Un blog per informare, per ragionare, per confrontarsi su quel che capita ad Alesso e nei dintorni. Ce sucedial, ce si fàsie, ce si podarèssie fâ a Dalés e intal dulintôr? Scuvierzìnlu su chest Blog.
"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons
martedì 29 dicembre 2020
Fine anno ad Alesso con "Un cjapiel di coscrit par ogni balcon"
Un cjapiel di coscrit par ogni balcon
Fra i tanti guai che il Covid ha causato c’è anche l’annullamento della festa dei coscritti di Alesso. Non era successo nemmeno col terremoto; bisogna andare indietro ai tempi delle guerre per trovare altre sospensioni.
Non ci sarà quindi, la notte tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio, nessuna sfilata di coscritti, nessun incrocio di bandiere: vietato ogni assembramento (giustamente).
Ma, per non darla proprio vinta al Covid, ecco una proposta lanciata dalla pagina facebook “Coscrits a Delés”. In ogni casa c’è un cappello di coscritto e/o un grimâl o una ghirlanda da coscritta: tiriamoli fuori, ed il 31 dicembre ed il 1° gennaio mettiamoli esposti, su un balcone, su un terrazzino, sotto un loggiato.
Se la proposta verrà accolta, sarà un qualcosa che colpirà gli occhi e il cuore di ogni dalèssàn!
E naturalmente, visti i tempi, documentiamo sulla Rete questa “comunione di intenti”, pubblicando su questa pagina le foto dei cappelli esposti e, magari, la vostra foto mentre lo indossate, il cappello!
Se non potremo trovarci in piazza a mezzanotte a cantare “Bella non piangere”, mettiamo almeno “un cjapiel di coscrit par ogni balcon”!
Quindi, pro memoria per chi concorda:
- Mettere un “mi piace” magari con un commento al post pubblicato su https://www.facebook.com/Coscrits-a-Delés-101434435231084
- Condividere e promuovere l'iniziativa, a voce e sui social
- Tirar fuori il cappello e metterlo in un punto visibile
- Fotografarlo e pubblicarlo in questa pagina
- Per chi si vuole sbizzarrire: pubblichi la sua foto col cappello oggi e quella a vent’anni: tutti modi per sentirsi più uniti, più “paese”.
martedì 22 dicembre 2020
Lago, l'augurio per un 2021 capace di avviarsi verso il ritorno alle condizioni naturali
I Comitati hanno diffuso un volantino, con una immagine emblematica del lago, sospesa tra i problemi del presente (scarichi fangosi e freddi...) e le prospettive del futuro (con la restituzione del bacino alle sue condizioni naturali) e l'augurio che il 2021 sia veramente un anno di svolta.
domenica 13 dicembre 2020
Con la neve, montagna al buio e pianura illuminata
Riceviamo e pubblichiamo:
PIANURA ILLUMINATA E MONTAGNA AL BUIO
Puntuale, come in ogni maltempo, anche questa volta si è ripetuta la stessa situazione: paesi della montagna rimasti al buio ed al freddo a causa dei guasti alla rete di distribuzione dell’energia elettrica. Situazione paradossale poiché a rimanere al buio sono quelle valli dove grandi centrali e tante centraline idroelettriche producono energia.
Riporto solo a titolo di esempio e perché significativa la situazione dell’Alta Val Degano che finisce spesso nella cronaca giornalistica per le interruzioni della corrente elettrica a causa del maltempo nonostante la notevole presenza delle centrali idroelettriche di Luincis-Applis, del Vaglina, di Magnanins, del Fulin, del Degano ad Avoltri, della società Monte Cucco.
Il fatto che a rimanere al buio siano proprio le località di montagna dove si produce l’energia elettrica induce una serie di considerazioni sulle cause e sui rimedi. Nell’articolata società moderna sono i territori di pianura, urbani, industriali a costituire la struttura economica e finanziaria portante del paese finendo per essere dominanti anche sul piano culturale e politico, oltre che territoriale. Ne consegue che ai territori cosiddetti marginali, quali sono per lo più quelli montani, viene assegnato un ruolo “di servizio” che li mantiene nella loro marginalità: non consumatori ma solo produttori di energia elettrica sfruttando all’inverosimile la risorsa principale della montagna che è l’acqua. Energia da portare altrove su impattanti elettrodotti aerei anziché interrati e lasciare invece in loco il territorio con i fiumi, torrenti e persino ruscelli ridotti a nude pietraie senza un filo d’acqua.
La legislazione nazionale è conseguente, tant’è che prevede che, eccezion fatta per le cooperative energetiche, i produttori idroelettrici della nostra montagna debbano conferire l’energia prodotta alle società dispacciatrici Terna e Enel che la trasportano innanzitutto nei citati territori di pianura, urbani, popolosi ed industriali che assicurano buoni profitti ai loro azionisti per quasi il 50% stranieri. In tale contesto diventa di secondaria importanza per tali società la puntuale fornitura ai territori montani marginali e disagiati che non “rendono” finanziariamente a causa dei pochi abitanti-utenti per lo più vecchi. Territori che quindi vengono trascurati negli investimenti e nella gestione delle linee che, nelle particolari condizioni ambientali e paesaggistiche della montagna, si dovrebbero interrare e non ricorrere alla comoda attribuzione di colpa a quegli alberi che sotto il peso della neve o la forza del vento cadono sulle linee elettriche aeree.
Quello dell’idroelettrico è un aspetto settoriale del più generale rapporto distorto tra realtà urbane e periferie montane. Provvedere a raddrizzare la stortura di tale rapporto è compito e dovere delle politica nazionale con adeguati provvedimenti legislativi, mezzi e non solo. Innanzitutto abolendo l’obbligo del conferimento dell’energia prodotta ai dispacciatori Terna ed Enel lasciando a disposizione del territorio di produzione la quantità di energia ad esso necessaria. Così, per esempio, per evitare che Forni Avoltri resti senza corrente elettrica basterebbe la posa di un centinaio di metri di cavo per collegare la centrale idroelettrica della Comunità Montana direttamente alla rete di distribuzione interrata dell’abitato. Lo stesso potrebbe essere realizzato in altre analoghe situazioni.
La legge sul passaggio del grande idroelettrico alle regioni va in questa giusta direzione prevedendo tra l’altro che parte dell’energia prodotta venga gratuitamente consegnata alla Regione per essere utilizzata nei territori montani di produzione. Si tratta di ampliare tale disposizione anche alle tante invasive centraline dal momento che i loro proprietari privati realizzano profitti sfruttando l’acqua che è un bene delle comunità locali. Invero, per raddrizzare la citata stortura è ormai indilazionabile – essendo l’ultima la n.1102 del 1971 - l’adozione di una nuova legge nazionale organica sulla montagna, che ponga in campo adeguati strumenti e mezzi.
A raddrizzare tale stortura è chiamata anche la nostra Regione costituendo senza ulteriori indugi la propria società energetica (SEFVG) a capitale pubblico da tempo annunciata sull’esempio delle province autonome di Trento e Bolzano. Società che assuma la gestione non solo del grande idroelettrico ma anche delle centraline le cui concessioni vengono via via a scadenza. Inoltre va posto fine alla politica regionale di rilascio di concessioni a dritta e a manca per la costruzione di centraline idroelettriche persino sugli ormai rari corsi d’acqua rimasti liberi da parte di privati nelle mani dei quali vengono consegnati per 30 anni per produrre profitti che vanno nelle loro tasche e non già a beneficio delle comunità locali.
Sono chiamati anche i Comuni che, prendendo esempio da quelli trentini, dovrebbero essere loro, singolarmente o associati, a produrre e distribuire energia elettrica alle proprie comunità anziché favorire i derivatori privati per ricevere in compensazione la sistemazione di qualche marciapiede, il che va meglio definito come obolo. Sono chiamate anche le nuove Comunità Montane, in particolare quella della Carnia, che disponendo già di un proprio parco di centrali idroelettriche potrà e dovrà sviluppare una politica tesa a creare sinergie con la Società Elettrica Cooperativa Alto But (SECAB) e la Cooperativa Elettrica di Forni di Sopra, storiche cooperative che hanno maturato una notevole esperienza, al fine di raggiungere se non un’autonomia energetica della Carnia almeno, inizialmente, di ogni singola vallata. Sono chiamati anche gli abitanti della montagna a brontolare meno nelle poche osterie rimaste ed a interessarsi di più al proprio territorio ed alla propria comunità per contribuire a risolverne i problemi.
Franceschino Barazzutti già presidente del Consorzio del Bacino Imbrifero Montano (BIM) del Tagliamento, già sindaco di Cavazzo Carnico
(nella foto: Centrale della C.M. a Forni Avoltri)
sabato 12 dicembre 2020
Addio a Mecarozzi, l'ideatore dell'Operazione Atlantide nel Lago
Il Messaggero Veneto ha dato oggi la notizia della scomparsa di Luciano Mecarozzi che alla fine degli anni '60 fu l'ideatoe della Operazione Atlantide, l'esperimento di città subacquea svoltosi nel Lago: "Morto in ospedale positivo al virus. Creò l’Operazione Atlantide, cittadella subacquea nel lago dei Tre Comuni I friulani, quando vogliono, hanno l’avventura nel sangue. Nulla li spaventa. E nulla spaventò Luciano Mecarozzi, speleologo, giornalista, appassionato di musica e tanto ancora, in una vita intrecciata di viaggi, iniziative, sfide, ma adesso spenta in pochi giorni.".
A lui, anni addietro, dedicò un ampio profilo il giornalista Mario Blasoni, sempre sulle pagine del MV. Eccone alcuni stralci (dal Messaggero del agosto 2013
Si è fatto conoscere tra gli anni Sessanta e Settanta con l'Operazione Atlantide, di sopravvivenza nelle profondità del lago di Cavazzo; dal 1976 ha affiancato i terremotati del Friuli con l'attività della battagliera Radio Effe fondata l'anno prima (tra l'altro portò 3500 persone a Roma - 250 pullman - per protestare contro la stretta creditizia) e nel 1990, «non avendo più niente da dire in Friuli», se n'è andato in Ecuador, sulla cordigliera delle Ande, dedicandosi all'esplorazione delle grotte (una, molto importante, porta il suo nome).
