Grande
Idroelettrico: un’occasione per la montagna
E’ in subbuglio il settore del grande
idroelettrico da quando la Legge nazionale 11 febbraio 2019 n.12 (Legge
Semplificazioni) all’art.11 quater prevede, fra l’altro, che alla scadenza delle concessioni di grandi
derivazioni idroelettriche e nei casi di decadenza o rinuncia gli impianti passino, senza compenso, in proprietà delle
regioni, in stato di regolare funzionamento. Ne deriva il passaggio alla nostra Regione degli impianti della Valcellina
e della Val Meduna di Edison, cioè della francese EdF, e di quelli del sistema
Tagliamento della multiutility lombarda a2a con l’obbligo per la Regione di regolamentare
il settore con apposita legge attuativa.
Questa
legge nazionale, mentre va a intaccare lo strapotere delle potenti
multiutility attuali concessionarie, offre un’ importante occasione alla nostra
Regione ed in particolare ai nostri territori montani, le cui acque sono ora
intensamente sfruttate da questi impianti, per un loro utilizzo più rispettoso
dell’ambiente e conforme agli interessi delle popolazioni residenti.
Toccati nei loro interessi, gli attuali
concessionari, in particolare le grandi multiutility quotate in borsa quali Hera,
Iren, a2a, Acea, sono scesi in campo contro tali disposizioni di legge con
iniziative a livello nazionale e regionale miranti a svuotare, congelare,
ritardare l’applicazione.
Le loro associazioni di categoria
“Elettricità Futura” e “Utilitalia” con il comunicato del 03 aprile 2020 hanno
diffuso l’ingiustificato allarmismo “per una visone “localistica” che toglie
allo Stato ogni competenza” (leggi: a loro!) e chiesto “l’introduzione di una
proroga di almeno un anno dei termini dati alle regioni per l’emanazione di
tali norme ed una generale moratoria
nell’applicazione delle leggi regionali già approvate, auspicando che questa
normativa venga rivista”.
Già, la proroga! E’da troppi anni che,
complice lo Stato, i grandi impianti idroelettrici vengono gestiti in regime di
proroga (in)giustificata con la possibilità di rientrare con l’ammortamento di
qualche piccolo investimento introdotto strumentalmente nell'immediatezza della
scadenza della concessione.
I derivatori
idroelettrici colgono ogni occasione per difendere i propri interessi. Al
Festival dell’Acqua in corso fino al 15
maggio a Bressanone Utilitalia ha presentato il rapporto da essa commissionato
alla società Althesys “Il contributo economico e ambientale dell’idroelettrico
italiano” dove, tra l’altro, viene rilanciato l’accumulo mediante pompaggi, che
sono causa di evidenti degradi ambientali!
E’ la stessa Utilitalia, nota nella nostra
Regione, che il 09.06.2017 inviava una lettera con cui esprimeva contrarietà all'aumento del canone concessorio ed alla proposta di legge n.193 di costituzione
della “Società Energia Friuli Venezia Giulia – SEFVG” a partecipazione interamente pubblica,
presentata il 27.02.2017 dai Consiglieri Revelant, Tondo, Riccardi,Violino,
Marsilio, Ciriani, Zilli e Piccin.
Dall’altro lato gli Amministratori dei
nostri Comuni montani non hanno capito la grande opportunità offerta da questa
legge per la nostra montagna. Né l’ha capita la gente a causa di una carenza di
informazioni e di dibattito pubblico che, al di là dell’emergenza
coronaravirus, da troppo tempo caratterizza la vita in montagna.
Qualche attenzione l’ha avuta la previsione
della consegna annuale e gratuita alla Regione
di 220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di concessione, per
almeno il 50 per cento destinata a servizi pubblici e categorie di utenti dei
territori, mentre non è stato colto il fatto che il passaggio alla Regione del
governo del grande idroelettrico comporterebbe, oltre ad evidenti vantaggi
economici, più facili condizioni per risolvere le gravi conseguenze provocate
dallo stesso sul territorio: ridare acqua
(e dignità!) al Tagliamento ed ai tanti torrenti e rii della nostra
montagna rimasti in secca a causa delle indiscriminate derivazioni
idroelettriche, obiettivo per il quale già negli anni 60-70 si batteva il
Comitato del maestro Romualdo Fachin di Socchieve, ricaricare le falde,
ripristinare la naturalità e fruibilità del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni,
utilizzare la sempre più preziosa risorsa acqua secondo il sacrosanto principio
del suo uso plurimo e diversificato.
In verità ci sono
degli Amministratori Comunali che hanno colto pienamente l’importanza della regionalizzazione del grande idroelettrico.
Questi sono i ben 23 Sindaci della parte
montana e pedemontana pordenonese, i
quali hanno sottoscritto ed inviato al Presidente della Giunta regionale, agli
Assessori e Consiglieri un dettagliato documento, elaborato con il contributo
dei Comitati della Valcellina e della Val Meduna, con cui chiedono tra l’altro il pieno coinvolgimento loro, del territorio e di tutta la
politica, indipendentemente dagli schieramenti, nella stesura della legge regionale attuativa.
Documento che ho inviato a tutti i
Comuni della Carnia, Canal del Ferro Valcanale e Gemonese ritenendo trovasse l’interesse dei sindaci per una loro analoga autonoma iniziativa,
che però non c’è stata, tranne un passo del presidente
del Bim Tagliamento Benedetti per un incontro in Regione.
Pur comprendendo che i
nostri sindaci sono occupati con l’emergenza coronavirus -
ma altrettanto lo sono i loro colleghi pordenonesi - avrebbero potuto e dovuto, facendo fronte
comune, almeno farne propri il documento e l’ iniziativa dei colleghi pordenonesi, ove non avessero ritenuto
di elaborarne uno proprio. Potrebbero comunque farlo ora. Anche questa mancanza
di iniziativa è un segno del momento di sofferenza della vita politica,
culturale e sociale della nostra montagna, che invece nei primi anni ’70 nella fase di
costituzione della Comunità Montana della Carnia ha elaborato posizioni
avanzate alle quali guardavano come riferimento gli altri territori montani.
Momento di sofferenza che va subito superato per evitare che finisca in indifferenza o in ignavia.
Questo è il momento di
alzare la testa per gridare, pretendere ed operare affinché le nostre acque, in
un contesto di reale autonomia regionale e locale, siano non sfruttate ma utilizzate
con rispetto dell’ambiente e nell’interesse di chi vive in montagna e non dei lontani azionisti
delle società idroelettriche.
Franceschino Barazzutti,
già presidente del Consorzio BIM Tagliamento,
già sindaco di Cavazzo Carnico
Tolmezzo 12 maggio 2020