"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

domenica 7 maggio 2017

All'Infanzia di Avasinis il primo premio per "Scuele e marilenghe"

Prestigioso riconoscimento per la scuola dell’infanzia di Avasinis, che  si è aggiudicata il primo premio al concorso “Chino Ermacora 2017. Scuele e marilenghe” promosso dalla Società Filologica Friulana, dall’Ente Friuli nel mondo, dal Ducato dei vini friulani e dal Centro di documentazione, ricerca e sperimentazione didattica di Udine, col patrocinio dell'Arlef.
A essere premiato è stato il progetto plurilinguistico in lingua friulana “A.A.A. Cercasi” che è stato coordinato dalle maestre Luisa Del Zotto, Francesca Giorgini, Romina Copetti e Claudia Zilli. 
La consegna del premio, pari a 500 euro che ora potranno essere investiti sulle strutture del plesso, è avvenuta il 4 maggio nella sede della Fondazione Crup a Udine. 
Il progetto realizzato affronta il tema dell’inclusione, dell’accoglienza e dell’accettazione del diverso: è stato realizzato un fascicolo individuale dove ogni bambino ha rappresentato graficamente la storia di un dinosauro che cerca casa e affronta un lungo viaggio in mongolfiera nel quale conosce molti ambienti e un luogo accogliente. 
Il progetto presentato, a detta delle insegnanti, è "la miglior  risposta  su come si possa far passare il messaggio sui temi dell’inclusione, dell’accoglienza, dell’accettazione del diverso a bambini così piccoli. Un personaggio fantastico (un dinosauro/drago), un racconto che potesse far emergere i punti di vista “dell’altra parte” e cioè non noi che vediamo il “diverso” e lo vogliamo accogliere bensì “ lui” che vive la diversità propria nel vedere le differenze degli altri e che, pur comprendendo il possibile superamento di tali incomprensioni, si sente debole, abbassa il capo e si ritira. La risoluzione semplice emerge nella sensibilità e nell’accoglienza  dei piccoli amici trovati". L’uso della lingua friulana ha consentito di contestualizzare le proposte nella realtà del territorio valorizzandole ulteriormente di carisma e avvicinandole ancor più ai bambini. Inoltre l’uso di più lingue quali italiano ed inglese e del metodo CLIL ha permesso di sensibilizzare  i piccoli allievi alle diversità linguistiche che, usate in concerto, li ha di fatto accostati al plurilinguismo. 
Il dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo di Trasaghis Nevio Bonutti si è congratulato con le insegnanti della scuola dell’infanzia di Avasinis per il bel lavoro svolto. 

                                         



sabato 6 maggio 2017

6 maggio, il senso di un anniversario

Il 6 maggio, in tutti i paesi che, 41 anni fa vennero colpiti dal terremoto, si preparano le cerimonie per ricordare le vittime di allora ed il percorso della ricostruzione.

Una "rilettura" di quell'evento viene offerta dall' Associazione Comuni Terremotati e Sindaci della Ricostruzione del Friuli e dalla Associazione Consiglieri Regionali che analizzano il senso di quella che fu l'esperienza del dopo-terremoto e delle linee-guida che guidarono la ricostruzione. E' un documento corposo ma che vale la pena di leggere con attenzione per capire il senso del "modello-Friuli" e per comprendere se esso può essere ancora applicato in situazioni diverse. (A&D)
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RICOSTRUZIONE DEL FRIULI: RIFLESSIONI E PROPOSTE