Questi i cenni salienti nella biografia di Luciano Mecarozzi, personaggio udinese che con le sue iniziative ha animato le cronache di casa nostra negli anni ’70 e ’80. Per poi “scomparire”, appunto dopo la scelta di trasferirsi in Sudamerica. Ma non era finita: dopo 15 anni è rientrato a Udine, nel 2005, in tempo per stampare una sua monumentale enciclopedia (17 volumi) “Musica per la scena”, consultabile nelle biblioteche Nazionale di Firenze e Joppi di Udine (settore musica). E ora sta preparando una seconda edizione, raddoppiando le voci (ben 40.206 i compositori trattati).
Nato a Udine nel 1939, Mecarozzi frequentò lo Zanon, ma non arrivò al diploma: fu rimandato a ottobre, “vittima” di una insidiosa domanda di geografia («Mi parli della depecorazione...») e non si ripresentò. Nel '53 (era ancora in terza media) organizzò il primo sciopero studentesco per Trieste italiana. (...)
All'Operazione Atlantide (che si svolse in due fasi, nelle estati 1969 e 1970) è arrivato dopo le esperienze del Centro italiano soccorso grotte, da lui fondato nel 1965 assieme alla Sezione sperimentale ricerche subacquee. Tornando alla duplice Operazione Atlantide, in Usa c'erano stati esperimenti di immersione in un unico contenitore. Mecarozzi ne ha progettati quattro (suoi anche i disegni), di cui tre per vivere e lavorare. E' riuscito a coinvolgere i ministeri della Difesa e dell'Interno, gli Stati maggiori dell'Esercito e della Marina, l'assessorato regionale al turismo, che ha concesso un contributo di 19 milioni. Dodici gli acquanauti immersisi nella cittadella subacquea, tra cui una donna, Silvana Polese.
Usciti dopo 25 giorni, furono accolti da un messaggio del presidente della Repubblica Saragat e ricevuti dal presidente della Regione Berzanti. L'Ept donò loro una medaglia d'oro. La seconda fase - all'insegna di Nuove tecnologie subacquee - si sviluppò un anno dopo, nel settembre - ottobre 1970.
Mecarozzi passò quindi alle radio private: settore in gran fermento, dato che non erano ancora regolamentate. Nel 1975 fondò Radio Effe e Radio Effe International e alcuni anni dopo acquistò LT1 Radio Pordenone e Canale 49. Con sede prima a Paparotti e poi a Tricesimo, avviò un'azienda («Due dipendenti, bene con la pubblicità») che si sviluppò dopo il terremoto e le conseguenti iniziative che Mecarozzi andò adottando.
Nell'ordine: Mecarozzi dirige l'Operazione Atlantide; i sommozzatori dell'Atlantide ricevuti dal presidente della Regione Berzanti; un momento delle operazioni sul Lago
martedì 8 dicembre 2020
Bordano, è stato consegnato a Suor Fides il premio “Nadal Furlan”
Il premio Nadal Furlan è stato istituito nel 1979 per dare un riconoscimento a coloro che hanno contribuito a onorare la nostra regione distinguendosi per impegno umanitario piuttosto che artistico, comunque ispirato ai valori cristiani e a servizio della comunità, in particolare friulana.
Quattro i vincitori dell’edizione 2020, organizzata come sempre dal Circolo culturale Laurenziano di Buja con il patrocinio della Regione, del Comune di Udine e dell’Arcidiocesi udinese; si tratta di monsignor Diego Causero, suor Fides (al secolo Jolanda Bertoldi), il professor Giuseppe Bergamini e lo scrittore Paolo Maurensig.
Oggi, nella chiesa di quella che da maggio ’76 è la sua Bordano, la premiata è stata suor Fides, per il suo impegno durante il terremoto e soprattutto nel duro periodo della ricostruzione, quando essere ancora saldi nella fede era difficile come avere la casa intatta. E per quelle parole piene di speranza che, oggi come allora, ha per coloro che hanno bisogno di conforto.
“Qui si celebrano i valori della solidarietà e di quel Friuli cristiano che è nelle nostre origini e che ha permesso alla nostra terra di saper superare tantissime prove, sempre tenendo saldi principi quali famiglia, rigore, etica. Assegnare un premio sulla base di questi valori è un lascito importante di insegnamento alle nuove generazioni”, ha avuto modo di affermare il presidente Piero Mauro Zanin portando il saluto del Consiglio regionale al presidente del Circolo di Buja, Aldo Calligaro, al presidente della giuria giudicatrice, Maurizio Piemonte, e all’amministrazione comunale di Bordano intervenuta all’evento.
Il suo pensiero è poi andato al sisma del ’76 e alle sue 990 vittime: “A oggi la pandemia da Covid-19 ha causato oltre mille morti in Friuli Venezia Giulia, più di quelli del terremoto, e tutti sappiamo che sono soprattutto persone anziane. Ciò significa che un’intera generazione di testimoni, di custodi di una tradizione e di una civiltà friulana che avevamo, sono andati perduti. Allora il significato del premio a suor Fides ha il sapore anche di un messaggio di solidarietà per il futuro”.
“Noi che ci eravamo abituati a vivere all’insegna del consumismo, questa pandemia forse ci sta aiutando a riscoprire altro – ha aggiunto Zanin -, ciò che eravamo, quando essere parte di un piccolo paese era far parte di una unica famiglia. Noi abbiamo una memoria a cui guardare, così come alle cose semplici che ci hanno formati, per trovare l’energia per superare le grandi situazioni difficili di oggi; dalle piccole cose ricavare un grande sentimento di solidarietà come quello che ci ha caratterizzati durante il sisma del ’76”.
(da RSN News - Foto Pro Loco Bordano e Interneppo)
giovedì 3 dicembre 2020
Mandi, don Gjovàni! Fu parroco ad Alesso dal 1959 al 1966
Tristezza ha uscitato ad Alesso la notizia della morte di don Giovanni Deganis, che fu parroco dal 1959 al 1966. Tanti ne ricordano l'impegno e soprattutto la capacità di tenere assieme e proporre iniziative per la gioventù.
Dopo la permanenza ad Alesso, "don Gjovàni" fu per lunghi anni a Colloredo di Prato, non scordando i legami con i dalessàns.
Fu molto lieto, anni addietro, quando gli venne recapitato il "Lunari di Dalès pal 2007" che ricordava le comunioni fatte ad Alesso nel 1961 e '62.
Ecco il profilo che ne ha fatto "Radio Studio nord news":
Addio a Don Giovanni Deganis, negli anni ’60 fu il parroco di Alesso
All’età di 99 anni è spirato don Giovanni Deganis, il decano del clero udinese. Ospite della Fraternità sacerdotale, don Deganis è una nuova vittima del coronavirus nella casa di quiescenza di via Ellero a Udine.
Nato nel 1921 a Rivignano, don Deganis fu ordinato sacerdote ben 72 anni fa, nel febbraio del 1948. Fu cooperatore pastorale dapprima a Rivignano e successivamente a Dignano. Dal 1951 al 1954 rivestì l’incarico di cappellano nella Parrocchia di Corno di Rosazzo, prima di ricoprire lo stesso ministero nella Parrocchia di Venzone. Il primo incarico da parroco giunse nel 1959, quando l’allora Arcivescovo Giuseppe Zaffonato nominò don Giovanni Deganis ad Alesso di Trasaghis.
Nel 1966, tuttavia, arrivò per don Deganis l’incarico che lo coinvolse per il resto della sua vita sacerdotale: parroco a Colloredo di Prato, una comunità che ha guidato fino a quando, nel 2009, si ritirò nella Fraternità sacerdotale di Udine. A Colloredo subentrò l’attuale parroco mons. Angelo Rosso.
Le esequie di don Giovanni Deganis saranno celebrate a Colloredo di Prato sabato 5 dicembre alle 11.00 e saranno presiedute dall’Arcivescovo mons. Mazzocato. Il compianto sacerdote sarà tumulato nel cimitero di Colloredo di Prato.
giovedì 26 novembre 2020
Mandi, don Elio! Fu parroco a Trasaghis dal 1966 al 1985
La scorsa notte, all’ospedale di Udine, è mancato don Elio Nicli, deceduto - come comunica l’Arcidiocesi di Udine - in seguito alle complicazioni dovute al coronavirus.
Don Elio Nicli era nato 84 anni fa a Giavons di Rive D’Arcano. Sacerdote dal 1962, ha prestato servizio a Venzone e, per quasi vent’anni, dal I maggio 1966 al 1985, a Trasaghis, dove è ricor-dato con affetto.
Nei suoi ultimi incarichi ha curato il supporto pastorale ad Arta Terme e la sua assistenza spirituale al Centro di Aiuto alla Vita, incarico svolto fino al 2015. Prima, è stato cappellano dell’ospedale di Tolmezzo dal 1984 al 2002.
Ultimamente era ospitato nella “casa del clero” di Udine.
venerdì 20 novembre 2020
Lavori sull'argine del Tagliamento a Braulins
Argini più alti anti-piena nell’abitato di Braulins
P.C.
Partiranno a breve i lavori, lungo il Tagliamento nei comuni di Gemona, Osoppo e Trasaghis, per il consolidamento e l’adeguamento delle arginature in corrispondenza del ponte di Braulins, a cura del consorzio di Bonifica Pianura Friulana. L’importo del progetto è di 1 milione e 150.000 mila euro; l’azienda che si è aggiudicata la gara è la Copetti Srl di Gemona.
