Bordano sotto l’epicentro non registrò morti né feriti
I ricordi del sindaco di allora, Giulio Colomba: la terrà vibrò in un’unica direzione. Il primo bisticcio con i militari, la gente non voleva le tende nell’area a rischio allagamento
BORDANO. Bordano situato ai piedi dell’epicentro, il 6 maggio 1976, non registrò né morti né feriti. Ma non perché il terremoto avesse risparmiato il Comune alle prese con le servitù militari, bensì perché si trovava sotto il San Simeone e lì, come fa notare il sindaco di allora, Giulio Colomba, «la terra vibrò in un’unica direzione. Il movimento era solo sussultorio». Tant’è che a settembre, quando l’epicentro si spostò ad Amaro, «fu un disastro».
Era stata una giornata calda e Colomba apprese quasi con favore che la riunione del Pci alla quale avrebbe dovuto partecipare nel centro storico di Gemona, era stata annullata. Si fermò a Tolmezzo a giocare a pallavolo con i suoi studenti. Nel 1976 Colomba insegnava nel capoluogo carnico.
Tornò a Udine alle 19.30. Sua moglie al settimo mese di gravidanza era uscita e lui telefonò all’immobiliarista per avere notizie sulla nuova casa che stava cercando. «Fu l’immobiliarista ad annunciarmi la scossa, abitava al quinto piano e l’avvertì prima di me che stavo al terzo».
Colomba, non perse tempo, andò a prendere la moglie e partì verso Bordano dove abitavano i suoi familiari. «Arrivai a Magnano e vidi quella che sembrava nebbia, ma quando calai il finestrino dissi “è polvere di cemento”. Vidi anche il tetto del ristorante Morena a livello del suolo. Proseguii. A Campagnola di Gemona non si passava, l’accesso per Bordano era interrotto. Imboccai l’altra strada e arrivai al ponte di Braulins. Entrai sul ponte nonostante ci fosse un gradino, lo attraversai, ma dovetti tornare indietro quasi subito perché le frane avevano ostruito la strada».
Analoga la situazione verso Trasaghis. A quel punto Colomba si fermò sul ponte in attesa di sviluppi. «Alle 23.30 arrivò uno di Bordano a piedi, era sceso lungo il greto del Tagliamento, e mi disse che nel paese non era successo praticamente nulla. Salvo essere al buio».
La preoccupazione del sindaco fu quella di andare a Osoppo ad avvertire i Carabinieri che il suo comune era senza luce e quindi senza pane e acqua, visto che veniva fornita grazie alle pompe elettriche. «Dissi queste cose ai carabinieri che, purtroppo, stavano già estraendo i primi morti a Osoppo».
L’indomani i militari sgombrarono la strada e il sindaco arrivò a Bordano. Trovò solo due case crollate, molte danneggiate e un unico contuso. Nonostante i danni fossero ridotti, Colomba gestì l’emergenza nell’anno in cui venne eletto parlamentare.
Quell’elezione era figlia del terremoto perché il Pci fu costretto a cambiare il cavallo in corsa. «Aveva scelto l’ingegner Leopoldo Francovich, ex sindaco di Cervignano, ma dovette fare marcia indietro perché era il progettista del condominio crollato a Majano.
Candidarono me dopo una serie di rinunce a iniziare dall’allora sindaco di Tolmezzo, Tiziano Dalla Marta, e dal capogruppo del Pci a Gemona, Giuseppe Marini», rivela Colomba ricordando il momento in cui ricevette la visita dell’allora direttore de “L’Unità”, Aldo Tortorella, e del segretario della Federazione nazionale del Pci: «Mi dissero che il partito puntava su di me».
Da parlamentare Colomba condivise alcune critiche avanzata dai Comitati delle tendopoli nei confronti della Regione: «Nella fase emergenziale - spiega - la Regione non fece una gran figura, la struttura commissariale di Zamberletti dimostrò più efficienza. Negli anni, però, migliorò. I tecnici regionali dimostrarono i loro limiti quando si trattò di costruire i prefabbricati».
A Bordano la gente bisticciò quasi subito con i militari che volevano allestire la tendopoli in un luogo a rischio allagamento. Nell’estate più movimentata della storia di Bordano, il sindaco intervenne anche per evitare la rotazione dei bersaglieri dell’Ariete che volevano restare a tutti i costi in quel luogo.
Colomba ricorda pure l’allestimento della farmacia in tenda dove mancavano i preservativi. «Era un problema perché una delle conseguenze del terremoto fu il blocco del ciclo mestruale nelle donne. Avevano il terrore di essere incinte».
Allo stesso modo, Colomba menziona la mancanza del pepe che si evidenziava quando la gente tirava fuori le griglie per cucinare i maiali che morivano d’infarto. «L’allora giovanissimo industriale, Pierluigi Zamò, restò allibito quando scoprì che nella lista dei prodotti richiesti c’era il pepe».
Aneddoti a parte, Colomba plaude al modello Friuli. «Il meccanismo della ricostruzione che riconobbe i costi alle imprese. Da parlamentare visitai il Belice che tutti additavano come l’esempio di una ricostruzione non riuscita, scoprii che se noi pagavamo 90 mila lire a metro cubo, in Sicilia salivano a 150 mila. È chiaro che là era tutto una revisione prezzi». A Bordano nulla è rimasto incompiuto.
Se questi sono i ricordi importanti di quel momento del relatore chiamato in causa "il partito puntava su di me"; adesso capisco molto bene perché è fallito il PCI. S.C.
RispondiEliminairreale e scritto da chi non era a Bordano quella sera i veri eventi vissuti dalla gente di Bordano non sono questi. sembra il racconto goliardico di una sagra. nessun ferito e successo niente? ma si e fatto un giro il giorno dopo fra le rovine di Bordano e Interneppo o se ne è stato al.sicuro nel suo appartamento a Udine? era il sindaco di bordano o credeva di essere quello del paese dei balocchi? Bepo
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