Trattandosi di un documento complesso, viene di seguito pubblicata la prima parte; la seconda sarà pubblicata domani (oltretutto il documento originale non è immediatamente pubblicabile in rete ed ha dovuto essere quindi rielaborato e ridotto nella qualità delle immagini). Ovviamente ci si augura che anche la lettura di questo documento sia utile alla definizione del problema e contribuisca alle discussioni partecipate e, in ultima analisi, aiuti alla definizione delle scelte che dovranno essere intraprese. (A&D)
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CONSIDERAZIONI SUL PIANO OPERATIVO DI RIMOZIONE DEI SEDIMENTI ACCUMULATI NEL BACINO DI AMBIESTA
Ing. Dino Franzil
Giugno 2014
CONSIDERAZIONI TECNICHE SUL PIANO OPERATIVO DI RIMOZIONE DEL SEDIMENTO ACCUMULATO NEL BACINO DI AMBIESTA
Premessa
Edipower, titolare della concessione per lo sfruttamento a scopo idroelettrico del bacino di Ambiesta, in ottemperanza alla richiesta dell’Ufficio tecnico per le dighe con sede a Venezia, di rimuovere i sedimenti accumulati nella zona degli organi di scarico dell’invaso, ha fatto una scelta d’intervento ed ha presentato il suo «Piano Operativo».
Naturalmente ha sottolineato che, a dir suo, è una scelta purtroppo onerosa ma efficace per «minimizzare i possibili effetti negativi sulla bio cinesi e sugli habitat del fiume Tagliamento». Con ciò si atteggia difensore dell’ambiente, cosa che in realtà non ha mai dimostrato di essere. Perciò, merita chiedersi e ricordare: come mai intende sia buona scelta voler riversare una valanga di pantano nel rio Ambiesta tale da essere in grado di ricoprire e distruggere tutto per chilometri fino alla confluenza col Tagliamento con la scusa di ottenere una migliore diluizione in quest’ultimo?
Merita ricordare, senza spirito di polemica, che una scarsa sincerità, se non astuzia, l’aveva già dimostrata con la documentazione prodotta ai fini di ottenere la concessione per realizzare il sistema di pompaggio a Somplago. Infatti, in essa viene esaltato «il pesciolino al posto della balena». In altre parole c’è stato un minuzioso, interessante approfondimento sui temi di secondo ordine ed un chiaro sorvolare, se non dimenticare la trattazione dei problemi fondamentali per non definirli nella loro concretezza.
Non hanno mai presentato una vera progettazione, ed alcuna valutazione concreta sul «tema pompaggio» e nemmeno sulla sua validità, sulle conseguenze ambientali ed economico-sociali. Volevano realizzare una condotta di otto chilometri rischiando la distruzione delle sorgenti di acqua potabile di cinque paesi, già parzialmente successo con la condotta SADE. Il problema del fango in arrivo nel lago, né con l’attività di tre né di cinque nuove turbine, non è mai stato preso in considerazione. Le sollecitazioni sulla diga non si sono sognati di valutarle. Tuttavia, secondo loro, la vita del Lago sarebbe migliorata con l’uso del pompaggio!
E’ stato il Comitato a valutare che la diga dell’Ambiesta, già fratturata, se sottoposta al pompaggio, avrebbe subito una sollecitazione giornaliera ben quattro volte maggiore! L’Azienda si è limitata a farla monitorare.
Lo stesso Comitato ha anche valutato che il fango trascinato dall’Ambiesta farà scomparire il nostro Lago in un centinaio d’anni! Evidentemente per l’Azienda queste sono state cose ininfluenti o meglio da dimenticare sia per l’ambiente che per il pompaggio! Ne consegue che questo atteggiamento interessato o speculativo che dir si voglia, e che oggi si ripete, continua ad affogare la credibilità delle loro dichiarazioni anche se presentate con belle ed interessanti relazioni illustrative purtroppo evasive e non del tutto convincenti.
E’ vero ed accettabile che l’Azienda deve fare profitto, ma non è né lecito né tollerabile che lo faccia danneggiando i beni pubblici della cittadinanza alla quale già sottrae l’uso dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle sue risorse energetiche e danneggia quelle ambientali.
Osservazioni sul Piano Operativo
La relazione presentata come Piano Operativo risulta sicuramente molto interessante sotto vari aspetti: per la descrizione dei siti, delle caratteristiche della diga, per lo studio approfondito sulla composizione dei fanghi, e sulle caratteristiche dell’acqua e su tutto il sistema idraulico a monte ed a valle della diga.
Tuttavia, in linea di massima non risulta altrettanto convincente nella valutazione quantitativa dei sedimenti e dell’apporto idrico d’ingresso nell’invaso.
Non soddisfano le scelte per rimuovere i fanghi, e nemmeno la valutazione degli effetti sui corpi idrici di valle, le modalità di mitigazione, la quantificazione dei tempi e metodi di recupero delle comunità biologiche danneggiate e distrutte.