«In corrispondenza dell’abitato di Braulins – informa il direttore tecnico del Consorzio, Stefano Bongiovanni –, dallo studio redatto nel 2018 da Matteo Nicolini dell’Università di Udine sono state rilevate delle altezze d’argine non adeguate alle massime piene centenarie attese. Gli interventi da eseguire richiedono un rialzo medio inferiore ai 70 centimetri e la sostituzione, lungo il bordo stradale, dell’attuale parapetto con una barriera di sicurezza stradale». —
(dal Messaggero Veneto)
venerdì 13 novembre 2020
Lago, che ne è della progettualità per il by-pass? Un'interrogazione del PpA
Salvaguardia del Lago dei Tre Comuni, interrogazione a Fedriga del Patto per l’Autonomia
A che punto sono i progetti di salvaguardia del lago di Cavazzo? Lo chiedono alla Giunta Fedriga i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli, con un’interrogazione che intende far luce sulle attività del Laboratorio Lago dei Tre Comuni, il tavolo tecnico istituito per individuare le criticità del lago di Cavazzo e proporre soluzioni finalizzate a recuperarne le condizioni di naturalità e a garantirne la fruibilità, anche a fini turistici, in conformità al Piano regionale di tutela delle acque, con una destinazione di spesa, per il 2019, di 50 mila euro. In tal senso, Bidoli e Moretuzzo chiedono di sapere se il Laboratorio Lago dei Tre Comuni ha elaborato un piano di lavoro, a che punto è l’attuazione di tale piano e se sono state avviate adeguate progettualità al fine di costruire l’opera di bypass per convogliare direttamente le acque gelide e torbide della centrale di Somplago, diminuendo in questo modo l’impatto sul livello del lago, soggetto a forte oscillazione, sulla sua fruibilità turistica e sulle attività legate alla pesca.
«Sulle acque del canale di scarico del lago verranno realizzate tre centraline idroelettriche che andranno ad aggiungersi al progetto del Consorzio di Bonifica Friulana di derivazione irrigua dallo stesso canale di scarico – ricordano Moretuzzo e Bidoli –. Queste centraline potrebbero continuare a turbinare acqua proveniente dal lago di Cavazzo, una volta che la centrale di Somplago entrasse in fermo, con il rischio concreto di un abbassamento del livello del lago a causa dell’acqua turbinata. Con l’opera di bypass, che porterà le acque in uscita dalla centrale direttamente nel canale di scarico del lago, centraline e derivazione irrigua potranno essere realizzate senza comportare importanti interferenze con il bacino. Chiediamo alla Giunta regionale chiarezza sullo stato di fatto. Non vorremmo che il Laboratorio Lago dei Tre Comuni fosse un espediente al quale non fanno seguito azioni concrete per la rinaturalizzazione e fruibilità dello stesso lago, dimostrando – se così fosse – di non comprenderne la strategicità per lo sviluppo della valle e del suo circondario più vasto, ma anche per il sistema acquifero».
https://www.studionord.news/salvaguardia-del-lago-dei-tre-comuni-interrogazione-a-fedriga-del-patto-per-lautonomia/
sabato 31 ottobre 2020
Cjavaç, positivi quattro bambini: chiuse per precauzione scuole dell'infanzia e primaria
Positivi quattro bambini, chiuse le scuole primarie e dell’infanzia di Cavazzo e la primaria di Amaro
A seguito della positività al coronavirus di un dipendente della scuola primaria di Cavazzo Carnico, sono state disposte da parte dell’autorità sanitaria accertamenti sui bambini che frequentano la IV classe, il cui esito ha rivelato 4 casi di positività al Covid-19.
Pertanto, a titolo precauzionale, è stata disposta la chiusura delle scuole primarie e dell’infanzia di Cavazzo e la primaria di Amaro (quindi l’asilo di Amaro è aperto). Il provvedimento esteso alle tre scuole si è reso necessario in quanto le stesse usufruiscono dal medesimo servizio di trasporto scolastico.
Tutte le persone direttamente interessate dalla chiusura sono già state prontamente informate a cura della Direzione didattica.
Il provvedimento di sospensione dell’attività, diramato dalla Dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Tolmezzo cui le scuole afferiscono, viene emesso su proposta del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (Asufc) e su indicazione dei sindaci di Amaro e Cavazzo.
“Tale misura deriva dall’esigenza di agevolare l’attività di screening sull’intera popolazione scolastica e, contestualmente, di isolare prontamente altri casi positivi – dicono Laura Zanella e Gianni Borghi, rispettivamente primo cittadino di Amaro e Cavazzo -. Dopo lo screening eseguito sulla classe IV, nella giornata di oggi sono stati effettuati i tamponi agli alunni delle classi III e V. Lunedì verranno eseguiti i tamponi agli alunni che frequentano la sede di Amaro ( I e II classe ) e ai bambini della scuola dell’infanzia nonché a tutto il personale del servizio scolastico: insegnanti e Ata, operatori incaricati di svolgere il servizio di pre e post accoglienza, personale dedicato al trasporto e accompagnamento scuolabus. Verranno inoltre eseguiti gli ulteriori tamponi previsti dai protocolli di intervento sui contatti avuti con persone risultate positive che l’autorità sanitaria disporrà per ragioni di igiene pubblica”.
Alle famiglie e al personale viene raccomandato il più rigoroso rispetto delle misure di distanziamento e protezione previste dalle norme vigenti, in particolare evitando i contatti tra persone e gruppi non conviventi.
I sindaci rinnovano l’invito a rispettare le note regole previste (evitare contatti con persone non conviventi; evitare assembramenti; mantenere il distanziamento; utilizzare le mascherine; igiene delle mani).
(https://www.studionord.news/)
mercoledì 28 ottobre 2020
In Regione approvazione unanime della legge sull'Idroelettrico - Soddisfazione dei Comitati
Riceviamo e pubblichiamo:
Il Comitato Salvalago, assieme ai Comitati della Destra Tagliamento, ieri erano presenti a Trieste, sotto il Consiglio regionale, in occasione della discussione delle Legge che regolamenterà l'utilizzo delle acque della montagna regionale, ora gestite da grandi multiutility nazionali ed europee. E' prevista la creazione di una società elettrica regionale, a capitale maggioritario pubblico, cui faranno capo le concessioni e gli impianti, a scadenza nei prossimi anni,come già esiste in Trentino e in Alto Adige. Cio' permetterà di far rimanere gli utili di gestione in Regione e di devolverli a favore della Montagna. Una grande vittoria dei Comitati che hanno spinto in questa direzione e della buona politica. La Legge infatti è stata votata all'unanimità dal Consiglio regionale.
Claudio Polano
Nel testo di legge approvato non è presente l'articolo che sembrava presupporre (v. post pubblicato sul Blog il 22 ottobre) un parere favorevoleall'ipotesi di ripompaggio per la centrale di Somplago
giovedì 22 ottobre 2020
Lago, in Regione ri-pensano al raddoppio della centrale di Somplago?
Lettera alla Regione Fvg di Franceschino Barazzutti sulla legge regionale su grande idroelettrico
Egregio Presidente,
Egregio Assessore,
Ho avuto modo di seguire da casa la seduta della IV Commissione consiliare regionale (Ambiente ed Energia) in cui si esaminava il Disegno di Legge n.107 e la Proposta di Legge n.98 in tema di grandi derivazioni idroelettriche. Ho seguito i vari interventi con grande interesse in quanto 40 anni fa partecipavo attivamente anch’io – allora consigliere regionale – ai lavori di quella Commissione, la cui importanza era per me seconda solo alla Commissione consiliare speciale per i problemi delle aree terremotate essendo allora sindaco di un Comune disastrato dal terremoto.
Sono rimasto sorpreso ed amareggiato quando ho scoperto che l’art.14 (miglioramenti energetici) al punto 1 c. prevede “la realizzazione di sistemi di pompaggio”, a me ben noti poiché alcuni anni fa ho studiato e contrastato il “progetto di potenziamento della centrale idroelettrica di Somplago mediante pompaggio” proposto da Edipower spa (ora a2a) e poi dalla stessa ritirato per la ferma opposizione della popolazione della Val del Lago e non solo. Ritenere poi che il pompaggio serva all’ “adattamento ai cambiamenti climatici” è un’affermazione fuorviante: questi richiedono interventi sulle cause e non l’inseguimento degli effetti. In verità il pompaggio serve a produrre più energia elettrica dalla stessa acqua sbatacchiandola su e giù da un bacino all’altro con notevoli e pericolose oscillazioni dei livelli che creano gravissimi dissesti e deturpano le rive ed il paesaggio.
Peraltro i sistemi di pompaggio non hanno prospettiva. Infatti il loro presupposto è quel surplus notturno di energia derivante dalla non flessibilità delle centrali a combustibile fossile (carbone), surplus che si ritiene di impiegare per pompare nottetempo l’acqua da un bacino inferiore a uno superiore per poi turbinarla di giorno per soddisfare la maggior richiesta diurna di energia. Ma se è vero come è vero che le centrali a combustibile fossile sono altamente inquinanti e quindi vanno chiuse o riconvertite il surplus notturno di energia verrà meno. Verrà a mancare anche perché si stanno rapidamente sviluppando lo storage (stoccaggio) dell’energia, l’utilizzo notturno delle lavatrici e lavastoviglie domestiche e l’auspicata diffusione dell’auto elettrica che porterà all’installazione di sistemi di ricarica notturna “in garage”. Inoltre sistemi di pompaggio previsti nel citato art.14 sono in netta contraddizione con quanto prevede il successivo art.15 (Miglioramento e risanamento ambientale).
In sede di Commissione, a fronte di diverse proposte di stralciare dal testo il riferimento ai “sistemi di pompaggio”, su invito dell’assessore Scoccimarro il direttore generale ing. Canali ha confutato tali proposte. La volontà di mantenere esplicitata nel testo di legge la previsione della “realizzazione di sistemi di pompaggio” presuppone che vi siano già degli intendimenti su dove realizzare tali sistemi che non vanno tenuti segreti poiché investono pesantemente i territori. Riguardo al “dove” inevitabilmente il pensiero va al sistema di pompaggio Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni – bacino dell’Ambiesta o di Verzegnis proposto alcuni anni fa da Edipower spa per potenziare la centrale di Somplago. Progetto quindi già pronto. Forse qualcuno ha già pensato di sostituire sulle tavole di tale progetto l’intestazione “Edipower spa” con quella del nuovo concessionario partner della costituenda Società Energetica Regionale?
In questo caso sorgono alcune considerazioni. Infatti un sistema di pompaggio tra il Lago di Cavazzo ed il bacino dell’Ambiesta sarebbe la negazione di quanto la stessa Regione ha legiferato in merito al Lago stesso. Legiferato che si riassume in breve:
parere unanime della IV Commissione Consiliare del dicembre 2014 sul Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA) “Al fine di mitigare il progressivo snaturamento dell’ambiente lacustre, viene contestualmente chiesto che sia presa in considerazione la possibilità di realizzare un canale di by-pass che convogli le acque della centrale direttamente all’emissario del lago per recuperarlo ad una condizione di naturalità”.