PREMESSA

            Nel 40° anniversario del tremendo terremoto che ha devastato nel 1976 il Friuli, seminando lutti e rovine, diverse sono state le iniziative per ricordare quella tragedia, la conseguente emergenza, la ricostruzione delle località colpite.
            Iniziative doverose per ricordare le vittime di quella catastrofe, per ringraziare quanti, e sono tanti, hanno dato il loro apporto dando vita ad un grande movimento di solidarietà verso di noi, per evidenziare le scelte compiute onde far sì che il Friuli rinascesse.
            Quelle scelte, che nel loro insieme formano il cosiddetto Modello Friuli, fanno capo e riferimento ad una scelta madre, sancita nel Decreto-Legge 13 maggio 1976 n. 227: lo Stato delega l'opera di ricostruzione alla Regione con facoltà di quest'ultima di avvalersi pure degli Enti Locali.
            Vale la pena di ribadire ancora una volta che il ricorso all'istituto della delega da parte dello Stato fu una autentica novità poiché prima di allora era lo Stato stesso ad intervenire direttamente.
            Quella delega è stata realizzata con impegno e con alto senso di responsabilità da parte di tutti gli enti delegati.
            Il che ha consentito di concludere positivamente la ricostruzione nonostante essa si sia rivelata complicata, complessa, carica di problemi di diverso genere; ricostruzione portata avanti in tutto il suo dispiegarsi con determinazione, con metodi in alcuni casi innovativi sul piano tecnico, amministrativo, gestionale in genere, con partecipazione, con trasparenza.
            Un elemento di fondo va evidenziato ed è quello della mobilitazione unitaria di tutte le energie politiche, istituzionali, religiose, sindacali, professionali, produttive, associative in genere per un obiettivo che tutte hanno sentito proprio: la rinascita del Friuli, risultato di un processo di democrazia diffusa.
            Non è certo facile unire tutte le forze, anzi, è assai difficile.
            Qui però ci siamo riusciti, sicché la ricostruzione, giustamente, va ascritta a merito di tutti.
            Questa unitarietà di intenti e di azione è uno dei più belli esempi che la generazione che ha fatto la ricostruzione trasmette alle generazioni di domani. 
            I ricordi, la memoria, il dolore, la gratitudine sono sentimenti nobilissimi e giusti ma non ci aiutano a vincere le sfide del presente.
           
Dobbiamo guardare al futuro con lo stesso rispetto che abbiano nei confronti del passato.           Dobbiamo chiederci molto onestamente che cosa, in termini pratici, ci ha lasciato quella grande stagione di impegno, ora alle nostre spalle, per capire quanto ci può essere utile per superare i terremoti del presente, e, soprattutto, perché nulla di quel patrimonio si è trasformato in valore aggiunto e in prassi permanente dell'agire politico in primis della nostra Regione.
            Affinché la ricostruzione, pur nella sua grande positività, non rimanga circoscritta nel ieri occorre trarre da essa “indicazioni” per il futuro, cogliendo almeno taluno degli insegnamenti che da quella esperienza promanano.
            L'Associazione tra i Consiglieri regionali e l'Associazione dei Comuni terremotati e Sindaci della ricostruzione del Friuli avvertono l'esigenza che la “memoria” non si esaurisca nel solo, seppur importante, ricordo ma costituisca occasione di riflessione su grandi tematiche che, grazie alla esperienza trascorsa, possano essere affrontate attingendo al bagaglio delle conoscenze maturate.
            Entrambe le Associazioni auspicano fermamente che tale riflessione abbia a svilupparsi fin dalla nuova ricorrenza ed a tal fine mettono a disposizione un proprio contributo anche se non certo esaustivo.

INDICAZIONI CHE EMERGONO DALLA RICOSTRUZIONE IN FRIULI

            Le indicazioni sono diverse vuoi generali, vuoi settoriali.
            Meritano particolare evidenziazione:

1.                  Il dovere di conservare la memoria di quella esperienza e di trasmetterla, almeno in termini di valori, alle nuove generazioni. A tale scopo la Regione in primis dovrebbe dare sostegno e supporto a quanto di valido può e potrà essere finalizzato alla conoscenza ed allo studio del Modello Friuli.
            La messa in sicurezza, la catalogazione, la messa in rete degli atti della ricostruzione è opera meritoria anche al fine di fornire concreti elementi di analisi e di studio a coloro che nel tempo vorranno occuparsi di essa.
2.                  È opportuno che “emergenza” e “ricostruzione”, seppur collegate, siano considerate fasi distinte: l'emergenza deve affrontare i problemi, e sono diversi, di “pronto soccorso” e di “messa in sicurezza”; la ricostruzione deve occuparsi del “futuro” delle comunità colpite.
3.                  Per la ricostruzione non si proceda con iniziative e progetti calati dall'alto anche se tecnicamente validi, ma ci sia il confronto costruttivo con le popolazioni interessate, ricercando sostanziale condivisione senza la quale potrebbe risultare arduo o comunque irto di difficoltà il cammino realizzativo.
4.                  Emergenza e ricostruzione sono fatti “straordinari” per complessità e per l'urgenza del fare: non è, pertanto, pensabile di operare secondo procedure ordinarie. Per le modalità e le procedure di intervento la ricostruzione del Friuli può fornire un valido quadro di azioni tecniche, amministrative e gestionali, alcune delle quali innovative ed originali.
5.                  La ricostruzione non si limiti al mero “ripristino” degli immobili e delle opere danneggiate o distrutte: il che significa che essa deve avvenire con finalità di sviluppo. La ricostruzione inoltre deve ispirarsi a delle scelte di fondo che in Friuli sono state: ripristino dei paesi e quindi delle comunità in loco e dei settori produttivi in via prioritaria.
6.                  Tutti gli interventi siano improntati alla massima trasparenza.
7.                  L'esperienza della ricostruzione del Friuli, intesa come modello originale, non rimanga fine a se stessa, ma venga posta a disposizione di tutti. A tale scopo dovrebbe essere lo Stato a recepire i punti di fondo dell'esperienza stessa attraverso un provvedimento quadro cui poter far riferimento da subito al presentarsi di nuove calamità in Italia, senza dover “pensare” ogni volta al cosa fare.
La Regione Friuli Venezia Giulia, che ha vissuto direttamente la ricostruzione, dovrebbe rappresentare questa esigenza agli organi dello Stato.
8.                  Una costante ed accorta “politica della spesa” non solo perché si tratta di fondi pubblici ma anche per non lasciare insoddisfatte nel tempo le istanze di quanti, aventi titolo, sono i più lenti a partire (di solito sono i più deboli): la ricostruzione in Friuli è avvenuta, quanto all'intervento contributivo per la edilizia abitativa, nel rispetto di “tetti”massimi di spesa.
9.                  L'esigenza di intervenire per la sicurezza sismica degli immobili.
È un tema che ritorna di attualità dopo il recente sisma dell'Italia Centrale ma che, nella nostra Regione, si sostiene fin da subito dopo il terremoto del 1976.
È un tema questo che, per la sua portata, viene di seguito esposto con riguardo al territorio nazionale ed alla Regione F.V.G.