Infine non soddisfa il sistema inventato di approfondire le cose secondarie e sfiorare se non dimenticare la spiegazione delle cose veramente importanti.
La conclusione è che leggendo la relazione sorgono molti punti su cui discutere sia per quanto riguarda le scelte e le valutazioni, sia per la netta sensazione che si voglia operare soltanto nel interesse economico. Infatti, pur parlando di problemi ecologici,»more solito», l’ecologia e l’ambiente, in realtà, passano in seconda linea, in quanto si tende a minimizzare ogni effetto e si pretende di sanare ogni male.
Tutto questo non può essere condivisibile sotto nessun aspetto, né materiale né morale, perché allora sarebbe lecito anche massacrare chiunque con la presunzione di rimetterlo in sesto.
Detto questo le varie considerazioni e le alternative di sfangamento vengono illustrate nei punti che seguono.
PUNTO UNO - Quantità di fango sedimentata
Dai grafici SADE-ENEL e dalle deduzioni di altri tecnici che in questi anni si sono occupati del lago di Cavazzo e delle problematiche connesse, nonché da reali fotografie, non è per nulla congruo valutare in
535.000 mc il fango depositato nell’invaso Ambiesta (chiamato impropriamente bacino).
Tutti hanno stimato un sedimento di circa 1.200.000 mc, ossia ben più del doppio ed un altezza da 3 a 6 m. Le fotografie lo testimoniano e persone del posto sostengono che in un punto ve ne siano addirittura 18 m, mentre le valutazioni aziendali non portano neppure alla media di 1,5 m.
Se le valutazioni dell’Azienda fossero veritiere la quantità di deposito dopo 53 anni di attività della centrale dovrebbe essere di 10.100 mc/anno e non di soli 6.800 mc/anno, ossia solo 18,6 mc/giorno. Si tenga presente, però, che le valutazioni dei soggetti citati in precedenza hanno stimato un deposito di 19.800 mc/anno, pari a 54 mc/giorno.
Ora siccome la portata media dell’immissario dal 1985 al 2004 e dal 2011 al 2013 la valutano circa 18,75 mc/sec, il volume/giorno che transita in ingresso risulterebbe Vi=18,75x3.600x24= 1.620.000 mc/G.
Poi, con un fango dal peso specifico di 2.200 kg/mc, ogni metro cubo d’acqua trasporterebbe q=18,6x2200/1620000= 0,024 kg/mc.
Ma poiché dati scientifici storici valutano il trasporto di fango nel Tagliamento variabile da 0,1 a 8 kg/mc, facendo il rapporto addirittura con il minimo di questi dati, risulta un valore r=0,1/0,024=4,2. Questo dimostra che la quantità trasportata sarebbe ben quattro volte inferiore ai dati storici!
Quindi la valutazione quantitativa del fango è inattendibile e piuttosto fuorviante.
Conclusione: Risulta più che ovvio che la quantità di fango dichiarata, non è né accettabile né credibile, e porta a pensare che sia stata artefatta per qualche scopo non potendo classificarla come errore accidentale.
PUNTO DUE - Valutazione entrate nell’invaso (1985-2004)
Dai grafici riportati nel Piano Operativo in questione è possibile dedurre che la portata media dell’immissario per circa venti ( dal 1985 al 2004) è stata di q=15,75 mc/sec.
Anche questo è un dato che genera molte perplessità perché decisamente inferiore a tutte le valutazioni precedenti e perché crea dei grossi disguidi gestionali.
Infatti, valutiamo il problema. E’ noto a tutti che nella centrale di Somplago vi sono tre turbine, quotidianamente operanti per otto ore con una portata di 66 mc/sec, le quali travasano dall’invaso di Ambiesta nel Lago circa Vs=1.900.800 mc/G.
La portata dell’immissario in quelle otto ore, dato che la portata media istantanea suggerita è di 15,75 mc/sec, risulterebbe Vi=15,75x3.600x8= 453.600 mc, e quindi la rimanenza da compensare sarebbe ovviamente di Vo=Vs-Vi = 1.447.200 mc/G.
Allora, il tempo di ricarica sarebbe: T=1.447.200/15,75x3,600=25,5 ore. Perciò un ciclo operativo della centrale avrebbe la durata di H =(8+25,5)= 33,5 ore, producendo un deficit di (33,5-24)= 9,5 ore, ed essendo la giornata di 24 ore, occorrerebbero ben 2,5 giorni per riequilibrare il ciclo operativo stesso.
Conclusione: Si può solo dire che i valori tabulati delle portate medie mensili ed istantanee non possono corrispondere al vero in quanto non vi è notizia né storia che ha comportato o tramandato un funzionamento a singhiozzo della centrale!
PUNTO TRE - Scelta del dragaggio ad invaso pieno con le turbine operanti
Il Comitato per la difesa del Lago non ritiene percorribile il tipo di operazione di sfangamento scelto dall’Azienda perché risulterà devastante anche di più di quanto lo è stato l’intervento nell’invaso del Lumiei. Questo perché una grande quantità di fango verrà aspirata dalla condotta di adduzione e finirà a sedimentare ovviamente nel Lago di Cavazzo.
