Seconda parte dell’articolo di Franceschino Barazzutti “Il
lago di Cavazzo...tra 110 anni sarà interrato: salviamolo” pubblicato sul n. 19
di “Tiere furlane”.
L'intero numero della rivista è scaricabile all'indirizzo:http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/economia-imprese/agricoltura-foreste/tiere-furlane/allegati/TF19.pdf
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Il sistema idroelettrico del
Tagliamento
Questo sistema, di cui il lago di
Cavazzo è il terminale, si articola nella centrale di Somplago, nella centrale di Plan dal Sac in comune
di Ampezzo, nella diga sul torrente Lumiei in località Maina di Sauris e
relativo invaso di 73 milioni di metri cubi, nella diga sull’Ambiesta in comune
di Verzegnis e relativo invaso di 3,8 milioni di metri cubi, nello sbarramento
del fiume Tagliamento in località Caprizi in comune di Socchieve, nello
sbarramento del torrente Degano immediatamente a valle della cartiera di Ovaro,
nonché in 31 captazioni sui corsi d’acqua affluenti del Tagliamento, del Degano
e del Lumiei (per una introduzione all’argomento si può vedere Tiere furlane n.
6, 2010, pagg. 89-98).
All’invaso del Lumiei, che alimenta
con condotta forzata in galleria di 4,1 km e un salto di 480 metri la centrale
di Plan dal Sac, pervengono con percorso interamente in galleria le acque del
Tagliamento immediatamente a valle della sua sorgente, dei suoi primissimi
affluenti di destra, degli affluenti di sinistra sino al torrente Auza compreso
ed inoltre, sempre in galleria, gli affluenti di Lumiei, Veltri e Novarza.
All’invaso dell’Ambiesta, che
carica la centrale di Somplago con una galleria di 8,5 km ed un salto di 280
metri, confluiscono, attraverso un sistema di lunghe gallerie e di
ponti-canale, le acque dello scarico della centrale di Plan dal Sac, dello
sbarramento di Caprizi, di tutti gli affluenti di destra del Tagliamento a
valle dello stesso sbarramento, dello sbarramento di Ovaro, di tutti gli affluenti di destra e di sinistra del
Degano a valle dello stesso sbarramento, nonché della Vinadia.
A proposito delle 31 captazioni va
detto che le loro opere sono state eseguite con griglia di cattura a tutto alveo per prelevare l’intera
portata. Del “deflusso minimo vitale” previsto dalla legge non vi è traccia. Attualmente tale deflusso,
sperimentale, viene rilasciato solo dallo sbarramento di Caprizi per circa 400
litri al secondo, da quello di Ovaro per circa 700 litri al secondo e dalla presa
sul Vinadia una portata che giunge solo all’imbocco della forra omonima.
Non occorre scendere in dettagli
per comprendere quale enorme sconquasso idrogeologico del territorio abbia provocato tale sistema
idroelettrico.
Questo sistema è figlio della perversa
concezione degli uomini della SADE, e dei loro referenti istituzionali, secondo la quale
l’acqua = kwh = denaro e null’altro.
Tale concezione, che ha prodotto il
disastro del Vajont, grava tutt’oggi - pesante eredità – sulla Carnia e
riteniamo non sia più tollerabile.
Questo sistema va rivisto perché è
un brutto dinosauro preistorico che sfrutta le nostre risorse idriche e porta
altrove l’energia elettrica ed i lauti profitti che origina.
Il progetto di pompaggio
Come se tutto questo sconquasso non
bastasse, Edipower spa, concessionaria del sistema idroelet-
trico del Tagliamento e di diversi
altri nella nostra regione, intendeva realizzare un progetto che prevedeva lo scavo di una nuova galleria di
8,5 km tra la centrale di Somplago ed il bacino dell’Ambiesta, e
l’installazione di due nuove turbine reversibili nella centrale di Somplago.
Queste, durante la notte, avrebbero pompato al superiore bacino dell’Ambiesta
l’acqua accumulata di giorno nel lago di Cavazzo per farla ricadere nel giorno successivo
sulle 5 turbine (3 normali + 2 reversibili), scaricando nel lago ben 111 metri
cubi al secondo rispetto agli attuali 66 metri cubi al secondo, con conseguente
notevole oscillazione del livello del lago e del bacino di Verzegnis.
Recentemente, di tale progetto, che
avrebbe segnato la morte del lago di Cavazzo, Edipower ha chiesto ufficialmente
l’archiviazione alla Regione. Ciò per le mutate condizioni del mercato
energetico, ma anche per la tenace opposizione dei comitati popolari della
“Valle del Lago”.
