Riforma sanitaria? No grazie!
Il neo costituito Comitato Referendario Legge Regionale Sanità che chiederà, tramite referendum, l’abrogazione integrale della L.R. n° 17 del 2014, che ha “riformato“ il settore sollevando malumori e proteste in tutta la Regione. Dalle Prealpi al mare sono sorti Comitati e gruppi di cittadini (Trieste, Cividale, Latisana, Gemona, Monfalcone, Maniago, Grado, Sacile) che segnalano pesanti tagli di posti letto, funzioni e servizi. Proteste condivise, tra l’altro, anche dai sindacati del settore sanità.
Per questo, di fronte alla sordità della Giunta Serracchiani, i Comitati locali hanno deciso di unire le loro forze e promuovere un referendum che chiederà l’abrogazione integrale della legge regionale 17/2014. L’iter di questa iniziativa sta per partire e consisterà in:
un primo passaggio in cui dovranno essere raccolte almeno 500 firme su tre Collegi elettorali della Regione
un secondo passaggio che vedrà la presentazione della proposta all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, il quale dovrà certificare l’ammissibilità del quesito. In caso di diniego, verrà chiamato a decidere il Consiglio Regionale; se invece, come si auspica, il quesito verrà ritenuto ammissibile, ci saranno 5 mesi di tempo per raccogliere 15.000 firme in tutta la Regione. Poi la Giunta regionale fisserà la data della consultazione.
Noi crediamo - affermano i Comitati e i gruppi di cittadini che appoggiano l’iniziativa referendaria - che sia necessario chiedere agli elettori di esprimersi su un tema così importante e delicato: la Sanità investe tutti indistintamente, quindi tutto devono poter esprimere la loro opinione.
Non riteniamo che il malato abbia di fatto quella centralità che quella legge prometteva e, pur condividendo il principio che l’ospedalizzazione deve essere ridotta al minimo, registriamo invece che la periferia regionale non viene opportunamente tutelata, con l’unico risultato di accentrare i servizi nei capoluoghi senza rispettare quel modello hub and spoke tanto decantato, determinando di fatto l’impoverimento dei territori periferici e l’intasamento dei grandi centri, come regolarmente segnalato dalla stampa. Finora abbiamo assistito solo a tagli e promesse non mantenute, anche per quanto riguarda i tempi di attesa per prestazioni specialistiche.
Per questo abbiamo deciso di ricorrere allo strumento referendario, cardine di democrazia diretta, visto anche che la riforma è passata senza un vero ascolto e una condivisione con i territori interessati e con i loro rappresentanti.
Comitato Referendario Legge Regionale Sanità
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