Testo del PRTA 3.2.3 Conclusioni “dovrà anche essere valutata la fattibilità tecnico - economica di realizzazione di un canale di by – pass, o di altra soluzione progettuale che mitighi l’impatto dello scarico della centrale di Somplago sul lago di Cavazzo con lo scopo di recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e di garantirne la fruibilità”
L. R. 6 agosto 2019 n.13 art.4 comma 35 Al fine di individuare le criticità del Lago dei Tre Comuni e proporre le conseguenti soluzioni finalizzate a recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e a garantirne la fruibilità, anche ai fini turistici, in conformità al Piano regionale di tutela delle acque, è istituito presso la Direzione centrale ambiente ed energia, il tavolo tecnico denominato Laboratorio Lago dei Tre Comuni.
La riesumazione del progetto di pompaggio Lago – bacino di Verzegnis farebbe carta straccia di tutte queste previsioni di legge in sfregio al corso green della Commissione Europea ed allo sviluppo di nuove avanzate tecnologie di produzione di energia e sarebbe una beffa per i territori interessati. Peraltro andrebbe spiegato perché il Laboratorio Lago dei Tre Comuni a tutt’oggi non abbia prodotto nulla: forse perché in Assessorato lo si è messo in congelatore per riesumare invece il pompaggio? Dov’è la trasparenza?
Le competenze tecniche sono preziose e vanno tenute in considerazione, ma è compito imprescindibile della saggezza della politica decidere se, quando, come e dove indirizzare concretamente tali competenze. Anche gli ingegneri della Società Adriatica di Elettricità (SADE) che hanno elaborato e realizzato i grandi impianti idroelettrici nella nostra regione erano ritenuti molto competenti, ma la loro competenza, dopo aver sconvolto il lago di Cavazzo e desertificato i corsi d’acqua della Carnia, è purtroppo finita nel disastro del Vajont.
L’acqua è una grande e preziosa amica dell’uomo, ma quando su di essa si esercitano forzature prima o poi si ribella con le conseguenze note. E il pompaggio è una chiara e non necessaria forzatura! Nutro la speranza che in sede di esame definitivo di questa legge il Consiglio Regionale dimostri saggezza politica e stralci dal testo le parole “di sistemi di pompaggio”.
Val del Lago, 21 ottobre 2020
Franceschino Barazzutti, già sindaco di Cavazzo Carnico, già presidente del Consorzio BIM del Tagliamento. Presidente del Comitato
per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento
(https://friulisera.it/lettera-alla-regione-fvg-di-franceschino-barazzutti-sulla-legge-regionale-su-grande-idroelettrico/)
venerdì 9 ottobre 2020
Il Lago, il Tagliamento e i relativi problemi sull'ultimo numero de L'Espresso
Sull'Espresso di questa settimana, lungo servizio sul Tagliamento del giornalista di origine friulana (di Fanna) Marzio Mian e del grande fotografo Massimo Di Nonno. Insieme curano il blog https://www.riverjournal.it/about e girano il mondo a documentare i grandi fiumi. In settembre sono arrivati in Friuli, seguendo il corso del Tagliamento e fermandosi anche ad Alesso e sul Lago . Il risultato è l'informatissimo articolo di cui sotto si propone la riproduzione.
E a proposito di testate nazionali che si occupano del Friuli, il Tagliamento è protagonista anche di un articolo uscito sul numero di ottobre della rivista "Sale & pepe" dove vengono elencate e descritte soprattutto le eccellenze gastronomiche del territorio. Tra gli esercizi suggeriti, anche "Borgo Poscolle" di Cavazzo.
domenica 4 ottobre 2020
Lago, un dossier per le scelte future
Riceviamo e pubblichiamo un importante documento inviato a tutti i parlamentari del FVG, ai consiglieri regionali, ai sindaci e agli enti interessati, un documento la cui lettura, anche se necessariamente lunga per la completezza della trattazione dell'argomento, può essere utile anche in relazione alle audizioni preliminari alla prossima discussione in Consiglio Regionale del Disegno di Legge e della Proposta di Legge sul grande idroelettrico, settore che coinvolge pesantemente il Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni, il suo scarico ed i corsi d'acqua della montagna.
IL LAGO DI CAVAZZO O DEI TRE COMUNI: OLTRE IL PRESENTE.
I finanziamenti europei sono un’occasione da non perdere per ripristinare la naturalità e la
fruibilità turistica del lago.
ALCUNI CENNI STORICI
Quello di Cavazzo o dei Tre Comuni è il più grande lago naturale della nostra regione, con una superficie di 1,45 kmq, di origine glaciale, incastonato tra i monti Faeit, San Simeone e Naurint. La sua posizione al limitare delle prealpi carniche e all’inizio della piana friulana fa del lago uno snodo idrico di importanza strategica, tanto più dal momento che in esso il sistema idroelettrico costruito dalla Società Adriatica di Elettricita’ (SADE) riversa la gran parte delle acque della Carnia sottratte al naturale alveo del Tagliamento e dei suoi affluenti in Carnia.
Nei documenti storici il lago viene citato per due aspetti caratterizzanti: l’elevata pescosità e le sue acque temperate.
L’elevata pescosità è citata in un documento del 1212, mentre nel 1585 Quintiliano Ermacora così scriveva del lago “nutre a meraviglia non solo trote di venti libbre di squisito sapore, ma anche anguille quasi della stessa grandezza, seconde rispetto a nessun altro luogo, ed anche lucci e tinche quali giammai si riuscirebbe a trovare altrove”. Nel dopoguerra i pescatori di mestiere della valle costituirono la “Cooperativa Pescatori” che assumeva dallo Stato l’appalto della pesca nel lago. La sua pescosità ha rappresentato nel corso della storia sino alla metà del ‘900 una riserva alimentare fondamentale per le popolazioni rivierasche ed una importante fonte economica.
Il carattere temperato delle sue acque ed il clima mite facevano della valle una “stazione climatica”, come presentata nelle cartoline postali dell’inizio ‘900, mentre nell’immediato dopoguerra i tre Comuni rivieraschi di Bordano, Cavazzo Carnico e Trasaghis diedero vita al “Consorzio Ente Lago” per lo sviluppo turistico, capace di guardare ed affrontare i problemi in maniera coordinata, giungendo anche, non senza un sofferto dibattito interno, ad aggiungere al lago la denominazione "dei Tre Comuni" per superare antichi campanilismi.
LO SCONVOLGIMENTO
L’entrata in esercizio negli anni ’50 della centrale idroelettrica SADE di Somplago, che scarica direttamente nel lago le acque turbinate gelide e fangose provenienti dalla Carnia attraverso un sistema di gallerie di 80 km, ha sconvolto il lago, azzerato la pesca ed i piani di sviluppo turistico dell’Ente Lago. Sofferenze ben note: oscillazione del livello con erosione delle sponde, acque gelide e fangose, carenza di ossigeno disciolto in profondità, progressivo aumento sui fondali del deposito di fango scaricato, riduzione della biodiversità autoctona con alterazione e semplificazione delle catene alimentari. Danni all’ambiente, al patrimonio ittico, al turismo, al microclima della valle.
Ma c’è qualcosa di peggio dal momento che una parte del lago, la più pescosa, è stata utilizzata a discarica del materiale di scavo della caverna-turbine e delle gallerie di accesso e scarico. Inoltre gli atti concessori e disciplinari hanno condannato il lago (naturale!) a 4 metri di oscillazione del suo livello. Dal livello 192,90 a 196,90, secondo il sistema quote proprio della SADE!
Danni ai quali si sono aggiunti anche quelli dell’oleodotto della società privata SIOT, la quale non ha trovato di meglio che piazzare la stazione di pompaggio e serbatoio proprio sulla riva del lago e immediatamente adiacente alla centrale per risparmiare i costi di trasporto dell’energia, e di posizionare un tratto della condotta adiacente alla riva ovest ed un brevissimo tratto sotto il lago.
Danni ai quali si sono successivamente aggiunti quelli dell’autostrada che, nonostante il Piano
Urbanistico Regionale la prevedesse lungo il Tagliamento, è venuta inspiegabilmente a sventrare la
valle, a piantare i piloni del lungo ed impattante viadotto nelle acque del lago, ad inquinare
acusticamente la valle.
Danni mai considerati e valutati. Danni ai quali è tempo di riparare non con ipocrite “compensazioni” monetarie, ma con concreti interventi in cui mettano volontà e risorse anche coloro che quei danni hanno provocato e che hanno tratto profitti in tutti questi decenni.
QUANTO GIA’ DETTO E FATTO
Le iniziative
- numerose sono state le iniziative delle popolazioni della valle di denuncia del degrado del lago già subito dopo l’entrata in funzione della centrale di Somplago. La più importante è stata il convegno internazionale “Il lago di Cavazzo o dei Tre Comuni: un patrimonio da salvare e valorizzare” svoltosi ad Alesso il 12 e 13 settembre 1987 organizzato dai tre Comuni rivieraschi, dalle Comunità Montana della Carnia e da quella del Gemonese, del quale sono stati stampati gli atti;
- successivamente si svolsero numerose attività tra le quali il convegno indetto dai comuni rivieraschi “Un lago da amare”, poi la manifestazione del 10.10. 2010 sulle rive del lago, il convegno sull’idroelettrico ad Alesso il 9.01.2016, l’incontro del 21.10.2018 sulla riva del lago. Inoltre conferenze stampa, interventi sui mezzi d’informazione, incontri con esponenti delle istituzioni, una costante attività di presidio, di sensibilizzazione e di informazione sul tema da parte dei Comitati anche mediante il bollettino “Il Punto” distribuito alle famiglie della valle.
