Comuni predatori e Comuni prede
La Corte di Cassazione ha respinto il
ricorso della lombarda multiutility a2a, concessionaria degli impianti
idroelettrici del Tagliamento con le centrali di Ampezzo e di Somplago, contro
il piccolo Comune di Forni di Sotto.
Motivo del contendere, che ha visto la
multiutility soccombente in tutti i gradi di giudizio, da un lato è il
potenziamento della portata dell’acquedotto comunale attingendo l’acqua sul Rio
Chiaradia a monte della presa idroelettrica di a2a, dall’altro lato la pretesa della
multiutility di essere indennizzata da parte del Comune ritenendosi danneggiata poiché la captazione
dell’acquedotto riduce la portata d’acqua alla sua presa.
La controversia, oltre ad essere
significativa del punto critico a cui è giunto l’utilizzo della preziosa
risorsa acqua, si inserisce in un contesto ben più vasto che merita di essere
esaminato: il rapporto tra grandi centri urbani e periferie. Quelle montane in
particolare, adatte alla produzione idroelettrica offrendo esse le necessarie
caratteristiche quali la disponibilità di acqua ed i dislivelli.
Se da un lato il piccolo Comune di Forni di
Sotto ben rappresenta una periferia montana, dall’altro lato chi è a2a e chi
rappresenta? a2a giuridicamente è una società multiservizi che opera secondo le leggi di mercato, i cui azionisti al
31.12.2019 sono il Comune di Milano al
25%, il Comune di Brescia al 25%, altri azionisti al 49,2% tra i quali anche
soggetti esteri e la stessa a2a spa allo 0,8% con azioni proprie. Quindi a2a è
un’espressione, un’emanazione, un modo di essere dei citati Comuni azionisti
che ne sono i proprietari.
Quello di a2a non è un caso isolato.
Infatti anche i comuni di Genova, Torino, Reggio Emilia e Parma detengono il controllo della multiutility
Iren, mentre il comune di Bologna e quelli della Romagna detengono il controllo
della multiutility Hera, che opera anche nella nostra regione.
Che i grandi Comuni si dotino di
strumenti, quali le società da loro controllate, che provvedano a fornire i
servizi necessari come la raccolta e smaltimento rifiuti, l’erogazione di gas e
energia elettrica, il servizio idrico,
etc sui rispettivi territori comunali è cosa logica e necessaria.
Non lo è altrettanto quando i grandi
Comuni-azionisti utilizzano le società controllate per espandere la loro
attività – meglio il loro business – ben oltre il proprio territorio per
sfruttare la risorsa acqua dei territori periferici montani per produrre
energia elettrica, peraltro portata altrove, mentre i guadagni finiscono nell’attivo dei bilanci dei Comuni
azionisti, lasciando ai territori montani, già sofferenti sotto diversi
aspetti, i dissesti idrogeologici prodotti dalle derivazioni, gli alvei in
secca, l’obolo dei sovraccanoni ai Consorzi Bim e di qualche autopromozionale
sponsorizzazione, nonché il monumento alla propria energia.
Con ciò si viene ad instaurare un rapporto
di subordinazione che peggiora ulteriormente lo stato di sofferenza economica,
sociale e demografica delle aree montane, tanto più se la società venuta da
lontano ha la pretesa di decidere se e quanti litri d’acqua per il proprio
acquedotto il Comune locale può captare da un rio del proprio territorio e
anche di essere economicamente ristorata per la risibile minor produzione di
energia.
La conclusione di questa controversia è un
messaggio ed un incoraggiamento a tutti i sindaci ed abitanti della montagna ad
essere attori di una giudiziosa gestione ed utilizzazione della risorsa acqua,
sempre più strategica e preziosa, nell’interesse dei loro cittadini, e non
spettatori distratti, se non complici, dello sfruttamento indiscriminato non
solo da parte delle forestiere società multiutility ma anche da parte di
speculatori privati locali e regionali che si avvalgono degli incentivi, i
certificati verdi, pagati dagli utenti con le bollette.
Lo scarso
interesse dimostrato dai sindaci e dagli abitanti della Carnia, a differenza di
quelli della montagna pordenonese, riguardo al passaggio alla Regione del
grande idroelettrico non è un segnale incoraggiante. Per tutti dovrebbero
essere di esempio, di guida e di stimolo quei vecchi che in condizioni di
miseria oltre 100 anni fa fondarono la Società Elettrica Cooperativa Alto But
(SECAB), tuttora ben operante in quel territorio. Nel caso non bastasse possono
documentarsi su come ben operano nell’idroelettrico, e non solo, i comuni
trentini singolarmente o uniti per valle.
Franceschino Barazzutti, già presidente del Consorzio
BIM Tagliamento, già sindaco di Cavazzo Carnico