Nel «Piano operativo» si legge che la scelta operata – quella del pompaggio ad invaso pieno, a dir loro,»complessa e onerosa» è di tipo selettivo, ossia interviene con precisione sull’area e volumi d’interesse senza provocare lenti frananti ed inoltre permette un «regolare esercizio della centrale», nonché l’usuale alimentazione del Lago di Cavazzo evitando effetti e ricadute imponderabili sull’ecologia, il paesaggio e sugli aspetti igienico-sanitari.
Ora, leggendo queste affermazioni, vien da dire che tutte queste «nuove e tante premure e preoccupazioni» sono a dir poco patetiche, perché la verità purtroppo è un’altra!
La verità risiede nel fatto che l’operazione programmata è la «più economica» per liberarsi degli «scarti industriali» e nel frattempo continuare a produrre moneta, se nessuno li ostacolerà!
Poi, non è affatto vero che il fango non crollerà, perché in quei punti le pareti della forra sono molto ripide e la pompa aspirante con il suo disgregatore produrrà le vibrazioni e le sollecitazioni che provocheranno sicuramente il franamento. Ed il fango intorbidirà il sito. Torbido che si aggiungerà alla forte dispersione di fango provocata dal normale funzionamento della pompa per colpa della turbolenza e rimescolio che produce. Non per nulla la letteratura classifica come sporco questo tipo di lavoro, e non per caso hanno fatto a meno di illustrare o codificare quella attrezzatura. Così nessuno può sapere realmente di cosa si tratta e come lavora, perciò, anche per questo particolare il Piano perde in credibilità.
La verità è che la gran parte di quei 35.000 mc di materiale argilloso di cui si parla, sempre che siano solo quelli, finirà nel Lago, data la notevole capacità di risucchio o depressione prodotta nei paraggi della bocca (10x12 m) che va a rastremarsi con la condotta di oltre 5 m di diametro per il trasporto di 66 mc/sec trascinati sulle turbine da un salto di ben 285 m!
Per la precisione l’unica informazione seria, data su quella pompa aspirante, è la sua portata variabile da 40/80 litri al secondo di melma. Si legge pure che la pompa contiene la torbidità grazie all’effetto aspirante, ma ciò lascia il tempo che trova per mancate delucidazioni. Possiamo invece affermare con certezza che dalla mini foto presenta, si tratta di un disgregatore a getto concentrato adatto alla pulizia dei pozzi ed assolutamente inadeguato al drenaggio di superfici estese proprio per la sua ridotta capacità ad impedire la dispersione del fango.
Un altro motivo che fa destare meraviglia e perplessità è la preoccupazione mai espressa che mostrano per l’eco-ambiente e la salute pubblica se il lago dovesse calare di livello per mancanza di attività delle turbine.
Ovviamente si riferiscono all’aria puzzolente che scaturirebbe dalla putrefazione lungo le sponde del Lago.
Ma, guarda caso, non si sono mai posti questo problema quando hanno steso la pratica per avere la concessione per realizzare il famoso »pompaggio». Dunque, pare lecito dire che si tratta piuttosto di preoccupazioni di convenienza non certo dettate da spirito ambientalistico.
PUNTO QUATTRO - Scenario rio Ambiesta
La soluzione proposta per la rimozione del fango e garantire la pulizia delle opere di presa fronte diga prevede l’aspirazione di 40/80 litri/sec di melma con una pompa dreno aspirante per indirizzarlo verso lo scarico di superficie collegato ad una galleria già esistente per poi essere spedito nel rio Ambiesta a qualche centinaio di metri più a valle della diga.
Planimetria diga – in evidenza il percorso dello scarico del materiale dragato
A questo punto, per quanto si dichiara, la concentrazione del fango pare corrisponda a 200/300 gr/litro di fluido. Ora, ricordando che il D.Lgs.152/99 riguardante le dighe ammette le seguenti concentrazioni per la defluizione dei fanghi nei corsi d’acqua: 100 gr/litro x 1 ora; 40 gr/litro x 4 ore; 6,5 gr/litro x 24 ore, e che il dragaggio sarà continuo, facendo il rapporto dei dati: r=300/6,5= 46,15 risulta che la densità dei fanghi spinti giù per il rio Ambiesta è ben 46 volte maggiore di quello previsto dalla legge, sempreché essa venga fatta rispettare.
Allora si potrà ben affermare che il fatto è assolutamente stupefacente.
Come si può pretendere di fare una simile operazione ed affermare: «Una diluizione del fango comporterebbe il mancato effetto di sedimentazione nell’alveo dell’Ambiesta, che consentirà invece di ridurre l’apporto di sedimento al Tagliamento»!
Domanda: Come possono arrogarsi il diritto di distruggere l’Ambiesta per favorire il Tagliamento?
(fine I parte - continua)
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