SICUREZZA SISMICA DEGLI EDIFICI

            Tema di grande peso e portata posto che larga parte del territorio italiano è classificato a rischio sismico ed è, come si sa, abbastanza frequentemente soggetto a terremoti.
            Bisognerebbe decidere se rimanere in attesa di calamità di questo genere per intervenire post col rischio di un più alto numero di vite umane perse e di danni ingenti cui porre rimedio, o se realizzare interventi volti alla prevenzione che, pur non dando sicurezza assoluta (essa dipende da fattori diversi compresa l'intensità dell'eventuale sisma) gioverebbero al risparmio di vite ed al contenimento dei danni.
            È il buon senso ad indicare la via degli interventi di prevenzione e quindi di consolidamento statico degli immobili.
            Poiché questo specifico tema della sicurezza ha valenza generale, va chiesto allo Stato un piano straordinario di interventi con riguardo, anche se secondo graduazione e priorità, all'intero territorio sismico italiano.
            Tale piano nazionale:
a)                  data l'entità degli oneri da sostenere dovrà avere articolazione pluriennale (30,40,50 anni) sviluppandosi però in tranche che abbiano continuità nel tempo
b)                 ha bisogno di procedure e disposizioni tecniche ed amministrative semplificate
c)                  dovrà stabilire che le opere di antisismicità sono obbligatorie non solo per le nuove costruzioni ma anche per interventi su vecchi edifici quando si dà corso sugli stessi a lavori di ristrutturazione o di manutenzione straordinaria
d)                 deve implicare una attenta vigilanza/controllo tecnico affinché siano osservate scrupolosamente da tutti gli operatori tutte le disposizioni al riguardo
e)                  deve prevedere interventi agevolativi, vuoi fiscali, vuoi contributivi, a favore dei cittadini che daranno corso alle opere di consolidamento statico
            Il piano nazionale tornerebbe utile anche per il sostegno che esso darebbe all'economia, in particolare al settore edilizio e suo indotto.

SICUREZZA SISMICA DEGLI EDIFICI NEL FRIULI VENEZIA GIULIA

            Nelle zone terremotate del Friuli le riparazioni degli edifici danneggiati dal sisma avvenute con i benefici della L.R. 30/1977 hanno contemplato anche il consolidamento statico (opere A).
             È fermamente auspicabile che ciò avvenga pure nelle zone dell'Italia Centrale colpite dal sisma nel 2016.
            A tal fine può tornare utile l'utilizzo, per quanto possibile, delle tecnologie, anche affinandole ulteriormente, usate in Friuli.
            Gli interventi di consolidamento statico fatti in Friuli post-sisma non coprono compiutamente tutte le esigenze per cui il Friuli oggi è interessato a tali opere:
a)                 nelle zone classificate a rischio sismico extra area terremotata
b)                 nelle zone già terremotate relativamente agli immobili che non sono stati oggetto di intervento post-sisma ovvero oggetto di intervento di solo ripristino senza consolidamento (L.R. 17/1976).
            La Regione F.V.G., senza attendere il già auspicato piano nazionale di cui sopra, dovrebbe, con mezzi propri, predisporre un proprio piano regionale per le zone suddette, anche esso ad articolazione pluriennale.
            Va ricordato che, su delega statale (art. 3 legge 1 dicembre 1986 n. 879), la Regione F.V.G. ha emanato la l.r. n. 30/1988 che prevede interventi di adeguamento antisismico nei Comuni classificati disastrati dal sisma 1976 ed in quelli a rischio sismico (ex grado S=12).
            Quest'ultima esperienza, opportunamente aggiornata, anche sul piano normativo, andrebbe estesa all'intera area ora classificata sismica.

