"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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sabato 28 dicembre 2013

Lago. Com'era, com'è, come potrà essere (III)


Terza e ultima parte dell’articolo di Franceschino Barazzutti “Il lago di Cavazzo...tra 110 anni sarà interrato: salviamolo” pubblicato sul n. 19 di “Tiere furlane”.

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Qualche volta ritornano

Quando nelle sedi ministeriali è stato deciso di dare carta bianca alla SADE per la realizzazione del sistema idroelettrico del Tagliamento, dalla lettura delle concessioni e relativi disciplinari si evince chiaramente che il Consorzio di bonifica Ledra-Tagliamento, a differenza di tutti gli altri concessionari di derivazioni per vari scopi, è stato l’unico ad essere salvaguardato, prevedendo persino l’obbligo della “cacciata” dell’acqua dalla diga dell’Ambiesta a semplice ed insindacabile richiesta del Consorzio in caso di siccità.
Già negli anni Ottanta, senza per nulla considerare gli interessi e la volontà dei Comuni e della popolazione della Valle del Lago, il Consorzio presentò alla Regione un progetto di derivazione dallo scarico del lago di Cavazzo di consistenti portate da immettere nel proprio sistema irriguo, trasformando così il lago, già condizionato dal funzionamento della centrale, in un bacino funzionale al Consorzio. Tale progetto non venne attuato per la ferma opposizione della popolazione e dei Comuni della Valle, della Comunità montana della Carnia e di quella del Gemonese.
Orbene, recentemente il Consorzio è ritornato alla carica con quel progetto e con quello stesso metodo come se il lago fosse suo e nella valle non ci abitasse anima viva.
I dirigenti del Consorzio e principalmente i governanti della Regione, visto che questi ultimi hanno
dichiarato di voler fare del metodo partecipativo la propria bandiera, devono capire che, se intendono derivare le portate allo scarico del lago senza che le portate in uscita dalla centrale bypassino il bacino in apposita condotta, il progetto del Consorzio resterà sulla carta perché troverà la ferma opposizione non solo della Valle del Lago, ma di tutta la montagna, da troppotempo asservita agli interessi altrui.
Su questo argomento, e per un approccio completo alle problematiche del lago, si veda il volume Obiettivo Lago - Il Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni: un patrimonio da salvare e valorizzare, Atti del convegno internazionale tenutosi ad Alesso il 12 e 13 settembre 1987, dove è dimostrata,
fra l’altro, tutta la fallacia del Piano di bonifica irrigua dell’alta pianura friulana pubblicato nel 1983.

Una serie di opere devastanti

La costruzione della centrale idroelettrica negli anni Cinquanta, con le pesanti conseguenze per il lago, e delle relative linee aeree ad alta tensione a forte impatto ambientale, ha segnato l’inizio di una serie di rovinosi interventi che si sono susseguiti nei decenni successivi, come se venissero decisi in base alla logica aberrante di continuare a realizzarli proprio in questa valle perché già compromessa dalla presenza della centrale.
Così, negli anni Sessanta la Siot (Società italiana per l’oleodotto transalpino) ha nuovamente sconvolto la valle con la posa dell’oleodotto e con l’installazione della stazione di pompaggio con relativo maxiserbatoio proprio sulla riva nord del lago ed immediatamente adiacente all’immissario. Ciò ha ulteriormente deturpato il paesaggio, ha imposto ulteriori servitù e ha creato una situazione di possibile disastro ambientale per fuoriuscite di petrolio, stante la vicinanza dell’immissario e del lago.
Nei primi anni Settanta, nonostante la tenace opposizione della popolazione ed il Piano urbanistico
regionale vigente ne prevedesse il tracciato lungo la valle del Tagliamento, l’autostrada Udine-Amaro viene inspiegabilmente deviata per la Valle del Lago. Ciò comportò un’enorme maggiorazione dei costi dovuta alla costruzione di ben due gallerie e di un lungo viadotto attraversante una parte del lago e sovrastante l’abitato di Somplago, con conseguenti deturpazioni, servitù, demolizioni di case.
Persino madre natura ha voluto infierire sulla zona ubicando il baricentro del terremoto proprio sotto il monte San Simeone, le cui falde occidentali si bagnano nel bacino lacustre.
L’elencazione delle gravi ferite inferte al lago ed alla sua valle non è un piagnisteo, né nostalgia per il bel tempo che fu, bensì un legittimo grido di dolore e un’altrettanto legittima aspirazione ad un’inversione di tendenza: tante ferite vanno curate in modo adeguato e risolutivo.

