"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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venerdì 25 gennaio 2013

I giorni di Nikolajewka. Mesti ricordi anche in Val del Lago (2)


A 70 anni da Nikolajewka: quei 50 soldati che non rividero più il Lago


Anche dai Comuni della Valle del Lago (Bordano, Cavazzo e Trasaghis) furono parecchi i soldati che non tornarono dalla guerra in Russia, un'esperienza tragica che, a settant'anni di distanza, viene ricordata con l'elemento simbolico dell'ultima battaglia, Nicolajewka.
I nomi di quanti rimasero uccisi o dei quali si persero le tracce:

Comune di Cavazzo

Angeli Emilio (classe 1922), Angeli Giovanni (1922), Angeli Primo (1921), Barazzutti Giacinto (1921), Barazzutti Luigi (1922), Bressan Arturo (1910), Danna Giordano (1920), Goi Albino (1920), Michielli Aurelio (1909), Michelli Riccardo (1920), Monai Primo (1917), Piccilin Guerrino (1918), Puppini Lieto (1922), Zanetti Oreste (1920)

Comune di Bordano

Pavon Anedi (1912), Piazza Anedi Oliviero (1919), Picco Francesco (1915), Picco Giuseppe (1922), Picco Libero (1914), Rossi Aristide (1915), Rossi Arturo (1913), Rossi Elio (1922), Rossi Ettore (1922)

Comune di Trasaghis

Collavizza Vittorio (1922), Costantini Francesco (1921), Costantini Pietro Mario (1920), Cucchiaro Giacomo (1922), De Cecco Fioravante (1921), De Cecco Libero (1921), De Cecco Mirco (1914), Di Doi Attilio (1922), Di Doi Giobatta (1915), Di Santolo Adriano (1920), Feregotto Giuseppe (1914), Feregotto Placido(1914), Franzil Egidio(1912), Franzil Giacomo (1922),Franzil Gino (1922), Franzil Valentino (1921), Del Negro Arturo (1922), Michelini Antonio (1914),Picco Leonardo (1920), Rizzotti Ennio Francesco (1914), Rodaro Giovanni (1914), Stefanutti Placido (1917), Tomat Elio (1922), Tomat Osvaldo (1922), Valent Romeo (1922),Venturini Davide (1922), Venuti Giovanni (1922).