UN COSTRUTTIVO RAPPORTO TRA REGIONE ED UNIVERSITÀ

            Ai fini del consolidamento statico degli immobili tornerebbe utile l'attivazione di apposite ricerche scientifiche, con riguardo all'articolato nostro compendio immobiliare ed in relazione alle diverse intensità del sisma. L'Università di Udine, nata con la legge n. 546/1997 e con compiti istituzionali anche di “servizio” al territorio, potrebbe essere investita del problema, tenuto pure conto che essa, negli anni passati, ha avuto una forte attenzione per i temi della sismicità. Tali ricerche potrebbero poi tornare utili anche a livello nazionale.

UN NUOVO RAPPORTO REGIONE-AUTONOMIE LOCALI

            La ricostruzione del Friuli ha quale fondamento il rapporto Stato-Regione-Autonomie Locali.
            Tra i tre livelli istituzionali c'è stata positiva collaborazione senza confusione e senza conflittualità, pur in presenza di problemi immani e drammatici.
            Positivo e fruttuoso di risultati è stato il rapporto Regione-Autonomie Locali.
            C'è da chiedersi: se la delega Regione-Autonomie Locali ha funzionato in frangenti straordinari, perché non dovrebbe funzionare in momenti per così dire ordinari?
            Va allora ripensato il “modo d'essere” della Regione che dovrebbe riservare a se stessa le funzioni legislativa, programmatoria, di indirizzo, delegando i compiti gestionali al sistema delle autonomie.
            Ciò è possibile a statuto regionale vigente e quindi senza richiedere revisioni o modifiche statutarie.
            Un siffatto nuovo rapporto Regione-Autonomie Locali, da attuare anche per comparti di materie, gioverebbe alla valorizzazione dell'intero nostro sistema istituzionale.
            Una tale scelta riformista, inoltre, costituirebbe un positivo utilizzo della nostra specialità e potrebbe essere d'esempio per altre Regioni.

LA DIVULGAZIONE DEL MODELLO FRIULI

      Senza addentrarci in disquisizioni sull’applicabilità o meno di questo modello ad altre situazioni   dobbiamo interrogarci perché il ben riuscito Modello Friuli di ricostruzione post sismica non abbia trovato, al di là delle parole, applicazioni nei sismi successivi in Italia e tantomeno all’estero.
      Il fatto che ogni terremoto e ricostruzione abbiano proprie specificità derivanti dalle caratteristiche del territorio, delle comunità che lo abitano, della realtà politica, istituzionale e culturale locale non ci esime dall’esaminare quali nostre carenze abbiano contribuito alla mancata divulgazione ed applicazione del nostro modello e dal individuare le vie per superarle, poichè dobbiamo porci l’obiettivo di farlo conoscere a livello nazionale ed internazionale attraverso i più vari contatti.  A tal fine:
1.                  i vari soggetti che si occupano di terremoto e di ricostruzione (Università, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, OGS, Regione, Municipalità, Associazione dei Consiglieri regionali, Associazione del Comuni terremotati e sindaci della ricostruzione,  Museo Tiere Motus, Centro di Documentazione) devono operare in questa direzione con iniziative coordinate;
2.                  Spente le tante scintillanti luci temporanee del quarantennale, è e sarà il Museo Tiere Motus l’unica realtà ad illuminare costantemente e quotidianamente il terremoto e la ricostruzione del Friuli. Lo farà tanto meglio assieme al Centro di Documentazione sul terremoto e la ricostruzione, che conserva una ricchissima documentazione tra cui tutte le schede di cui alla L.R. 17/1976 di ogni Comune ed è situato nello stesso palazzo Orgnani Martina di Venzone. E’ da queste realtà integrate che bisogna partire per la divulgazione del modello Friuli. In questi mesi il Museo è stato oggetto di diversi interventi come il ripristino della sala multimediale, la creazione del laboratorio didattico e il ripristino del riscaldamento in tutte le sale espositive. A breve la struttura accoglierà l’imponente mole documentaria digitale e cartacea dei progetti degli edifici recuperati ai sensi dell’art.8 della L.R. 30/1977. E’ auspicabile che, anche con la collaborazione dell’Associazione dei Consiglieri regionali, pure la notevole documentazione relativa alla ricostruzione attualmente conservata a Gradisca d’Isonzo venga collocata nel Centro di Documentazione. In tal modo il binomio Museo Tiere Motus e Centro di Documentazione costituirebbe un’importante struttura  di riferimento per la ricerca nelle varie discipline relative al terremoto ed alla ricostruzione. Una struttura dalla quale dare una proiezione nazionale ed internazionale al Modello Friuli di ricostruzione postsismica. Un rafforzamento in tal senso verrà dall’Esercitazione Antisismica Internazionale ( Seismic Emergency Response Management – International Training School) in programma a Portis di Venzone.
3.                  Sta all’intelligenza ed alla volontà degli amministratori regionali sostenere politicamente e finanziariamente questo percorso.