Il merito dei comitati è stato ben
evidenziato dal direttore del settimanale della Curia udinese La Vita Cattolica
(giovedì 18 luglio 2013) con un
articolo dal titolo Davide e Golia sul lago
di Cavazzo in cui scriveva “Che
c’entrano i Comitati in tutto questo? Se la loro azione pervicace e fastidiosa di contrasto ad Edipower non ci
fosse stata forse il progetto sarebbe già realizzato, compiendo lo scempio prima che ci si accorgesse della sua
inutilità.
Ai comitati va il merito di averci
ricordato che ‘l’acqua non corre mai in salita’ e che, semmai ce ne
fosse la convenienza, essa sarebbe
del tutto passeggera”.
L’apporto di fango della
centrale interrerà il lago in 110 anni
Lo scontro sul progetto di
pompaggio tra i comitati da un lato ed Edipower coi Comuni rivieraschi favorevoli al progetto dall’altro
lato, ha portato in evidenza una serie di criticità quali l’oscillazione del livello del lago, l’erosione
delle sponde, il rimescolamento continuo e l’ulteriore raffreddamento delle sue acque, ma anche il
notevole apporto e conseguente deposito di fango proveniente dallo scarico
della centrale. Il problema era noto, ma era rimasto “dormiente”, forse perché
il notevole strato di materiale solido depositato sul fondale del lago è
nascosto alla vista e solo in passato si era osservato come il canneto nella
parte meridionale del bacino continuasse ad avanzare.
L’apporto di fango dallo scarico
della centrale è stato esaminato dall’ing. Franco Garzon, incaricato dai Comuni rivieraschi, dal Consorzio
BIM e dalle Comunità montane di redigere una Perizia di valutazione del
progetto Edipower.
. In tale perizia al capitolo 5.3.3
Tempo previsto per l’interrimento completo dei laghi l’ing. Garzon scrive:
“Quindi, considerando la situazione attuale con gli impianti esistenti, si avrà
che:
– il
lago di Cavazzo presumibilmente tra 110 anni sarà riempito;
– il
lago di Verzegnis (Ambiesta), invece, si riempirà di sedimenti in circa 140
anni”.
Ed inoltre: “... considerando la
situazione col potenziamento dell’impianto in progetto, si avrà:
– il
lago di Cavazzo presumibilmente tra 100 anni sarà riempito;
– il lago di Verzegnis (Ambiesta),
invece, si riempirà di sedimenti in circa 300 anni”.
Anche l’ing. Dino Franzil dei
comitati, nel suo studio Lago, energia, ambiente al capitolo secondo,
Fango e vita dei laghi, esamina
ampiamente questo argomento nelle pagine 23-41, dimostrando
che, con l’attuale funzionamento,
il lago di Cavazzo sarà riempito in 107 anni ed il bacino dell’Ambiesta in 126
anni.
Quindi, anno più anno meno, i tempi
d’interrimento coincidono! E sono drammaticamente vicini! Del resto la recente
operazione di (mal) sfangamento del bacino del Lumiei (Sauris) ha dimostrato
l’enorme quantità (e qualità!) di fango ivi depositato, ed è nota l’altrettanto
enorme quantità depositata nel bacino dell’Ambiesta (Verzegnis), mentre quella
depositata nel lago di Cavazzo è
certamente maggiore in quanto ricettore terminale e non svuotabile.
Il fango investe la politica, le
istituzioni, i cittadini.
Di fronte alla dimostrata breve
durata di vita del lago di Cavazzo le
istituzioni e la politica a tutti i
livelli non possono far finta di
non vedere, di non sapere. Devono farsi responsabilmente carico del problema.
Devono dire chiaramente se intendono lasciare morire il lago o se lo vogliono
salvare e valorizzare.
Poiché la scelta di lasciarlo
morire non sarebbe tollerata dalla gente, bisogna che inizino a pensare quali
iniziative prendere e mettere in campo per salvare e valorizzare il più grande
lago della regione, prendendo esempio da come la vicina Carinzia abbia cura dei
propri laghi. Iniziative che non dovranno essere calate dall’alto, decise nel
chiuso di certe stanze, ma ragionate e concordate con la popolazione ed i
Comuni della Valle del Lago.
Parimenti, è necessario che i
cittadini non siano indifferenti di fronte alla scomparsa del più grande lago
della regione in circa 110 anni, poiché è loro dovere consegnarlo bello e sano
alle future generazioni.
[continua]
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