Alcune proposte

A questo punto ci pare opportuno formulare alcune richieste e alcune proposte, concrete, fattibili e per nulla demagogiche:

1.
Un segnale di volontà politica.
Le istituzioni, tutte, la Regione in particolare, che hanno permesso la realizzazione di queste opere così devastanti nella Valle del Lago, hanno un debito verso la stessa e devono dare un segnale della loro volontà politica di sanare le ferite infertele.

2.
Un provvedimento legislativo regionale per il lago di Cavazzo sarebbe il migliore ed il più concreto segnale della volontà politica di sanare le sue ferite e di valorizzare il più grande lago della regione.

3.
Fûr dal lâc il scaric da centrâl.
Poiché è certo che i mali del lago derivano dallo scarico in esso della centrale di Somplago, il primo rimedio sta nell’evitare che ciò si verifichi.
È auspicabile, perciò, un intervento che catturi tale scarico all’uscita della centrale e lo convogli in idonea condotta al canale emissario del lago posto nella sua parte meridionale onde farlo confluire attraverso l’esistente galleria nell’alveo del torrente Leale e, quindi, nel Tagliamento.

4.      

Un piano di rilevazioni e di monitoraggi sul reale stato delle acque, dei fondali, dello spessore e della composizione dello strato di fango accumulatosi in quasi 60 anni di attività della centrale, delle sponde, dei canneti, della fauna ittica e avicola. Rilevazioni propedeutiche a:

5.      

Successivi interventi di rinaturalizzazione mediante dragaggi del fango depositato, in particolare in corrispondenza delle polle subacquee alimentanti il lago, con ricostituzione degli habitat naturali
ante centrale.

6.      

Un piano di valorizzazione ambientale, turistica, sportiva, culturale e del tempo libero, che coinvolga l’immediato contorno quali le rive, la fortezza del Monte Festa, il pianoro del monte San Simeone, la rupe di San Candido, la sovrastante pieve di Santo Stefano con la sua cripta museale, il Centro visite del Parco botanico, il Centro nautico, la Casa delle farfalle di Bordano, la malga di monte Cuar, il vasto comprensorio, solcato dai torrenti Palâr e Leale, che si estende sino alla valle dell’Arzino. Un piano che dialoghi con le adiacenti significative presenze storiche regionale, di cui al punto 2, e degli interventi di cui ai punti
3, 4, 5 e 6, che coinvolga quelle grandi società che dagli anni Cinquanta hanno realizzato grossi profitti portati altrove e lasciato alla Valle del Lago solo danni e degrado. Si tratta di chiamare la Siot, Autostrade per l’Italia, Enel ed Edipower a contribuire finanziariamente a guarire quelle pesanti ferite che essi hanno inferto al lago ed alla sua valle. Lo stesso vale per lo Stato che ha autorizzato tali ferite.
Per quanto riguarda Edipower, la nostra Regione a statuto speciale non dovrebbe avere difficoltà a coinvolgere le Province autonome di Trento e di Bolzano dal momento che le loro rispettive società elettriche Dolomiti Energia e SEL detengono il 10% ciascuna di Edipower attraverso la loro partecipazione in Delmi spa. Altrettanto dicasi dei Comuni di Bergamo, Brescia e Milano che, attraverso la multiutility A2A, controllano Edipower. Lo stesso dicasi dei Comuni di Torino, Genova, Parma, Piacenza e Reggio Emilia i quali, attraverso la multiutility Iren, detengono una quota azionaria di Edipower. Da notarsi che, pur essendo Edipower il più grande produttore idroelettrico nella nostra regione, nel suo assetto azionario non c’è nessun azionista regionale!

L’intervento risolutore di più problemi
L’intervento proposto al punto 3, con il quale si eviterebbe che le portate turbinate dalla centrale diSomplago finiscano nel lago, consegnandole invece direttamente mediante un’apposita condotta allo scarico del lago, permetterebbe:
  di continuare a produrre energia nella centrale di Somplago;
  di recuperare e valorizzare il lago;
  di fornire acqua al Consorzio Ledra-Tagliamento dal canale emissario del lago, lì direttamente convogliata dallo scarico della centrale mediante la condotta bypassante l’intero bacino;
  di produrre ulteriore corrente elettrica per le comunità locali con un sistema di centraline da
costruire sulla parte canalizzata del torrente Leale, senza con ciò sottrarre l’apporto idrico al Tagliamento.
Un intervento dagli evidenti obiettivi concreti che il lago di Cavazzo e la sua valle meritano!




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