IL VALORE DELLA DEMOCRAZIA NELLA RICOSTRUZIONE

            Nella ricostruzione la Democrazia si è espressa in tutte le forme possibili sin dai comitati di tendopoli per poi incidere in tutte le fasi della rinascita e si è manifestata grazie alla volontà del popolo friulano di decidere, di contare, di scegliere, di controllare, di agire.
            Una Democrazia vera, viva, alimentata dal dibattito: era il tempo delle parole e della parola.  
            La partecipazione è stata favorita e stimolata dal decentramento e dal ruolo affidato alle Amministrazioni locali: ciò ha consentito che tutto fosse sotto gli occhi di tutti.      
            Nell'ambito di questo processo democratico si sviluppò il grande ruolo della politica, dei partiti, delle forme sociali e produttive, della Chiesa friulana: una rete di protezione e di partecipazione sociale capace di ascoltare, di valorizzare le idee, di fare sintesi, di orientare le scelte e le leggi.
            Quell'epoca seppe esprimere la migliore classe dirigente, rivelatasi all'altezza del grande compito cui doveva provvedere come i risultati ottenuti ampiamente dimostrano; una classe dirigente che ha saputo mantenersi ancorata ai valori che la comunità del Friuli esprimeva.
            Ora bisogna ripartire ripristinando partecipazione e democrazia.
            Il sistema attuale basato sulla gerarchia dei capi non ha nulla a che vedere con la sola metodologia che permette di vincere le grandi sfide: il coinvolgimento della gente, che è stato, come è ben noto, elemento cardine della ricostruzione.
            Dobbiamo interrompere lo spopolamento della democrazia.
            È ciò che ci chiede il tempo che ci tocca di vivere.
            Questo è un importante insegnamento, anzi la lezione, del 1976.

RIEPILOGO AZIONI CONCRETE DA COMPIERE

            Quanto esposto nel presente documento presuppone, per concretizzarsi, alcune azioni da compiere.
            La Regione dovrebbe:
1.                  rappresentare allo Stato:
a) la opportunità che esso faccia proprie le parti sostanziali del cosiddetto Modello Friuli e ciò con un provvedimento quadro che valga da riferimento per il futuro nel caso di nuove calamità sismiche in Italia
b) l'esigenza della messa in sicurezza sismica degli immobili nelle zone classificate a rischio sismico, e ciò con un piano pluriennale organico e specifico sulla base delle indicazioni precedentemente date nel presente documento           
2.                  dotarsi di un proprio piano pluriennale per la sicurezza sismica nelle aree ora sismiche per gli immobili non già consolidati a seguito degli interventi post terremoto
3.                  assumere nel tempo iniziative volte a conservare la memoria della nostra esperienza di ricostruzione per trasmettere alle nuove generazioni l'”anima” della ricostruzione stessa
4.                  dar corso al trasferimento di funzioni di gestione, ora in capo a se stessa, al sistema delle autonomie locali con provvedimenti legislativi organici per materia, valorizzando così l'intero sistema istituzionale in Regione.

Associazione Comuni Terremotati e Sindaci della Ricostruzione del Friuli
Associazione Consiglieri Regionali

Maggio 2017
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Chi è arrivato fin qui può approfittare del Blog per esprimere quali siano le considerazioni emerse dalla lettura del documento ed il proprio parere sull'analisi proposta.


venerdì 5 maggio 2017

Ritorno a Bordano (più di 140 anni dopo)

Il Messaggero Veneto di ieri ha pubblicato una lettera di Emi Picco che segnala un significativo episodio di "ricerca delle radici": il caso del ritorno in Friuli, a Bordano,  di un discendente di quanti lasciarono il paese per l'Argentina alla fine dell'Ottocento.