Le ricostruzioni storiche e le testimonianze dei reduci sono concordi nel ricordare la situazione relativamente tranquilla stabilitasi dalla fine di settembre alla metà di dicembre del '42, con l'acquartieramento nella zona del Don e la predisposizione dei ripari per l'inverno. Dal 17-19 dicembre i reparti vennero spostati nella zona di Krinitskaja e Nowo Georgewka, in una serie di duri combattimenti che si svolsero in condizioni tremende di clima e di ambiente. Due dei militari di Alesso risultano dispersi già in questo primo periodo. Ricordava il cavazzino Carlo Angeli: "dal 17 di dicembre nus an spostâts di lì ch'j erin lozâts e puartâts lì ch'a erin i combatiments, e lì «morti a non finire», zà di prin che i rus a sfondàssin il front". Lo stesso Angeli rimase ferito il 30 dicembre, giornata nella quale perirono altri quattro soldati di Cavazzo: Lieto Puppini, Luigi Barazzutti, Albino Goi e Primo Monai, tutti sepolti attorno a Kolubaja Krinitza.
Il 14 gennaio 1943 l'esercito sovietico riuscì a sfondare le linee tenute da tedeschi e ungheresi, e iniziò l'accerchiamento nella zona di Rossosch. I reparti italiani ebbero inizialmente l'ordine di resistere sulla linea del Don (altri soldati risultarono dispersi tra il 16 e il 17 gennaio).
Dal pomeriggio del 17 gennaio iniziarono le operazioni di ripiegamento, in una marcia dura e faticosa, anche a causa dei feriti e dei congelati che appesantivano i reparti e, soprattutto, della mancanza di viveri. Pietro Franzil raccontava, sulla base di testimonianze raccolte a fine guerra: "In quattro giorni c'è stato un unico cimitero. In poche ore sono morti parecchi… Chi per il freddo, chi per il gelo, chi per la fame. Resisteva solo chi era ben vestito e ben equipaggiato … chi era sul fronte aveva un destino segnato. La gente moriva da sola, rimanevi lì incandìt." Un nuovo, duro combattimento ebbe luogo tra il 19 e il 20 gennaio nella zona di Nowo Postolajewka. Altri attacchi, due giorni dopo, causarono ulteriori gravi perdite all'VIII Alpini. Quelli che non caddero furono catturati e la maggior parte di essi perì nei campi di prigionia sovietici. La maggior parte dei dispersi si ebbe dopo i combattimenti tra il 21 e il 23 gennaio. Nel ricordo di Germano Del Negro di Peonis il travaglio della ritirata: "Si vedevin i rus vignî indavant in patuglia; la dì dopo an tacât in fuarcis, cui cjars armâts. Jo eri un trei compagns, si sin fermâts lì di una femina ch'a nus à preparât una carafa di lat, nus à fat un materas di sflocjs, e vin durmît alì. Tal doman son rivâts i rus: par furtuna ch'j erin suntun bivio, si sin platâts, butâts tun canalon e i cjars son tirâts drets. Sin passâts par Podgornoje e Semei, viers Selenj Jar e Nicolajewka, simprin sot dai bombardaments: lis cjasis si sbregavn, i cuierts di patus si brusavin… A Nicolajewka sin rivâts a buinora e, dopo rivât a mangjâ alc, sin lâts a Gomel. Al ere il prin di fravâr; la dì dopo son rivadis lis tradotis ch'a nus an cjapâts su".
Dopo l'ultima battaglia, quella di Nicolajewka, per i superstiti si potè dare avvio alle operazioni di rimpatrio, a partire dal primo febbraio.
Per decine di anni l'esperienza della spedizione italiana in Russia è rimasta come uno spartiacque doloroso nell'interno di tante famiglie: pesava soprattutto la mancanza di notizie precise sulla sorte di tanti soldati.
Negli ultimi anni, con l'apertura degli archivi sovietici, si è ottenuto qualche elemento in più. Per quanto riguarda le vicende dei soldati partiti dalla Val del lago, si è saputo per esempio che Egidio Franzil, dato per disperso, era morto il 20 gennaio 1943; che Elio Pietro Tomat era stato catturato prigioniero dalle forze armate russe, internato nell'ospedale n. 2074 di Piniug, nella regione di Kirov, e là era deceduto il 22 marzo 1943; che Romeo Valent era morto nel gulag di Pignuki nel giugno del '43; che Valentino Franzil era deceduto in prigionia nella zona di Nowo Georgewska il 13 luglio 1943.
I resti mortali di Primo Monai e Albino Goi, individuati in un cimitero russo grazie alle ricerche di Onorcaduti, poterono invece essere riportati in Italia e tumulati a Cavazzo nel 1991.
Per tutti questi ragazzi, indistintamente, a settanta anni di distanza, il ricordo e la pietà.
                                   Pieri Stefanutti



(Dal Blog del Centro di Documentazione sul Territorio: http://blog.libero.it/centrodocalesso/view.php?nocache=1359039544 )

2 commenti:

  1. Ce ne sarebbero mille di parole da scrivere su questo argomento io ne metto due: Rispetto e Ricordo.
    E grazie a persone come Pieri Stefanutti che ci lasciano sempre una finestra aperta su certi argomenti, da non chiudere.
    Tonino Zilli

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  2. Per chi volesse cercare Nikolajewka sul territorio russo sappia che è quasi sconosciuta, sulle carte non esiste. Oggi la piccola cittadina, sperduta nella steppa russa, si chiama Livenka.
    Onore e pace ai gloriosi caduti a Nikolajewka. Vigj

    RispondiElimina

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