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NON VOGLIO MORIRE GEMONESE (BIS)
Turba la superficialità con cui oggi si legge ogni cosa: da un libro (pochissimi), ad un articolo (pochi).
Tanti infatti si soffermano solo sul punto che colpisce maggiormente, anziché ad un approfondito esame di uno scritto.
Probabilmente, vivendo in un’epoca di spot, selfie, messaggini, google e copia/incolla, stiamo perdendo la capacità di soffermarci un attimo ed elaborare, con calma, tutti i segnali che al nostro cervello pervengono dall’esterno.
Infatti, prendendo in considerazione il mio precedente articolo dal medesimo titolo fatto salvo il bis, alcuni si sono buttati a capofitto sul tema del “campanilismo” quale unico punto di riflessione, ignorando e mancando totalmente il senso provocatorio nell'usare questo termine.
Ringrazio il Blog di aver colto lo spirito che voleva essere un mero contributo ad un dibattito su una situazione economico/politica e sociale ben più vasta dell’area microscopica qual è il gemonese e di cui, anch'essa, volente o nolente viene investita pagandone le conseguenze.
Nel premettere che nella mia vita ho sempre lottato contro i campanilismi, prendendo da essi distanza sia nel favorire l’aggregazione sportiva, culturale e ambientale, che nel protestare sulle continue rapine (lago e ospedale in primis) che abbiamo subito negli ultimi decenni, inviterei a non soffermarsi solo sull'intestazione provocatoria di un articolo ma, pian piano, scivolare all'interno di esso e carpirne la vera essenza che, alle volte, è l’esatto contrario del titolo.
Infatti il mio esame partiva dalla situazione politico/economico globale, che tutto avviluppa e concentra esclusivamente sull'economia di mercato, dimenticando il valore fondamentale a cui tutti gli sforzi dovrebbero piegarsi, che è quello essenziale del benessere e della dignità umana.
Qualsiasi cosa ormai ruota attorno ai pareggi di bilancio, allo spread e, soprattutto, alle quotazioni di borse e banche che tutto dirigono: addirittura siamo ridotti a pagare anziché ricevere benefici dai nostri sudati risparmi ivi depositati, permettendo loro di usarli a piacimento in giochini macro/economici.
La politica che dovrebbe essere il calmiere naturale di ogni sopruso, si è piegata a quest’andazzo anziché reagire al continuo bombardamento speculativo di un mercato senza più freni e controlli che, pian piano, ha avuto la forza di piegarla ai suoi esclusivi tornaconti e a creare un mondo di iene ove il cittadino è solo una preda.
Basterebbe il riferimento alle multi utility: (tra cui A2A cui appartiene Edipower), imprese il cui azionariato di maggioranza è pubblico, (cioè costruito con nostri soldi), ed analizzare il loro comportamento aggressivo verso gli utenti per capire di cosa si parla.
Ecco quindi in estrema sintesi ciò che volevo dire: tutto avviene senza che alcuno reagisca a tutto questo e si apra un dibattito per cercare alternative a questo andazzo!
Anche noi del gemonese che, anziché dibattere per cercare soluzioni diverse a quelle semplicistiche e non risolutive del solo trasferire competenze al Comune più grande, ci pieghiamo silenti limitandoci stancamente a demandare i nostri problemi di politiche errate al gradino più alto: anch’egli, come già affermavo, non privo di altrettanti problemi.
Attenti però, non accorgendoci che una scala è fatta di pioli in funzione del passo umano, più sono alti questi gradini, più noi, soprattutto i più deboli, faremo fatica a salirla!
Chi è dunque il campanilista? Chi può aprire un dialogo con i piccoli Comuni confinanti aventi le medesime difficoltà e problematiche e medesime soluzioni, o chi antepone sempre e comunque il trasferimento di servizi ad un grosso Comune con evidenti difficoltà per conto suo?
Dov’è dunque l’ingegnere? Dov’è il Direttore dei Lavori? In sostanza, dov’è la politica artefice di questa carenza progettuale?
Il Manzoni nel suo “5 Maggio 1821” nel celebrare la morte di Napoleone affermava: “Ai posteri l’ardua sentenza”! A noi, probabilmente, ci toccherà un bel: “Agli antenati maledizione perpetua!”
Dino RABASSI (già Sindaco di Trasaghis)
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