- i Comitati della Val del Lago e Legambiente regionale nell’estato 2018 elaborano “la Carta del Lago” a cui aderiscono tanti Comitati, Associazioni, personalità;
Gli studi e le ricerche scientifiche
- l’ing. Franco Garzon incaricato dai Comuni di Bordano, Cavazzo Carnico, Trasaghis e Verzegnis, dal Consorzio BIM Tagliamento, dalla Comunità Montana della Carnia e da quella del Gemonese, Canal del Ferro Valcanale nella sua “Perizia di valutazione dell’ampliamento della centrale di Somplago” datata 28.01.2011 a pagina 32 a conclusione dei calcoli dell’apporto di sedimenti di fango nel lago così scrive “Il lago di Cavazzo presumibilmente tra 110 anni sarà riempito”. Dal 2011 sono trascorsi quasi 8 anni in cui il fango ha continuato ad accumularsi per cui il riempimento avverrà tra 102 anni;
- l’ing. Dino Franzil, nel suo studio “Lago, Energia, Ambiente” del marzo 2012, dopo accurati calcoli relativi all'apporto di sedimenti e fango dallo scarico dell'attuale centrale di Somplago, a pag 27 conclude che il Lago scomparirà entro i prossimi 105 anni. Quindi da oggi si trasformerà in una putrida palude in meno di cento anni;
- le campagne di ricerche condotte recentemente dall’Istituto di Scienze Marine di Bologna (ISMAR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) confermano che il fondale presenta un paesaggio lunare a causa della consistente copertura di fango modellato dalle correnti, privo di forme di vita a causa delle acque scarsamente ossigenate;
- nel luglio 2018 la Goletta Verde di Legambiente ha condotto una campagna di monitoraggio delle microplastiche nel lago.
L’evoluzione della legislazione e degli indirizzi politici
Negli ultimi anni la situazione di grave degrado del lago è diventata oggetto dell’attenzione della legislazione regionale che è venuta via via ad offrire gli indirizzi e una sponda progettuale agli inevitabili e crescenti conflitti tra l’uso delle risorsa acqua (energetico, irriguo e turistico) e
l’ambiente. Il terreno di scontro ha dei luoghi fisici di riferimento:
- la presa di Ospedaletto del Consorzio di Bonifica Friulana;
- il tratto del Tagliamento sotteso da detta presa fino all’altezza di Peonis;
- il canale di scarico del lago sul quale sono state autorizzate due centrali alla società Aqualux di Brugnera e una a Industrial Park (già Cosint) di Tolmezzo, che costituiranno un’ulteriore inaccettabile servitù per il lago dal quale – in assenza del bypass - attingeranno l’acqua diminuendone il livello quando la centrale di Somplago sarà in stato di fermo essendo
“centrale di punta”;
- la derivazione irrigua dallo scarico del lago proposta dallo stesso Consorzio;
- soprattutto, il lago di Cavazzo o dei Tre Comuni a causa dello scarico in esso della centrale;
- le eventuali emergenze ambientali derivanti dall’autostrada e dall’oleodotto.
La soluzione, quindi, non può che essere integrata. Infatti:
a) in sede di esame del Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA), esaminando lo stato di sofferenza del Tagliamento a valle della presa di Ospedaletto del Consorzio di Bonifica Friulana ed il progetto dello stesso di derivazione dallo scarico del lago di Cavazzo, la IV Commissione Consiliare Ambiente ed Energia nel gennaio 2014 così unanimemente si esprimeva” Tuttavia, viene segnalato che anche il Lago di Cavazzo si trova in condizioni di criticità ambientale, a causa dell’avanzata modificazione dello stato di qualità delle sue acque, dovuta alla pluridecennale immissione delle acque di scarico della centrale idroelettrica di Somplago, provenienti dalla Carnia tramite il sistema derivatorio ex ENEL, ora Edipower, e quindi da ecosistemi profondamente diversi da quello originario del lago. Al fine di mitigare il progressivo snaturamento dell’ambiente lacustre, viene contestualmente chiesto che sia presa in considerazione la possibilità di realizzare un canale di by-pass che convogli le acque della centrale direttamente all’emissario del lago per recuperarlo ad una condizione di naturalità. La Commissione ravvisa una possibile utilità nell’integrazione delle due soluzioni sopra prospettate, al fine di conseguire la salvaguardia ambientale sia del Tagliamento a valle di Ospedaletto che del Lago di Cavazzo. Pertanto, ritiene opportuno che negli indirizzi del PRTA sia presa in considerazione tale possibilità, mediante gli studi e le valutazioni necessarie”
Si noti l’esplicita indicazione di “un canale di by-pass” – sì, by-pass! - quale opera risolutiva delle criticità del lago per recuperarlo alle condizioni di naturalità. Sì, naturalità!
b) Il PRTA approvato, al punto 3.2.3 delle Conclusioni, considerando la presa del Consorzio a Ospedaletto, la conseguente criticità del Tagliamento a valle della stessa e la proposta di derivazione irrigua dallo scarico del lago così recita:
“Contestualmente dovrà anche essere valutata la fattibilità tecnico - economica di realizzazione di un canale di by – pass, o di altra soluzione progettuale che mitighi l’impatto dello scarico della centrale di Somplago sul lago di Cavazzo con lo scopo di recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e di garantirne la fruibilità”.
Si noti: l’imperatività di quel “contestualmente” ed ancora l’indicazione del by-pass quale mezzo per il recupero delle condizioni di naturalità e di fruibilità del lago! Sì, contestualmente, naturalità e fruibilità!
c) la Legge Regionale del 6 febbraio 2018 n.3 all’art. 11- (Disposizioni per il recupero della
naturalità del lago dei tre Comuni) – individua lo strumento del concorso di idee per
avviare l’iter progettuale al fine di recuperare le condizioni di naturalità e fruibilità del lago.
Il concorso è stato indetto con un monte premi di 35 mila euro (in legge figuravano 50 mila)
ma purtroppo è andato deserto per motivi che sarebbe bene verificare;
d) a seguito del concorso di idee deserto, è stata approvata la Legge Regionale 6 agosto
2019 n. 13, che all’art. 4 commi 35-38 prevede la costituzione presso l’assessorato all’ambiente ed energia del Laboratorio Lago dei Tre Comuni “al fine di individuare le criticità del Lago dei Tre Comuni e proporre le conseguenti soluzioni finalizzate a
recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e garantirne la fruibilità, anche a fine turistici, in conformità al Piano Regionale di Tutela delle Acque. Sì, naturalità e fruibilità come dal PRTA! Il laboratorio è composto da un rappresentante e da un esperto designati dalla direzione centrale ambiente ed energia, da un esperto designato da ciascuno dei tre Comuni rivieraschi, da un rappresentante dell’ARPA, mentre può partecipare un rappresentante dell’Autorità di bacino del distretto idrografico delle Alpi orientali e possono essere invitati i soggetti portatori d’interesse. I Comuni rivieraschi hanno nominato i propri esperti e precisamente: l’ing. Gianfranco Pederzolli di Stenico (Trento) vicepresidente della Federazione Nazionale dei Consorzi BIM (Federbim) per il Comune di Bordano, lo Studio L2B Tecnici Associati di Tolmezzo per il Comune di Cavazzo Carnico, il dott. Luca Gasperini dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di Bologna del Consiglio Nazionale delle Ricerche per il Comune di Trasaghis. E’ indispensabile che il Laboratorio Lago dei Tre Comuni inizi senza indugio la propria attività ed elabori le soluzioni di cui al disposto di legge, progetto e relativi costi del bypass per reperire i relativi finanziamenti;
e) a firma dei consiglieri Revelant, Tondo, Riccardi, Colautti, Violino, Marsilio, Ciriani, Zilli, Piccin, appartenenti a vari gruppi consiliari, il 27 febbraio 2017 veniva depositata in
Consiglio Regionale la proposta di legge n. 193 avente l’oggetto “Costituzione della Società Energia Friuli Venezia Giulia” a capitale pubblico. Tale proposta è rimasta senza
seguito nella scorsa legislatura forse a causa della contraria presa di posizione in merito da
parte di “Elettricità Futura - Associazione delle Imprese Elettriche Italiane”, ma nel
bilancio regionale 2019 figura una posta di 50mila Euro proprio per lo studio giuridico
della fattibilità della Società Energia Friuli Venezia Giulia, la cui costituzione ed
operatività sono di primaria importanza e non possono quindi subire ulteriori ritardi.
f) la Legge Nazionale 11 febbraio 2019 n.12 all’art. 11 quater (Disposizioni in materia di
concessioni di grandi derivazioni idroelettriche) fra l’altro prevede che “Alla scadenza delle
grandi derivazioni idroelettriche e nei casi di decadenza o rinuncia, le opere
…..passano, senza compenso, in proprietà delle regioni, in stato di regolare funzionamento”.
g) recentemente i parlamentari Tondo, Bubisutti, Novelli ed altri hanno depositato
un’interrogazione al ministro dell’ambiente sulle criticità del lago di Cavazzo sollecitando
il suo intervento sullo snodo idrico lago-Tagliamento-derivazione irrigua.
h) la stessa neo Commissione Europea, ponendo il “tema ambiente” tra le priorità, ha indicato
gli investimenti nel settore ambientale come produttivi e fattori di sviluppo economico e
non già di mera conservazione, ed ha stanziato ingenti somme in vari programmi in cui gli
interventi per il lago possono essere inseriti poiché rientrano in tali abiettivi.
Tale indirizzo si sta facendo strada anche a livello nazionale. E’auspicabile che ciò avvenga anche a livello della nostra Regione.
L’insieme di questi provvedimenti legislativi e di indirizzi politici determina un quadro favorevole alla radicale risoluzione delle criticità del lago e dello snodo idrico al suo scarico. E’ un’opportunità che va intelligentemente colta.
LA SOLUZIONE INTEGRATA
Ebbene, lo stato delle ricerche scientifiche, l’evoluzione legislativa regionale e statale, la
necessità di un rapporto responsabile verso l’ambiente, in particolare verso la risorsa vitale acqua, l’attenzione dell’opinione pubblica verso il lago aprono prospettive favorevoli alla risoluzione del “problema lago” ed alla sua valorizzazione. Su di noi ricadrebbe una pesante responsabilità se non sfruttassimo fino in fondo questo quadro favorevole.
