27 febbraio: Giornata Friulana dei Diritti
Sono trascorsi 501 anni da quando – il 27 febbraio 1511 – a Udine si accese la scintilla della più grande rivolta popolare nella storia del Friuli. Fuori dalle mura cittadine la ribellione venne condotta nel nome delle “leggi antiche”, ossia dei diritti di autogoverno rivendicati dalle comunità rurali friulane. Per tale ragione il Comitato 482 ha scelto già da anni questa data come Zornade Furlane dai Dirits e, assieme ad altre realtà friulane, continua a celebrarla.
Il Comitato 482 è nato con lo scopo di difendere i diritti linguistici e nazionali delle diverse comunità che compongono il Friuli. Purtroppo siamo ancora lontani dal vedere tali diritti garantiti e, in alcuni casi, perfino riconosciuti. Questa giornata ci offre dunque ancora una volta l’occasione per rivendicarli con forza. Anche se l’ultimo anno ha visto alcuni timidi passi avanti da parte della Regione nell’applicazione delle leggi di tutela per friulano, sloveno e tedesco, il quadro generale rimane desolante. Solo per limitarsi ad alcuni diritti di base, si può ricordare che: la maggioranza dei bambini non ha ancora la possibilità di studiare la e nella lingua propria; nella gran parte delle amministrazioni pubbliche i servizi sono disponibili esclusivamente in italiano; la radiotelevisione pubblica non rispetta la pluralità linguistica prevista dalla legislazione italiana ed internazionale.
È però proprio nei momenti di crisi che si capisce meglio in quale direzione si sta procedendo e il quadro che si delinea sembra piuttosto chiaro. Da un lato si riducono le risorse per i diritti – il taglio operato dal governo Monti ai fondi per la legge sulle minoranze linguistiche è il peggiore mai visto, ma il discorso si estende anche ad altri diritti fondamentali – mentre dall’altro si insiste su progetti costosissimi che contrastano con gli interessi delle comunità locali, giustificandoli con vaghe promesse di sviluppo. Solo per restare in Friuli basta pensare a “grandi” opere – dal TAV all’autostrada Cimpello-Gemona, dagli elettrodotti aerei al raddoppio della centrale di Somplago – che non solo non fanno gli interessi dei friulani, ma mettono le mani nelle loro tasche imponendo nel contempo pesanti ipoteche al territorio friulano.
È una storia che purtroppo abbiamo vissuto fin troppe volte, ma ciò non vuol dire che sia inevitabile. Bisogna invertire questa logica di accentramento decisionale e di sottomissione agli interessi di pochi, avvicinando invece il più possibile le decisioni alla gente, sia su scala statale, che regionale. Portare i centri decisionali vicino ai cittadini non è solo un atto di democrazia, ma aiuta ad evitare sprechi. È per questo che la Regione deve pretendere dallo Stato più competenze e più risorse (attraverso le compartecipazioni), cominciando da scuola e “minoranze”. È per questo che la Regione deve trasferire più competenze e più risorse ai Comuni. Contrariamente a quanto vorrebbe far credere qualcuno, accrescere il livello di autogoverno locale diventa sempre più una necessità se non vogliamo rischiare di andare a fondo. Abbiamo il diritto ed il dovere, come popolo, di decidere il nostro futuro. Saremo capaci di farlo? Riusciremo a costruire un Friuli in grado di diventare davvero patria di diritti per tutte e per tutti? È una sfida che fa tremare i polsi, ma è quella che più di tutte merita di essere raccolta.
Udine, 26 febbraio 2012
Il portavoce del Comitato 482
Carlo Puppo
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(...) Al è tai moments di crisi che si capìs miôr cuale che e je la direzion che si vûl cjapâ e il cuadri che o vin sot dai voi al somee avonde clâr. Di une bande si tain lis risorsis par garantî i dirits – il tai decidût dal guvier Monti pai fonts de leç su lis minorancis al è il piês mai viodût, ma il discors si pues slargjâ a cetancj altris dirits di fonde – e di chê altre si va dilunc a bati su progjets multimilionaris che a van cuintri dai interès des comunitâts locâls, motivantju cun promessis di svilup che ae prove dai fats no àn mani. Juste par restâ in Friûl, baste pensâ a chês “grandis” oparis – dal TAV ae autostrade Cimpel-Glemone, dai eletrodots aeris al dopleament de centrâl di Somplât – che no fasin dal sigûr i interès dai furlans, ma che a laran a pescjâ tes lôr sachetis e a metaran ipotechis pesantis su la lôr tiere.
Magari cussì no, e je une storie che o vin za viodût, ma no je sante scugne. Si à di savoltâ cheste logjiche di sotanance ai interès di pôcs e di centralizazion, par svicinâ plui che si pues lis decisions ae int. Intal Stât, compagn che in Regjon. Puartâ i centris decisionâi dongje dai citadins nol è dome un at di democrazie, ma al jude a evitâ straçariis. Al è par chel che la Regjon e à di fâsi dâ dal Stât plui competencis e plui risorsis (sot forme di aument des compartecipazions), a tacâ di chês su scuele e “minorancis”. Al è par chel che la Regjon e à di trasferî plui competencis e plui risorsis ai Comuns. Contrari di ce che cualchidun al volarès fâ crodi, incressi i nivei di autoguvier locâl al devente simpri di plui une necessitât se no volìn riscjâ di fâsi scjafoiâ. O vin il dirit e il dovê, come popul, di decidi dal nestri avignî. Sarìno bogns di fâlu? Sarìno in stât di fâ sù un Friûl che al puedi deventâ pardabon patrie di dirits par dutis e par ducj? E je une sfide di fâ tremâ lis venis, ma e je chê che plui di dutis e merete di jessi frontade.
Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482
c/o “Informazione Friulana” soc. coop.
V. Volturno, 29 33100 Udin
Tel.: 0432 530614 Fax: 0432 530801 D.p.e.: com482@gmail.com
Inutile trasferire competenze ai Comuni se questi non sono in grado di amministrare il loro territorio e risorse.
RispondiEliminaTradotto in parole povere, se i sindaci avessero avuto più competenze i lavori alla centrale di Somplago sarebbero già iniziati.
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Interessante la frase qui sotto inserita: "Dimostra di non essere un robot".
Avete dubbi in merito? Ascoltate la coscienza...se non vi giunge voce allora non ci sono dubbi: siete degli automi.
Jacu
mah...anche gli USA invadono altri paesi in nome dei diritti e della democrazia.... la tutela delle minoranze linguistiche è un valore ma non deve andare avanti solo con sussidi: in questi anni abbiamo visto infiniti inutili sportelli linguistici che si sono rivelati servizi inutili, poco richiesti dai cittadini soprattutto nei paesi più piccoli....nessuno di quelli che si facevano portavoce dei diritti linguistici ha fatto notare lo spreco che tali iniziative hanno rappresentato. purtroppo, non ci meravigliamo se il governo taglia proprio cose che non hanno prodotto economia, almeno un po' dico.
RispondiEliminaGrazie a Marco per il suo intervento. Altri lettori potranno, se vorrano, replicare ai contenuti. Al Blogger piace sottolineare come anche un articolo pubblicato otto mesi fa possa offrire ancora spunti di discussione: un segno in più, se vogliamo, della validità dello "strumento" Blog.
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