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venerdì 22 aprile 2016

Memorie dal 6 maggio - 8 - E meno male che non si tolse la normativa antisismica!

LA MANCANZA DELLA CULTURA ANTISISMICA

di GIACOMINA PELLIZZARI 

Messaggero Veneto, 18 aprile 2016

Risultati immagini per interneppo + terremotoL'aspetto positivo del terremoto del 1976, in particolare delle scosse di settembre che completarono la distruzione del Friuli, fu la sensibilizzazione nei confronti dell'applicazione delle norme antisismiche. Un fatto tutt'altro che scontato. Basti pensare che la legge 17 entrata in vigore il 7 giugno 1976 non lo prevedeva e che le amministrazioni dei comuni antisismici, a maggio 1976, stavano lavorando per eliminare tale classificazione. Bordano, seguendo l'esempio di Trasaghis, era tra queste. «Bordano - spiega l'ex sindaco Giulio Colomba - era zona sismica dal 1929, un fatto di cui nessuno aveva mai parlato tant'è che stavamo operando per togliere la sismicità». La giunta Colomba seguiva la linea di Trasaghis dove il progetto di declassificazione era già a buon punto. Significava risparmiare dal 20 al 40 per cento sui costi di costruzione. Senza la tragedia del 1976, oggi, forse, a Bordano non dormirebbero sonni tranquilli. 
La sismicità pregressa, invece, ha contribuito a ridurre i danni e, soprattutto, a evitare le vittime. I crolli portarono alla luce il sistema dei tiranti applicato nella costruzione delle case e le modifiche effettuate, tanto per citare un esempio, nella facciata della chiesa per renderla più sicura. «Non avevo mai capito - confessa Colomba - perché la chiesa di Bordano avesse solo un portone sormontato da un foro tondo. A settembre si aprirono i muri e vennero alla luce due grandi finestroni ovali che erano stati riempiti dopo il 1929». Di quella facciata restano solo le immagini perché la chiesa ormai inagibile venne demolita. Anche a Bordano si ragionò parecchio sulla ricostruzione. «Partimmo dal centro, dando una dimensione alle strade e adeguandole ai tempi moderni. Le proteste non mancarono, dicevano che costruivamo via Mosca e piazza Leningrado», aggiunge l'ex sindaco sorridendo e sottolineando che gli assi principali dei borghi furono mantenuti e che, a ridosso del paese, venne creata anche l'area di espansione. Tutto questo dopo l'eliminazione delle servitù militari. Erano gli anni in cui i militari «mettevano la bandiera rossa sul campanile che - sottolinea sempre Colomba - non voleva dire potere comunista, bensì "non si esce dal paese". I militari sparavano dai Rivoli bianchi sopra Bordano e finivano sulla montagna. Poi andavano a recuperare i proiettili inesplosi, ma arrivavano sempre dopo la gente del posto».

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