E’ urgente un progetto integrato che comprenda e declini una pluralità di obiettivi:
ripristino della naturalità e fruibilità turistica del lago mediante la realizzazione di un by-pass, deflusso ecologico a valle della presa di Ospedaletto, mantenimento della produzione
idroelettrica della centrale di Somplago e utilizzo sostenibile dell’acqua per l’irrigazione.
In tale contesto un ruolo chiave riveste le centrale idroelettrica di Somplago il cui sistema di funzionamento rappresenta un pesante vincolo per il citato progetto integrato. Pertanto, considerato che, a causa di successive proroghe, la scadenza della relativa concessione è il 2029, momento in cui la centrale dovrebbe passare alla Regione ai termini del sopraccitato art.11 quater della legge 12/2019, va valutata l’opportunità che la Regione, ente pubblico, oltre ad adempiere
nei termini a quanto ad essa assegnato dal citato art.11 quater della Legge 12/2019,
intavoli con i proprietari di controllo di a2a, gli enti pure pubblici Comuni di Milano e di Brescia, una trattativa per averne la disponibilità ben prima del 2029.
Inoltre, è tempo che la Regione riprenda la Proposta di Legge n. 193 della passata legislatura, a firma dei consiglieri Revelant, Tondo, Riccardi, Colautti, Violino, Marsilio, Ciriani, Zilli, Piccin e costituisca la propria “Società Energia Friuli Venezia Giulia – SEFVG” sul collaudato positivo esempio delle Provincie Autonome di Trento e di Bolzano con le rispettive società energetiche “Dolomiti Energia” e “Alperia”, che garantiscono a dette Province il pieno controllo del settore.
Alla Regione ed ai tre Comuni rivieraschi – questi ultimi devono essere ben coscienti del carico di grande responsabilità di cui sono stati investiti – spetta ora il compito di individuare con metodo partecipativo innanzitutto la variante di by-pass e relativo progetto più idonei a garantire la rinaturalizzazione e fruibilità turistica del lago, nonché le possibili fonti di finanziamento, progetti europei in particolare.
Ciò in un contesto che consideri il lago in una reciproca integrazione con i territori circostanti e le loro valenze ambientali, storiche, culturali, sportive e ricreative, quali ad esempio:
Venzone cittadella medioevale, monumento nazionale;
Gemona con il duomo, via Bini, il castello e il progetto Sportland;
Montenars ai piedi del Monte Quarnan con le sue borgate al sole e i roccoli;
Artegna con il castello ed Osoppo con la storica fortezza;
Forgaria e la riserva naturale del laghetto di Cornino con i grifoni, l’altopiano di Monte Prat degradante verso la conca di Chianet dalla quale scende il torrente Tremugna;
Trasaghis con la Nautilago, i campeggi e le aree attrezzate sulla riva del lago, con il vasto territorio affacciantesi sulla Val del Lago solcato dalla forra del Leale dichiarata biotopo naturale e dal corso del Palar dalle acque limpidissime, meta alternativa a quelle torbide del lago per moltitudini di bagnanti, la vetta del Monte Cuar con la malga ed i prati che la circondano;
Bordano con la Casa delle Farfalle ed il monte San Simeone, vero balcone sul Friuli;
Cavazzo Carnico con la storica fortezza del Monte Festa, la pieve di Santo Stefano svettante sulla rupe, la sottostante chiesetta di San Candido ed il diffuso reticolo di acque di Somplago confluenti nell’immissario del lago sul quale sorge un ponte romano, i prati di Falnor a Cesclans, il sito protetto della palude Vuarbis, la valletta del rio Faeit;
le particolari zone del leccio, di rilevante valore scientifico in quanto, seppur quercia
sempreverde tipica delle coste del Mar Mediterraneo Occidentale, si insediò sulle rupi sud-orientali dei monti San Simeone, Brancot, Col del Sole, giù sino a Cornino nella fase geologica calda grazie alle favorevoli condizioni climatiche generate dal grande lago che si estendeva sino alla morena, di cui quello dei Tre Comuni è residuale;
il Tagliamento con la stretta di Venzone ed il ponte di Braulins della bella canzone friulana;
le ciclovie che attraversano il territorio.
Ed, infine, un aspetto estremamente importante per quello che rappresenta non solo per il Friuli: questo è il comprensorio-cratere del terremoto del 1976. Qui si trovano i più significativi esempi
della ricostruzione postsismica, sia dei centri storici quali Venzone e Gemona, sia dei tanti paesi.
Una ricostruzione esemplare di cui i friulani sono orgogliosi.
Questi, sono i principali tasselli di un realistico piano comprensoriale di valorizzazione.
CONCLUSIONI
I cambiamenti climatici sono già in atto mentre gli interessi e le pressioni sulle acque sono molteplici. Occorrono azioni sistemiche di accompagnamento di lungo periodo.
Il lago di Cavazzo e dei Tre Comuni – il plui grand Lâc da nestre Regjon – è un ecosistema e una grande riserva idrica, ubicata in un’area strategica tra la montagna e la pianura, che diverrà sempre più importante e che non può essere abbandonato all’attuale degrado, alla prospettiva certa dell’interrimento e allo sfruttamento di interessi di parte.
Peraltro, anche i residui corsi d’acqua della Val del lago vanno preservati dall’assalto delle centraline idroelettriche: la loro acqua pulita sarà sempre più preziosa! Tanto più che il contributo delle centraline idroelettriche al fabbisogno nazionale è irrilevante (meno dell’1%) e che il futuro sta nel solare ed eolico. Né è opportuno costruire centrali sul canale di scarico del lago poiché, in assenza del bypass, costituirebbero un’ulteriore servitù sul lago provocandone un abbassamento del livello stante l’attuale funzionamento di “centrale di punta” di quella di Somplago.
Sarebbe motivo di orgoglio per la Regione, prima in Italia e riferimento per altre analoghe situazioni, la realizzazione di un progetto di recupero della naturalità e fruibilità di un lago
gravemente compromesso da un sistema idroelettrico alimentato da derivazioni indiscriminate che hanno messo in secca una molteplicità di corsi d’acqua montani. Un sistema rozzo, superato ed insensibile verso l’ambiente come quello del Tagliamento-lago di Cavazzo, costruito negli anni ’50 dalla SADE, che va profondamente rivisto poichè improntato a criteri meramente produttivistici di trasformazione di tutte le acque in kilowatt e, quindi, in denaro per i suoi azionisti. Criteri che hanno portato alla tragedia del Vajont, di cui il sistema idroelettrico del Tagliamento è gemello. Criteri che sono esattamente opposti a quelli delle varie Agende/Direttive europee in materia di acque, ambiente e sostenibilità/compatibilità ambientale.
Sarebbe un segnale positivo non solo per l’equilibrio delle utenze e della falda a valle del lago, dalla quale – non dimentichiamolo! – attinge anche l’acquedotto del CAFC, ma anche per iniziare un serio esame dello stato dei corsi d’acqua a monte, in Carnia, dove un sistema di concessioni-disciplinari che sa di coloniale, da Compagnia delle Indie, funzionale solo alla SADE, ha ridotto gli alvei a distese di ciottoli, a rigagnoli, di norma privi di acqua con conseguenti seri dissesti idrogeologici. Situazione che richiede - ben oltre quel deflusso minimo vitale che sta solo sulla carta – che nei corsi d’acqua ci sia, appunto, un’adeguata portata d’acqua!
Concessioni-disciplinari che vanno rivisti radicalmente per affermare ed attuare il sacrosanto ed ormai inderogabile principio di civiltà (e necessità!) per cui il “bene acqua” per sua natura richiede un uso plurimo, diversificato. Principio di civiltà che vuole che il Tagliamento sia effettivamente “il re dei fiumi alpini”- come generalmente definito nei testi – e non lo schiavo dell’idroelettrico a cui è stato ridotto nel suo tratto montano.
Nell’intervenire sul lago dobbiamo essere altrettanto bravi quanto lo siamo stati nella ricostruzione postsismica: fare le cose per bene e partecipate. Un esercizio collettivo di futuro per le comunità rivierasche, il circondario e non solo. Non è un’utopia poiché il recupero della naturalità del lago, della sua fruibilità turistica, di una gestione sostenibile degli usi plurimi dell’acqua che prevenga le crescenti difficoltà acuite dai cambiamenti climatici, delle qualità ecologiche del sistema “Lago-Tagliamento” ben si coniuga con le finalità dei notevoli finanziamenti recentemente messi a disposizione dall’Unione Europea.
Tale recupero rientra nelle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Italia, approvato dal CIAE e pubblicato il 15 settembre c.a, in quanto si colloca, all’interno della sfida per sostenere la transizione verde e rientra nelle missioni relativa alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e nell’ambito tematico “Gestione integrata del ciclo delle acque (anche a fini irrigui) e monitoraggio della qualità delle acque…” e “Valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale, paesaggistico e naturale” con effetti indotti anche sotto il profilo occupazionale.
Trattasi di un intervento non solo ambientale ma anche di sviluppo turistico ed economico non solo della Valle del Lago, ma dell’intero comprensorio. Un intervento riparatore per la Valle pesantemente sacrificata dall’idroelettrico, dall’autostrada e dall’oledotto per interessi altrui.
Un intervento che, attirando sul lago rinaturalizzato e pescoso e nella sua valle turisti, pescatori sportivi, associazioni e squadre dei vari sport per ritiri e allenamenti, gruppi giovanili, ecc., può rendere possibile l’utilizzo con affittanze o bed and breakfast di quel notevole patrimonio edilizio costruito o riparato dopo il sisma del 1976 ed ora purtroppo inutilizzato a causa della caduta demografica. Sarebbe un modo di ”valorizzare” la stessa ricostruzione postsismica.
Pertanto è necessario:
- disporre di soluzioni e di progetti elaborati dal “Laboratorio Lago” istituito presso l’Assessorato all’Ambiente. In caso contrario detto laboratorio risulterebbe non credibile se non addirittura una presa in giro;
- che le istituzioni locali, la Regione, i Parlamentari si facciano parte attiva per ottenere i finanziamenti necessari – in particolare quelli europei – per ripristinare la naturalità del lago e la sua fruibilità turistica mediante la realizzazione di un bypass che convogli lo scarico della centrale di Somplago a valle del lago;
- nell’approvanda Legge Regionale attuativa del disposto sul grande idroelettrico dell’art. 11 quater della Legge Nazionale n.12/2019 nonché nel regolamento attuativo, nel bando, nelle modalità e procedure di assegnazione sia previsto per la centrale di Somplago il vincolo della realizzazione del bypass finalizzato al ripristino della naturalità e della fruibilità turistica del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni.
