IL DIARIO DI DON ZOSSI (Quando l’ignoranza genera inconsciamente odi e rancori)
Il vecchio monumento alle vittime di Avasinis. L'ultima commemorazione vi si tenne il 2 maggio 1994 |
Fu l’ultima, perché l’anno dopo le elezioni del 23 aprile, rielessero Sindaco Ivo DEL NEGRO.
Fino ad allora, quella cerimonia provocava ad Avasinis, tensioni ed il riemergere di antichi rancori tanto che, in questa comunità, pareva che il sangue delle innocenti vittime non dovesse mai smettere di scorrere.
Anche per me questa commemorazione fu sempre fonte di preoccupazioni, sia per quanto riguardava la preparazione, dall’omaggio floreale all’elenco degli invitati, a quello prettamente istituzionale.
La mia Amministrazione preferì quindi celebrarla tenendo un basso profilo, ma non per sminuirne il ricordo ed il significato intrinseco racchiuso in sé ma, così facendo, cercando di stemperare queste pulsioni, abolendo anche il superfluo come i rinfreschi, l’omaggio floreale ridotto a 51 semplici rose rosse, e limitando anche gli interventi e la presenza di persone estranee alla nostra comunità.
Si cercò così di circoscrivere, nell’ambito della nostra gente, il ricordo e il dolore per i martiri innocenti.
D’altronde già da bambino ero a conoscenza del silente rancore che covava sotto la cenere! Un astio costruito su accuse di colpevolezza verso chi era ritenuto il maggior responsabile di questo evento, ossia gli autori dell’attacco alle truppe nazi - fasciste in ritirata e da cui originò la rappresaglia.
Per rimarcare queste convinzioni, non si esitò a caricare l’introvabile diario di Don Zossi, sacerdote di Avasinis ferito e sopravvissuto allo sterminio, di fantasiose testimonianze su presunti segreti e reconditi fini, anche di vendette personali, che portarono ai luttuosi fatti, creando così un vero e proprio tabù.
Si arrivò dunque a pochi giorni dal 02 maggio 1994, quando, cercando delle carte all’interno di un armadio posto nel corridoio accanto al mio ufficio di Sindaco, nel rovistare documenti, fascicoli e libretti, capitò tra le mie mani un opuscoletto stampato di poche pagine che mi colpì subito.
Apertolo e lette poche righe, mi accorsi che non era altro che un riassunto del diario di Don Zossi, contenente oltre ad un risicato resoconto dei fatti accaduti nei due giorni dell’eccidio di Avasinis, anche un elenco dettagliato delle vittime e non solo! Pure la loro età, i luoghi in cui queste creature furono uccise e le modalità con cui furono trucidate.
Tornato in ufficio, lessi con commozione misto a stupore quelle righe che, ben presto, si tramutarono in meraviglia nello scoprire quello che da subito mi sembrò una luce accesa sul buio del segreto più inviolabile di questa tragedia: quell’imperscrutabile ed umana verità che sgomberava per sempre quell’altra fittizia e fantasiosa, fatta di non si sa bene quale machiavellico arcano e che condensava in poche semplici parole: “A nemico che si ritira, fare ponti d’oro!”
Don Zossi quindi si limitò a racchiudere in un saggio detto, antico quanto la storia dell’uomo, la sintesi dell’accaduto, vale a dire che l’attacco portato ai nazi – fascisti in ritirata, formò il pretesto del bagno di sangue che ne seguì, ma non fu certo la causa principale che è da ricercare nella bestialità stessa della natura umana.
Il giorno della ricorrenza, dopo un sobrio discorso per commemorare le vittime, non pronunciai la frase sopra descritta, ma decisi di elencare solo i nomi, la data di nascita, il luogo e le cause di una morte che portò con sé 51 innocenti tra cui donne, giovani, vecchi e, purtroppo, anche bambini, secondo quanto riportato da Don Zossi..
Al brusio che di solito aleggiava durante i discorsi ufficiali sulla piazza, subentrò un profondo silenzio cui seguì un sentito applauso quasi liberatorio da parte dei presenti, facendomi capire che quanto avevo letto era stato accolto positivamente non perché frutto non di ricerche o ricostruzioni personali, bensì attinto da una testimonianza vera.
Scendendo la scalea antica della chiesa di Avasinis, Pieri STEFANUTTI sempre attento alle storicità dei nostri paesi, mi chiese dove avessi trovato queste fonti, fornendogli i dovuti riscontri.
Da allora ho la sensazione che quella cappa pesante ed astiosa si sia finalmente disgregata e la popolazione di Avasinis abbia trovato finalmente la pace e che, molto spesso, le più efferate azioni umane non derivino da fatti o circostanze premeditate, bensì da una piccola scintilla scaturita nel tentativo di accendere una luce nel buio ma che, in una stanza satura di gas qual’era il mondo allora, possa anche provocare un’immane disastro.
Chiudendo, non ho mai cercato di scoprire perché questo librettino sia finito nel dimenticatoio e nemmeno se qualcun altro lo abbia letto prima di me, a me basta aver contribuito a fare un po’ di luce riportando un pizzico di sereno in più tra la mia gente.
Dino RABASSI
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