"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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venerdì 25 maggio 2012

Lago, la proposta alternativa dei Comitati (9)


PRESENTATO UN PIANO ALTERNATIVO  AL CONTESTATO PROGETTO DI POTENZIAMENTO DELL’IMPIANTO IDROELETTRICO DI SOMPLAGO

Centrale Edipower, raddoppio evitabile


Un progetto di Dino Franzil permetterebbe di utilizzare solamente gli impianti attuali per soddisfare le esigenze di tutti i soggetti a cui l’acqua del bacino montano fa gola

SPUNTA UN PIANO alternativo per lo sfruttamento del lago di Cavazzo. Un progetto dell’ingegnere Dino Franzil che permetterebbe di utilizzare solamente gli impianti attuali per soddisfare le esigenze di tutti i soggetti a cui l’acqua del bacino montano fa gola. Lo studio è stato presentato lunedì 21 maggio, nella sede della Regione a Udine, dal Comitato per la difesa e lo sviluppo del lago che trova nella nuova proposta una valida alternativa al tanto contestato progetto di raddoppio e potenziamento tramite pompaggio della centrale idroelettrica di Somplago, presentato da Edipower. Un progetto che secondo il Comitato segnerebbe la fine dell’intera zona. «Il livello dell’acqua inizierebbe a oscillare, le acque diventerebbero troppo fredde per far sopravvivere l’ecosistema e il fondale si riempirebbe di fango», ha denunciato parecchie volte il portavoce Franceschino Barazzutti. E anche alcuni esercenti hanno chiesto chiarimenti in merito all’impatto che potrebbe avere sulla vita della valle il potenziamento della centrale. «Se la gente non può più fare il bagno nel lago smette di venirci, e noi siamo costretti a chiudere», prevede Sandra Stefanutti, titolare della pizzeria «Alla darsena», locale che si trova in via Lago ad Alesso, in comune di Trasaghis.
Il nuovo piano metterebbe d’accordo un po’ tutti, anche gli altri soggetti interessati alle acque di Cavazzo: il Consorzio Ledra Tagliamento che vuole utilizzarle per il sistema irriguo in caso di siccità utilizzando lo scarico del lago per far derivare 10 metri cubi di acqua al secondo da convogliare nel canale Ledra tra Gemona e Osoppo e il Cosint (Consorzio sviluppo industriale di Tolmezzo) che invece vorrebbe sfruttarle per far funzionare una centrale da costruire nei pressi dello scarico del lago con due turbine che utilizzerebbero 12,5 metri cubi di acqua al secondo.
«Adesso illustreremo il nuovo studio agli esponenti politici – prosegue Barazzutti – e poi tocca alla Regione fare un discorso complessivo sull’uso corretto ed ecologico delle acque della Carnia. Non possiamo lasciare il lago nelle mani "voraci" di Edipower – continua –, il cui unico scopo è il guadagno. Edipower è un’azienda lombarda e allora perché non fa a casa sua questi tipi di pompaggio? Evidentemente qui ha trovato chi accetta il suo colonialismo».
Ma veniamo al progetto di Franzil. Secondo Barazzutti, questa proposta utilizza in maniera complessiva e logica le acque del lago per produrre energia, prodotti agricoli e turismo. Prevede che due delle tre turbine funzionanti attualmente 8 ore al giorno per complessive 24 ore al giorno, siano invece utilizzate 24 ore su 24, complessivamente per 48 ore al giorno dando una maggiore produzione. «La terza turbina andrebbe sostituita con una reversibile pompante, pescante nel lago, ma dal pozzo di scarico delle due turbine con il conseguente invio al bacino di Verzegnis di circa 22 metri cubi al secondo». Secondo lo studio di Franzil, i residui 22 metri cubi verrebbero intubati e portati allo scarico del lago con l’uscita al bivio di Avasinis. «In quel punto 10 metri cubi di acqua possono essere derivati dal Consorzio Ledra Tagliamento – va avanti il portavoce del Comitato – e i rimanenti 12 andrebbero ad alimentare la centrale Cosint, il cui scarico a sua volta alimenterebbe il torrente Leale e quindi il Tagliamento». Il bacino di Verzegnis riceverebbe acqua dalla terza turbina e altrettanta dalla Carnia e sarebbe così in grado di mantenere un livello costante. «E anche il lago di Cavazzo, non ricevendo più lo scarico della centrale, potrebbe stabilizzarsi ritornando alla sua vita naturale».

Valentina Pagani

(La Vita Cattolica n. 21, 24 maggio 2012) 


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