Inchiesta
Nel paese dei senza lavoro
di Fabrizio Gatti
Torviscosa, Friuli. Insomma, il 'ricco nordest'. Qui fino a pochi anni fa tutti avevano uno stipendio a fine mese. Ora le fabbriche hanno chiuso e i negozi pure. Rapporto da un luogo simbolo dell'Italia in recessione
(09 maggio 2012)
L'inviato dell'Espresso Fabrizio Gatti
foto: Andrea Frazzetta/Luz Photo per L'EspressoDella macelleria, sotto il portico di piazza del Popolo, restano il banco di cristallo e gli scaffali. Le saracinesche sulle tre vetrine sono state abbassate per sempre. L'ultima sera il macellaio le ha chiuse a chiave e se n'è andato. Come lui è andato via il fruttivendolo. Via la lavandaia. Via il calzolaio. Anche Fabris-vendetutto ha chiuso. Dove c'erano il bar di via Roma, il ristorante, l'alimentari ora sulla porta sbarrata risalta il cartello della decisione estrema. Vendesi. Il grande parco al centro del paese ha filari di panchine su cui nessuno si siede più. Fuggono i giovani diplomati e laureati. Emigrano. Disposti a fare i gelatai in Germania, come i loro nonni. Oppure alla ricerca di ciò che l'Italia non offre. Comunque all'estero. La nuova emigrazione ha il volto di Alice Rustico, 28 anni, laurea in scienze internazionali e diplomatiche, in partenza per l'Australia. Di Monica Gazzola, 26 anni, 110 e lode in istituzioni e politiche dei diritti umani, traslocata a Bruxelles. Di Ennio Cescutti, 31 anni, meccanico, finito a dirigere un'officina in Nigeria. Di tanti altri ancora.
Un dettaglio nel loro passaporto li unisce. L'origine. Sono tutti nati e cresciuti in Friuli Venezia Giulia. Province di Pordenone e Udine. Dove prima incontravi i miti e la retorica del Nordest. Proprio qui, il Nordest è già un ricordo. La crisi sgretola una vita da benestanti. E svuota le case. A Peonis e Trasaghis, alle porte della Carnia. Così come a Torviscosa, sulla strada per la laguna, il paese che ha perso il macellaio, il fruttivendolo, la lavanderia, il calzolaio, Fabris-vendetutto, un bar, un ristorante, il negozio di alimentari. E soprattutto sta perdendo la sua industria chimica: la fabbrica-monumento in mattoni rossi che dal 1938 ha distribuito stipendi a tre generazioni.
foto: Andrea Frazzetta/Luz Photo per L'EspressoDella macelleria, sotto il portico di piazza del Popolo, restano il banco di cristallo e gli scaffali. Le saracinesche sulle tre vetrine sono state abbassate per sempre. L'ultima sera il macellaio le ha chiuse a chiave e se n'è andato. Come lui è andato via il fruttivendolo. Via la lavandaia. Via il calzolaio. Anche Fabris-vendetutto ha chiuso. Dove c'erano il bar di via Roma, il ristorante, l'alimentari ora sulla porta sbarrata risalta il cartello della decisione estrema. Vendesi. Il grande parco al centro del paese ha filari di panchine su cui nessuno si siede più. Fuggono i giovani diplomati e laureati. Emigrano. Disposti a fare i gelatai in Germania, come i loro nonni. Oppure alla ricerca di ciò che l'Italia non offre. Comunque all'estero. La nuova emigrazione ha il volto di Alice Rustico, 28 anni, laurea in scienze internazionali e diplomatiche, in partenza per l'Australia. Di Monica Gazzola, 26 anni, 110 e lode in istituzioni e politiche dei diritti umani, traslocata a Bruxelles. Di Ennio Cescutti, 31 anni, meccanico, finito a dirigere un'officina in Nigeria. Di tanti altri ancora.
Un dettaglio nel loro passaporto li unisce. L'origine. Sono tutti nati e cresciuti in Friuli Venezia Giulia. Province di Pordenone e Udine. Dove prima incontravi i miti e la retorica del Nordest. Proprio qui, il Nordest è già un ricordo. La crisi sgretola una vita da benestanti. E svuota le case. A Peonis e Trasaghis, alle porte della Carnia. Così come a Torviscosa, sulla strada per la laguna, il paese che ha perso il macellaio, il fruttivendolo, la lavanderia, il calzolaio, Fabris-vendetutto, un bar, un ristorante, il negozio di alimentari. E soprattutto sta perdendo la sua industria chimica: la fabbrica-monumento in mattoni rossi che dal 1938 ha distribuito stipendi a tre generazioni.
Per leggere tutto l'articolo:
Magaricussìno, ancje tal comun di Trasagas a son stadis sieradis fabrichis. E no che al mancjàs lavôr...'O ai indiment il câs da fabriche di pompis, che stant a ce che mi àn cotât i operaris che a lavoravin a venti, no a gjoldût de atenzion des ultimis aministrazions comunâls.
RispondiEliminaSicuramente i paesi li ha citati a caso, "vita da benestanti" poi, deve aver visto le fabbriche solo da fuori, oppure ha letto di Gemona "città dello sport e del benstare"!
RispondiEliminaInqualificabile dove parla di Torviscosa, che "ha distribuito stipendi"...ai giornali sono molto informati sulle distribuzioni, evidentemente.
Dato che è stata citata la Leader, c'è un articolo del Messaggero del 25 Marzo con due righe al riguardo:
Fra un mese poi scatta la mobilità anche per i 40 dipendenti della Leader Pumps di Trasaghis dove lavorano molte lavoratrici carniche.
L'articolo completo è qui: link.
Remo, della vicenda (anche della Ektron) il Sindaco se ne era occupato, non so se abbia fatto tutto ciò che era in suo potere o meno, se i problemi, fra gli altri, sono tassazione, burocrazia e costo del lavoro, dubito che a livello locale si possa fare granchè...spero di essere smentito, vista la pessima situazione.
Mandi.
OG Loc