L'associazione culturale Mille e una Storia, con la collaborazione del Comune di Cavazzo, propone la proiezione di un video sulla resistenza civile delle donne che dopo l'8 settembre 1943
svolsero un'importante ruolo nel mettere in comunicazione chi veniva deportato in
Germania in treno e i loro familiari. Queste donne si radunavano presso le
stazioni e quando un treno fermava o rallentava cercavano di portare qualche
aiuto ai deportati e in particolare raccoglievano e recapitavano alle famiglie
i biglietti che questi uomini gettavano dai vagoni. Sono frammenti di una
storia minore che testimoniano la forza della solidarietà che spingeva molte
donne ad uscire dal quotidiano e a rischiare per portare aiuto a chi ne aveva
bisogno, anche se sconosciuti. Non è un video triste, anzi, fa sperare che la
forza di reagire sia dentro ognuno di noi e che possa emergere quando
l'occasione lo richiede.
Il documentario sulla resistenza civile delle donne friulane CERCANDO LE PAROLE
di Paolo Comuzzi e Andrea Trangoni,
presentato da Sandra Squecco, sarà proiettato
nella sala consiliare di Cavazzo
mercoledì 17 ottobre 2012 alle ore 20.30.
Ecco una scheda sui contenuti del filmato:
Gli internati militari italiani, catturati dopo l’8 settembre 1943 dall'esercito tedesco e ammassati in condizioni inumane nelle tradotte, vengono avviati nei campi di concentramento in Germania. Questi treni, scortati dalle SS, transitano anche dalla stazione ferroviaria di Udine. Dalle grate dei carri bestiame, i prigionieri lasciano cadere bigliettini scritti a matita, brevi messaggi indirizzati ai familiari ignari. Le donne friulane, incuranti dei pericoli, li raccolgono fino all'ultimo e li inviano ai destinatari.
Nel 1943, dopo vent'anni di cultura fascista che le relega a “angeli del focolare”, le donne sono spinte dalla guerra a entrare con forza nella sfera pubblica. Le voci e i volti dei testimoni, le fotografie dell'epoca, le corrispondenze tuttora conservate, i bigliettini passati di mano in mano, tutto questo per anni rimane celato all'interno delle mura domestiche. La storia delle donne è spesso una storia taciuta. Le ragazze di allora, ora anziane signore, non hanno quasi mai considerato i loro atti come gesti eccezionali e rischiosi. Per loro era semplicemente qualcosa che andava fatto, tanto che, dopo la guerra, a stento ne parlano in pubblico. Recuperare la memoria di quei giorni significa anche rendere pieno merito al loro impegno.
A sentirle raccontare, queste storie di quasi settant'anni fa, hanno la forza di un atto ancora vivo e vitale. Un racconto che lascia senza parole e che ci proietta in un mondo ferito da guerra e paura. Un mondo dove comunque esistono donne e uomini capaci di mettere a repentaglio la propria vita per un gesto di disubbidiente umanità.
Testimonianza diretta, memoria orale, senza retorica. Voci che ci ricordano quello che eravamo ieri, ma che parlano al mondo di oggi. Anche per questo si è ripercorso la vecchia linea ferroviaria che portava al confine, ora in parte dismessa. I ricordi di allora si innestano sulle immagini odierne di quella tratta, rianimando quelle piccole stazioni abbandonate e suscitando in ognuno nuove suggestioni.
“Cercando le parole” racconta quei lontani episodi di impegno civile con la forza delle parole delle protagoniste. La Storia è fatta anche di tante piccole quotidiane storie di disubbidienza, di reazione all'indifferenza. Storie che ci riconsegnano la consapevolezza di poter cambiare le cose. Anche per questo si deve ricordare, si deve raccontare. Per coltivare il “vizio” della memoria, antidoto alla smemoratezza indotta di questi tempi.
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