Bordano
Sulle orme degli avi 140 anni dopo


Prendendo in prestito il titolo di un film anni '60, voglio raccontare quello che è successo a Bordano e che fa esclamare "non si muore finché rimane il ricordo tra la gente". Dunque, diluviava e per passare il tempo ero su Facebook. Soliti messaggi, quando all'improvviso sullo schermo è comparsa la foto di un'amica che lavora alla Casa delle Farfalle con accanto un signore e sotto la spiegazione: "questo signore è Eugenio Domingo Sella e viene da Colonia Caroja in Argentina e i sui avi erano originari di Bordano e parla perfettamente friulano". Leggendo il cognome, Sella, mi è tornata in mente la storia che raccontava mia bisnonna di un certo Candido Sella che abitava a Bordano in Sele Grande ed era partito, dopo aver venduto tutto, compreso il cane, con tutta la famiglia per l'Argentina negli ultimi anni del 1800. Di lui si era persa ogni traccia, ma alla gente di borgo Sella Grande era rimasta la "visione" del cane che ogni giorno andava a guaire davanti alla porta dei suoi ex padroni.
Conoscendo questa storia ho consigliato all'amica di Fb di accompagnare il signore da mia mamma, una delle ultime depositarie di storie e leggende riguardanti Bordano e zone limitrofe. Quando questo signore è arrivato dai miei ha avuto la conferma e conosciuto la storia di quel suo avo Candido Sella, partito nel 1870 circa per l'Argentina destinato a Santa Fé con la famiglia. Da non crederci, dopo 140 anni qualcuno si è fatto vivo per cercare le sue origini, parlando perfettamente friulano e per puro caso incontrando le persone giuste che gli hanno raccontato le vicende che hanno preceduto la partenza dei suoi avi. Ecco il miracolo successo a Bordano. Sembrava impossibile ritrovare notizie di Candido Sella, invece è arrivato il suo discendente Eugenio Domingo Sella a riaccendere i ricordi, permettendogli di ritrovare forse, il luogo di sepoltura del suo avo tanto cercata nella zona di Colonia Caroja, zona fondata e abitata da friulani della "nostra zona", invece Candido Sella era stato "destinato" verso Santa Fé. 
Emi Picco- Tolmezzo

(Messaggero Veneto, 4 maggio 2017)



Eugenio Domingo Sella a Bordano


Emi aggiunge anche altri particolari tramandati dalla memoria popolare relativi alla partenza di Candido Sella nel 1870: "A chi partiva per l'America, la sera prima della partenza, veniva fatto una sorta di funerale a cui partecipavano tutte le persone che l'indomani dovevano partire per mondi lontani (era praticamente un addio ) e l'indomani suonavano per loro le campane. Questa era l'usanza per chi lasciava il paese per terre lontane, e così era successo anche a Cjandi di Sele "

giovedì 4 maggio 2017

Avasinis, la forza della memoria (2)


L'ultimo numero del settimanale diocesano "La Vita Cattolica" dedica un articolo alla commemorazione di Avasinis sottolineando come, accanto alle vittime dell'eccidio, venga ricordata anche la figura di don Francesco Zossi, chiamato il "Pastor bonus". Nell'articolo si citano le ricerche storiche compiute sull'eccidio   e l'importanza della pubblicazione del Diario del sacerdote.






Avasinis. In preghiera per le 51 vittime dell’eccidio. 
Ricordato il «Pastor bonus»

Un doloroso episodio di cui, ininterrottamente dal 1946, la comunità di Avasinis e tutta Trasaghis,
ha mantenuto viva la memoria, Si tratta dell’eccidio di Avasinis, le cui vittime sono state commemorate martedì 2 maggio, nel 72° anniversario della loro morte. Si era alle ultime giornate
di guerra e per ragioni non completamente chiarite, una squadra di Ss arrivò nella frazione e fu protagonista di una strage indiscriminata: l’uccisione di 51 persone tra la popolazione, molte delle quali erano bambini e anziani.
Insieme alle 51 vittime, nel corso della cerimonia è stato ricordato anche il «Pastor bonus», don Francesco Zossi (nella foto) che operò in paese dal 1932 al 1948, condividendo i sacrifici della popolazione e rimanendo esso stesso gravemente ferito durante le ore dell’eccidio. «Don Zossi – come ha avuto modo di sottolineare Luciano De Cillia –, che era anzitutto
“il parroco” fu sostanzialmente vicino a chi aveva scelto la Resistenza, anche se fu critico su certi metodi di lotta che in guerriglia sembrano purtroppo inevitabili; sta di fatto che, più volte minacciato e addirittura messo al muro in quel tragico 2 maggio, don Zossi non fornì agli invasori alcuna informazione che potesse danneggiare i partigiani. Come tanti preti della montagna – sostenuti
ed incoraggiati dall’arcivescovo Nogara – fu vicino alla sua gente, sulla scia della migliore tradizione
del clero friulano». La pubblicazione dei diari di don Zossi è stata in passato promossa dal Comune; integrata da testimonianze dirette e da riferimentri bibliografici, ha visto ben tre edizioni. Va ricordato che negli anni ‘90 è stato realizzato un monumento-memoriale nel vecchio cimitero (nella foto, in alto) dove sono state sepolte le vittime dell’eccidio a cui, nel 2012, è stata aggiunta una targa commemorativa che spiega il contesto storico di quella vicenda.
(La Vita Cattolica, 3 maggio 2017)

