Sul numero appena
uscito della rivista della Società
Filologica friulana “Sot la Nape” (n.4/2011)
viene pubblicata anche una ricerca di Pieri Stefanutti intitolata “San
Simeone, il sasso e la croce. Segni
di religiosità popolare sul monte San
Simeone”.
L’articolo si
sofferma sullo stretto legame costruitosi nei secoli tra la gente di Bordano e
Interneppo ed il monte San Simeone, riportando il patrimonio leggendario
relativo alla costruzione della chiesetta,
citando i segni che la devozione popolare attribuisce alla presenza
“fisica” del Santo (come il “clap das crous”), descrivendo il – per tanti versi commovente - duraturo e persistente rito della
deposizione delle croci votive nelle ancone durante la salita e nella
chiesetta. Non mancano, naturalmente, i
riferimenti a quanto di sicuro vi è sul piano storico e le prospettive che paiono aprirsi dall’effettuazione di
ulteriori indagini archivistiche ed archeologiche.
La pubblicazione
dell’articolo sulla prestigiosa rivista
consente ad una cerchia più vasta di conoscere le specificità di questa
montagna, ribadendo comunque la ferma
convinzione di bordanesi e tarnebani secondo la quale, durante il corso dei secoli, e
particolarmente durante il terremoto, “il San Simion nol à tradît la sô int”.
I ringraci Pieri Stefanut di cûr, ancje a non di ate int di Bordan che dal sigûr - come me - a sarà contentone di lei chest saç suntun argoment che "i vin tal sanc". Mandi.
RispondiEliminaMi associo a Linda in quanto noi di Bordano abbiamo uno stretto legame con il M.S.Simeone..Forse perchè una delle prime cose che i genitori di Bordano ed Interneppo sono soliti fare con i propri bambini è quelli di portarli sul S.Simeone (Ora ci sono le auto ,ma una volta sulle spalle) e lasciare nella vecchia "nicchia"(tabernacolo) del santo la croce per il \del bambino con su scritto il nome e la data di nascita ,o la data dela prima salita sul Monte S.Simeone..Chi sale per la prima volta lassù porti la propria croce come vuole la tradizione ,magari basta intrecciare due rametti a forma di croce, lasciandola, se non si conosce l'ubicazione della vecchia nicchia ,anche in chiesa o nella cappelletta posta lungo la strada e la tradizione è rispettata..Questa è una delle tradizioni riguardanti il Monte S.Simeone
RispondiEliminapeccato che per chi le croci avevano questo significato siano quasi tutti morti e chi ha portato la sua croce sulle spalle degli adulti ormai ha ormai i capelli grigi. per le nuove generazioni andare sul San Simion ora significa tutt'altro.....
RispondiEliminaPippo lo so e hai perfettamente ragione ,io faccio parte "dei pionieri del S.Simeone", che dal 1967 hanno iniziato a trasformare il San Simeone da luogo di fatica e di miseria a luogo di vacanza,certamente in quei tempi vacanza significava libertà dai genitori e Lignano era una località sul mare..poi come si suol dire "Attraverso i tempi la vita cambia" . Comunque cerchiamo di divulgare e di far conoscere queste tradizioni alla gente che sale lassù ..qualcuno le rispetterà e le continuerà ..Ma se nessuno le insegna e le racconta "andare sul San Simeone sarà solo andare a fare baldoria o una bella salita in biclicletta in cima ad una montagna
RispondiEliminahai ragione. noi vecchi abbiamo il dovere di raccontare e insegnare. solo così si possono trasmettere le emozioni e le tradizioni affinché il passato abbia avuto un senso.
RispondiEliminaGrazie a Linda, Emi e Pippo per i contributi e i commenti al lavoro. Il motivo che mi ha fatto scrivere l'articolo è essenzialmente derivato dal constatare come la tradizione si mantenga ancora sorprendentemente viva e vitale. Quelle croci fatte o fatte fare ancora al giorno d'oggi rappresentano un "atto di fede nella fede dei padri dei padri", un sentimento che sopravvive anche sotto le moderne "sovrastrutture festaiole". Mandi
RispondiEliminaMandi Pieri , sicuramente ci vediamo il 3 giugno al Candoni di Tolmezzo per il concerto "Dei cosacchi"..Altro argomento interessante.. Saluti a tutti
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