Riceviamo e pubblichiamo un ulteriore contributo di Dino Rabassi sulla "questione Palar" dove, opportunamente, viene fatto un preciso riferimento alla normativa esistente, premessa indispensabile a qualsiasi ipotesi di riprogettazione dello "spazio-Palar".
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– Di nuovo su
questione Palar -
Premesso che:
L’art. 146 della
Legge 490/1999 e s. m. i., elenca i beni tutelati per legge: beni che
vanno al di la e al di sopra delle paturnie di Sindaci, Assessori e
privati in materia di patrimonio pubblico.
Al comma c) della
citata legge trovasi tra questi beni: i fiumi, i torrenti ed i corsi
d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle
disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato
con R.D. n. 1775/1933, e le relative sponde o piede degli argini per
una fascia di 150 metri ciascuna.
Queste disposizioni
decadono solo nei tratti di fiumi che interessano le zone A e B dei
Piani Regolatori Comunali, e solo perché questi già oggetto di
esame ed approvazione da parte degli organi superiori essendo zone
già da tempo abitate e sfruttate dall’uomo.
La Legge Regionale n.
19 del 11.11.2009 (Codice Regionale dell’Edilizia), all’art. 16
comma 1 lettera f), stabilisce che le opere
caratterizzate da precarietà strutturale e funzionale, dirette a
soddisfare esigenze contingenti e temporanee per lo svolgimento di
attività, di manifestazioni culturali e sportive soggette unicamente
alle autorizzazioni previste dal Testo Unico delle leggi di pubblica
sicurezza e destinate ad essere immediatamente rimosse al cessare
delle necessità ecc. ecc., possono essere realizzate in regime di
Edilizia Libera
Per tutti gli altri
interventi edilizi e non previsti negli altri commi dell’art. 16
sopra citato, è necessaria la presentazione di una SCIA o di un
Permesso a Costruire.
Tornando all’art.
16 però, il successivo comma 4 stabilisce anche che: All’attività
di edilizia libera prevista dall’articolo non consegue alcuna
attività di riscontro o certificativa (permesso) da parte del
Comune. In ogni caso la realizzazione degli interventi di cui al
presente articolo, che riguardino immobili
sottoposti a tutela storico-artistica o paesaggistica-ambientale, è
subordinata al preventivo parere o dell’autorizzazione richiesti
dalla legge in materia di tutela dei beni culturali e del paesaggio e
delle altre leggi di settore aventi incidenza sulla disciplina
dell’attività edilizia libera ai sensi dell’art. 4 comma 2 lett.
d)
Cosa vuol dire quindi
tutto ciò?
Che tutti i gazebo,
servizi igienici, strutture turistico/sportive e quant’altro,
devono sottostare alle regole previste dalle leggi correnti: anche le
tende, tendine, barbecue e quant’altro che i turisti fai da te
mettono in campo in zone comunque da rimanere protette.
E dove le leggi
urbanistiche e paesaggistiche non sono competenti, entra in gioco il
Testo Unico delle leggi sulla sicurezza pubblica, della quale i
Sindaci sono i primi nell’essere obbligati a porre in atto.
D’altronde: quali
garanzie di soccorsi e pubblica sicurezza si possono offrire su un
torrente frequentato da centinaia di persone, privo di strade ed
affossato tra i monti?
Quali garanzie si
possono avere nel caso di una scossa tellurica: (Alesso e dintorni
rientra nella categoria S=12, la massima), con relative e conseguenti
frane incombenti sulla capa di questi turisti?
Quali garanzie contro
gli eventuali e possibilissimi incendi?
Quali garanzie verso
la tanto di moda ma, nello stesso tempo, bistrattata protezione
dell’ambiente?
Come si fa a
paragonare i problemi turistici e di sicurezza non dico di Lignano e
Grado, ma anche del solo lago dei 3 Comuni/Cavazzo, a quella del
Palar?
Torniamo con i
piedini a terra per favore e ragioniamo nella dovuta scala!
Le leggi e le norme
esistono e non c’è bisogno d’inventarle, basterebbe
semplicemente applicarle con misura e coerenza per vederne subito i
profitti: rispettando tutti!
Infine un invito ai
gentili giovanotti , e non prendetemi per il solito vecchio
brontolone uso a premettere: “Ehh, quando io ero giovane …!”
Perché, vi piaccia o no, è proprio così!
Non offendetevi e
fatevene una ragione nel considerare che non si può diventare
dall’oggi al domani degli abili scout: soprattutto dopo aver
trascorso settimane o mesi davanti un computer o alla TV!
I giovani un tempo
non tanto lontano, usavano trascorrere non ore, ma pomeriggi interi
tra la natura ed i pericoli che essa comporta, vuoi per aiutare nei
lavori, oppure nel gioco e nel divertimento. Frequentandola si faceva
esperienza: diretta dopo tante botte, o indiretta perché aiutati
dagli avvertimenti degli amici, oltre ovviamente ad essere molto meno
obesi ed atleticamente più preparati.
La vita non è un
video gioco purtroppo, né aiuta il vestitino, la tutina, il
telefonino o quant’altro offre oggi il mercato del consumismo di
cui Voi siete le prime, oltre che tante e purtroppo troppe volte,
vittime di un sistema che anziché educare con l’esempio, vi lascia
soli ad affrontare la vita ed i rischi che essa comporta.
Dino RABASSI