E’ venuto il tempo di riconnettere le nostre attività, le conoscenze, la tecnica, la sapienza, la produzione, gli stili di vita ai complessi meccanismi della natura. Per garantirci un futuro.
Il lago deve ridiventare quello che è stato per coloro che lo hanno visto e vissuto prima del degrado: un luogo che richiama ricordi felici e li proietta nel futuro.
Lo dobbiamo alle future generazioni.
Val del Lago, 01 ottobre 2020
Per il “Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento”, Tolmezzo via Davanzo,9:
Franceschino Barazzutti, già presidente del BIM Tagliamento, già sindaco di Cavazzo
Carnico.
Per il “Comitato difesa e valorizzazione del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni” Alesso di
Trasaghis via Somplago, 10: Annamaria Gisolfi.
Per il “Comitato forra del torrente Leale, Val del Lago: Claudio Polano già vicepresidente della
Comunità Montana del Gemonese, già componente del Consiglio direttivo dell’Ente Tutela
Pesca del Friuli Venezia Giulia.
Per Legambiente regionale: il presidente Sandro Cargnelutti.
Per Legambiente Circolo della Carnia – Canal del Ferro – Valcanale: il presidente Marco Lepre.
Al documento viene allegato inoltre un interessante manifesto del 1922 con cui si pubblicizzava il Lago e la sua Valle in occasione dell'apertura del primo albergo-ristorante sulle rive del Lago, con l'auspicio di "ritrovare la volontà di allora".
giovedì 24 settembre 2020
Le proposte di Legambiente per il futuro del Lago
Le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico e restituzione al territorio sono i due punti cardine del dibattito che ruota attorno ai disegni di legge sul grande idroelettrico, in ottemperanza alla L. 11 febbraio 2019, n. 12. Si sta consolidando l’idea di costituzione di una società regionale a maggioranza pubblica con scelta del partner tecnico di minoranza, mediante gara ad evidenza pubblica o interamente pubblica scegliendo un partner pubblico di comprovata esperienza. Le modalità di restituzione al territorio vanno oltre al meccanismo utilizzato fino ad oggi delle compensazioni, e prevedono investimenti di ricucitura/manutenzione straordinaria e ordinaria del capitale naturale e interventi di sostegno al capitale sociale (lavoro,…) nei territori interessati.
Il pensiero di Legambiente FVG
Nel congresso regionale del 2015 l’associazione già si esprimeva: “Legambiente rilancia la proposta di istituire un’Azienda speciale regionale, analoga a quelle operanti in Trentino-Alto Adige, che gestisca direttamente gli impianti e la produzione di energia idroelettrica, assicurando ricadute significative sull’economia regionale, e montana in particolare, maggior attenzione per la vita dei fiumi, riprendendosi un potere di governance importante su una risorsa ambientale ed economica che è di tutti assieme a tutti i soggetti pubblici esistenti e operanti nel campo idroelettrico”. Dopo cinque anni, l’associazione conferma lo spirito della proposta e privilegia, dal punto di vista della governance, l’opzione di una società regionale interamente pubblica e partnership tecnica pubblica di provata esperienza.
L’associazione segnala inoltre, senza alcuna pretesa di esaustività, alcune proposte che, ci auguriamo, trovino riscontro nell’apposita legge.
1. La restituzione al territorio della gestione deve prioritariamente essere destinata alle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, alla riduzione degli effetti di hydropeaking e accompagnata da progetti di rinaturazione (es. Lago di Cavazzo) e di riqualificazione fluviale, nei bacini interessati dalle opere;
2. La redazione dei piani per la gestione dei sedimenti nei rispettivi bacini, aspetto particolarmente critico generato dalle opere bagnate del grande idroelettrico e amplificato dai cambiamenti climatici, deve prevenire, ad esempio, interventi tardivi di rilevante impatto ambientale (sghiaiamento Lago di Barcis) o modalità di scarico tout court dei fondi limosi dei bacini di raccolta in quota (lago di Sauris) o il progressivo riempimento dei bacini di destinazione delle acque turbinate (Lago di Cavazzo);
3. La destinazione di parte dell’energia rinnovabile prodotta ad uso gratuito deve promuovere e favorire la nascita, nei territori, di comunità energetiche rinnovabili;
4. Si proceda con la moratoria nella costruzione di nuovi impianti idroelettrici a monte delle opere, essendo oltremodo significativo l’impatto del grande idroelettrico sul ciclo idrologico, sullo stato ecologico delle acque e sulla ricarica delle falde sottese;
5. Il deflusso ecologico e la continuità fluviale a valle delle turbine devono essere sempre garantiti. Va prevista una governance apposita per la gestione delle crisi idriche, rispetto a diversi e confliggenti usi, anche in deroga a regole stabilite dalle concessioni, secondo le priorità fissate dalla legge; di converso va ottimizzata e coordinata la gestione degli invasi per la laminazione delle piene;
6. Il contratto di fiume, strumento / processo di programmazione negoziata, dovrebbe accompagnare, in chiave progettuale, la ricaduta nelle scelte da operare nei bacini interessati, scelte coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile e l’agenda 2030;
7. Vanno promossi, in accordo con le università, il sistema di istruzione e formazione professionale, profili professionali utili alla gestione delle opere, al monitoraggio e manutenzione dei bacini montani, all’efficienza nell’uso della risorsa, all’applicazione dell’economia circolare alla gestione del ciclo idrico integrato, … nell’ambito di una rinnovata attenzione al rapporto lavoro / ambiente.
Uno sguardo più generale sulla risorsa acqua Bene Comune
Preludio: l’accelerazione dei cambiamenti climatici impatterà in modo significativo sul ciclo idrologico, riducendo la nevosità in modo significativo, aumentando fenomeni di siccità estive l’evapotraspirazione e l’energia nei fenomeni metereologici
La riduzione dell’impronta idrica deve accompagnare tutte le politiche pubbliche al fine di ridurre l’impatto di crisi idriche (agricoltura, attività produttive, consumo umano,…); appositi indicatori del modello DPSIR valuteranno l’efficacia e l’efficienza di tali politiche; Il risparmio della risorsa deve riguardare anche la pressione esercitata sulle falde artesiane a valle della linea delle risorgive con il duplice obiettivo di ridurre la pressione e rischi sanitari associati con l’estensione in profondità dell’inquinamento;
I corsi d’acqua devono raggiungere lo stato ecologico buono al 2027 (direttiva acque). Il raggiungimento di tale obiettivo deve essere accompagnato dalla programmazione di specifiche misure impedendo altresì gli interventi che allontanano dall’obiettivo (es. derivazioni sul fiume Fella che ha uno stato ecologico appena sufficiente);
Attenta valutazione nella progettazione di opere di regimazione idraulica e di difesa spondale edificate a seguito di violenti eventi di piena, evitando banalizzazione degli alvei e rifacendosi agli approcci e tecniche caratterizzanti la riqualificazione fluviale. Tali eventi, probabilmente indotti a loro volta da un regime incostante delle portate influenzate anche da captazioni e prelievi, determinano un deterioramento dello stato biologico dei corsi d’acqua e grave danno al mantenimento della biodiversità
I finanziamenti del Green deal devono occuparsi anche delle infrastrutture del ciclo idrico integrato, a seguito della vetustà delle condotte di approvvigionamento e l’incompleta opere di depurazione considerate le indicazioni che emergeranno dal Water safety plan.
L’associazione rimane in attesa dell’aggiornamento del rapporto sulle qualità delle acque superficiali e profonde previste dalla direttiva acque e redatta da ARPA FVG per esprimere ulteriori debite considerazioni e proposte sulla gestione sostenibile delle risorse idriche e sulle attività a impatto significativo.
(https://friulisera.it/considerazioni-e-proposte-di-legambiente-fvg-sul-grande-idroelettrico/)
lunedì 14 settembre 2020
Mandi, don Dino!
ADDIO A DON DINO PEZZETTA: LUTTO NELL’ARCIDIOCESI UDINESE
Lutto nella chiesa friulana per la scomparsa di don Dino Pezzetta. Il sacerdote, che in passato è stato anche rettore dell'Abbazia di Rosazzo e docente in Seminario, è mancato all’età di 82 anni mentre si trovava in ospedale a San Daniele. I funerali si svolgeranno martedì 15 settembre alle 16.30, a Osoppo, presieduti dall'arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
Don Pezzetta fu rettore dell’Abbazia di Rosazzo e docente di Teologia dogmatica in Seminario. «Un sacerdote intelligente e vivace», lo ricorda mons. Guido Genero, vicario generale dell’Arcidiocesi di Udine.
Nato a Osoppo il 5 maggio del 1938, fu ordinato sacerdote il 18 marzo 1962. Continuò poi gli studi tra Roma e la Germania fino a laurearsi in Teologia dogmatica, materia che insegnò anche al Seminario dal 1966 al 1970. «Fu uno dei migliori traduttori dei testi teologici tedeschi», afferma ancora mons. Genero.
Don Pezzetta continuò gli studi a Milano fino a trasferirsi ad Osoppo nel 1976, dove visse gli anni del post-terremoto. Dal 1982 al 1990 fu parroco di Peonis e Trasaghis e dal 1991 al 1994 di Villalta di Fagagna.
Dal 1994 al 2006 fu parroco di Oleis e rettore dell’Abbazia di Rosazzo. Successivamente parroco di Montenars fino al 2014. Negli ultimi anni, provato da problemi di salute, collaborava con la parrocchia di Osoppo. I funerali si svolgeranno martedì 15 settembre alle 16.30, a Osoppo, presieduti dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
(http://www.diocesiudine.it/don-dino-pezzetta-e-tornato-alla-casa-del-padre/ )
Lutto nella chiesa friulana per la scomparsa di don Dino Pezzetta. Il sacerdote, che in passato è stato anche rettore dell'Abbazia di Rosazzo e docente in Seminario, è mancato all’età di 82 anni mentre si trovava in ospedale a San Daniele. I funerali si svolgeranno martedì 15 settembre alle 16.30, a Osoppo, presieduti dall'arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
Don Pezzetta fu rettore dell’Abbazia di Rosazzo e docente di Teologia dogmatica in Seminario. «Un sacerdote intelligente e vivace», lo ricorda mons. Guido Genero, vicario generale dell’Arcidiocesi di Udine.
