Tra i due litiganti
(Venzone e Tolmezzo) il terzo nasce (Bordano)
Bordano e Interneppo, legati oggi dal vincolo comunale, lo
sono stati in passato per molteplici motivi ma forse non poi così tanto per il
più importante degli atti di un paese, la nascita della comunità. Un conto
infatti è verificare come il nome di quello che poi fu ed è un paese sia stato
citato in un qualche documento, e un altro è assicurarsi che quella citazione
si riferisca proprio al paese e non, per esempio, a una semplice località disabitata.
Non è dunque scontato collegare la menzione “Bordanum”, scoperta in un codice della Chiesa gradese dell’anno
Mille, alla presenza effettiva di un villaggio, un gruppo di case, una comunità
insomma, anche se in quel documento si citavano i villaggi friulani
sopravvissuti alle invasioni ungare, che avevano spopolato il Friuli nella
prima metà del X secolo. Successivamente infatti abbiamo solo un “Plano de Bordan” e “Planitia de Bordan” in un atto del 1267 che riporta i confini della
Pieve di Osoppo. Si parla dunque di piana, non di villaggio. Dato il velo di
mistero che mai è stato del tutto levato dall’origine del nostro paese,
affascinante anche nel nostro caso risulta la serie di teorie sia circa gli sviluppi
delle prime attività umane, non necessariamente ascrivibili alla presenza di un
villaggio, sia riguardo l’etimologia del nome del paese. Proprio quest’ultimo
campo di studi è infatti in grado di dare una gran mano alla risoluzione di
questi interrogativi. Per quanto appunto tutto ciò sia interessante, vorrei ora
considerare una di queste teorie, naturalmente opportunamente suffragata da
indizi storici e circondata da vicende, anche al limite del leggendario. La mia
intenzione non è certamente quella di avere la pretesa di presentare questa teoria
come quella decisiva, ma anzi di porla sul tavolo della discussione per
ricordare come le certezze siano meno numerose dei “forse”.
Bordano dal Monte San Simeone. Dall’anno Mille al 1506 non è poco il tempo che è passato, ben mezzo millennio! Eppure non possiamo dirci ancora certi su come e quando nacque il nostro capoluogo comunale. (foto dal sito prolocobordano.it) |
Tra questioni di interessi nei traffici commerciali,
ripicche e svolte imposte dagli alti poteri, per seguire il filo logico bisogna
tornare al punto di svolta nella storia friulana, la fine del potere temporale
patriarcale e il passaggio sotto il giogo della Serenissima. I nuovi
dominatori, per non intaccare il delicato equilibrio democratico delle comunità
ed evitare quindi atti di ribellione e insofferenza, permisero ad esse di
mantenere i propri statuti. Non potevano certamente sapere che in alcuni di
questi ordinamenti ci fossero delle norme fonti di dissidi. Una di queste norme
relativamente pericolose era quella che Tolmezzo continuava a far rispettare a
danno soprattutto di Venzone, importante nodo commerciale e di scambi tra la
Carnia e l’alta pianura friulana. Essa diceva infatti che tra la Pasqua e la
Pentecoste non potevano essere esportati dalla Carnia animali da latte,
ammenoché non si avesse ricevuto il permesso dal Gastaldo locale. Venzone in
quel periodo vendicò il danno introducendo di nascosto nel suo statuto il
divieto di trasportare a Tolmezzo granaglie e vino tra la Pasqua e San Martino,
11 novembre (come ben sanno gli interneppani), anche in questo caso ponendo
come eccezione il permesso rilasciato dal Capitano di Venzone e come pena, in
caso di violazione, 40 denari. La guerra commerciale si inasprì ulteriormente
quando Tolmezzo, d’accordo con Gemona, entrò in trattativa coi nobili Viscardo
e Simone di Colloredo, cui era sottoposto il feudo di Interneppo, affinché
dessero in affitto o gli cedessero definitivamente lo stesso feudo. Il piano di
Tolmezzo e Gemona era quello di far passare per le terre di Interneppo una nuova
strada che potesse mettere in collegamento le due cittadine e così estromettere
da quei commerci Venzone, che così sarebbe rimasta improvvisamente tagliata
fuori. La macchinazione non riuscì però a passare inosservata, tanto che
Venzone aggiornò di questi fatti il Luogotenente della Patria, di base a Udine,
