il panorama di Bordano non
fu mai arricchito da un qualche tipo di costruzione permanente che collegasse
le due sponde, non perlomeno nel corso della storia a noi nota. Oltretutto il
paese, a differenza degli altri due, non è esattamente attaccato al corso
d’acqua, tanto più se si parla del vecchio villaggio, che prima del terremoto
del ’76 vedeva nelle Popules la
località più prossima al Tagliamento, mentre a inizio ‘800 era addirittura di
molto più arretrato, con Plaçe come
ultimo borgo prima del fiume. Il tratto di Tagliamento che corre tra i due
citati paesi prossimi al nostro, inoltre, ha la sua maggiore larghezza proprio
di fronte a Bordano, in pratica tra la zona del campo sportivo e il punto in
cui il Rio Pozzolons si introduce nel Tagliamento, in località Rivoli Bianchi.
Dunque, anche avendo voluto erigere un ponte vero e proprio o una passerella,
essi non avrebbero potuto partire dal punto più vicino al paese.
Avendo appurato che esisteva
quindi solo un attracco per barche, dove avremmo incontrato il nostro Caronte
pronto per traghettarci di ca da l’aghe?
Beh, bisogna puntare a nord-est, percorrere quindi la strada verso Pioverno
finché non si giunge in vista della minuscola galleria, punto in cui il fiume
dista ormai pochi metri e in cui terminano i fondi della così detta Piana di Bordano;
qui il San Simeone comincia letteralmente a toccare il Tagliamento. Poco prima
della galleria una breve stradina campestre, segnata nel Nuovo Catasto Italiano come comunale (una delle 20 strade comunali di Bordano registrate nei vari
catasti), detta Strade di Grisigníti,
conduce in brevissimo tempo e praticamente in linea retta dalla strada
principale, Via Bordano, alla sponda del fiume, precisamente presso la rosta;
da qui il nome della località: Lassù da
Roste.
La strada oggi è inerbita, invasa da sterpi e alberi, ma all’epoca
doveva essere frequentata se pensiamo che proprio in Lassù da Roste esisteva l’unico “porto di Bordano”, anche se era
mobile a seconda dell’andamento fluviale. Le barche erano a fondo piatto, per
una maggiore stabilità in un corso d’acqua a regime torrentizio, e comunque vi
era l’impossibilità di dotarsi di un grosso pescaggio. Il barcaiolo dirigeva
l’imbarcazione non da seduto per mezzo di remi ma stando in piedi e servendosi
di una lunga asta. Il servizio era comunque a pagamento, dato che quello del
barcaiolo era un vero e proprio mestiere; ci sono persino giunte le tariffe per
persona che nel 1912, stesso anno in cui partirono i lavori del ponte, erano richieste
a seconda delle varie condizioni del fiume. In caso di acqua limpida 10
centesimi, con acqua torbida 15, 20 con una piena di media entità e 25, quindi
due volte e mezzo il prezzo minimo, con piena notevole. Le traversate erano
regolarmente eseguite dalle sei del mattino sino al tramonto, anche se se la
flessibilità era garantita facendo avvisare i barcaioli la sera prima nel caso
qualcuno avesse voluto muoversi prima del normale orario d’inizio. Tuttavia,
nonostante i prezzi più che abbordabili per l’epoca, si continuava anche a
passare il Tagliamento a piedi, alcune volte per non dover perdere tempo
cercando il punto designato.
Certamente era un azzardo avventurarsi a piedi
perché non si sapeva mai che brutti scherzi potesse riservare la corrente,
anche se non mancarono incidenti, anche gravi, che coinvolsero le stesse imbarcazioni.
Si ricordi per esempio la tragedia immane del 28 maggio 1708, quando una barca
di Braulins affondò con 110 persone a bordo, probabilmente stipate
all’inverosimile. In 58 perirono, ma nessuno di Bordano, tutti provenienti da
paesi dell’attuale Comune di Trasaghis.
