La testimonianza di Linda Picco, ripresa da facebook, ricostruisce con precisione lo stupore e il dramma di quella notte di maggio a Bordano.
Sto lavorando con altre persone a una mostra fotografica qui nel mio comune, che è stato al centro della zona sismica. Alla fine, è più il tempo che passiamo a commentare che a lavorare, e facciamo tardi ogni volta. Perché guardare quelle foto, anche se doloroso, riporta in vita generazioni di persone, coi loro nomi, soprannomi, con il nome di famiglia o del ceppo. Rimette in piedi pietre e mattoni nei nostri ricordi, travi e ballatoi e ciottolati tornano al loro posto, come un film che va al contrario. E per un attimo tu sei esattamente lì, quella sera, ma prima della grande paura. Dieci minuti prima, a gustarti il fresco della sera, dopo una giornata calda, di ritorno dal Rosario o a caccia di maggiolini. Alzi gli occhi al cielo ed è limpido e straripante di stelle. Le case di Bordano mi guardano silenziose, da dietro le flebili luci proiettate dalle lampadine giallastre che illuminano appena la strada. C'è un silenzio che potrebbe essere attesa, ma pare dolce perché si sentono ancora uccelli cantare in questa strana e calda giornata, in cui le mamme ci hanno permesso di infilarci le magliette corte per andare a scuola. Fra qualche settimana ho gli esami di seconda elementare, poi sarò grande, e salirò al piano superiore della mia bella scuola. Quella scuola in cui per andare in bagno non devi uscire nell'orto come succede invece a casa tua, e dove la signora Valeria fa un risotto in rosso che lo sogni pefino la notte, e il suo profumo si spande per tutto il borgo del Bearç. Allora rientro in casa avvolta nei miei sogni, e lì ci sono le persone che amo, e con gli occhi di oggi le guardo con tutto l'amore che posso, perché tra loro ci sono anche le nonne, che tra qualche anno non ci saranno più. Osservo tutto come in un film, seduta su la cassele dai lens, mentre loro mangiano e Nick Ola, dal suo seggiolone, spruzza pappa in tutte le direzioni. Taty ha già il pigiama indosso. Le nonne chiacchierano, papà ci racconta della giornata in San Simeone, mamma si affretta a servire la carne macinata prima che si freddi. Poi qualcosa si rompe. Lo sento con gli occhi, col cuore e con la pelle, prima che con le orecchie e sotto i piedi. Qualcosa di terribile si è svegliato nelle viscere della terra. Al buio e sbattendo contro le pareti usciamo a cercare di nuovo quel cielo. Ma non è più là, già inzuppato di polvere e dolore. Non mi sono serviti gli esami di seconda per crescere. È successo tutto lì.
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Lo spazio è come sempre aperto per quanti vorranno raccontare il "loro" 6 maggio.
Un blog per informare, per ragionare, per confrontarsi su quel che capita ad Alesso e nei dintorni. Ce sucedial, ce si fàsie, ce si podarèssie fâ a Dalés e intal dulintôr? Scuvierzìnlu su chest Blog.
"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons
domenica 10 aprile 2016
1 commento:
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