mercoledì 3 maggio 2017

Avasinis, la forza della memoria (1)

E' stato l'assessore della Regione FVG Mariagrazia Santoro a tenere l''orazione ufficiale alla commemorazione del 72° anniversario dell’eccidio di Avasinis del 2 maggio 1945 che  si è tenuta ieri nella frazione di Trasaghis.
Alle 10.15 nel centro sociale di Avasinis  c'è stata  la formazione del corteo e, a seguire, la messa celebrata da mons. Roberto Bertossi nella parrocchiale. Dopo la messa c'è stata la commemorazione nel cimitero monumentale “Martiri 2 maggio 1945” davanti a tante persone tra le quali  amministratori, rappresentanti delle associazioni partigiane, scolaresche. 
Per l’occasione,  sono intervenuti il sindaco Augusto Picco, la presidente provinciale dell’associazione nazionale vittime civili di guerra Adriana Geretto e appunto, l'assessore Santoro che ha sottolineato il legame tra il "senso della memoria" che porta, da più di 70 anni, ininterrottamente a ricordare le vittime innocenti dell'eccidio e i problemi posti dalla contemporaneità, con la necessità di non dimenticare i valori della giustizia, della solidarietà e dell'accoglienza .  



Geologia perilacustre proposta domenica da CdF ed Ecomuseo

La roccia sul lago

Escursione al Lago di Cavazzo
domenica 7 maggio / dalle 10.00
gratuito con prenotazione
con l'Ecomuseo Val del Lago

La Casa delle Farfalle di Bordano, in collaborazione con l’Ecomuseo della Val del Lago, ha organizzato una serie di escursioni per promuovere la conoscenza e lo sviluppo del territorio intorno al Lago di Cavazzo.
La prima di queste si terrà domenica 7 maggio e si si concentrerà sulle molte evidenze geologiche di quest’area, per mettere insieme un lungo racconto che raccoglie le origini e lo sviluppo dell’anfiteatro delle colline moreniche, l’unità geografica del campo di Osoppo, la Val del Lago come letto del Paleo-Tagliamento, antiche testimonianze del passaggio del fiume, i conoidi del quaternario, la presenza di rocce conglomeratiche, segni del passaggio del ghiacciaio tilaventino, il colle di Osoppo con le sue particolari origini geologiche e le impronte fossili di mammiferi vissuti tra i 10 e i 5 milioni di anni fa.
L’escursione sarà guidata da un geologo (Alberto Chiandussi) e un forestale (Rossella Crescente), che racconteranno una storia di epici e drammatici avvenimenti (alluvioni, terremoti, ecc.), una storia che, se riusciamo a immaginarla, può far impallidire “Il signore degli anelli”.
Programma:
  • Dove: Il ritrovo sarà presso la fermata dell’autobus ad Interneppo (frazione di Bordano) alle ore 10.00
  • Per chi: Adulti e bambini di almeno 6 anni. Massimo 25 partecipanti
  • Durata: 3 ore Il sentiero è di facile percorrenza ed è quasi tutto pianeggiante (a parte un breve tratto di circa 100 metri di dislivello da farsi in discesa)
  • Costo: gratuito ma prenotazione obbligatoria Casa delle Farfalle: 0432 1636175 / 344 2345 406);
  • Abbigliamento: Vestirsi con scarponcini e portare una mantella impermeabile in caso di pioggia leggera (in caso di forte pioggia o temporale l’escursione sarà annullata).

martedì 2 maggio 2017

Anche in Val del Lago, tetti "cence rondons"