il quale a sua volta demandò la questione alla massima autorità in persona,
ossia il Doge, all’epoca (1435) Francesco Foscari. Egli rispose in merito con
una lettera del 12 giugno in cui si raccomandava l’annullamento dell’ambizioso
e sotterraneo progetto, i cui lavori erano tra l’altro già stati avviati, e la
ripresa dei traffici per la vecchia strada passante per Venzone. Dopo questa
beffa sventata, Venzone bramava di acquisire il territorio di Interneppo per
appropriarsi finalmente di quel fazzoletto di terra tanto povero quanto
insidioso, a causa dei sotterfugi che potevano reiterarsi. Fu sicuramente una
gran soddisfazione quando, il 19 febbraio 1506, la villa di Interneppo assieme ai
suoi territori, che andavano dal Lago di Cavazzo al Tagliamento, passò a
Venzone. Fino ad ora di Bordano neanche l’ombra in questi affari, tanto è vero
che si fa sempre riferimento a Interneppo anche per quanto riguarda le lande a est
della Sella di Interneppo. Proprio in questo momento di svolta per Interneppo
si pensa che Bordano abbia veramente avviato la sua storia come paese. Pare che
proprio quell’anno i venzonesi avessero inviato nella parte orientale del nuovo
feudo alcune famiglie affinché cominciassero a lavorare quelle terre ancora
incolte e a creare pascoli.
Veduta di Tolmezzo nella sua ampia e suggestiva conca fluviale. La capitale carnica fallì nel tentativo di acquisire Interneppo, che andò infine a Venzone, ma proprio da essa si innescò quella serie di eventi che portò poi alla nascita della comunità bordanese. (foto dal sito turismofvg.it) |
Un censimento voluto dal Luogotenente della Patria Antonio
Grimani esattamente 150 anni dopo, nel 1656, rilevava un aspetto che da solo
potrebbe benissimo venire incontro alla teoria della tarda nascita di Bordano.
Il calcolo del numero di abitanti di Venzone e dei borghi alle sue dipendenze,
Portis, Pioverno, Interneppo e Bordano, segnalava la popolazione di
quest’ultimo essere circa la metà di quella di Interneppo: 70 contro 147. Un
numero così basso poteva certamente spiegarsi con una colonizzazione risalente
non a diversi secoli prima, ma al massimo a qualche generazione, soprattutto
tenendo conto che villaggi comunque modesti erano più popolati: 88 abitanti a
Pioverno e ben 355 a Portis. I cognomi dei capifamiglia a Bordano erano
soltanto tre: di Pich (che diventerà poi Picco), Colomba (arrivato immutato
sino a noi) e di Sella (in pratica Sella ma sopravvissuto nel nostro Comune solo
fino ai primi del ‘900, nonostante ben due borghi prendano il suo nome: Sele Grande e Sele Piçule). Certezze non si possono avere, dato che l’anno a cui
corrispondono le prime attestazioni dei cognomi di Bordano e Interneppo è il
1575, quindi già dopo la presunta origine di Bordano come paese. Si tratta in questo
caso dei registri battesimali di Cavazzo, cui seguiranno quelli dei morti, a
partire dal 1595, e dei matrimoni, dal 1600. Di un certo aiuto possono invece
risultare gli atti del 1361 e del 1384, primissimi accertamenti circa la
presenza di abitanti nelle nostre zone, in quanto, anche se non esistono ancora
cognomi, si menziona solo Interneppo; Bordano sembra proprio non esistere
nemmeno. Quindi, se così fosse, è automatico ritenere che quei primi bordanesi,
uomini e donne del ‘500, provenissero tutti da paesi già esistenti nelle
vicinanze, non necessariamente dallo stesso Venzone. Una breve analisi di quei
tre soli cognomi permette già di avere un quadro un minimo meno sfumato. Sella,
oggi diffuso in Comune di Verzegnis, si ritrova come Zella nel 1586 proprio per
un abitante di quella zona, tale Candido, mentre a Bordano si riscontra in un
atto del 4 agosto 1684 con Antonio fu Pietro di Cella. Interessante anche
verificare come la forma definitiva, quella con la “s”, sia comparsa ancora più
tardi, nella prima metà del ‘700. In particolare il cambio si ebbe almeno con
una persona ben precisa, tale Candido, che morì a 70 anni il 22 settembre 1734
col cognome di Cella ma che il 9 febbraio 1722 compare come Sella nell’atto che
registra il matrimonio del figlio “Jacobus”.