Ma vediamo un attimo quali
informazioni si riescono a ricavare da questi due toponimi locali! La strada,
palesemente un ecotoponimo (vedi definizione che ne dà Enos Costantini), era
anche detta da alcuni “di Crissignili”
e l’origine non è certa, anche se si pensa che non fosse altro che un
soprannome, come tanti ce n’erano e ce ne sono ancora a Bordano. Chi mai fosse
Grisigníti nessuno lo ricorda; forse, dico io, il primo barcaiolo di Bordano, o
il proprietario del terreno su cui è stata tracciata la strada, o ancora colui
che ebbe l’idea di farla passare per lì? Non si sa! Il termine “rosta”, invece,
non porta alcun mistero. Le roste, rostis
in friulano, altro non erano che dei semplici muretti in pietra, ma potevano
servire per molteplici funzioni: stabilizzare una scarpata, segnare i confini
degli appezzamenti, rappresentare una barriera contro lo straripamento di corsi
d’acqua. Il caso in esame è proprio quest’ultimo e la difesa allestita non lo
era certo nei confronti del Rio Rosta, che scorre sopra la galleria e che non
rappresenta alcun pericolo, essendo asciutto per la maggior parte dell’anno, bensì
per tenere a bada il Tagliamento, che proprio in quel punto produce un’ansa che
lambisce pericolosamente, in caso di piena, la Piana di Bordano. Il Leskovic ci
dice che, nel caso di un muretto eretto a mo’ di argine di un importante corso
d’acqua, le pietre che lo costituivano dovevano essere particolarmente grandi,
squadrate e tenute insieme anche grazie alla malta di cemento, mentre nel caso
di torrentelli, o comunque di corsi d’acqua di secondaria importanza, il tutto
era realizzato a secco e con elementi lapidei di minori dimensioni. Un sinonimo
può essere la muserie, ma solo con
l’accezione di muretto a secco, in quanto anche questo termine si ricollega a
vari altri significati, che meritano di essere esplicitati in un altro
articolo.
Prima del Tagliamento ormai
prossimo, però, dell'altra boscaglia blocca la visuale e nasconde una
collinetta creata con l'accumularsi delle macerie, qui scaricate, delle case di
Bordano andate distrutte a causa del terremoto del '76. Per raggiungere il sito
non fu usata la Strade di
Grisigníti ma una nuova,
aperta a ridosso della piccola galleria del Rio Rosta e, questa sì, ancora
percorribile. (foto di Enrico Rossi)
Tuttavia alcuni potrebbero farsi
una domanda non banale: ma, se la meta più gettonata o comunque importante era
Gemona, come mai decisero di collocare il punto d’imbarco in Lassù da Roste, località molto più
vicina a Venzone che a Gemona per esempio, e non invece più a sud, magari
proprio nel punto meno distante dall’abitato? Domanda lecita e interessante ma
dalla risposta più semplice di quel che forse si crederebbe. Era tecnicamente
impossibile partire più a sud per il semplice motivo che il principale ramo d’acqua
del Tagliamento bagna le sponde solamente in due punti nei pressi del paese, in
Lassù da Roste appunto e allo sbocco
del Rio Dumbli nel Tagliamento, rio dal nome che tra l’altro non trova alcun
riscontro orale negli ultimi decenni ma che ricorreva non di rado se pensiamo
che era stato scelto come confine tra il nostro Comune e quello di Trasaghis
nei periodi di contrasti tra le due comunità. Il confine attuale invece si
ferma più a nord, in quanto passa per i Laghetti. Questo secondo sito, situato
all’estremità meridionale della Piana di Bordano e ai piedi non del San Simeone
ma del Naruvint, era, sì, molto più vicino a Gemona ma ben più lontano da
raggiungere partendo da Bordano rispetto a Lassù
da Roste. Quindi, imbarcandosi presso la rosta, la maggiore distanza da
Gemona veniva largamente compensata dal minor tempo impiegato per raggiungerla;
una volta a bordo, poi, la corrente compiva un lavoro più efficace di quello
delle gambe. È possibile però che il corso del Tagliamento in passato fosse
diverso a tal punto da consentire di usufruire di un attracco più agevole, in
termini di distanza, da Bordano? Certamente il Tagliamento, per le sue peculiarità
geomorfologiche, nel corso della sua storia ha modificato, anche ampiamente, il
suo percorso, però, se andiamo a consultare la mappa del Barozzi (1859),
vedremo che la situazione era pressoché identica a quella attuale per quanto
riguarda il settore di Bordano, con le due località citate come unici punti
utili di attracco.
La rosta è invece molto ben evidenziata nella mappa del
Comune Censuario di Bordano con Interneppo (1843), in cui si nota come parta
dallo sbocco del Rio Rosta, segua la riva per alcune decine di metri per poi
creare una zona protetta dalla corrente.
Nessuno probabilmente compirebbe ai
nostri giorni quella traversata, non per necessità perlomeno, e, mentre la
vecchia strada continua ad essere inghiottita dal verde, il Ponte di Braulins
incassa migliaia di segni di pneumatici al giorno. Sono i tempi che cambiano,
che lasciano indietro il vecchio e sviluppano il nuovo; quello che non deve
cambiare e che anzi deve essere sostenuto è la memoria!
Enrico Rossi
Fonti
dell’articolo:
- Libro “ Bordan e Tarnep: nons di lûc”, Enos
Costantini, 1987
- Libro “Bordan e Tarnep: un modello di
sviluppo autosostenibile”, Luigi Tomat, 2006
- Libro “Val dal Lâc”, a cura della Società
Filologica Friulana, 1987
- Periodico “Monte San Simeone”, ottobre 1989
- Testimonianze orali di Oscar Rossi