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"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons
domenica 23 settembre 2012
Un Lago per Musa - 3 - Aldo e le sue radici
Aldo Rossi, tolmezzino, è una delle personalità più interessanti del mondo culturale carnico: sa proporsi come apprezzato cantautore, ma anche come punto di riferimento per la discussione e l'informazione (assai seguiti il suo blog e le pagine di facebook). A Trasaghis lo si è visto, il 6 marzo 2010, moderare con equilibrio gli interventi nella serata di discussione sulle complesse tematiche legate al "caso Englaro". Ma Aldo, di pari tarneban, ha anche un profondo legame con il Lago e con la Valle del Lago e quindi non potevamo fare a meno di chiedergli di scavare un po' in questo background, per accertarsi se, anche per lui, il Lago fosse davvero stato "una Musa ispiratrice".
Leggete attentamente il testo che Aldo ci ha mandato, cari amici del Blog: era da un bel po' che non si avevano sotto mano, in Val del Lago, parole capaci di trasmettere emozioni così profonde. (A&D)
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Le radici dentro al lago
di Aldo Rossi
Il ricordo è racchiuso in una immagine in cui predomina il colore bianco: bianca la strada, bianca la vecchia galleria di Interneppo, bianca la 600 di mio padre, bianca la neve caduta da poco che restringeva ancor di più la stretta carreggiata della provinciale 512 per Somplago. Il contrasto era dentro il grigio scuro dell'acqua del lago d'inverno e il colore indefinito dalla paura, negli occhi di un bambino di sei anni. La paura di dover affrontare un viaggio in un' epoca in cui le gomme da neve non esistevano proprio, le catene erano qualcosa di artigianale e la temperatura all'interno della macchina era la stessa che c'era all'esterno. Ma per mio padre la Fiat 600 era il mito della tanto cercata libertà: la 600 gli permetteva di lavorare a Udine, con la 600 aveva incontrato mia madre, il terreno dove costruire la casa (da bon Furlan) l'aveva trovato in uno dei tanti girovagare con l'auto che aveva, e che avrebbe con l'incidente capitato poco dopo, segnato in maniera definitiva la sua vita e di fatto poi anche la mia.
Tutto quello che ricordo di mio padre sta in questo e in pochi altri frammenti di immagini, il resto me lo hanno raccontato. Ed era un racconto in cui piccoli pezzi di memoria si riunivano anche a distanza di anni, quando mia madre superato il periodo in cui il pianto soffocava ogni possibilità di parlare, si apriva ai ricordi. Accadeva spesso nel periodo che precedeva i Santi, quando negli anni successivi alla morte di mio padre, in corriera o accompagnata da qualcuno, andava a sistemare fiori e lumini al cimitero della frazione: avevo già la patente quando di ritorno in macchina dal “simiteri di Tarnep”, passando davanti a un sentiero che portava sulla riva del Lago, mi disse “chi to pari al vignive ju simpri a nodà”. Avevo finalmente trovato la possibilità, dopo tanti anni, di condividere qualcosa con mio padre: era solo un piccolo lembo di territorio, ma dove tutto mi suonava conosciuto, familiare e che mi dava calma e quiete.
Tranquillità e serenità di un luogo che contrastava con il vissuto duro ed a volte crudo, della mia famiglia paterna ad Interneppo. Una storia che potevo solo intravedere nel controluce di documenti ufficiali, come lettere, resoconti o testamenti, in cui le difficoltà della vita di ogni giorno in un ambiente povero e difficile, o le misere cose da dividere, avevano segnato e lasciato tracce anche profonde nei miei congiunti. Ma davanti al Lago, i pensieri e l'amarezza spariscono; la sensazione è che il Lago sia sempre pronto a restituirti qualcosa che la durezza del vivere ti ha tolto. Lo ha offerto in passato a mio padre e lo continua ad offrire ora a chi d'inverno ci cammina intorno, alle famiglie che d'estate passano lì la piccola vacanza al mare che altrimenti non potrebbero permettersi. Ai surfisti e velisti fai da te, a chi lo sfrutta per ricavare energia e a chi la consuma. A chi ci va a pescare o a vederci i fuochi d'artificio; a chi ci pratica sport estremi. La danza di chi la notte la passa ballando o l'alba di chi si accontenta di una escursione nella zona.
Mio padre dentro il Lago ci nuotava; probabilmente è lui che mi ha trasmesso quello strano desiderio di rivedere tante volte quei posti senza annoiarmi: a me col Lago capita così, e del resto di rivedere casa tua non ti stancheresti mai. Ed è per questo il Lago fa da sfondo nella copertina del mio nuovo doppio CD “La vite e la muart”: un disco dove vado alla ricerca delle mie radici e le mie, sono proprio … dentro al Lago.
Per chi vuole approfondire:
Wiki
http://fur.wikipedia.org/wiki/Aldo_Rossi
Aldo Rossi fan club
http://www.facebook.com/groups/88686550337/
Discografia:
http://www.aldorossi.net/Discografia/tabid/119/Default.aspx
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Bellissimo articolo, complimenti!
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