Fino alla sua estinzione, Sella rimase comunque un cognome tipico di Bordano e
non di Interneppo. Entrambi i documenti provengono dai registri parrocchiali di
Cavazzo. Colomba invece è un cognome prettamente italiano e in particolare del
Nord Italia; tuttavia la prima citazione per il nostro Comune interessa un
documento dell’archivio parrocchiale di Cavazzo del 14 gennaio 1507. Avremmo
potuto esultare nel pensare che poteva riferirsi a uno dei primissimi abitanti
di Bordano, visto che la possibile fondazione della comunità risalirebbe appena
all’anno prima, ma ahimè questo Antonio Colomba era di Interneppo, così come
gli altri Colomba che si ritrovano nel 1575 e nel 1581. Per imbattersi nel
primo Colomba bordanese a noi noto bisogna andare avanti fino al 15 gennaio
1604, quando è registrato il matrimonio tra Colomba fu Antonio Colomba e Simone
fu Sebastiano di Pich, entrambi di Bordano. Pare dunque abbastanza ovvio che i
Colomba di Bordano altro non fossero che interneppani trapiantati nel nuovo
villaggio nei pressi del Tagliamento, dunque più conterranei rispetto ai Sella,
che abbiamo detto provenire probabilmente dall’attuale Comune di Verzegnis.
Ricordiamo però che Verzegnis è un monte, un massiccio, oggi anche un lago, un
Comune appunto ma non un paese, dato che la stessa municipalità è costituita,
dal punto di vista antropico, da una serie di borgate: Villa, Chiaulis,
Chiaicis, Intissans, giusto per citare le principali. Per di Pich, poi Picco,
vale un po’ la stessa cosa che per Colomba. Il cognome è friulano e compare
soprattutto in documenti carnici, ma anche in questo caso i primi Picco del
nostro Comune sono di Interneppo, a partire da Maria Magdalena fu Sebastiano di
Pich (maggio 1575). Il primo bordanese sicuro con questo cognome l’abbiamo nel
tardo 1684, Valentina fu Sebastiano di Picco, che quel giorno si sposò con
l’interneppano Antonio fu Leonardo di Picco. Ma se con notevole probabilità i
Picco e i Colomba arrivarono a Bordano da Interneppo, tornando al censimento
del 1656 si noterà qualcosa di strano: mentre i Colomba e i di Pich a Bordano
rappresentano i cognomi rispettivamente di 4 e 7 capifamiglia su 12 famiglie
totali (uno solo era un di Sella), per Interneppo su 23 famiglie abbiamo un
solo di Pich e nessun Colomba. Questo può voler dire che gran parte dei Colomba
e dei di Pich di Interneppo si erano ormai trasferiti a Bordano, popolandolo
quel che bastava per fargli appunto raggiungere appena la metà degli abitanti
del loro villaggio d’origine. A parte per qualche di Sella insomma, Bordano, o
meglio, la cittadinanza di quella Bordano degli albori era figlia di quella di
Interneppo, un’estensione in pratica o magari, forzando ancora di più il
concetto, una specie di grosso borgo “fuori sede” di Interneppo. L’estrema
esiguità già in partenza dei di Sella potrebbe poi spiegare come mai questi
alla fine non ebbero un seguito fino a noi. Tuttavia la migrazione dei Picco
non deve portare assolutamente a ritenere che essi da quel momento in avanti
non abbiano comunque rappresentato una delle stirpi principali di Interneppo;
anzi non solo in parte rimasero ma diedero anche il nome a uno dei principali
quattro borghi storici del paese, Borc di
Pic appunto, presso la seconda curva una volta entrati in paese da est. Questi
dati portano a formulare anche un’altra ipotesi, e cioè che i signori venzonesi
in realtà non si sporcarono le mani in quella che doveva essere una magra e
ombrosa piccola valle come quella di Bordano, ma invitarono, magari
incentivandoli, i loro nuovi cittadini a prendersi cura e a sviluppare le
vocazioni agricole di questa disabitata zona. Sul perché arrivarono i Sella
invece non saprei, forse attirati da nuove possibilità di lavoro in una terra
praticamente vergine.
