"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

martedì 5 gennaio 2016

Passare sul puint di Braulins guardando al futuro

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione che, partendo dalle iniziative avviate per ricordare i cent'anni del ponte di Braulins, invita tutti a riconsiderare il senso della comunità e l'esigenza di assicurare un futuro dignitoso ai paesi "di là da l'aghe". Come sempre, i lettori sono invitati a esprimere il proprio parere su un testo che, di motivi di riflessione, ne offre parecchi.
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                                   SUL PUINT DI BRAULINS

A fine dell’anno 2015 e inizio 2016 ci si sofferma sull’importanza del ponte di Braulins che è stato
attraversato da parecchie generazioni ma anche di genti diverse nel tempo, sotto le sue arcate generazioni hanno fatto il bagno e pescato nel fiume Tagliamento, altri si sono guadagnati il pane sghiaiando il greto del fiume.
Si è sottolineata l’importanza di un ponte, manufatto o metafora simboli di un punto di incontro e passaggio tra culture, percezioni e identità diverse.
Anche molte donne lo hanno attraversato, nel dopoguerra a piedi e solo negli anni successivi in bicicletta, recandosi all’alba a lavorare ta fabriche – non serviva specificare che si trattava della manifattura Morganti – ogni santo giorno lavorativo che fosse caldo, freddo, nevicasse, che ci fosse un vento della malora che impediva persino di respirare o che piovesse.
Senza contare gli emigranti che si lasciavano i loro paesi natii dietro le spalle man mano che avanzavano sul ponte in corriera o per andare a prendere il treno e recarsi all’Estero.
Su un ponte, ovviamente, passano tutti e di tutto, liberamente.
Sul ponte sono passati gli automezzi che trasportavano i macchinari per la costruzione della centrale
idroelettrica di Somplago, gli aiuti per i terremotati, le imprese per ricostruire i paesi, i politici per conquistarsi i voti.
Probabilmente più di un Presidente della Repubblica lo avrà sorvolato in elicottero o visto dall’alto ma sul ponte di Braulins sono invece passati Presidenti del Consiglio, della Regione e Vescovi.
Si potrebbe affermare, sinteticamente, che la storia dei paesi di là da l’aghe è passata sul ponte di Braulins.

Oggi sono pochi coloro che lo percorrono a piedi, di più in bici e infinite volte in auto.
Un paio di volte all’anno anche le greggi segnano il loro passaggio durante la transumanza, come fossero una finestra su uno stile di vita e di lavoro fuori dal tempo ormai, ma antico e ininterrotto quasi come lo scorrere del Tagliamento sotto il ponte e lungo tutto il Friuli.
Ma noi, noi che abitiamo a Braulins, Trasaghis, Avasinis, Peonis, Alesso, Bordano e Interneppo e perché no a Cavazzo e a Somplago, continuiamo invece a passare sul “nostro” puint di Braulins per andare di cà e di là da l’aghe per lavoro, per svago e per ritornare a casa.
Oltre alle celebrazioni del centenario del ponte, così bello e così utile, oltre alla celebrazioni del
quarantennale dal terremoto e dalla sua ricostruzione sarebbe però doveroso attraversare il ponte con uno sguardo rivolto non verso il passato e un’autocelebrazione di quanto siamo stati bravi ma verso il futuro.
Assodato che siamo stati bravi, con luci e ombre, a rialzare la testa dopo una catastrofe, bisognerebbe chiedersi “quanto saremo bravi a garantire dignità del vivere nei nostri paesi?”.
Ora che ricordiamo la ricostruzione, quanta attenzione e quanti sforzi dedichiamo a far sì che i nostri paesi non diventino un agglomerato di case ma rimangano delle vere e proprie comunità all’interno delle quali la partecipazione attiva, la dignità e la solidarietà continuino ad essere il cuore pulsante?
Quale apporto costruttivo potrebbero far confluire coloro che ora percorrono il ponte in fuga dalla città - in controtendenza rispetto a quando ci si trasferiva in città – o da altri Paesi in cui c’è la guerra o la miseria (o entrambe) per stabilirsi di là da l’aghe (ma invece che per noi potrebbe essere di cà da l’aghe), non semplicemente per acquistare case ad un prezzo inferiore rispetto a Gemona od Osoppo ma per vivere e meglio ed integrarsi?
Non sarebbe doveroso soffermarsi a riflettere se i nostri ragazzi ed i nostri giovani che frequentano le scuole superiori a Gemona, a Udine o a Tolmezzo o le Università potranno effettivamente avere le opportunità di realizzare le proprie aspirazioni qui, nei paesi di là da l’aghe o saranno costretti a trasferirsi altrove e più lontano?
Le Amministrazioni Comunali di Trasaghis, Bordano e Cavazzo Carnico potranno accontentarsi di vedere turisti che attraversano il ponte per raggiungere il Palar, il Tagliamento, il M.te Festa, Il S.Simeone, il Lago, le malghe di Avasinis, le sagre per divertimento o per praticare  estemporaneamente un’attività sportiva, mentre i paesi perdono progressivamente il diritto di essere delle comunità ben precise, riconosciute e rappresentate degnamente e dignitosamente presso ogni Sede Istituzionale o luogo in cui vengano assegnate le risorse destinate al territorio e alla sua gente?
Quale futuro per i nostri paesi passerà sul ponte di Braulins e chi lo determinerà?
                                           Tiziana De Cecco

2 commenti:

  1. Sul puint a passin ducj, ancje chei che da nestre dignitât si sbombin. Mediant dai puints e des stradis 'o vin però il mût di lâ a viodi cemût che stan altris comunitâts. E cemût che a son o si fàsin rispietâ.....

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  2. Dicono che il futuro lo si crea, personalmente non credo (come molte correnti di pensiero più o meno mistiche) che sia già tutto scritto. Il passato lo conosciamo, il futuro... cerchiamo di crearcelo noi, per le generazioni future, per quei ragazzi che ora si stanno formando nelle scuole del territorio e sono tanti, molti, e anche motivati e preparati.
    Noi dobbiamo solo garantire continuità a ciò che già esiste, credo di poter affermare che nei nostri paesi si vive bene, non manca nulla nei servizi o nell'ambiente che possa premettere ad una vita sana, sicura e abbastanza agiata. Certo, si può fare meglio, se ci fossero più posti di lavoro... se ci fossero più... più cosa? Cosa manca?
    Ormai sono vicino al mezzo secolo di età, non so se la mia generazione o le immediate precedenti o sucessive hanno fatto abbastanza, posso dire per certo che qualcosa si è fatto: ricostruito, mantenuto e preservato, e non è poco. Ogni paesino ha i suoi gruppi o associazioni che contribuiscono a tenere vive varie attività, sportive, ludiche, culturali e anche storico-sociali, segno questo di una certa vitalità.
    Penso, per concludere, che qualcosa si faccia e per rendersene conto basta leggere i vari post qua sul blog, che è una valida finestra sui fatti della nostra valle.
    Saluti RA

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