Dal progetto Edipower nessun vantaggio
(Messaggero Veneto — 12 dicembre 2009 pagina 19)
Il 4 e il 5 dicembre scorsi i cittadini di Cavazzo Carnico e Verzegnis sono stati chiamati in assemblea per l’illustrazione del progetto Edipower: questa volta alla presenza di alti esponenti della Spa stessa. Dopo quella del 12 ottobre di Alesso, che interessava i cittadini di Trasaghis e Bordano, siamo giunti alla terza esposizione del progetto senza che alcun tecnico, con esperienza ambientale e geologica, fosse incaricato dai Comuni per esaminare il progetto sotto questo punto di vista. A parte i rappresentanti di Legambiente, Cavallo e Lepre, che si sono prodigati nell’esporre i loro forti dubbi sulla realizzazione dell’opera con indubbia competenza e a cui va il nostro ringraziamento per la partecipazione, il solo esperto delle amministrazioni incaricato di approfondire lo studio del progetto è stato l’ingegner Facchin, laureato in ingegneria meccanica e, secondo quanto affermato dagli stessi amministratori, esperto in idraulica applicata allo sfruttamento delle acque per la produzione elettrica (leggasi turbine, termine usato dai sindaci). Nonostante le nostre sollecitazioni, nessun’amministrazione ha avuto alcun dubbio o ripensamento, ribadendo costantemente il parere sostanzialmente favorevole ai lavori. È strano questo comportamento, perché ripensando al lamento delle amministrazioni prive di fondi, a norma dell’articolo 4 comma 3 della Legge regionale 43/1990 l’eventuale costo delle attività di esame e di pubblica informazione sarebbero state, e sono, a completo carico del proponente la realizzazione dell’opera: a Edipower sarà risparmiato pure questo disturbo. Nell’ultima riunione di Verzegnis, inoltre, il tanto sbandierato aumento occupazionale si ridurrà, come pubblicamente ammesso dalla stessa Edipower, alla mera occupazione edile peraltro altamente specializzata e relativa ai soli lavori di costruzione, stante che la stessa ha già in carico il personale utile e sufficiente alla gestione, presente e futura, dell’impianto. Alla richiesta dei cittadini di conoscere l’ammontare delle compensazioni (in pratica vedere cammello e poi pagare), debbo ammettere che i responsabili Edipower si sono dimostrati più realisti dei nostri re, confessando che tali interventi si limiteranno a quello che il loro budget aziendale consente. Vale a dire piccoli lavori di miglioria, tra cui: manutenzione di sentieri, pubblicazione di libri, sostegni a feste locali, fontanelle eccetera. Premettendo la ferma contrarietà all’intervento, a una mia domanda provocatoria su una compensazione sulla fornitura di elettricità da concedere alle aziende che s’installassero nei comuni danneggiati e tale da consentire uno spontaneo aumento occupazionale, poco ci mancava che questi signori si mettessero a ridere sonoramente. Ai vari sindaci vorrei inoltre ribadire che le attuali norme legislative dovrebbero essere rese note ai cittadini non soltanto per la parte inerente ai doveri degli amministratori nell’essere propositivi sulle necessità energetiche nazionali, ma anche per quella dei diritti del popolo a essere compiutamente informato e, nel nostro caso, soprattutto su quanto richiama l’articolo 144 del Decreto legge 162/2006, che è il più esplicativo circa il corretto uso e la tutela delle risorse idriche che così cita: «Tutte le acque superficiali e sotterranee ancorché estratte dal sottosuolo, appartengono al demanio dello Stato. Le acque costituiscono una risorsa che va tutelata e utilizzata secondo criteri di solidarietà; qualsiasi uso è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future di fruire di un integro patrimonio ambientale. La disciplina degli usi delle acque è finalizzata alla loro realizzazione, allo scopo di evitare gli sprechi e di favorire il rinnovo delle risorse, di non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la piscicoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrogeologici. Gli usi diversi dal consumo umano sono consentiti