Una volta che abbiamo visualizzato questi primi abitatori di
Bordano, passiamo anche a vedere quali dovettero essere i primi borghi e come
si presentasse quindi il nuovo centro abitato. Ancora prima di passare a
indagare, un dato è già noto: le piccole dimensioni. Se infatti la popolazione
era la metà di quella di Interneppo ancora 150 anni dopo, per tutta la prima
fase del suo sviluppo Bordano deve essere stato assai più ridotto. Oltre a ciò,
la ricerca risulta estremamente agevolata in quanto sappiamo anche che gli
abitanti con quei primi tre cognomi principali si trovarono inizialmente
ripartiti negli stessi borghi: in sostanza i di Sella stavano in Sele Grande e Sele Piçule (che assieme possono essere intesi come Borc di Sele), i Picco in Borc di Sore e i Colomba in Borc di Sot. I primi due borghi sono
assolutamente famigliari per chi conosce il paese, in quanto ancora ben
distinguibili, nonostante i rifacimenti post-terremoto, grazie anche ai
cartelli che li segnalano, e sono entrambi a nord della chiesa. Sele Grande tra le due è quella più
isolata nonché il borgo più alto di Bordano, assieme a Palâr. Borc di Sore e Borc di Sot invece non sono più di uso
corrente, e per individuarli con certezza bisogna andare a pescare la mappa di
epoca napoleonica. Una volta presa e messa davanti ai nostri occhi, si potranno
fulmineamente intuire ben tre informazioni: il fatto che il Borc di Sore non fosse altro che Brandisorie, unico nucleo di case che
esisteva a ovest della chiesa e quindi “di sopra”, verso quote maggiori, e che
si situa ancora oggi al punto d’incontro tra la principale Via Roma e Via Sella
Grande; quanto fosse ridotto l’abitato rispetto non solo a quello attuale ma
anche a quello immediatamente antecedente al terremoto; come fosse ripartito
esattamente in tre blocchi di case separati tra loro. Due di questi li abbiamo
già nominati, Borc di Sore (alias Brandisorie) e Sele Grande (in quanto Sele
Piçule era ed è più prossima all’ultimo blocco), e il terzo appunto può
essere soltanto il mancante, Borc di Sot,
il borgo dei Colomba. Nello specifico questo macroborgo, essendo comunque il
più importante e articolato, conteneva le borgatelle di Plaçe, Cortane, Munís, Sie, Cort dai Puls, La Cort e Borc di Mon. C’è da pensare che demograficamente e urbanisticamente
il primordiale paese non si discostasse molto da quello di inizi ‘800, vista la
già ridottissima estensione e frammentazione di quest’ultimo. Ecco dunque come
doveva apparire Bordano all’inizio della sua storia e poi per vari secoli, con
tre borghi principali, separati tra loro a formare un triangolo unito agli
angoli dalle attuali Via Roma, Via Sella Grande e Via San Simeone. Ancora nessun
Borc di Prussie e Borc di Palâr, per esempio, località
caratteristiche che successivamente diventeranno, assieme a Sele Grande, gli altri due borghi più
isolati di Bordano. Bordano ha dunque subito nel suo piccolo una trasformazione
urbanistica molto più accentuata di Interneppo, il quale già nel catasto
napoleonico era simile in tutto e per tutto al paese che conoscevamo fino al
’76.