I rondoni sono spariti dal Friuli

Le case costruite dopo il sisma non favoriscono la loro presenza.
Il terremoto del 1976 è stato fatale per i rondoni, diventati, da allora, una specie a rischio estinzione. La ricostruzione ha spazzato via gli angoli più suggestivi dove andavano a nidificare e anno dopo anno si contano sempre meno esemplari. Ecco perché, ieri, ad Artegna, Arduino Candolini, un volontario del circolo Legambiente della pedemontana e del gemonese, con l’aiuto dei Vigili del fuoco, ha installato una decina di nidi artificiali, uno anche sulla finestra della sala consiliare.
«I rondoni nidificano nelle crepe dei muri, sotto le tegole e sotto le coperture degli edifici storici. Tutti angoli spariti dopo il terremoto. Anche i palazzi rimasti in piedi sono stati ristrutturati e non presentano più le caratteristiche di prima», spiega Candolini che da tempo si batte per riportare i rondoni in Friuli. Il volontario ha effettuato un monitoraggio delle coppie presenti e la mappa conferma quanto questa specie abbia bisogno di aiuto.
«A Cavazzo Carnico si contano tre, al massimo quattro coppie, due a Interneppo e una decina a Gemona. A Cesclans, Mena, Somplago, Bordano, Alesso, Avasinis, Trasaghis e Braulins, invece, sono completamente spariti». Quarant’anni fa a Interneppo, ma questo è solo un esempio, c’erano almeno 50 coppie di rondoni.
Di fronte a questa situazione, l’appello del volontario di Legambiente non può che essere: «Dateci una mano a installare i nidi artificiali. Devono essere collocati in edifici alti almeno tre metri oppure fissati alle canne fumarie».
Sempre Candolini ricorda che i rondoni sono «uccelli particolarmente dotati per il volo. Nei loro caroselli serali raggiungono anche i 200 chilometri orari. Si nutrono, dormono e si accoppiano in volo. Si posano a terra solo per covare e accudire i piccoli». In Friuli arrivano a fine maggio e se ne vanno a inizio autunno.
Non a caso, ieri, nel corso della Festa di primavera, il volontario di Legambiente ha avviato una vera e propria campagna per favorire l’accoppiamento dei rondoni. Ma soprattutto il loro ritorno nei luoghi dove un tempo li vedevamo volare numerosi. A favorire l’allontanamento dei rondoni, oltre al terremoto e alla ricostruzione delle case, ora sono anche i cambiamenti climatici che stanno mettendo a rischio diverse specie animali. Non solo perché l’aumento delle temperature incide pure su alcune specie arboree da sempre presenti nei nostri boschi.
(Messaggero Veneto, 2 maggio 2007)
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Qualcuno tra i lettori del Blog vuole segnalare aggiornamenti sulla presenza dei "rondons" in zona? O vuole collaborare alla iniziativa di salvaguardia proposta? Scrivetelo al Blog. 

lunedì 1 maggio 2017

Anche da Alesso, un commosso "Mandi Leo!"

Leonardo Zanier, "Leo", si è spento in Svizzera, dove abitava da tempo. Poeta, scrittore, sindacalista, carnico e appassionato difensore della Carnia ... era una personalità dai molteplici aspetti.
Un profilo sulla sua multiforme attività può essere letto, per esempio, qui:
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2017/04/30/news/morto-leonardo-zanier-cantore-dell-emigrazione-friulana-1.15271650?ref=hfmvuder-1


Ad "Alesso e Dintorni" lo si vuole ricordare per la sua incisiva partecipazione,  il 2 maggio 2010, all'inaugurazione del monumento all'emigrante, sulla piazza di Alesso: parlò allora di emigrazione e anche di identità, leggendo una delle sue più famose e incisive poesie.


Qui il video, da youtube, che ricorda il suo intervento ad Alesso:



Ma anche in altre occasioni dimostrò interesse per la Val del Lago: in occasione della riedizione del suo "Carnia Kosakenland Kazackaja Zemlja", per esempio,  si interessò a lungo del fenomeno dei "cosacchi che tornano" e volle pubblicare nel libro un paio di immagini della visita di Atamani cosacchi sulla piazza di Alesso.



Mandi Leo, ora anche tu sei "libar di scugni lâ"...  a poetare in un'altra dimensione.


RADìCUI
a chei che ca e là
pas cenas
o sui gjornâi
a' esàltin cun retorica
il sacrifici cidin
e disgraciât
di chesta cjera
parch'e encje nô
rivìni a cjatâ una rason
ai nestis sfuarz
una fin al nesti lâ
invece di neâ
tal vin i fastidis
e stâ a vaî cidins
su las nestas disgracias 

(Leo Zanier)