nei limiti nei quali le risorse idriche siano sufficienti e a condizione che ne pregiudichino la qualità. Le acque termali, minerali e per uso geotermico sono disciplinate da norme specifiche, nel rispetto del riparto delle competenze costituzionalmente determinato». Orbene: dopo l’onesta ammissione della dirigenza Edipower nel ribadire che la loro è una società per azioni privata, il cui scopo principale è, oltre a mantenere un bilancio attivo, quello di garantire il massimo ricavo per gli azionisti; dopo la pubblica esibizione delle foto scattate al fondo del bacino dall’Ambiesta, nelle quali si possono ammirare le centinaia di migliaia di metri cubo di fango depositate e in procinto di defluire allegramente verso il lago di Cavazzo; avendo appurato che in sole 8 ore nel lago di Cavazzo sarebbero riversati 3.168.000 mc di acqua gelida; che in altre 8 ore 1.267.200 mc di acqua sarebbe ripompata a Verzegnis e mc 1.900.800 uscire dal canale di scarico creando un notevole rimescolamento con effetto torrentizio; che, come ammesso dagli stessi dirigenti Edipower, stante che il canale di deflusso del lago è tarato su 66 mc/sec, le quote di massimo e minimo invaso nel Lago di Cavazzo difficilmente potrebbero mantenersi in alcuni casi, soprattutto nei periodi di piovosità eccezionale, come da noi spesso accade, determinando una forte erosione spondale; che la temperatura delle acque rimescolate in continuazione salirebbero solo nella media tra lo strato idrico iniziale e quello di fondo, con un’ovvia e forte diminuzione di quelle superficiali che in luglio-agosto dagli attuali 16,5/17° scenderebbero a 13,5/14°; che quello che rimane della fauna ittica e della flora sarebbe del tutto compromesso interessando, fra l’altro, anche quella del torrente Leale e del Tagliamento; che vi è pure, da pochi e semplici calcoli elementari e stanti le prove già in essere da mesi sul canale di scarico del lago, la concreta possibilità che il surplus idrico possa nascondere anche la captazione delle acque a fini irrigui con ulteriori guadagni per Edipower; che inoltre, ma celato abilmente, oltre ai sopra citati guadagni, vi siano anche quelli derivanti dai certificati verdi sulle fonti rinnovabili, mai ammessi da Edipower, ma che pure rientrano nei suoi progetti d’impresa come meglio si può appurare dal suo stesso sito informatico; ciò detto, non sembra a tutti voi che questa popolazione abbia già dato a sufficienza per le necessità nazionali. Signori amministratori, possibile che qualche dubbio non emerga dalle vostre coriacee e ostinate convinzioni e vi spinga a rivedere gli atti da voi assunti, anche alla luce delle sospensiva per maggior approfondimento da parte della Regione? Vorrei inoltre che fosse definitivamente accettato che il nostro comitato è sorto spontaneamente, non per senili nostalgie di vecchi amministratori e proprio perché è mancato il dialogo tra amministratori e cittadini, raccogliendo, con una quindicina di persone e in breve tempo, oltre 8.000 firme che saranno a supporto, tra breve, di una petizione agli enti interessati. Tra questi ovviamente anche al sindaco di Cavazzo, il quale non ha mancato di criticare il nostro modo di raccogliere adesioni, reo, secondo lui, di averlo fatto addirittura anche nelle mense della Fantoni e in altre aziende di Osoppo. Forse egli però dimentica che queste ditte da decenni danno il pane a centinaia di nostri concittadini, che sono state create, fatte crescere e dirette da friulani resistendo con noi durante il terremoto, non certo da Edipower che, come tanti stranieri del passato, cercano solo di trarre dalla nostra terra i propri tornaconti, non certo quelli della madre Patria né ancor meno i nostri. Il tutto detto da un cittadino che, pur rispettandoli, mai ha aderito a movimenti verdi e si chiede anche che cosa pensi la politica regionale e in particolare il vostro partito di riferimento del problema in essere.
Dino Rabassi già sindaco di Trasaghis
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