Ma ora, terminati i confronti, le considerazioni e le teorie
storiche, passiamo alla leggenda! Non si parla di una fantastica fondazione di
Bordano, come si potrebbe dire per Udine, il cui colle sarebbe stato, secondo
la relativa e famosa leggenda, eretto dai soldati di Attila per permettere al
condottiero unno di ammirare meglio l’incendio di Aquileia, ma ci si collega
alla vicenda della strada proibita, che poi indirettamente portò effettivamente
alla fondazione di Bordano secondo la teoria della genesi cinquecentesca. Esiste
infatti un brevissimo racconto che assume i contorni del mito, ma che avrebbe
un fondamento storico collocabile proprio nel contesto della costruzione, poi
annullata, della strada alternativa all’arteria per Venzone. Si dice infatti
che in una località detta Cueste dai Muarz
siano stati osservati combattere due omoni a colpi di coltello e che alla fine
entrambi caddero morti. Il lato leggendario della storia riferisce che essi
erano due conducenti di qualche carico che erano venuti alle mani per una lite,
mentre quello storico, o presunto tale (visto che il tutto non è inverosimile
ma neanche accertato), inquadra l’accaduto parecchi secoli fa proprio
nell’ambito della costruenda strada per volere di Tolmezzo e Gemona a danno di
Venzone. Sappiamo che la strada non fu mai terminata, ma qualche piccolo
convoglio o commerciante isolato poteva benissimo aver intanto usufruito di
qualche sentiero o mulattiera costeggiando il lago di Cavazzo. Il sito infatti è
individuato a sua volta in un’altra località, meno misteriosa della Cueste dai Muarz, ed è Roncons, tra la “penisola” di Nalbin (in pratica il conoide dell’omonimo
torrente, detto anche Albin) e la ex
Strada Militare del Monte Festa, quasi un chilometro a nord di Interneppo e a
due passi dal Lago di Cavazzo. Passando in macchina, la troveremmo proprio
appena usciti dalla Galleria del Lago. Si parla anche della presenza di uno
stavolo in loco. Anche in questo caso, avendo il racconto omesso il motivo del
litigio finito nel sangue, mi piace tentare di dare una risposta logica; e se
dunque quei due viaggiatori avessero attaccato briga perché, provenendo uno da
una parte e uno dall’altra ed essendo quel percorso troppo stretto per far
passare due carri contemporaneamente, avevano cominciato a discutere su chi
dovesse far passare l’altro?
In realtà non molte cose alla fine sono sicure al 100% in
tutta questa storia, tornando a noi, sull’origine di Bordano. D’altro canto uno
sviluppo demografico lentissimo non doveva essere inusuale. Mi viene in mente,
per esempio, il quartiere udinese a cui sono più legato, Chiavris, una volta un
umile e minuscolo villaggio fuori Udine e che a fine ‘500 ospitava soltanto una
cinquantina di abitanti (!), e non era certo nato il giorno prima, dato che la
sua prima citazione è del 1258. In ogni caso le fonti considerano Interneppo
più antico di Bordano, e nel suo caso la prima citazione è del 1245, ben dopo
la menzione “Bordanum” dell’anno
Mille. Insomma forse la verità non si saprà mai, ma intanto “sgarfare” nei
documenti, tra date, vicende particolari e nomi di antichi borghi e personaggi,
è sempre una grande soddisfazione; guai se non lo fosse!
Enrico Rossi
Fonti principali:
- Libro
“Bordan e Tarnep, doi nîs di cjases sot dal San Simeon”, a cura della Pro
loco Bordano, 1981
- Libro
“Bordan e Tarnep, nons di lûc”, Enos Costantini, 1987
- Libro
“Bordan e Tarnep, nons di int”, Velia Stefanutti, 1988
- Periodico
“Monte San Simeone”, dicembre 1986