Nato a Osoppo il 5 maggio del 1938, fu ordinato sacerdote il 18 marzo 1962. Continuò poi gli studi tra Roma e la Germania fino a laurearsi in Teologia dogmatica, materia che insegnò anche al Seminario dal 1966 al 1970. «Fu uno dei migliori traduttori dei testi teologici tedeschi», afferma ancora mons. Genero.
Don Pezzetta continuò gli studi a Milano fino a trasferirsi ad Osoppo nel 1976, dove visse gli anni del post-terremoto. Dal 1982 al 1990 fu parroco di Peonis e Trasaghis e dal 1991 al 1994 di Villalta di Fagagna.
Dal 1994 al 2006 fu parroco di Oleis e rettore dell’Abbazia di Rosazzo. Successivamente parroco di Montenars fino al 2014. Negli ultimi anni, provato da problemi di salute, collaborava con la parrocchia di Osoppo. I funerali si svolgeranno martedì 15 settembre alle 16.30, a Osoppo, presieduti dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
(http://www.diocesiudine.it/don-dino-pezzetta-e-tornato-alla-casa-del-padre/ )
domenica 6 settembre 2020
Mercoledì ad Alesso si inaugura la mostra sul Lago e le acque della montagna
Il "Comitato Tutela acque del bacino montano del Tagliamento" ed il "Comitato Difesa e valorizzazione del lago di Cavazzo
o dei Tre Comuni"propongono per Mercoledì 9 SETTEMBRE 2020 ad Alesso, in Piazza I Maggio (o nel Centro servizi in caso di maltempo)
l'inaugurazione della mostra itinerante nelle piazze
ÂGAS
DI
MOnT
dal Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni alla Montagna privata delle sue acque
FATTI e MISFATTI
passati e presenti
Il programma prevede
alle ore 9.00
l'Esposizione della mostra su 27 pannelli
e alle Ore 17.00
la Presentazione ufficiale della mostra, attraverso questi contenuti:
• Introduzione musicale sul tema Acqua
• Intervento: Perché questa mostra?
• Interventi liberi
Sono invitati i parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, associazioni, comitati, personalità
Gli organizzatori ricordano che la MASCHERINA è D’OBBLIGO
venerdì 4 settembre 2020
Lunedì ricomincia scuola nel Comprensivo di Trasaghis
Si riparte, dopo il lockdown! Nelle scuole dell'Istituto comprensivo di Trasaghis la scuola ricomincerà in anticipo rispetto al resto d'Italia, già da lunedì 7 settembre.
Relativamente al plesso di Alesso, l'Amministrazione comunale di Trasaghis, dopo gli opportuni contatti con gli organismi scolastici, ha diffuso un manifesto dove si ricordano le principali novità relativamente al trasporto scolastico, alla somministrazione dei pasti, all'uso delle strutture sportive.
Relativamente al plesso di Alesso, l'Amministrazione comunale di Trasaghis, dopo gli opportuni contatti con gli organismi scolastici, ha diffuso un manifesto dove si ricordano le principali novità relativamente al trasporto scolastico, alla somministrazione dei pasti, all'uso delle strutture sportive.
giovedì 3 settembre 2020
Domenica sul Lago una caccia al tesoro speciale
Caccia al tesoro immersi nella natura del Lago di Cavazzo: arriva biocaching
Continuano gli eventi organizzati dalla Casa delle farfalle di Bordano in collaborazione con l'Ecomuseo della Val del Lago. Domenica 6 settembre, in programma biocaching, una sorta di caccia al tesoro all'aria aperta in mezzo alla natura. Nel pomeriggio, inoltre, in calendario anche una passeggiata e un picnic al fontanone Barman.
Caccia al tesoro
L'evento è dedicato a grandi e piccini, che dovranno fare squadra per risolvere insieme gli enigmi ragionando sugli indizi sparsi attorno a loro. Il ritrovo è alle 9 di domenica al parcheggio antistante all’albergo Trilago. L’attività si svolgerà nei prati e nei boschi intorno al Lago di Cavazzo, per 3 ore abbondanti.
Come partecipare
L’iniziativa è gratuita, ma è obbligatorio prenotare telefonando alla segreteria della Casa delle Farfalle (344 2345406). I posti sono limitati.
(https://www.udinetoday.it/eventi/caccia-tesoro-lago-cavazzo-6-settembre-2020.html)
mercoledì 2 settembre 2020
55 anni fa, quell'alluvione in Borc di Prussie a Bordano
Ormai si sa che l'ultima settimana d'agosto e la prima di settembre sono caratterizzate dal passaggio di una ,talvolta violenta, con grandi precipitazioni. Infatti l'esperienza insegna che la settimana prima della sagra sul San Simeone ci sono sempre dei grandi temporali , ne sanno qualcosa i ragazzi che salgono lassù in tenda per "anticipare" la sagra, pure noi allora Pionieri del S.Simeone abbiamo conosciuto questo brutto tempo, ma almeno si dormiva in chiesa.
Anche quest'anno, fedele al corso della natura è arrivata la perturbazione più intensa del solito, che ha provocato la piena di tutti i corsi d'acqua compreso il Tagliamento, chiusura di strade e frane etc.:" Una piccola alluvione"...
Dopo questa considerazione sui fatti metereologici di questi giorni passiamo a un ricordo che 55 anni fa poteva avere tragiche conseguenze invece è andata bene: l'alluvione del Borgo Prussie di Bordano.
Era il 2 settembre 1965 e a causa di un violento temporale i due ruscelli che tutt'ora circondano e delimitano questo borgo bordanese hanno inondato quella specie di catino nel quale erano posizionate le case di Prussie e rendevano uniche queste case e questo borgo . Per capirci , al giorno d'oggi i due ruscelli sono sullo stesso livello , mentre allora il catino con le case era circa 3 metri più in basso , lascio voi immaginare tutta l'acqua che questi due ruscelli montani hanno scaricato in poco tempo verso il punto più basso imprigionando gli abitanti dentro le case, impossibilitati ad uscire per la pressione dell'acqua sulle porte e a rischi annegamento in quanto l'acqua , dentro le case, era arrivata a quasi un metri e venti. Solo la prontezza di una donna che non ha esitato a gettarsi vestita dentro l'acqua e a scardinare le porte delle case che impedivano l'uscita e la salvezza degli abitanti bloccati , ha permesso loro di mettersi in salvo . Passato qualche tempo , sui due ruscelli sono stati costruiti due sbarramenti tutt'ora visibili , non so quanto possano funzionare in quanto sono pieni di ghiaia, ma recentemente hanno costruito ai piedi di uno quella specie di canale atto a scaricare più a valle l'eventuale acqua fuoriuscita dallo sbarramento, mentre sull'altro ruscello hanno si costruito lo sbarramento ma l'eventuale acqua in eccesso percorre sempre il vecchio tracciato originale.
Dopo il terremoto la nuova Prussie è stata ricostruita circa 3 metri più in alto del vecchio livello del borgo originale ( basta guardare oltre i parcheggi delle auto per vedere la differenza di livello).
Questo è un ricordo che voglio fare conoscere a tutti i miei compaesani e anche a tutta la gente che ha voglia di conoscere gli avvenimenti della zona, ora che anche il Conte di Bragolino ha voluto fare sentire la propria presenza sulla strada sotto il suo castello.
Mandi a tutti da Emi Picco (Timoteos) -2 \9\2020
Anche quest'anno, fedele al corso della natura è arrivata la perturbazione più intensa del solito, che ha provocato la piena di tutti i corsi d'acqua compreso il Tagliamento, chiusura di strade e frane etc.:" Una piccola alluvione"...
Dopo questa considerazione sui fatti metereologici di questi giorni passiamo a un ricordo che 55 anni fa poteva avere tragiche conseguenze invece è andata bene: l'alluvione del Borgo Prussie di Bordano.
Era il 2 settembre 1965 e a causa di un violento temporale i due ruscelli che tutt'ora circondano e delimitano questo borgo bordanese hanno inondato quella specie di catino nel quale erano posizionate le case di Prussie e rendevano uniche queste case e questo borgo . Per capirci , al giorno d'oggi i due ruscelli sono sullo stesso livello , mentre allora il catino con le case era circa 3 metri più in basso , lascio voi immaginare tutta l'acqua che questi due ruscelli montani hanno scaricato in poco tempo verso il punto più basso imprigionando gli abitanti dentro le case, impossibilitati ad uscire per la pressione dell'acqua sulle porte e a rischi annegamento in quanto l'acqua , dentro le case, era arrivata a quasi un metri e venti. Solo la prontezza di una donna che non ha esitato a gettarsi vestita dentro l'acqua e a scardinare le porte delle case che impedivano l'uscita e la salvezza degli abitanti bloccati , ha permesso loro di mettersi in salvo . Passato qualche tempo , sui due ruscelli sono stati costruiti due sbarramenti tutt'ora visibili , non so quanto possano funzionare in quanto sono pieni di ghiaia, ma recentemente hanno costruito ai piedi di uno quella specie di canale atto a scaricare più a valle l'eventuale acqua fuoriuscita dallo sbarramento, mentre sull'altro ruscello hanno si costruito lo sbarramento ma l'eventuale acqua in eccesso percorre sempre il vecchio tracciato originale.
Dopo il terremoto la nuova Prussie è stata ricostruita circa 3 metri più in alto del vecchio livello del borgo originale ( basta guardare oltre i parcheggi delle auto per vedere la differenza di livello).
Questo è un ricordo che voglio fare conoscere a tutti i miei compaesani e anche a tutta la gente che ha voglia di conoscere gli avvenimenti della zona, ora che anche il Conte di Bragolino ha voluto fare sentire la propria presenza sulla strada sotto il suo castello.
Mandi a tutti da Emi Picco (Timoteos) -2 \9\2020
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